Un
tempo a Catania si sarebbe detto, “clamoroso al Cibali”. Ora lo stadio
siciliano è intitolato al vulcanico e storico ex patron Massimino, ma
quello che è accaduto domenica tra il Catania di Maran e la Juve di
Conte ha sicuramente del clamoroso. Gli etnei segnano un gol sacrosanto
con Bergessio e l’arbitro, il signor Gervasoni dopo serrata e
lunga consultazione con i suoi 4 assistenti - più di 40 secondi,
un’eternità nel calcio - e concitata protesta di tutta la panchina
della Juve, annulla la rete. Nel secondo tempo fuorigioco netto
dell’oggetto misterioso Bendtner e in questo caso Gervasoni non vede e
non sente, soprattutto, le proteste degli etnei, e Vidal realizza il gol
della vittoria bianconera. Morale: Juve imbattuta che allunga la sua
striscia di risultati positivi a 48 di fila.
Ma il vero 48 è quello che ha combinato, involontariamente. «Oggi abbiamo assistito alla morte del calcio…», tuona il presidente del Catania Pulvirenti che non ha gradito l’annullamento del gol su “chiamata della panchina”. Noi non vogliamo andare a caccia di fantasmi, né ricamare sui vecchi merletti profumati d’arsenico e viriamo subito sul Napoli che senza Cavani fatica a segnare (Insigne deve ancora crescere, non gioca più in B diteglielo), ma tiene almeno il passo della Vecchia Signora: gli basta l’1-0 contro i generoso e rigenerato Chievo di Corini, per restare a meno 3 punti dalla vetta. Attenzione all’Inter di “Stramancinho” . Nuova versione nominale di Stramaccioni che di domenica in domenica appare sempre più come la fusione degli ultimi due maghi della storia interista. Mancini e Mourinho. A Bologna il tecnico ragazzino rinuncia a Cassano dal primo minuto (poi inserirà FantAntonio nel finale), ma la sua Inter è cinica, spietata e anche provinciale al punto giusto, per infilare l’ottavo successo consecutivo - tra Coppa e campionato - in trasferta. Terzo posto per i nerazzurri che sorpassano una Lazio che a Firenze crolla, colta da un’improvvisa crisi di nervi (finisce in nove: espulse le “menti” della banda Petkovic, Ledesma e Hernanes) e la ragazzaglia viola di Montella, trascinata da Jovetic e Ljajic e il sigillo finale della vecchia volpe d’area di rigore Luca Toni, sale a ridosso della zona Champions.
Quella zona per ora proibita al Milan che deve ringraziare il piccolo “Faraone” El Shaarawy che nel giorno del suo 20° compleanno (sabato) si regala il gol n° 6 (capocannoniere con Klose e Cavani) e dona i tre punti salvifici ad Allegri (sempre in bilico) e ai rossoneri che si portano a distanza di sicurezza dalle sabbie mobili della zona retrocessione. Se fa strano vedere un Milan così in basso (- 15 dalla Juve), non ci si stupisce più invece a vedere la Roma double face di Zeman. I giallorossi non hanno ancora capito che la parte difensiva è fondamentale nel calcio, specie quello italiano e che una partita così come un po’ la vita del resto, è fatta anche di secondi tempi, in cui tra il prendere o lasciare, ci può stare anche il pareggio. All’Olimpico si è vista ancora una Roma da estasi e tormento: dopo mezz’ora l’Udinese apparsa in disarmo, rimonta e si permette persino di vincere con un “cucchiaio” (su rigore) alla Totti dell’eterno bomber Totò Di Natale. Corsi e ricorsi storici, come il ritorno sul trono della classe regina del motociclismo da parte del maiorchino Jorge Lorenzo. Nel giorno in cui Casey Stoner sul circuito di casa di Phillip Island vince e da il prematuro addio (a soli 27 anni) al circo delle moto, Lorenzo concede il bis iridato: secondo mondiale vinto in MotoGP, il quarto della sua carriera. Ancora cinque per raggiungere Valentino Rossi che il prossimo anno tornerà ad essere suo “compagno” - sì fa per dire - di team in Yamaha. In attesa di assistere al duello del Motomondiale 2013, siamo curiosi di capire come andrà a finire in Formula 1 quello tra la Red Bull del campione in carica Sebastian Vettel e la Ferrari di Fernando Alonso. Quarto successo di fila per Vettel che a tre GP dalla fine del Mondiale comanda con 13 punti di vantaggio su Alonso. E il 13, purtroppo per la Ferrari, di solito porta bene...
Ma il vero 48 è quello che ha combinato, involontariamente. «Oggi abbiamo assistito alla morte del calcio…», tuona il presidente del Catania Pulvirenti che non ha gradito l’annullamento del gol su “chiamata della panchina”. Noi non vogliamo andare a caccia di fantasmi, né ricamare sui vecchi merletti profumati d’arsenico e viriamo subito sul Napoli che senza Cavani fatica a segnare (Insigne deve ancora crescere, non gioca più in B diteglielo), ma tiene almeno il passo della Vecchia Signora: gli basta l’1-0 contro i generoso e rigenerato Chievo di Corini, per restare a meno 3 punti dalla vetta. Attenzione all’Inter di “Stramancinho” . Nuova versione nominale di Stramaccioni che di domenica in domenica appare sempre più come la fusione degli ultimi due maghi della storia interista. Mancini e Mourinho. A Bologna il tecnico ragazzino rinuncia a Cassano dal primo minuto (poi inserirà FantAntonio nel finale), ma la sua Inter è cinica, spietata e anche provinciale al punto giusto, per infilare l’ottavo successo consecutivo - tra Coppa e campionato - in trasferta. Terzo posto per i nerazzurri che sorpassano una Lazio che a Firenze crolla, colta da un’improvvisa crisi di nervi (finisce in nove: espulse le “menti” della banda Petkovic, Ledesma e Hernanes) e la ragazzaglia viola di Montella, trascinata da Jovetic e Ljajic e il sigillo finale della vecchia volpe d’area di rigore Luca Toni, sale a ridosso della zona Champions.
Quella zona per ora proibita al Milan che deve ringraziare il piccolo “Faraone” El Shaarawy che nel giorno del suo 20° compleanno (sabato) si regala il gol n° 6 (capocannoniere con Klose e Cavani) e dona i tre punti salvifici ad Allegri (sempre in bilico) e ai rossoneri che si portano a distanza di sicurezza dalle sabbie mobili della zona retrocessione. Se fa strano vedere un Milan così in basso (- 15 dalla Juve), non ci si stupisce più invece a vedere la Roma double face di Zeman. I giallorossi non hanno ancora capito che la parte difensiva è fondamentale nel calcio, specie quello italiano e che una partita così come un po’ la vita del resto, è fatta anche di secondi tempi, in cui tra il prendere o lasciare, ci può stare anche il pareggio. All’Olimpico si è vista ancora una Roma da estasi e tormento: dopo mezz’ora l’Udinese apparsa in disarmo, rimonta e si permette persino di vincere con un “cucchiaio” (su rigore) alla Totti dell’eterno bomber Totò Di Natale. Corsi e ricorsi storici, come il ritorno sul trono della classe regina del motociclismo da parte del maiorchino Jorge Lorenzo. Nel giorno in cui Casey Stoner sul circuito di casa di Phillip Island vince e da il prematuro addio (a soli 27 anni) al circo delle moto, Lorenzo concede il bis iridato: secondo mondiale vinto in MotoGP, il quarto della sua carriera. Ancora cinque per raggiungere Valentino Rossi che il prossimo anno tornerà ad essere suo “compagno” - sì fa per dire - di team in Yamaha. In attesa di assistere al duello del Motomondiale 2013, siamo curiosi di capire come andrà a finire in Formula 1 quello tra la Red Bull del campione in carica Sebastian Vettel e la Ferrari di Fernando Alonso. Quarto successo di fila per Vettel che a tre GP dalla fine del Mondiale comanda con 13 punti di vantaggio su Alonso. E il 13, purtroppo per la Ferrari, di solito porta bene...
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