l coach italo-americano firma un contratto di quattro anni; sfuma il sogno Phil Jackson.
“Amo Phil Jackson, ma sono molto contento dell’arrivo di Mike” Questo
il commento a caldo di Kobe Bryant subito dopo l’annuncio del nuovo
tecnico. Poche parole per esprimere un discorso molto più complesso: le
richieste di coach Zen erano eccessive per la dirigenza giallo viola e
quindi si è ripiegato sulla seconda scelta, ma solo dopo il placet del
Black Mamba. Jackson era pronto a riprendere il suo posto in panchina,
ma a condizione di avere pieni poteri su tutto, costruendosi uno staff
tecnico personalizzato e chiedendo una deroga per le trasferte lunghe.
Oltre ciò un ingaggio faraonico, stimato tra i 10 e i 15 milioni di
dollari.
Dopo aver valutato le richieste della prima scelta, D’Antoni è stato
valutato come “il miglior coach per la squadra in questo momento”. Il
baffuto Mike ha già allenato Kobe, essendo nello staff di Krzyzewski
della nazionale olimpica americana, e soprattutto Nash, con cui a
Phoenix ha costruito una delle squadre più spettacolari degli ultimi
anni in NBA.
L’ultima esperienza ai Knicks ha insegnato qualcosa: per fare il
gioco di coach D’Antoni ci vogliono i giocatori giusti. Il Sistema
prevede il “run and gun”, ossia attacchi veloci in meno di sette
secondi, tiratori sul perimetro e palla nelle mani del play. Questo ha
funzionato alla grande quando c’era Steve Nash, meno quando a portare
palla c’era un play che non era un genio con gli occhi dietro la nuca e
le mani fatate. Ma quest’anno Steve Nash c’è, i problemi sono risolti!
Magari fosse così facile. In primis il play che ha fatto impazzire
l’Arizona ora ha 40 anni, 5 in più dell’ultima volta con D’Antoni,
riuscirà a reggere i ritmi a tutta velocità che impone il suo gioco?
Ma soprattutto quello che desta qualche, molte, troppe preoccupazioni
è il ruolo che avrà Kobe Bryant in questa squadra. Difficilmente il
numero 24, abituato a tenere palla per più della metà del tempo negli
attacchi dei Lakers, potrà accontentarsi di un ruolo da tiratore scelto,
fermo sul perimetro a sfornare triple in transizione. Altra vittima di
questo gioco spumeggiante potrebbe essere Pau Gasol, difficilmente
collocabile nel sistema. Riuscirà D’Antoni a mantenere i suoi principi
con questi giocatori, oppure scenderà a compromessi? A Los Angeles in il
ruolo dell’allenatore è molto semplice, si chiede soltanto una cosa:
vincere.
Insomma, trovato l’uomo, rimane più di un’incognita. Cedere a qualche
richiesta di Phil Jackson avrebbe portato qualche dollaro in meno, ma
anche qualche certezza in più, e forse anche al sesto anello. Ma ora è
il Baffo a sedere nel posto più ambito da qualsiasi appassionato di
basket, e magari tra lui e Kobe nascerà un idillio, tra gioco
spettacolare e battute in italiano.
*Articolo scritto da Nicola Dario Baldassarre
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