Sport Land News: ciclismo
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Tour de France, 2a tappa: è subito duello Pogacar-Vingegaard per la maglia gialla, successo per Vauquelin


La seconda tappa del Tour de France 2024, da Cesenatico a Bologna, viene vinta da Kevin Vauquelin del team Arkea-B&B Hotels. Sul podio virtuale insieme al francese anche la maglia a pois Abrahamsen e Pacher. Spettacolo per la lotta alla classifica generale, con Vingegaard (e sul finale anche Evenepoel) che rispondono all’attacco di Pogacar, nuova maglia gialla. Soffre invece Roglic, attardato di una ventina di secondi dai big

Subito spettacolo alla seconda tappa del Tour de France, con la lotta tra Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel che si accende. Pronti via e dalla riviera romagnola scappano subito undici corridori: Quentin Pacher (Groupama – FDJ), Axel Laurance (Alpecin – Deceuninck), Hugo Houle (Israel – Premier Tech), Nelson Oliveira (Movistar Team), Kevin Vauquellin (Arkéa – B&B Hotels), Cristian Rodriguez (Arkéa – B&B Hotels), Mike Teunissen (Intermarché – Wanty), Bram Welten (Team Dsm), Jordan Jegat (TotalEnergies), Harold Tejada (Astana) e Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility). Quest’ultimo, detentore della maglia a pois, transita in prima posizione nei primi Gpm, rafforzando così la sua leadership nella classifica scalatori. Welten invece, gregario della maglia gialla Bardet, si stacca dopo alcuni chilometri. I fuggitivi staccano il plotone di oltre nove minuti a poco più di 100km dall’arrivo, con i big che si limitano a marcarsi tra di loro. Il divario va ad elastico, restando tra i cinque e i sette minuti, salvo poi tornare a nove a 70km dal traguardo. Prima dei due passaggi sul San Luca la Lotto-Dstny inizia a premere forte per ridurre il gap, portando lo svantaggio a tre minuti a poco più di 30km dalla fine. A dieci chilometri dalla fine, sul secondo passaggio sul San Luca, Tadej Pogacar rompe gli indugi e attacca con una delle sue classiche rasoiate, seguito però a ruota dal solito Jonas Vingegaard. I due protagonisti delle ultime quattro Grand Boucle fanno il vuoto dietro di loro, con Roglic ed Evenepoel che non rispondono. Sul traguardo finale Kevin Vauquelin del team Arkea-B&B Hotels, dopo aver staccato gli altri in salita, alza le braccia al cielo e trionfa, davanti ad uno stoico Abrahamsen e a Pacher. Remco Evenepoel tra la discesa e l’ultimo chilometro riesce a recuperare tutto il distacco a Pogacar e Vingegaard, arrivando insieme ai due. Tadej Pogacar della Uae è quindi la nuova maglia gialla, seguito però a ruota e senza distacco da Jonas Vingegaard della Visma-Lease a Bike e Remco Evenepoel della Soudal-QuickStep. Attardato di quindici secondi Primoz Roglic, il più sofferente tra i quattro assi di questo Tour de France.

Sport Mediaset

Vent'anni senza Pantani, il mito che resta nei cuori

 

Quattordici febbraio 2004, San Valentino: nella stanza D5 del residence 'Le Rose' di Rimini giace il corpo di Marco Pantani.

Aveva compiuto 34 anni da un mese e un giorno.

L'uomo dalle gambe d'acciaio ed i polmoni infiniti, lo scalatore capace di vincere nello stesso anno, il 1998, Giro d'Italia e Tour De France, domando l'Alpe d'Huez, il Galibier, il Mortirolo tra due ali di folla adorante, se n'era andato solo, depresso, nell'anonima camera di un altrettanto anonimo albergo. L'autopsia rivelò che la morte risaliva al tardo pomeriggio. A causarla un edema polmonare e cerebrale dovuto a un'overdose di cocaina e psicofarmaci.

    Venti anni dopo, i milioni di appassionati che aveva fatto innamorare di sé in tutto il mondo lo ricordano sempre con la bandana legata in fronte, sul volto il ghigno da Pirata, i suoi scatti che bruciavano le energie degli avversari, la maglia Rosa come una bandiera. Solo contro tutti, capace di far battere forte il cuore, di far piangere e gioire insieme. Per questo i suoi tifosi lo hanno amato da vivo e venerato da morto, nonostante le accuse di doping, la cocaina, i dubbi. Nonostante il brutto modo in cui se n'è andato. Carico di disperazione: lui, Pantani, uno dei più grandi ciclisti italiani di sempre.

    Dopo la sospensione al Giro d'Italia del 1999 per ematocrito alto era tornato alle gare ottenendo due vittorie di tappa al Tour de France del 2000, contro Lance Armstrong. Poi, però, la convinzione di essere vittima di una macchinazione aveva preso il sopravvento, fino ad allontanarlo dal suo mondo. Così era passato dalla gloria al fango.

    Di miti è ricca la storia sportiva, quella del ciclismo in particolare. Pantani è, a pieno titolo, nell'empireo di Coppi e Bartali. L'inizio della sua scalata al cielo dei grandi era stato con la vecchia bici di mamma Tonina. I giovani del Gruppo ciclistico di Cesenatico non avevano mai visto quel ragazzino mingherlino che già alla prima sgambata stacca tutti in salita.
    Quando firma il primo contratto da professionista Davide Boifava gli dice: 'Ricordati che ti ho fatto un bell'accordo'. Lui gli risponde: 'Guarda che l'affare l'hai fatto tu, perché un giorno vincerò Giro e Tour'. Marco manterrà la parola. L'inizio è difficile, frenato da una lunga serie di infortuni. Nel '95 lo investe un'auto e addio corsa rosa. Punta tutto sul Tour de France e sull'Alpe d'Huez infila la prima perla della sua leggendaria carriera. Nell'ottobre di quell'anno, dopo essere arrivato terzo al Mondiale, un altro incidente lo costringe a una lunga degenza.
    La sfortuna non lo molla e al Giro del '97 un gatto gli taglia la strada e lo fa cadere, costringendolo ad abbandonare.

    Ancora una volta è il Tour il salvagente, con un'altra magnifica vittoria sull'Alpe d'Huez e il podio finale dietro a Ulrich e Virenque. L'anno d'oro è il 1998, quando Pantani entra definitivamente nell'Olimpo dei più grandi, conquistando Giro e Tour, con le memorabili tappe di Montacampione, del Galibier e di Les Deux Alpes. Il 1999, dopo altre grandi imprese in salita (Gran Sasso, Oropa, Pampeago), segna l'inizio del declino: il 5 giugno, dopo la tappa di Campiglio, i controlli fanno emergere un ematocrito oltre i margini di tolleranza. Non è doping ma tanto basta per toglierlo dalla corsa. Marco è stordito, spaventato: "Mi sono rialzato, dopo tanti infortuni, e sono tornato a correre. Questa volta, però, per me sarà molto difficile".
    La depressione ormai accompagna Pantani e quando torna in gara del campione è rimasta l'ombra. Si ritira nel 2003, per curarsi dalla dipendenza da cocaina. Il resto sono cronaca e una data: 14 febbraio 2004. Aveva attaccato Pavel Tonkov, demolito Evgenij Berzin e Laurent Jalabert, distrutto Jan Ullrich, ma non era riuscito a domare i propri fantasmi. Eppure, 20 anni dopo, il ricordo di quell'uomo speciale non è appannato. Il mito lo manterrà per sempre vivo. 

ansa.it

Ciclismo: a Carthy 12/a tappa Vuelta, Carapaz nuovo leader

 

Il britannico Hugh Carthy, portacolori della Education First, ha vinto la 12/a tappa della Vuelta, una frazione di montagna da Pola de Laviana ad Alto de l'Angliru lungo 109,4 km. Al secondo posto staccato di 16", il russo dell'Astana Aleksandr Vlasov, terzo lo spagnolo Eric Mas. Il rappresentante dell'Ecuador Richard Carapaz, oggi quarto, ha riconquistato la maglia rossa di leader della classifica generale, in cui ora ha 10" di vantaggio sullo sloveno Primoz Roglic e e 32" su Carthy. 

Ansa

Nibali si prende le Alpi, Bernal il Tour Squalo scatenato, sua 20/a tappa. Colombiano verso il trionfo a Parigi

 © EPA

Vincenzo Nibali ha vinto per distacco la 20/a e penultima tappa del 106/o Tour de France di ciclismo, da Albertville a Val Thorens, lunga solo 59,5 chilometri dopo la riduzione del percorso a causa del maltempo. Il colombiano Egan Bernal ha ipotecato il successo della corsa francese, confermandosi in maglia gialla prima dell'ultima tappa in programma domani da Rambouillet a Parigi, di 128 chilometri.
ansa

Tour de France Splendido Nibali, il Tour a Bernal

Vincenzo Nibali ha vinto la ventesima tappa dell'edizione numero 106 del Tour de France, la Albertville-Val Thorens di 59.5 chilometri (in origine di 130 chilometri, ma accorciata per condizioni climatiche avverse).

Il corridore siciliano della Bahrain-Merida e' entrato nella fuga di giornata e ha piazzato il forcing decisivo nel corso del GPM finale di horse category, facendo il vuoto e andando a conquistare una vittoria di tappa piu' volte cercata che rende ampiamente positiva un'avventura transalpina fino a ieri non entusiasmante per lo Squalo dello Stretto.

Egan Bernal conserva e ipoteca la maglia gialla al termine della ventesima tappa.

Il corridore colombiano è riuscito a non perdere secondi dai rivali più accreditati e così per lui sara' soltanto una formalità l'ultima frazione in programma domani, la Rambouillet-Parigi di 128 chilometri.

Si tratta della consueta passerella fino agli Champs-Elyse'es, con un percorso adatto ai velocisti che consentira' al corridore del Team Ineos di festeggiare uno storico risultato una volta tagliato il traguardo senza rischi.
rai sport


Ciclismo: Pozzovivo correrà con Nibali

(ANSA) - ROMA, 23 AGO - Domenico Pozzovivo, nelle prossime due stagioni, sarà gregario di Vincenzo Nibali, nelle file della Bahrain-Merida. E' stato il dg del team, Brent Copeland, a confermare la notizia. Lo scalatore di origine lucana concluderà l'attuale stagione con la maglia della francese Ag2R La mondiale, dall'anno prossimo indosserà quella rossonera della squadra dell'emirato. "Sono molto contento di avere raggiunto l'accordo con questo team - le parole di Pozzovivo - che, al primo anno di World tour, sta ottenendo grandi risultati. Vivere in Svizzera mi ha portato a una vicinanza naturale con Nibali e Gasparotto, questo mi ha dato l'opportunità di conoscere meglio la squadra. Sono stato ancora più entusiasta e convinto della mia decisione, Brent Copeland mi ha spiegato i progetti del team e il ruolo che mi aspetta. Ringrazio la mia attuale squadra". (ANSA).
   
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Vuelta: Nibali vince in volata la 3/a tappa Froome prende la maglia rossa di leader, Aru sesto

Vincenzo Nibali ha vinto in volata la terza tappa della Vuelta da Prades Conflent Canigò ad Andorra la Vella. Il siciliano è scattato a 400 metri dal traguardo, sorprendendo tutti e precedendo Froome, che diventa leader della corsa, e De La Cruz. Sesto Fabio Aru.
"Ho sofferto un po' per il ritmo molto alto imposto da quelli del Team Sky. Non so alla fine come ho fatto a recuperare le posizioni per poi fare lo sprint. Ma per fortuna ci sono riuscito, e ho vinto. Non credevo di riuscirci già al terzo giorno". Così Vincenzo Nibali dopo aver vinto la terza tappa della Vuleta, ricca di montagne, e che ha visto il crollo di Alberto Contador e la conquista della maglia rossa di leader della classifica da parte di Chris Froome. "E' stata una giornata difficile per via del caldo - ha aggiunto lo Squalo -, e ho visto in gruppo gente soffrire molto per questo. Froome (dal quale ora ha un distacco di 10'' n.d.r.) è un grande avversario, e sarà una Vuelta molto dura. Dedico la vittoria di oggi al mio compagno di squadra Javier Moreno, che è stato costretto a ritirarsi".
ansa 22 Agosto 2017 ore 12:22

Ciclismo, Vuelta: impresa di Nibali ad Andorra. Froome conquista la maglia rossa


Nelle grandi tappe Vincenzo Nibali c’è sempre. Al Giro d’Italia si era esaltato nel giorno dello Stelvio, alla Vuelta naviga con sicurezza nell’insidiosissimo e prematuro (siamo solo al terzo giorno) spartiacque proposto dall’arrivo ad Andorra. Lo Squalo non brilla in salita, patendo il ritmo forsennato del Team Sky di Froome, iniziato sul Coll de la Rabassa e proseguito sull’Alto de Comella. Mezza scelta tattica o reale sofferenza non è dato saperlo. Quel che è certa, è la riaffermazione della genialità del siciliano: in discesa recupera, rientra all’ultimo km, poi sceglie il momento per piazzare il più classico dei contropiede. Aru, anche lui nel gruppo dei migliori e primo ad accendere la miccia della ristrettissima volata, è nella posizione di poter ricucire. Il sardo però non si muove, e Nibali va…

Dunque Italia sugli scudi, anche se l’uomo da battere resta Chris Froome. Il britannico conquista la maglia rossa di leader della generale, primato non arrivato per caso: a parte la frullatona, brutale come non si era nemmeno vista all’ultimo Tour, data nella salita finale, da registrare la caparbietà con la quale va a prendersi un paio di secondi di abbuono in uno sprint intermedio. Guarda caso, sono quelli che gli permettono di lasciare dietro De La Cruz, Roche e van Garderen. Ma anche nella generale Nibali è messo bene: dopo la sconfitta nella crono a squadre, già nella seconda tappa aveva rosicchiato 8’’ sfruttando le dinamiche nel vento. In pratica, ne ha solo dieci di ritardo dal leader della generale.

Tappa subito ad alta tensione, che screma il lotto dei pretendenti al successo finale. Il nome illustre che non ne fa più parte è Alberto Contador, che nella corsa del suo addio alle gare esce subito di classifica, magari ritagliandosi uno spazio per una autocelebrativa impresa isolata. Ma anche gente come Barguil, Jungels, Mentjies, la prima maglia rossa Dennis, Majka, Zakarin, paga dazio.

Radio corsa informa di una fuga interessante. Drappello di otto uomini, quelli che sopravvivono più a lungo sono il nostro Villella (che conquista la maglia di leader della montagna) e il francese Geniez. La fuga ad un certo punto lascia anche sperare nella riuscita, ma il ritmo del Team Sky abbatte le resistenze. L’Alto de Comella dà ulteriori responsi. Froome frulla, gli resiste solo il Colibrì Chaves, tornato a farsi notare dopo un periodo buio. Aru e Bardet ristabiliscono la santa alleanza del Tour ed in discesa riescono a riportarsi sui battistrada, rischiando sicuramente di più rispetto ad un prudente Froome.

Ma anche il drappello Nibali, che comprende anche un ottimo Pozzovivo, rientra. Preludio all’epilogo, con il gioco di ombre dello Squalo, che sul traguardo mima la pinna. "Sapevo che era molto difficile oggi –analizza il siciliano-. C'erano corridori veloci con me alla fine. Io sono partito lungo ed è andata bene. Sull'ultima salita ho sofferto un po’, anche per il grande caldo. Poi in discesa ho recuperato e allo sprint ho attaccato da dietro. Froome leader? E' un grandissimo avversario: rispetto lui e anche tutti gli altri big in gara. Sarà una Vuelta lunga e difficile".        

ORDINE D'ARRIVO
1. Vincenzo Nibali     (Ita, Bahrain-Merida)       in 4h01'22"
2. David De La Cruz    (Esp, Quick Step)                  s.t.
3. Christopher Froome  (Usa, Team Sky)                    s.t.
4. Romain Bardet       (Fra)                                 s.t.
5. Esteban Chaves Rubio(Col)                              s.t.
6. Fabio Aru           (ITA)                              s.t.
7. Nicholas Roche      (Ola)                              s.t.
8. Tejay Van Gerderen  (Usa)                              s.t.
9. Domenico Pozzovivo  (ITA)                              s.t.
10. Michael Woods       (Can)                            a  25"
18. Warren Barguil      (Fra)                           a 1'14"
37. Alberto Contador    (Por)                           a 2'33"
CLASSIFICA GENERALE
1. Chris Froome              (Gbr, Sky)            in 8h53'44"
2. David De La Cruz          (Esp, Quick Step)       a      2"
3. Nicolas Roche              (Irl, Bmc)                 s.t.
4. Tejay Van Garderen         (Usa)                      s.t.
5. Vincenzo Nibali            (Ita)                   a    10"
6. Esteban Chaves             (Col)                   a    11"
7. Fabio Aru                  (Ita)                   a    38"
8. Adam Yates                 (Gbr)                   a    39"
9. Domenico Pozzovivo         (Ita)                   a    43"
10. Romain Bardet              (Fra)                   a    48"
11. Simon Yates                (Gbr)                   a    48"
15. Warren Barguil            


(Fra)                   a  1'22"
30. Alberto Contador           (Esp)                   a  3'10"

repubblica.it

Ciclismo: Coppa Bernocchi con 24 squadre

Saranno 24 le squadre presenti alla Coppa Bernocchi di ciclismo, giunta alla 99/a edizione e in programma giovedì 14 settembre. La corsa, organizzata dall'Us Legnanese, si disputerà sul consueto tracciato che prevede il Morazzone, da affrontare sette volte, con epilogo a Legnano dopo 194,5 chilometri. Fra le squadre annunciate dagli organizzatori quattro fanno parte del World tour (Astana, Bahrain-Merida, Bora Hansgrohe e Uae Emirates). Due saranno le Nazionali: accanto all'Italia, vincitrice un anno fa con Giacomo Nizzolo, al via anche la Svizzera. Dieci formazioni sono Professional: Androni Giocattoli, Bardiani Csf, Caja Rural-Seguros Rga, Ccc Sprandi Polkowice, Delko Marseille Provence Ktm, Fortuneo-Oscaro, Gazprom-RusVelo, Israel cycling academy, Nippo-Vini Fantini e Wilier Triestina-Selle Italia. Completeranno il panorama otto compagini Continental: D'Amico Utensilnord, Gm Europa Ovini, Sangemini-MG.KVis, Unieuro Trevigiani-Hemus 1896, Adria Mobil, Dimension data for Qhubeka, Lokosphinx e Tirol cycling.

ansa 22 Agosto 2017 ore 11,43

Vuelta: Bmc show nella cronosquadre, Dennis primo leader

La prima maglia rossa della Vuelta 2017 va alla BMC. L’australiano Rohan Dennis indossa il simbolo del comando dopo la cronosquadre con partenza e arrivo a Nimes, in Francia, grazie all’ottimo lavoro dei suoi compagni di squadra, tra cui gli azzurri Damiano Caruso, Alessandro De Marchi e Daniel Oss, arrivati insieme a Van Garderen e Roche. Si sono invece staccati Ventoso Alberdi, Frankiny e Vliegen. Frazione non particolarmente lunga – 13,7 chilometri – dal profilo interamente pianeggiante, che la BMC ha chiuso in 15 minuti e 58 secondi: inseguono Quick Step e Sunweb (6 secondi di distacco) e Team Sky (9 secondi).

Proprio l’arrivo della corazzata di Chris Froome nelle prime posizioni è una pessima notizia per chi vuole insidiare il vincitore dell’ultimo Tour de France: i secondi di vantaggio su Vincenzo Nibali sono già 22, ben 32 quelli accumulati su Fabio Aru. Tra i due c’è Alberto Contador, che al termine della Vuelta lascerà il mondo delle corse dopo una splendida carriera: il Pistolero, con la sua Trek-Segafredo, è a 26 secondi da Froome. Diciassette secondi di distacco dalla BMC per la Orica-Scott di Adam Yates. Domani si rimane in Francia con la Nimes-Gruissan (203,4 chilometri), lunedì le prime salite con il traguardo posto nel Principato di Andorra. Nella giornata di oggi è stata anche ufficializzata la partenza dell’edizione 2018: si partirà da Malaga sabato 25 agosto.

Momenti di tensione attorno alla corsa dopo gli attentati che hanno insanguinato la Catalogna. A Nimes si erano diffuse voci su una sparatoria nella stazione ferroviaria. La polizia locale ha invece smentito l'indiscrezione, rivelando invece di aver arrestato un uomo che, secondo alcune segnalazioni, era in possesso di un'arma da fuoco. Le forze dell'ordine hanno stabilito un perimetro di sicurezza intorno alla stazione, evacuandola per un controllo più accurato. Gli stessi giornalisti al seguito della Vuelta sono stati invitati a restare in sala stampa, così come agli organizzatori della corsa è stato ordinato di non lasciare l'hotel in cui soggiornano.

CLASSIFICA DI TAPPA E GENERALE
1. Rohan DENNIS (BMC) 15’58”
2. Daniel OSS (BMC) 15’58”
3. Nicolas ROCHE (BMC) 15’58”
4. Alessandro DE MARCHI (BMC) 15’58”
5. Damiano CARUSO (BMC) 15’58”
6. Tejay VAN GARDEREN (BMC) 15’58”
7. Yves LAMPAERT (Quick-Step Floors) 16’04”
8. David DE LA CRUZ MELGAREJO (Quick-Step Floors) 16’04”
9. Bob
JUNGELS (Quick-Step Floors) 16’04”
10. Julian ALAPHILIPPE (Quick-Step Floors) 16’04”
16. Warren BARGUIL (Sunweb) 16’04”
18. Chris FROOME (Sky) 16’07”
24. Adam YATES (Orica-Scott) 16’15”
50. Vincenzo NIBALI (Bahrain-Merida) 16’29”
63. Alberto CONTADOR (Trek-Segafredo) 16’33”
95. Fabio ARU (Astana) 16’39”
106. Domenico POZZOVIVO (AG2R) 16’44”
repubblica.it

Tour: Cavendish prima maglia gialla

(ANSA) - ROMA, 2 LUG - Mark Cavendish (Team Dimension Data) ha vinto in volata la prima tappa del Tour de France, da Mont Saint-Michel a Sainte-Marie-du-Mont di 188 km. Il corridore britannico ha bruciato sul traguardo il tedesco Marcel Kittel (Etixx-Quick Step) e lo slovacco Peter Sagan (Tinkoff) campione del mondo. L'arrivo a Utah Beach è stato caratterizzato dalla caduta di cinque-sei corridori a poche centinaia di metri dal traguardo. Cavendish ha conquistato la maglia gialla di leader del Tour, la prima della sua carriera.

Ciclismo: domani Maratona dles Dolomites

(ANSA) - BOLZANO, 2 LUG - Al via domani la Maratona dles Dolomites in Alta Badia. Sono attesi 9.000 ciclisti provenienti da 65 nazioni. La partenza è prevista per le ore 6.30. Tra i partecipanti anche ciclisti da Qatar, Giappone, Corea, Colombia e Kazakistan. Grande affluenza da parte di nomi noti: In sella vi saranno Alex Zanardi, Miguel Indurain, Manfred Mölgg, Dorothea Wierer, Davide Cassani, Roberto Sgalla, Federico Pellegrino, Stefano Baldini, Maria Canins e altri.
    Il muro del gatto, una deviazione con pendenza massima del 19%, che attraversa La Villa per poi ricongiungersi alla strada principale che porta verso l'arrivo a Corvara, sarà l'ultima prova che i ciclisti del percorso medio e lungo dovranno affrontare al secondo passaggio per il paese. Il percorso lungo è di 138 km con un dislivello di 4230 m, il percorso medio è di 106 km (3130 m), mentre il percorso Sellaronda è di 55 km (1780 m). "Siamo partiti trent'anni fa e non ci siamo mai fermati. Un viaggio lungo e bello", afferma l'organizzatore Michil Costa.

Giro Ciclismo Nibali cede ancora, è ora quarto a 4'43"

Vincenzo Nibali, giunto al traguardo di Andalo con un ritardo di 1'46" dal vincitore Valverde e dalla maglia rosa Kruijswijk, scivola di una posizione in classifica e ora è quarto a 4'43" dal primo in classifica. Nibali ha perso contatto con i tre fuggitivi che si sono giocati la vittoria di tappa sulla salita del Fai della Paganella, a circa 16 chilometri dall'arrivo.
Medico Astana, sottoporremo Nibali a esami clinici  - Vincenzo Nibali, oggi in crisi negli ultimi chilometri della 16/a tappa del Giro, sarà sottoposto nelle prossime ore a una serie di esami clinici per capire "se ci sono elementi di salute che giustifichino il rendimento attuale inferiore alle aspettative". Lo ha detto - intervistato dalla Rai - il medico dell'Astana Emilio Magni. "Mi sono già attivato - ha spiegato - domani non sarà possibile, penso dopodomani". Nibali, finita la gara, ha raggiunto direttamente l'albergo per sottoporsi a una seduta di massaggi.
ansa

Giro d'Italia 2016: 14/a tappa, sulle Dolomiti trionfa il colombiano Chaves. Ecco la nuova classifica

Il colombiano Esteban Chaves (Orica) ha vinto in uno sprint a quattro la 14/a tappa del Giro d'Italia, da Alpago a Corvara in Badia, di 210 km.

Chaves ha battuto allo sprint nell'ordine la nuova maglia rosa, l'olandese Steven Kruijswijk (Team Lotto-Nl), e l'austriaco Georg Preidler (Team Giant), giunti con lo stesso tempo. Staccato di 6" é arrivato il colombiano Darwin Atapuma (Bmc). Quinto Vincenzo Nibali (Astana) staccato di 37". Di 3' il ritardo dello spagnolo Alejandro Valverde (Movistar). A 3' 51" l'ex maglia rosa, il costaricano Andrey Amador, staccatosi in salita.
La nuova classifica generale del Giro d'Italia dopo la 14/a tappa, da Alpago a Corvara di 210 km, vinta dal colombiano Esteban Chaves:
1. Steven Kruijswijk (Lotto Nl Jumbo) in 60H 12'43"
2. Vincenzo Nibali a 41"
3. Esteban Chaves a 1'32"
4. Alejandro Valverde a 3'06"
5. Rafal Majka a 3'29"
6. Ilner Zakarin a 3'53"
8. Rigoberto Uran Uran a 5'01"
9. Kostantsin Siutsou a 5'38"
10. Jakob Fuglsang st
11. Domenico Pozzovivo a 6'00"
12. Bob Jungels a 6'10"
13. Stefano Pirazzi a 13'30"
14. Darwin Atapuma a 14'03"
16. Giovanni Visconti a 15'10"
19. Matteo Montaguti a 22'00"
21. Georg Preidler a 28'07"
22. Michele Scarponi a 28'18"
28. Enrico Battaglin a 45'20"
29. Mikel Nieve a 47'21"
ansa

Giro, Greipel, Kittel e baby Rick: sfreccia la Germania dei nuovi Zabel

E adesso chiamatele "volaten". Sì, perché i velocisti ormai parlano una sola lingua, il tedesco di André Greipel e Marcel Kittel, ma anche di John Degenkolb, Gerald Ciolek, Erik Zabel, Olaf Ludwig. Insomma, la scuola teutonica della velocità ha radici nobili e frutti preziosi, ha una tradizione che affonda nel passato e un presente ricco di braccia alzate. La tappa di Benevento ne è un esempio, con il gorilla Greipel che raccoglie lo scettro del gigante Kittel e rovescia tutti nei trecento metri che lo separano dal traguardo. Uno sprint di potenza, a bocca aperta, in apnea, scavando solchi alle spalle. Come avevamo visto fare a Kittel in terra d'Olanda. Su tre arrivi per velocisti, il punteggio è da partita senza storia: 3-0 per la Germania.
IL GORILLA E GLI ALTRI — Greipel non è una sorpresa. Pro' dal 2005, ha infilato qualcosa come 139 vittorie in carriera. Nel 2007 è l'apripista di Mark Cavendish nella T-Mobile, prima di trovarselo contro, da avversario, nel 2011, quando Greipel passa alla Omega Pharma-Lotto, poi Lotto-Belisol: l'attuale Lotto-Soudal. A Benevento è arrivata la sua quarta vittoria al Giro. Quattro sono anche i successi alla Vuelta, mentre al Tour ne ha centrate dieci, di cui quattro solo nel 2015. Prima della partenza dall'Olanda, aveva bollato la sua primavera come la peggiore della carriera: si sta rifacendo. Greipel ha 33 anni, Marcel Kittel 28, e anche lui ha incrociato le ruote con l'ex re dello sprint Mark Cavendish. Al Tour del 2013, dopo aver masticato quattro sconfitte, Cav lo incensò: "Questo è più bravo di me, sarà la prossima star". Previsione azzeccata: l'anno successivo, il bel Marcel si prese altre quattro vittorie in Francia, oltre alle due nel Giro d'Italia. Il 2015 fu un anno storto, l'ultimo con la Giant prima di approdare all'Etixx-Quick Step, la corazzata belga che lo ha aiutato a tornare sul trono dei velocisti. Alla Giant, il padrone della velocità è un altro tedesco, John Degenkolb. Vittima di un brutto incidente durante gli allenamenti a gennaio, sta recuperando ora la forma. L'anno scorso però, il sergente Degenkolb si è aggiudicato la volata della Milano-Sanremo davanti a Kristoff e ha battuto tutti nel velodromo di Roubaix confermandosi tra i migliori nelle corse di un giorno. Greipel, Kittel e Degenkolb non hanno solo la straordinaria attitudine allo sprint in comune. I tre condividono anche origini e formazione. Greipel è di Rostock, la città di Ullrich, ed è cresciuto con il mito di Olaf Ludwig; Kittel è di Arnstadt, in Turingia, e ha "studiato" sport a Erfurt; Degenkolb è di Gera, la città di Ludwig: si è trasferito all'età di due anni in Baviera, ma per gareggiare è tornato in Turingia. Le loro radici si intrecciano e affondano insieme nei territori della Germania dell'Est. Qua operava il Thuringer Energie Team, famosa squadra giovanile con sede a Erfurt e Gera che ha svezzato Kittel e Degenkolb e ha avuto tra le proprie fila anche Greipel e un campione a cronometro come Tony Martin.
I NIPOTI DI ZABEL — Tornando alla Sanremo, anche un altro tedesco oltre a Degenkolb si era aggiudicato di recente la Classicissima: Gerald Ciolek, con la Mtn-Qhubeka, nel 2013, l'anno della bufera di neve e della neutralizzazione a Ovada. Classe 1986, Ciolek era stato campione di Germania a 18 anni battendo in volata Forster e Zabel, a 19 anni è diventato iridato under 23 e a 20 professionista, prima di riemergere vincitore nella classica di primavera. Ma se si parla di Sanremo, non si può non pensare a Erik Zabel, che questa corsa se l'è aggiudicata quattro volte. "Mister Sanremo" ha fatto fortuna in Italia, ma non al Giro, che ha corso solo in due occasioni. La corsa rosa si è rifatta in questi giorni dando la copertina ai suoi "nipoti" Greipel e Kittel. E pure al figlio (stavolta non in senso metaforico), il giovanissimo Rick Zabel. L'anno scorso, il 22enne della Bmc ha esordito al Giro con l'etichetta di più "piccolo" al via. Quest'anno, tra Arnhem e Benevento ha già ottenuto due piazzamenti nella top 10. Meglio tenerlo d'occhio alle prossime "volaten".
Gazzetta dello Sport

Giro d'Italia 2016: Ulissi vince la quarta tappa. Dumoulin torna in maglia rosa

L'italiano Diego Ulissi (Lampre-Merida) ha vinto per distacco la 4/a tappa del Giro d'Italia, da Catanzaro a Praia a Mare (Cosenza), di 200 chilometri. E' la prima vittoria italiana al Giro 2016.  Sul traguardo di Praia a Mare, Ulissi, protagonista di un'azione solitaria negli ultimi 9 chilometri, ha preceduto gli olandesi Tom Dumoulin (Giant), nuova maglia rosa, e Steven Kruijswijk (Team Lotto Nl). Per Ulissi si tratta della quinta vittoria in carriera al Giro d'Italia.

L'olandese Tom Dumoulin, grazie al secondo posto di oggi nella tappa vinta dall'italiano Diego Ulissi (da Catanzaro a Praia a Mare di 200 km) ha riconquistato la maglia rosa. Dumoulin, maglia rosa dopo le prime due tappe del Giro, aveva ceduto il primato domenica scorsa ad Arnhem al tedesco Kittel che oggi è arrivato staccato sul traguardo di Praia a Mare.

Nella classifica generale Dumoulin ha 20 secondi di vantaggio sul lussemburghese Bob Jungels (Etixx) e l'azzurro Ulissi (Lampre), e 24 sul connazionale Steven Kruijswijk (Lotto Nl) e l'austriaco Georg Preidler (Giant). Al sesto posto c'e' Vincenzo Nibali (Astana), staccato di 26" e al 7/° lo spagnolo Alejandro Valverde (Movistar) in ritardo di 31"
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Giro: 3/a tappa; Kittel fa il bis, è la nuova maglia rosa

Il tedesco Marcel Kittel (Etixx - Quick Step) si è aggiudicato la terza tappa del Giro d'Italia, da Nijmegen ad Arnhem di 190 km, ed è la nuova maglia rosa. Anche ieri aveva vinto allo sprint.
Sul traguardo di Arnhem, il tedesco che si era già aggiudicato la tappa di ieri, ha regolato in volata gli italiani Elia Viviani, Giacomo Nizzolo e il connazionale Andre' Greipel, giunto quarto.
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Tour: 2016 meno crono e più salite, chance Aru e Contador

Il Mont Ventoux è senza dubbio il piatto forte del Tour de France di ciclismo numero 103, che nel 2016 scatterà il 2 luglio (l'epilogo il 24, nella consueta cornice parigina) da Mont Saint-Michel, con una tappa pianeggiante. La mitica vetta della Provenza, spazzata dai famigerati venti Mistral, dove non cresce l'erba e sulla quale sono state scritte pagine leggendarie nella storia del ciclismo, verrà raggiunta il 14 luglio, in concomitanza con l'arrivo della 12/a tappa. Sarà quello uno dei giorni più significativi della Grande boucle, che è stata presentata stamattina nel Palazzo dei congressi, a Parigi, e che l'anno prossimo sembra disegnata a misura di scalatori. Il 'Monte Calvo' verrà scalato per la decima volta dal 1958 e, come sempre, offrirà il peggio di sè ai corridori che lo affrontano con timore e rispetto. Saranno 3.519 i chilometri da percorrere, suddivisi nove tappe pianeggianti, una di collina, nove di montagna (inclusi i quattro arrivi in salita); due le cronometro individuali, per un totale di soli 54 chilometri contro il tempo, altrettanti i giorni di riposo. Tre gli sconfinamenti: Spagna, Andorra e Svizzera. La tappa più lunga unirà idealmente Saumur a Limoges, per un totale di 232 chilometri.
"Il percorso non mi dispiace - le parole di Fabio Aru, all'Ansa -. L'anno prossimo voglio far bene: affronterò il Tour senza particolari pressioni. In salita tengo, a cronometro sono migliorato. Insomma, pur essendo all'esordio, nella corsa a tappe francese posso sicuramente togliermi qualche soddisfazione". L'Astana punterà sul 'Tamburino sardo', ma potrebbe essere della partita anche Vincenzo Nibali, che il Tour lo ha vinto nel 2014, contro ogni pronostico. Lo 'Squalo dello Stretto', come ha già dichiarato nei giorni scorsi, l'anno prossimo punterà tutto sul bis al Giro d'Italia e a una medaglia olimpica. "A Rio parteciperò per la terza volta ai Giochi, dopo Pechino e Londra: è arrivato il momento di prendermi qualche soddisfazione", le parole di Nibali. Che, tuttavia, potrebbe anche 'sostenere' il compagno Aru nell'assalto al podio, anche per preparare la gara su strada a Rio - programmata per inizio agosto - nella migliore condizione possibile. Pure Alberto Contador, che quest'anno ha trionfato al Giro d'Italia, prepara l'assalto ai Campi Elisi. Lo spagnolo, prima di appendere la bicicletta al chiodo, ci terrebbe a iscrivere per la terza volta il proprio nome nell'albo del Tour. Quello del 2016 lo considera "duro". "Mi piacciono entrambe le cronometro - ammette il leader della Tinkoff-Saxo -. Le tappe di montagna sono distribuite in modo uniforme, dall'inizio alla fine, bisognerà gestire le forze con molta attenzione, in modo da non presentarsi troppo stanchi nella parte finale del tracciato. E' un Tour per scalatori? Sì, lo è, anche se il Tour dello scorso anno lo è stato ancora di più, dal momento che non erano state inseriti tanti chilometri a cronometro".
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Mondiali Ciclismo, Malori argento nella cronometro

Adriano Malori si è preso l'argento, nella cronometro individuale ai Mondiali di Richmond. L'Italiano è stato battuto solo dal bielorusso Vasil Kiryenka. Kiryienka ha ricoperto i 53 chilometri del tracciato iridato in 1h02'29", risultando più veloce del parmense Malori di soli 9". Testa a testa nella parte finale del percorso, con i tempi dei due corridori che si sono equivalsi a lungo, fino a quando il 34enne neocampione del mondo venuto dall'est ha avuto la meglio. Kiryienka era abbonato ai piazzamenti al Mondiale, nelle prove contro il tempo: si era piazzato al terzo posto Valkenburg (Olanda), nel 2012, era stato quarto a Firenze, nel 2013 e a Ponferrada (Spagna). Al terzo posto si è piazzato il francese Jerome Coppel, staccato di 26" dal vincitore, solo settimo il campione uscente Tony Martin. La grande prova degli azzurri è stata completata dal giovane e promettente Moreno Moser, che si è piazzato al 10/o posto, staccato di 1'31". 
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Il ciclismo ritrova la sua epica... Nibali un campione per ripartire​

Il ciclismo ritrova la sua epica Nibali un campione per ripartire Il ciclismo sta cambiando. Anzi, è già cambiato. E per rinnovarsi è tornato all’antico, ha riscoperto la sua epica, quelle gesta eroiche che lo hanno consegnato all’affetto popolare. I corridori sono figli della tecnica, della tecnologia che occupa ogni loro spazio, eppure sono così simili ai loro colleghi dell’inizio del secolo scorso, quelli che hanno scritto la storia e la leggenda di questo sport. I “Forzati della Strada” come li aveva chiamati Albert Londres, il celebre giornalista francese inviato al seguito del Tour de France del 1924, subito dopo aver effettuato un reportage nelle colonie penali della Cayenna. Al giornalista il parallelo corridori-forzati era sembrato scontato, e lo riproporrebbe se fosse al seguito di questo Giro d’Italia.

L’arrivo sulle Tre Cime di Lavaredo, in mezzo a una tormenta di neve, è anacronistico, inconcepibile per il lezioso sport moderno e per i suoi interpreti. Non lo è per i ciclisti, abituati a convivere con la fatica - quella vera - e con le bizze del tempo. L’annullamento di una corsa, come la diciannovesima tappa, è un fatto eccezionale, un caso rarissimo, e ci si arriva solo quando viene messa in serio pericolo l’incolumità degli atleti e del personale in servizio in gara. I ciclisti corrono e si allenano sempre e comunque. E senza reclamare: è il loro lavoro, quello che hanno scelto di fare.

Al Giro d’Italia i ciclisti hanno sofferto il freddo invernale e trovato la neve, negli stessi giorni si è corso il Giro del Colorado con temperature equatoriali, qualcuno si è perfino ustionato.

Talvolta, i cambiamenti climatici sono repentini: sulle Tre Cime c’è un filo di sole quando Nibali scatta a poco più di 2 chilometri dalla meta, pochi minuti dopo arriva in mezzo a una bufera di neve. Al traguardo la fatica della scalata si accumula al freddo, i corridori non riescono a muovere le mani e la mascella, ma non si sottraggono alle telecamere e alle interviste anche se effettuate balbettando. È una forma di rispetto verso giornalisti e cameraman che dividono con loro le fatiche della corsa, e un gesto di riguardo verso i tanti appassionati che sono davanti alla televisione.

Il ciclismo cambia per restare fedele al suo spirito. Nuova mentalità, nuovi protagonisti e nuova geografia. Fra i primi otto al traguardo ci sono tanti giovani. Ci sono anche due siciliani, un sardo e un Lucano. Uomini del Sud nel gelo delle Dolomiti. C’è la nuova frontiera di questo sport che non conosce crisi di vocazioni, uno sport capace di ampliare il suo tradizionale bacino di reclutamento. Ancora in grado di calamitare l’attenzione di qualche milione di spettatori, davanti alla tv e ai bordi delle strade. Ma incapace di recuperare la fiducia degli investitori, di attirare sponsor. Forse è proprio in questa direzione che i dirigenti del ciclismo nazionale dovrebbero focalizzare l’attenzione per poter guardare più serenamente al futuro.

E di argomenti convincenti da mettere sul piatto della bilancia questo ciclismo ne ha davvero tanti. Lo spettacolo dell’arrivo alle Tre Cime di Lavaredo vale oro, come un personaggio della statura di Vincenzo Nibali, un campione capace di riaccendere la grande passione popolare, come ai tempi di Marco Pantani.

Nibali è un corridore genuino, cresciuto lentamente senza fiammate sospette. Ha imparato il mestiere alla vecchia maniera, andando a bottega a fare apprendistato da campioni già affermati. Ha avuto pazienza, nessuna fretta di arrivare. Sbagliando e imparando dagli sbagli. Ora ha raggiunto la maturità, la piena consapevolezza dei suoi mezzi. E il Giro è stato il suo saggio di laurea. È stato generoso in corsa, lasciando spazio ai cacciatori di giornata, ma è diventato implacabile quando ha capito che per diventare davvero grande doveva lasciare la sua impronta. Così, non si è accontentato di dimostrare la sua superiorità nella cronoscalata, ha voluto conquistare un traguardo che resterà per sempre nel ricordo degli appassionati. Perché non basta indossare la maglia rosa per entrare nella storia del ciclismo.

Prima di consegnare agli archivi questo Giro d’Italia resta l’epilogo di oltre 200 chilometri, da Riese Pio X a Brescia. Dovrebbe essere una tranquilla passerella fino agli ultimi chilometri, quando la temperatura salirà parallelamente alla velocità in vista dello sprint. Ma il condizionale è d’obbligo in questo nuovo ciclismo in cui i corridori sono tornati a correre senza risparmiarsi. Sempre a tutta, dalla partenza all’arrivo. Come i “Forzati della Strada”. 

L'ordine di arrivo
1 Vincenzo Nibali
2 Fabio Andres Duarte (17")
3 Rigoberto Uran (19")
4 Carlos Alberto Betancur Gomez (21")
5 Fabio Aru (44")
6 Franco Pellizotti (48")
7 Domenico Pozzovivo (54") 8 Damiano Caruso (58")
9 Darwin Atapuma (1'00")
10 Rafal Majka (1'04")
11 Yury Trofimov


La classifica
1 Vincenzo Nibali
2 Rigoberto Uran (4'43")
3 Cadel Evans (5'52")
4 Michele Scarponi (6'48")
5 Carlos Alberto Betancur (7'28")
6 Przemyslaw Niemiec (7'43")
7 Rafal Majka (8'09")
8 Beñat Intxausti (10'26")
9 Mauro Santambrogio (10'32")
10 Domenico Pozzovivo (10'59") ​​​​
Giuliano Traini
avvenire.it