Ore e ore trascorse in palestra, in piscina o a fare jogging. Se
praticare attività fisica fa bene per mantenersi in salute e i medici la
consigliano caldamente, esagerare può essere poco salutare o
addirittura deleterio. Il rischio, insomma, è che lo sport si trasformi
in una sorta di ossessione. È la cosiddetta exercise addiction, ossia la
fissazione “patologica” per lo sport. Che colpisce in primo luogo le
celebrità, ma non solo. Ne abbiamo discusso con il Professor Alessandro
Sartorio, Primario della Divisione di Auxologia & Malattie
Metaboliche dell’Istituto Auxologico Italiano, IRCCS, di Milano che di
questo argomento ha parlato nel recente congresso della Società Europea
di Neuroendocrinologia di Vienna.
Quando praticare sport diventa una “malattia”?
Chi
pratica sport in modo sano, integra l’attività sportiva nella propria
vita. Chi è “malato” pianifica la sua esistenza in funzione dello sport,
tutto, insomma, ruota intorno a un’ossessiva e smoderata attività
fisica, che viene svolta in modo ossessivo anche a fronte di danni
fisici per la persona.
Ma quanto è diffusa questa ossessione?
Si
stima che negli Stati Uniti il 3 - 5% della popolazione soffra di
exercise addiction. Anche in Italia, il disturbo è in costante aumento. È
però molto difficile azzardare una percentuale perché il fenomeno tende
a rimanere spesso sommerso.
Qual è la ragione principale di questo fenomeno?
Le
ragioni sono principalmente due: l’esercizio ossessivo può essere
finalizzato a migliorare sempre di più la prestazione fisica, non
accontentandosi mai dei risultati raggiunti, un fenomeno più frequente
negli uomini. Per le donne, invece, spesso lo scopo è quello di
mantenere costante il peso corporeo, oppure di perderlo. La finalità è,
quindi, sostanzialmente quella di evitare di ingrassare e di stabilire
un controllo costante sulla propria forma fisica. Al femminile,
l’exercise addiction è molto diffusa tra le anoressiche e in donne con
disturbi del comportamento alimentare. Circa il 50 % delle donne
che hanno disturbi del comportamento alimentare deve fare i conti
anche con l’ossessione nei confronti dello sport. E magari anche con
altri disturbi del comportamento, come, per esempio, lo shopping
compulsivo. Gli uomini che soffrono di exercise addiction tendono,
invece, spesso, a fare abuso di alcol, di fumo e, talvolta anche di
farmaci illeciti e/o integratori che permettano loro di migliorare il
livello delle prestazioni sportive.
Quali le manifestazioni più eclatanti?
Chi
è affetto da exercise addiction prova spesso una sorta di incapacità di
controllo nei confronti dell’attività fisica che viene, quindi,
praticata senza limite alcuno, anche fino allo sfinimento e al danno
fisico. I “dipendenti da esercizio” provano anche sintomi da astinenza
quando non praticano sport e devono aumentare costantemente il numero e
la durata degli allenamenti. Nei casi più gravi, c’è chi arriva
addirittura, a praticare il “boosting”, quello che è stato definito il
doping del dolore. Ci si procura cioè dolore fisico attraverso una
diversificata serie di lesioni, che vanno dalle scosse elettriche ai
genitali a piccole fratture ossee, con lo scopo di aumentare il livello
della propria prestazione, perché aumentano i livelli della pressione
sanguigna e quelli dell’adrenalina in circolo nel sangue.
Che fare allora, per guarire da una patologia che può diventare anche molto seria?
Partire
dal presupposto fondamentale che se praticare sport fa bene, eccedere
può essere controproducente o addirittura può far male alla salute. Le
articolazioni ne risentono, così come il sistema cardio-circolatorio,
soprattutto, quando si eccede nello sport (senza essere capaci di
fermarsi per tempo) e non si è più giovanissimi (oltre i 45 anni). Anche
l’equilibrio ormonale rischia di andare a pallino, il ciclo mestruale
nelle donne inizia a non essere più regolare o può addirittura
scomparire, specie se c’è una importante riduzione del peso corporeo...
In sostanza corpo e psiche ne risentono. A questo punto, bisogna
ricorrere all’aiuto di uno specialista e la terapia cognitivo
comportamentale può veramente darci una mano a vivere in maniera più
serena l’attività sportiva. È ovviamente difficile disintossicare una
persona dipendente da esercizio, se a questa si associa anche un
disturbo alimentare e/o un'assunzione concomitante di farmaci illeciti
e/o integratori, sempre più diffusa anche fra i giovani per la grande
facilità del loro acquisto sul web. E se da soli non siamo in grado di
capire che ormai siamo “malati di sport”, il nostro partner o chi ci sta
più vicino può aiutarci a prendere atto dei seri pericoli che questa
nuova “dipendenza” può dare per la salute e per l’equilibrio psichico.
di Paola Scaccarabozzi . repubblica.it