Sport Land News: diabete
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Irisina, l’ormone dello sport: a cosa serve, come si produce e il ruolo dei muscoli

 



Il suo nome deriva dalla mitologia greca, dalla dea Iris o Iride, messaggera tra gli uomini e gli dèi dell’Olimpo, ma a differenza di Iris, l’irisina si ‘limita’ a fare da messaggera tra i muscoli e l’apparato scheletrico, avendo però un ruolo importante nella prevenzione di tutte le alterazioni del metabolismo lipidico che hanno, tra le loro conseguenze, anche le patologie cardiovascolari. Chiamata anche ormone dello sport, l’irisina è una scoperta recente: “Questo ormone è stato individuato nel 2012 dai ricercatori della Harvard Medical School. Prima, infatti, ci si concentrava nell’identificare e studiare gli ormoni prodotti da ghiandole, come la tiroide. La peculiarità dell’irisina è di essere prodotto specificatamente dai muscoli, organi che non hanno primariamente la funzione endocrina, di produzione di ormoni, appunto”, spiega a Gazzetta Active il dottor Stefano Frara, endocrinologo dell’Ospedale San Raffaele di Milano e ricercatore dell’Università Vita-Salute San Raffaele a Milano.


A CHE COSA SERVE L’IRISINA —

Proprio per il suo legame stretto con la massa muscolare, l’irisina viene definita come ormone dello sport: “Le persone sedentarie o obese, con molta massa grassa e poca massa magra muscolare, spesso hanno bassi livelli di irisina. Questo ha, tra l’altro, implicazioni anche a livello di fragilità ossea, perché l’irisina agisce sulla formazione di nuovo tessuto osseo, sulla mineralizzazione ossea, contrastando l’osteoporosi. Ma questo ormone ha anche molte altre funzioni: protegge dalle patologie cardiovascolari, dall’ipertensione, dall’insulino-resistenza, dal diabete, dall’iperglicemia e più in generale da alterazioni del profilo lipidico”, spiega il dottor Frara.



INTEGRATORI DI IRISINA —

Non si pensi però di poter mettersi comodi e assumere l’irisina attraverso semplici integratori. “L’unico modo per stimolare la produzione di irisina è con l’attività fisica. Non esistono integratori, o meglio, non ci sono evidenze scientifiche di benefici con trattamento con irisina, né si conoscono le corrette modalità di somministrazione. La stessa misurazione dell’irisina può avvenire solo con esami del sangue in ambito di ricerca clinica, con campioni trattati e processati in laboratorio”, avverte il dottor Frara.


IRISINA E OBESITÀ —

Muoversi e fare sport resta quindi ad oggi l’unico modo per avere adeguati livelli di irisina. “L’irisina viene prodotta dai muscoli e, di conseguenza, chi ha uno stile di vita sedentario ne ha livelli bassi, che sono stati collegati come dicevamo ad una serie di patologie cardiovascolari e metaboliche. Questo dato sottolinea ancor di più l’importanza di considerare il paziente obeso non come un paziente che ha solo un eccesso di grasso, ma come un paziente molto complesso, a rischio di patologie cardiovascolari e ossee. Il tessuto adiposo, del resto, non è semplice tessuto inerte, ma produce una serie di citochine pro e antinfiammatorie e di ormoni che regolano l’appetito e la scelta degli alimenti che andiamo a consumare. Tra gli ormoni prodotti dal tessuto adiposo ci sono anche gli estrogeni, tanto che gli uomini obesi possono soffrire di ipogonadismo e ginecomastia. Inoltre i pazienti obesi hanno spesso bassi livelli di vitamina D, dal momento che questa è una vitamina liposolubile che, nel caso di grasso in eccesso, resta intrappolata proprio nel tessuto lipidico. Tutti motivi in più per fare sport, aumentare la massa muscolare e far diminuire la massa grassa”, conclude il dottor Frara.
Gazzetta

Poco movimento fisico e obesità: sono questi i fattori associati maggiormente al rischio di diabete

Poco movimento fisico e obesità: sono questi i fattori associati maggiormente al rischio di diabete, patologia di cui, nel 2011, dichiarano di soffrire quasi 3 milioni di italiani. A spiegarlo è un focus sul diabete dell'Istat, relativo a dati che vanno dal 2001 al 2011 e diffuso oggi. Dal focus emerge che se nella popolazione adulta (dai 18 anni in su) il diabete interessa il 5,8% della popolazione, tra gli adulti obesi la quota raggiunge il 15,2%, in crescita di cinque punti rispetto al 2001. Valori che crescono all'aumentare dell'eta' fino a raggiungere il 29,9% tra gli over 75 (+ 8 punti rispetto al 2001). Attenzione particolare viene riservata dal focus all'obesità infantile: dai dati è infatti emerso che nel 2010 più di un ragazzo su quattro tra i 6 e i 17 anni (26,2%) è obeso o in sovrappeso (in modo simile a quanto rilevato nel 2000), e che a partire dai 10 anni il fenomeno inizia ad essere più frequente nei maschi che nelle femminucce. La percentuale di ragazzi con problemi di peso cresce dal Nord al Sud, con percentuali particolarmente alte in Campania e Sicilia (rispettivamente 36,6% e 31,7%). Quanto al diabete, dai dati dell'Istat emerge che, considerando la popolazione dai 45 anni in su, il rischio cresce all'aumentare dell'età (dopo i 65 anni è 4 volte più alto rispetto alla classe di età 45-54 anni), e che nelle donne è più basso del 15% rispetto agli uomini. Rispetto all'essere normopeso l'obesità triplica il rischio, mentre un titolo di studio basso rispetto a un diploma o a una laurea lo aumenta di 1,7 volte. L'inattività fisica ne dermina l'aumento del 35% rispetto a chi pratica sport regolarmente, mentre per chi vive nelle regioni del Sud Italia, infine, il rischio aumenta del 50% rispetto ai residenti al Nord. Le complicanze del diabete possono essere estremamente invalidanti, si legge nel focus, e compromettere la funzionalità di organi essenziali: cuore (infarto del miocardio, cardiopatie), reni (insufficienza renale), vasi sanguigni (ipertensione o altre malattie cardiovascolari, comel'ictus), occhi (glaucoma, retinopatie).
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