(di Luca Prosperi)
- Fermi. Non si gioca. Con che coraggio giochiamo? Dentro quel cuore che si è fermato all'improvviso in mezzo al prato di Pescara c'é l'anima sgomenta del calcio che scopre di essere impotente e fragile davanti alle tragedie. Si ferma il cuore di Mario Morosini, muore un ragazzo di 25 anni dalla vita familiare non fortunata e il pallone decide di dire basta. Niente campionato, niente calcio, con che coraggio si può giocare: da Milano - dove persino si rientra negli spogliatoi - a Udine, da Bergamo a Bologna, stavolta tutti fermi, la tragedia che si è abbattuta sul centrocampista del Livorno è una mazzata forte e riguarda tutti.
Allo stadio Adriatico se ne sono accorti subito che qualcosa di grave era successo: alla mezzora, con la sua squadra avanti di due gol sui padroni di casa, Morosini ha barcollato, tentennato, poi è caduto a faccia in giù, davanti alla curva dei tifosi biancazzurri. Dalla panchina del Pescara massaggiatore e medico, che erano i più vicini, sono schizzati in campo senza neanche attendere l'arbitro: massaggio cardiaco, respirazione artificiale, qualche segnale di ripresa, poi nulla. Inutile la presenza di due defibrillatori, inutile la corsa disperata dell'ambulanza verso il pronto soccorso dell'ospedale di Pescara, ambulanza bloccata per non più di un minuto da una macchina dei vigili urbani in evidente divieto di sosta.
Disperazione dei 22 giocatori in campo, pianti, singhiozzi: persino Verratti del Pescara che corre a prendere una barella. Per un'ora e mezza i medici in ospedale hanno poi provato a rianimare Morosini: tutto inutile, persino un pacemaker via endovena non è servito a far ripartire quel cuore. Fuori all'ospedale una folla di tifosi del Pescara, muta e attonita, partecipe. Livorno o un'altra squadra, quando succede una tragedia simile, non c'é maglietta che divida, specie a Pescara, dove i nervi sono ancora scoperti.
Qualche settimana fa, infatti, il Pescara a sua volta era stato colpito da una tragedia simile: un arresto cardiaco aveva portato via a 43 anni l'amico di sempre di Zdeneck Zeman, Franco Mancini, il suo preparatore dei portieri nonché protagonista con lui nella cavalcata nel Foggia di Casillo. Già: Zeman dov'era? Non lo cercate, ha chiesto il presidente del Pescara Daniele Sebastiani. E' distrutto, è una mazzata terribile per lui, l'ennesima tragedia.
Ora il calcio si ferma: chi ha conosciuto Morosini ne parla con affetto e stima, messaggi di cordoglio da società e leghe, "aveva talento", ha detto Bortolo Mutti, bergamasco come lui. Intanto riparte la discussione sui controlli medici, sulla celerità dei soccorsi, mentre proprio per vederci chiaro il pm della Procura pescarese Valentina D'Agostino ha disposto l'autopsia, già affidata all'anatomopatologo di Pescara Cristian D'Ovidio. Potrà essere effettuata trascorse le 24 ore dall'accertamento della morte, quindi non prima di domani pomeriggio o lunedì mattina. Solo dopo sarà possibile dare il nullaosta per i funerali.
ansa - 15 Aprile 2012 ore 06:31