"Hanno deciso di fare una squadra in cielo, mancava il campione, il numero uno, e han deciso di prenderlo mentre giocava". Sono le toccanti parole di Federica Lisi, la moglie di Vigor Bovolenta, oggi al funerale dell'ex azzurro della pallavolo, tenutosi nella chiesa parrocchiale di Taglio di Po. Dentro e fuori la chiesa di San Francesco tutto il mondo della pallavolo per salutare un giocatore che ha rappresentato un pezzo importante di questo sport in Italia e non solo: due scudetti, tre Champions league, due Campionati europei e una Coppa del mondo. Bovolenta aveva vestito 197 volte la maglia della Nazionale italiana.
Tra i tanti presenti alle esequie, gli ex ct della Nazionale Julio Velasco e Andrea Anastasi, oltre a campioni del recente passato come Zorzi, Gardini, Bernardi. Bovolenta è morto nella notte tra sabato e domenica scorsi, dopo un malore accusato durante l'incontro del campionato di B2, fra la Volley Forlì e Lube Macerata. Il feretro è arrivato avvolto nella bandiera tricolore, portato a spalla dagli ex compagni di squadra Giombini, Papi, Savani, Rosalba, Zlatanov. Ad attenderlo la moglie, Federica Lisi, a sua volta ex pallavolista, con i figli ed i genitori di Vigor, papà Gino e mamma Luciana, e la sorella Ambra.
. "Ho visto dolore, sofferenza e lacrime, ma questo non era lui, io lo conoscevo bene - ha detto dall'altare Federica - Dicono che la perfezione non esiste, ma non è così, eravamo perfetti, come perfetti sono Alessandro, Arianna, Angelica e Aurora. Adesso, Bovo, andiamo avanti, sempre insieme". Dentro la piccola chiesa hanno trovato posto circa 400 persone, qualche migliaio sono rimaste invece all'esterno, in Piazza Venezia, con gli altoparlanti a diffondere l'omelia. "Cerchiamo noi ora di alzare il muro, come faceva Vigor, contro l'egoismo e le paure, e voliamo in alto per 'schiacciare' punti di altruismo e di bontà", ha detto don Damiano Baschini, vicario vescovile a Chioggia, il sacerdote che ha celebrato il matrimonio di Bovolenta.
"Più che tutte le sue vittorie sportive ottenute in carriera Vigor aveva vinto con la sua famiglia. Era un campione nella vita e della vita. Quando Vigor si è accasciato sabato sul campo ha abbandonato la palla: raccogliamola noi quella palla, per vincere la partita della vita, e viviamo l'uno per l'altro, come una squadra", ha concluso il sacerdote
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