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Sudafrica 2010: La Grande Spagna cade con la piccola Svizzera
La prima partita del gruppo H è stata Honduras – Cile: quest’ultima è una formazione che gioca un calcio veloce, lineare, avvolgente. Il pressing è l’arma principale per gli uomini di Marcelo Bielsa che rincorrono ogni pallone come un ghepardo a caccia della sua preda.
L’Honduras invece, è una formazione modesta, con poche qualità, vittima predestinata di un Cile che presenta ben 3 italiani in campo: Isla e Sanchez dell’Udinese e Carmona della Reggina.
Il gol di Beausejour al 34° del primo tempo regala i 3 punti alla squadra di Bielsa che, insieme alla Svizzera, comanda il girone H.
Al “Loftus Versfeld Stadium” di Pretoria, Sudafrica e Uruguay danno inizio alla seconda giornata del gruppo A: i Bafana Bafana devono vincere per sperare nel passaggio del turno dopo il pareggio nella prima giornata contro il Messico. Il tecnico dell’Uruguay, Oscar Tabarez manda in campo un tridente d’attacco formato da Cavani, Suarez e Forlan. Proprio quest’ultimo sarà l’eroe della serata segnando una doppietta. La prima rete degli ospiti arriva al 24° minuto di gioco: l’attaccante dell’Atletico Madrid lascia partite un tiro da 30 metri che sorprende l’estremo difensore sudafricano, un gran gol. Il raddoppio dell’Uruguay lo realizza ancora Forlan su calcio di rigore.
A tempo scaduto Pereira chiude l’incontro sul 3 a 0.
Il Sudafrica è quasi fuori dal mondiale mentre l’Uruguay si avvicina agli ottavi di finale sospinto da un grande Forlan.
Gruppo H: Honduras-Cile 0-1
Gruppo H: Spagna-Svizzzera 0-1
Gruppo A: Sudafrica-Uruguay 0-3
Rosario Ligato - mediterraneonline
Brasile, bufera su Dunga
JOHANNESBURG – E’ quando il grosso grasso radiocronista brazileiro attacca il suo collegamento, mentre implode nella sua delusione mesto come un brazileiro mai dovrebbe essere; è in quel momento che si ha la netta percezione di come in Brasile l’idea della bellezza del gioco e della felicità che si porta dietro ogni dribbling, sia superiore a tutto. Randpark Golf Club di Johannesburg, il giorno dopo Brasile-Corea del Nord, mezzogiorno di totale sconforto a casa-verdeoro. Non c’è allegria e non c’è samba nelle parole del radiocronista che sta raccontando la sua disillusione a un intero popolo. Volevate gioia? Avete avuto in cambio una banalissima vittoria. Solo una nenia triste, una cantilena da vespro siciliano. Il senso di tutto è: ma che divertimento c’è a vincere così?
NOIA BRAZIL -Questi non siamo noi. L’altra sera i brasiliani – da Rio a Porto Alegre – hanno spento la tivù e si sono detti: questi non siamo noi. «Brasile noioso come un sonnifero» , titolano i quotidiani.
Uno tra i più venduti, « Folha » di San Paolo, si inventa uno slogan: non più Seleçao, ma « Selexotan » , come il farmaco del sonno. «O Globo» parla di «siccità del gol» . L’accusato numero uno è sempre lui, il mai amato Carlos Dunga, uno che i brasiliani sopportano a malapena, ma solo perché nella sua gestione il «Cucciolo » ha vinto Coppa America, Confederations Cup e girone di qualificazione ai mondiali in Sudafrica, e di più non poteva fare.
Persino Lula non l’ha presa bene. E non è un buon segno. Il presidente ha assistito alla partita con la moglie Marisa Leticia e con alcuni ministri. Festa non è stata. «Il presidente non era molto felice- ha rivelato uno del suo staff -
però è convinto che il rendimento migliorerà». Dunga, dal canto suo, non fa niente per rendersi simpatico. Ieri ha cancellato la conferenza-stampa a venti minuti dal suo inizio; nei giorni scorsi ha litigato con i giornalisti che non si capacitavano degli allenamenti a porte chiuse. Ma come, noi siamo il Brasile. A porte chiuse, e quando mai?
CRITICHE -Dunga come Capello. Motivi diversi, la stessa critica. Non ci seipiaciuto, Carlos. Gli rinfacciano il gioco, brutto e noioso,e un Kakà lontano dalla condizione, lo accusano di non dare spettacolo (ma lui si era difeso preventivamente prima del Mondiale: «Non cerco il calcio-bonito, voglio solo vincere» ) , tornano su vecchie discussioni, come quella delle convocazioni mancate. Dov’è Pato? Non ti faceva comodo uno come Ronaldinho? E Adriano, lo buttavi via? Qualcuno – pensa te a che punto sono arrivati – tira in ballo anche Ronaldo. Poi esagerano, sbeffeggiandolo per la giacca, pensata dalla figlia Gabriela, aspirante ( molto aspirante) stilista che già aveva vestito il padre ehm, ehm con una horror- camiciola che fece epoca. « O Dia » lancia addirittura un sondaggio: «Ma chi gliela ha data quella orribile giacca a Dunga?». C’è chi vota «Capitan Nemo», altri il «Piccolo Principe». Luis Fabiano prova la difesa: «C’erano coreani dapper-tutto, una marea di coreani: è difficile giocare così» . Ma in fondo, la critica più spietata, quella che fa più male, arriva dai cugini argentini, che ovviamente godono come ricci. Il «Clarin» scrive che: «Il Brasile ha solo vinto», sottolineando il « solo » . Vincere soltanto non è da Brasile, non è da noi piagnucola qui al Golf Club il radiocronista brasiliano: mi sono visto allo specchio e non mi sono riconosciuto più, dove ti sei persa bellezza, dove sei finitofutbol bailado? (corsport)
Olanda: protesta per l'arresto di due sexy tifose
Il governo olandese ha criticato il Sudafrica per l'arresto di due loro concittadine che sponsorizzavano, insieme ad altre donne, la birra Bavaria, in occasione di un match del Mondiale di calcio.
L'incidente aveva coinvolto in totale 36 donne, espulse dallo stadio, che erano vestite in abiti arancione durante la partita Paesi Bassi -Danimarca, e indossavano una gonnellina mini in cui c'era un piccolo marchio della Bavaria. La birra ufficiale dei Mondiali è invece la Budweiser.
La polizia ha arrestato le due organizzatrici, Mirte Nieuwpoort e Barbara Castelein, con l'accusa di aver fatto pubblicità non consentita.
"E' scandaloso che le due donne siano state fermate per aver indossato degli abiti arancione in uno stadio di calcio", ha detto il ministro degli Esteri olandese Maxime Verhagen.
Le due donne sono comparse ieri davanti alla corte a Johannesburg e sono state rilasciate dietro il pagamento di cauzione, ma dovranno ripresentarsi lunedì prossimo per una nuova udienza. Sono accusate di aver violato le leggi che regolano la pubblicità negli stadi.
L'ambasciata olandese a Pretoria ha chiesto spiegazioni alle autorità sudafricane, dicendo: "Non siamo a conoscenza di norme sudafricane che permettono di arrestare persone per aver indossato un vestito arancione". Ma all'interno degli stadi solo alla birra Budweiser, che è lo sponsor ufficiale, è consentito di pubblicizzare il suo marchio. La FIFA protegge ferocemente i suoi interessi di marketing.
Foto Reuters - fonte: blog in-dies
Buffon ci prova, Mondiale sul filo
Questo ha detto la risonanza magnetica alla quale si è sottoposto il numero uno azzurro ieri mattina a Pretoria. Non è un verdetto inatteso. Il professor Castellacci, responsabile medico della nazionale, aveva già ipotizzato questo tipo di problematica e ieri pomeriggio ha fatto il punto della situazione: « La forte sciatalgia è stata provocata da una piccola ernia del disco che comprime la radice sacrale della gamba sinistra, provocando forte dolore. Si tratta di una recidiva. Gigi Buffon resta comunque qui per tutte le cure del caso, perché riteniamo esista un margine, pur minimo, di recupero » .
Il protocollo di cura è già stato fissato. La richiesta per uso di farmaci cortisonici (generalmente proibiti dall’antidoping) è stata già accolta positivamente dalla Fifa. Buffon dovrà restare a riposo una decina di giorni. Alla terapia antidolorifica medica e fisioterapica, seguirà poi il recupero neurologico e fisico. Una prognosi precisa non è stata fatta, in attesa delle risposte fisiologiche del giocatore, ma è evidente che i margini per rivedere Buffon in campo sono davvero ridottissimi.
RISCHIO OPERAZIONE – Castellacci è rimasto in contatto con i colleghi juventini, avendo carta bianca per questo tentativo, voluto fortissimamente dal giocatore. C’è anche l’ipotesi però che il quadro clinico non migliori in modo convincente.
E che Buffon, dopo aver rifiutato in passato l’opzione operazione chirurgica, sia poi costretto ad affrontare questa eventualità. Un quadro che coinvolgerebbe pesantemente la Juve, non solo nella scelta da condividere con Gigi, ma perché chiamata in questo caso a cercare sul mercato un sostituto ancorché temporaneo di uno dei più forti portieri del mondo. Paradossalmente la staffetta che si annuncia in questi giorni in Sudafrica, potrebbe tornare anche in Italia, visto che sicuramente Marchetti potrebbe diventare un obiettivo serio per i bianconeri.
NIENTE DEROGHE – Ma in questo momento conta lo sforzo di Gigi, intenzionato a non rimanere per fare numero ma per riuscire ad essere protagonista in uno spicchio di mondiale. Ipotesi remota ma sul tavolo. Intanto per tutta la giornata si erano susseguite riunioni federali informali per la gestione di questa emergenza. Il presidente Abete, il direttore generale Valentini, il segretario della nazionale Vladovich e il responsabile dell’ufficio Affari Internazionali, Di Cesare erano stati a consulto per capire, nelle pieghe del regolamento Fifa del torneo la possibilità di una eventuale sostituzione di Buffon nella rosa dei 23. Questione scivolosa perché mentre il comma 4 dell’articolo 26 parla di concessione di deroga legata a ‘casi di forza maggiore’, lasciando al comitato organizzatore la valutazione dei medesimi, il comma 6 inchioda i tempi utili per l’azione di avvicendamento per infortunio alle 24 ore prima del debutto mondiale ( con la possibilità di poter pescare anche fuori dalla lista dei 30 stilata l’ 11 maggio scorso). A tagliare la testa al toro ci ha pensato la Fifa stessa che ha respinto la richiesta della Francia di sostituire il portiere Cedric Carrasso, infortunato (contrattura muscolare alla coscia destra), non ravvisando caso di forza maggiore. Un motivo in più per trattenere Buffon, rinunciando a chiamare Sirigu. E’ evidente che nel caso in cui sia Italia che Francia, dovessero restare con un portiere solo (mettiamo per un’espulsione) potrebbero a quel punto far valere la necessità di integrare la rosa. (corsport)
Mondiali di Calcio 2010: il programma sulle reti Rai di mercoledì 16 giugno
Alle 16 c'è Spagna-Svizzera, stasera Sud Africa-Uruguay, il Brasile fatica contro la Corea I brasiliani vincono 2-1. Oggi si comincia alle 13,30
Alle 20,30 Sud Africa-Uruguay su RaiUno e Sky
Il Brasile ce la fa, ma quanta fatica
Doppietta in 20 minuti
All'83°
La Corea resiste per 55 minuti
Alla fine del primo tempo 0-0
Il Brasile parte piano
Portogallo- Costa d'Avorio finisce 0-0
Il Portogallo di Cristiano Ronaldo fatica a sbloccare il risultato
La Nuova Zelanda pareggia all'ultimo minuto
Slovacchia in vantaggio al 5° del secondo tempo
Il primo tempo era finito 0 a 0
Il portiere della Nuova Zelanda è un pericolo per i suoi
La diretta streaming di Slovacchia-Nuova Zelanda
Alle 16 il Portogallo di Ronaldo
Alle 20,30 il Brasile anche su RaiUno
Le partite di ieri: il Giappone a sorpresa batte il Camerun
Una traversa del Camerun poteva riaprire il risultato nel finale
Il Giappone ha l'occasione per raddoppiare all'81° e solo il palo salva Souleymanou, il portiere camerunense.
Il Giappone chiude il 1° tempo sull'1 a 0
Al 33° il gol dei giapponesi
L'Olanda batte la Danimarca, ma fatica tanto
Mercoledì debuttano le furie rosse
Alle 20,30, infine, in programma c'è Sudafrica-Uruguay. Le due squadre riaprono il secondo turno delle partite nella fase a gironi. Il match sarà trasmesso da Rai1 e da Sky Mondiali.
Giovedì torna in campo l'Argentina
Venerdì l'Inghilterra ha una seconda chance
Quando è ora gli italiani amano l'Italia
Avevamo appena finito tutti quanti di dire e di scrivere che dell’avventura degli azzurri in questi mondiali non frega niente a nessuno, e anzi che erano sempre di più coloro che si auguravano una figuraccia, che siamo già qui a registrare un dato che ribalta tante nostre impressioni.
La prima partita della Nazionale, cioè la non certo esaltante prestazione con il non certo formidabile Paraguay, ha fatto il record di spettatori. Ventun milioni e mezzo tra Rai e Sky. Vuol dire che la partita l’hanno vista proprio quasi tutti.
Ma c’è un altro dato meno scientifico, però altrettanto reale, ed è quello sull’ancor più sorprendente proliferazione di megaschermi nelle piazze, di gente in giro con la bandiera italiana, di tricolori alle finestre. L’Italia della gente comune non solo ha visto l’Italia del calcio: ha anche tifato. Questo è un dato per molti inconfessabile, perché non c’è nulla di più banale che manifestarsi tifosi della Nazionale, e non c’è nulla di più snob che dire: della Nazionale non me ne può importare di meno. Eppure l’altra sera faceva caldo, tenevamo tutti le finestre aperte e quando De Rossi ha segnato - e si trattava solo di un modesto pareggio - s’è udito un urlo provenire dalle case accanto, evidentemente popolate da tifosi occulti come noi.
E’ strano quel che è successo l’altro ieri. Perché non si può neppure dire che, come al solito, noi italiani siamo stati solleciti nel salir sul carro dei vincitori: per adesso non ci sono vittorie da festeggiare e non c’è neppure un carro. C’è però qualche cosa di misterioso che porta tutti noi, quando l’Italia gioca ai mondiali, a prendere atto di un’inattesa prevalenza dell’emozione sulla ragione, o meglio su convinzioni che riteniamo ragionate. Per capirci: anche chi trova Lippi simpatico come un bicchiere di olio di ricino, anche chi avrebbe preso a sberle Cannavaro quando ha detto che siamo un Paese ridicolo perché qualcuno sostiene che i calciatori guadagnano troppo, forse perfino chi si dichiara non italiano ma padano, insomma anche chi crede di avere buone ragioni per «tifare contro» quando la palla è in campo avverte un senso di appartenenza di cui è il primo a meravigliarsi.
Il record di spettatori e di tifo per una pur improbabile Nazionale come questa dimostra probabilmente una cosa. Dimostra che noi italiani siamo molto meno anti-italiani di quanto diciamo e anzi ostentiamo di essere. Fa chic lamentare sempre che in Italia è tutto uno schifo, che nei Paesi anglosassoni sì che c’è un senso dello Stato, che in Francia sì che i trasporti pubblici funzionano, che negli Stati Uniti sì che valorizzano i talenti e io i miei figli li mando all’estero e bla bla bla. Da qualche anno c’è perfino una retorica terzomondista alimentata da chi, con i soldi guadagnati in Italia, va in vacanza in Paesi miserabili (ma in hotel a cinque stelle) e quando torna ammonisce: là sono tanto poveri ma hanno una dignità, mica come noi.
Tutto questo noi ossessivamente ripetiamo perché, tra i nostri tanti difetti, il peggiore sta appunto nel dire che siamo pieni di difetti. Campioni dell’autodiffamazione, ecco il nostro primato. «Siamo in Italia…» è la conclusione sconsolata di tanti nostri discorsi, come per dire: qui non si può concludere nulla di buono. Strano Paese, in cui ciascuno critica l’Italia e al tempo stesso se ne dissocia, come se gli italiani fossero sempre gli altri.
Eppure siamo molto meno peggio di quanto ci vogliamo dipingere. Tanto che, paradossalmente, perfino questo nostro continuo criticarci a volte diventa un pregio. Perché i veri difensori di una civiltà non sono i suoi goffi e retorici esaltatori, ma i suoi critici: a volte perfino i suoi detrattori e i suoi castigatori. Il mugugno di noi italiani è fastidioso e ingeneroso, ma serve pure a tenere desta l’attenzione per limitare i danni. In fondo il cinema italiano è diventato un cinema solo quando ha cominciato a smascherare le nostre miserie e le nostre viltà.
Speriamo che la Nazionale non inciampi goffamente contro qualche carneade neozelandese o slovacco. Dovesse succedere, diamo per scontato che torneremo tutti anti-italiani. Farebbe parte del nostro modo di essere. Ma per il momento prendiamo atto che l’inizio di questo Mondiale, con tanto e spontaneo tifo, è la prova che questo popolo si vuol bene molto più di quanto voglia far credere.
La stampa.it