Il fortissimo legame che lega Napoli a Diego Armando Maradona è indissolubile e lo dimostrano le tante bandiere appese sui balconi della città partenopea. Vessilli che sono aumentati con l’eliminazione dell’Italia e con il desiderio espresso dal ct dell’Argentina di voler, un giorno, approdare sulla panchina del Napoli. A Forcella e nel resto della città a tempo di record sono state rimossi i tricolori ed il vessillo biancoceleste della ’seleccion’ campeggia ora ad ogni incrocio. In Piazza Crocelle ai Mannesi, a pochi passi dal Duomo, un gigantesco striscione biancazzurro, di oltre 10 metri di larghezza, è stato steso fra i palazzi: al centro del sole, che nella bandiera argentina occupa lo spazio orizzontale bianco posto fra le due strisce azzurre, è stata inserita una foto di Diego.
Nei Quartieri Spagnoli, alla Sanità, a Secondigliano, nei mercatini della Pignasecca sono molte le bancarelle degli ambulanti che vendono bandiere ed altri gadget che ricordano i colori della nazionale argentina. Per non parlare della zona della Stazione Centrale dove i turisti in arrivo con il treno fanno le foto ricordo davanti ai banchetti addobbati con i colori dell’Argentina ed i poster di Diego. Una spiegazione socio-antropologica del fenomeno cerca di darla lo scrittore Maurizio De Giovanni:
Il fortissimo legame che lega Napoli a Diego Armando Maradona è indissolubile e lo dimostrano le tante bandiere appese sui balconi della città partenopea. Vessilli che sono aumentati con l’eliminazione dell’Italia e con il desiderio espresso dal ct dell’Argentina di voler, un giorno, approdare sulla panchina del Napoli. A Forcella e nel resto della città a tempo di record sono state rimossi i tricolori ed il vessillo biancoceleste della ’seleccion’ campeggia ora ad ogni incrocio. In Piazza Crocelle ai Mannesi, a pochi passi dal Duomo, un gigantesco striscione biancazzurro, di oltre 10 metri di larghezza, è stato steso fra i palazzi: al centro del sole, che nella bandiera argentina occupa lo spazio orizzontale bianco posto fra le due strisce azzurre, è stata inserita una foto di Diego.
Nei Quartieri Spagnoli, alla Sanità, a Secondigliano, nei mercatini della Pignasecca sono molte le bancarelle degli ambulanti che vendono bandiere ed altri gadget che ricordano i colori della nazionale argentina. Per non parlare della zona della Stazione Centrale dove i turisti in arrivo con il treno fanno le foto ricordo davanti ai banchetti addobbati con i colori dell’Argentina ed i poster di Diego. Una spiegazione socio-antropologica del fenomeno cerca di darla lo scrittore Maurizio De Giovanni:
”L’eliminazione dell’Italia non leva nè mette nulla alla connazionalità che i napoletani sentono con l’America Latina. Pochi giorni fa, con lo scrittore cileno Antonio Skarmeta riconoscevamo questa affinità orizzontale che lega sentimentalmente i nostri popoli. Ecco perchè i napoletani si sentono più vicini agli argentini, ai brasiliani o ai cileni rispetto ai trentini o ai valdostani. C’e’ un sentimento comune anche inconsapevole, che ci lega e che diventa consapevole davanti a capolavori della musica, dello spettacolo, della cultura o dello sport che riflettono la contiguità delle nostre anime. E nello sport non c’e’ capolavoro che possa essere paragonato a Diego Maradona”.
Qualcuno si è spinto oltre ideando una bandiera “borbonico-argentina”. Riproduce i colori azzurri della bandiera argentina, che sono poi gli stessi del Napoli, con al centro, sul bianco, lo stemma borbonico del Regno delle Due Sicilie. E’ la nuova bandiera borbonico-argentina che il Movimento Neoborbonico, nato per ricostruire la storia del Sud e l’orgoglio ”di essere meridionali” e il Movimento VANTO (Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio) stanno distribuendo in città ai napoletani tifosi dell’Argentina.
Giuseppe Bruscolotti, grande amico di Maradona nel Napoli dei tempi d’oro, non ha dubbi: “Il connubio di Napoli con Maradona è qualcosa che non si può spiegare. Gli argentini sono molto simili ai napoletani e l’arrivo di Maradona sotto il Vesuvio ha significato un miracolo sportivo, del costume, un inno alla gioia, ciò non di meno il tormento del non sapersi lasciare. Napoli ha amato e soffocato Diego passando da un eccesso all’altro. La vita di Diego, la sua parabola sono ciò che la gente vive tutti i giorni”.
“Finché l’Italia è rimasta in corsa, la città era divisa – dice Rosetta De Napoli, titolare della sua bottega di frutta e verdura a San Gregorio Armeno – ma adesso è tutta per Diego con la barba imbiancata. Io quando guardo l’Argentina tengo il rosario in mano, ma non sono l’unica qui. Ci vuole un po’ di scaramanzia per portare Maradona in finale, quella non guasta mai”.
“Napoli è e sarà per sempre la casa di Maradona” - sostiene Bruno, commerciante della periferia nord della città - nel Mondiale del 90’ se c’era una squadra contro la quale l’Italia doveva uscire quella era proprio l’Argentina. Ricordo che dopo quella partita non dico che festeggiamo come se avessimo vinto noi ma quasi”. Anche il tifoso Salvatore, che ha esposto al suo balcone la bandiera dell’Argentina, ricorda quei momenti di Italia ‘90: “Mi trovavo a Napoli poco vicino al quartiere di Fuorigrotta: credetemi, non sembrava che l’Italia fosse stata eliminata dai Mondiali. Non vidi persone tristi, anzi. Io personalmente ho sempre fatto il tifo per Diego fin qui, figuriamoci adesso che è ai quarti di finale”.