Sport Land News

Tennista serbo e fondista keniana sportivi dell'anno

Il tennista serbo Novak Djokovic, fresco vincitore dell'Open d'Australia, e la fondista keniana Vivian Cheruiyot, oro nei 5.000 e nei 10.000 ai Mondiali di Daegu, hanno ricevuto il premio Laureus - Sportivo dell'anno. Il Barcellona, vincitore del campionato spagnolo e della Champions League, e' stato premiato come squadra dell'anno dalla giuria della Laureus World Sports Academy, composta da 48 personalita' dello sport. Djokovic succede a Rafael Nadal, la Cheruiyot all'americana Lindsey Vonn.

ansa

Anche lo sport nel suo piccolo s’incazza

Dai silenzi squarciati dalle unghiate di Zeman alle esplosioni retoriche di Alì, la storia dello sport è piena di personaggi dalla lingua sciolta e dai pensieri brillanti. Imbattibile il sarcasmo di Best o la feroce ironia di Prisco. Dai “primitivi” Cassano e Gascoigne fino alla “locomotiva” Zatopek, attraversando l’esilarante povertà descritta da LaMotta, una piccola galleria di battute tanto per uscire dai soliti veleni quotidiani.
Paul Gascoigne: Qui mi diverto. Ho già provato di tutto: testa d’anatra, testa di gallina, zampe di gallina, pipistrelli… Di questo passo, presto mi cresceranno le ali e potrò volare.
Eric Cantona: Quando i gabbiani seguono il peschereccio è perché pensano che delle sardine stanno per essere gettate in mare.
Mark Spitz: Nell’assegnazione dei Giochi Olimpici contano tre cose: fare soldi, ancora più soldi e più soldi possibile.
Enzo Bearzot: A causa dell’ingresso di grandi sponsor sulla scena del calcio, sembra che il denaro abbia spostato i pali delle porte.
Ayrton Senna: Non esiste una curva dove non si possa sorpassare.
Gino Bartali: Gli italiani sono un popolo di sedentari. Chi fa carriera ottiene una poltrona.
Livio Berruti: La mia carriera è stata tutta una combinazione. Da piccolo correvo dietro ai gatti, mi piacevano i cambi di direzione e forse questo mi ha dato le prime qualità.
George Best: Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcol. Sono stati i venti minuti peggiori della mia vita.
Vujadin Boskov: In campo sembravamo turisti. Con la differenza che per entrare allo stadio non abbiamo pagato il biglietto.
Antonio Cassano: A scuola avevo due in tutte le materie. Un risultato straordinario, ottenuto grazie a un impegno costante. Sono stato bocciato sei volte, tra elementari e medie.
Muhammad Alì: Io sono il più grande. L’ho detto persino prima di sapere di esserlo.
Roger Federer: Quando non hai il tempo di fermarti a riflettere è un problema. Giocavo, vincevo e andavo da un torneo all’altro. Anche le mie vacanze erano fatte di corsa. Le sconfitte invece mi lasciano del tempo, ed è abbastanza gradevole avere una vita più normale.
Rino Gattuso: Io penso e parlo in calabrese, è più veloce, è più comodo. Quando devo imprecare lo faccio in calabrese. Chissà quanti morti che t’è muort, morti ‘e mammete o vai a fare in du culu ho tirato durante la mia carriera.
Jack LaMotta: Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava due o tre colpi di pistola, poi rientrava dicendo che Babbo Natale si era suicidato.
Diego Maradona: Io sono favorevole agli omosessuali perché, grazie a loro, aumenta la richiesta di veri maschi.
Josè Mourinho: Solo uno tra ventuno non voleva darmi la laurea honoris causa, ma è normale, anche Gesù non piaceva a tutti.
Jessie Owens: Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.
Marco Pantani: Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia.
Michel Platini: Il doping non sono gomme da masticare. Il doping è come fare l’amore, c’è bisogno di essere in due: il dottore e l’atleta.
Peppino Prisco: Prima di morire mi faccio la tessera del Milan, così schiatta uno di loro.
Totò Schillaci: Se c’è da attaccare attacco, se c’è da subire subisco.
Marco Simoncelli: Si vive di più andando cinque minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera.
Tommie Smith: Se faccio qualcosa di buono sono un americano, ma se faccio qualcosa di sbagliato allora sono un negro.
Mike Tyson: Non puoi restare sposato in una situazione in cui hai paura di addormentarti per l’eventualità che tua moglie ti tagli la gola.
Marco Van Basten: Nel calcio vale quanto ha detto Ivan Lendl rispetto al tennis: se desideri farti un amico, comprati un cane.
Gilles Villeneuve: Quando faccio un incidente, per i giornali, la televisione o per quello che immagina la gente, è come se io avessi fatto cinque incidenti.
Emil Zatopek: Non ho abbastanza talento per correre e sorridere allo stesso tempo.
Mario Balotelli: Credo che nella vita si debba aver paura di altre cose, non certo di una partita.
Zdenek Zeman: Non c’è nulla di male ad essere ultimi, se lo si è con dignità.
di Giorgen - ticinolibero.ch

Valentino Rossi è ancora all'inseguimento dei top team ma il Dottore rivela "In Ducati siamo tutti contenti

Caldissimo nelle ore centrali e un acquazzone pomeridiano che ha fatto chiudere i lavori in anticipo, alle 17:25. In casa Ducati, Nicky Hayden si era fermato prima, verso mezzogiorno, dopo aver provato a guidare con una fasciatura molto stretta della spalla sinistra dolorante. Non avendo comunque la forza necessaria per spingere forte, d'accordo con la squadra, ha preferito smettere in anticipo.
Valentino Rossi invece ha continuato fino all'arrivo della pioggia ed ha chiuso con il quinto miglior tempo, abbassando di un secondo la sua prestazione di ieri. Il pilota italiano si e' detto soddisfatto del primo test con la GP12.
"Nel team siamo tutti contenti per come sono andati questi test, soprattutto oggi. 2'00"8 comincia ad essere un tempo interessante. Le due Honda e le due Yamaha sono ancora davanti, però noi consideriamo questo test un punto di partenza. Le cose più positive che abbiamo ottenuto sono che l'anteriore adesso mi permette di guidare un po' di più come sono capace, che la moto reagisce bene alle modifiche e che abbiamo le idee chiare su cosa ci manca" spiega il "Dottore".
"In particolare, se riusciremo a migliorare il comportamento della moto in accelerazione potremo fare un consistente passo in avanti. So che in Ducati il lavoro non si è mai fermato e adesso con le informazioni raccolte continueranno a lavorare sulle aree che abbiamo individuato. Anche se magari ci vorra' un po', è vero che da qui alla prima gara manca ancora tempo. Dobbiamo crescere e quindi stiamo con i piedi per terra ma io sono contento di come è andata".
"C'è tanto lavoro da fare e qualche problema da risolvere, ma abbiamo una buona base. Iil morale della truppa è alto" aggiunge Valentino su twitter. "Adesso facciamo la valigia e torniamo a casa a fare due traversi sulla neve! Il Subarone è pronto con le termiche!"
Italpress

La Roma è uno spettacolo Inter umiliata con quattro gol

Milano, 05 febbraio 2012
Lezione di calcio all'Olimpico della squadra di Luis Enrique: a segno Juan, doppietta di Borini e gol finale di Bojan. Inter chiusa nella propria metà campo: solo un punto nelle ultime tre gare

Il recupero di mercoledì, contro il Catania, potrebbe sancire anche il sorpasso in classifica. Per il momento, all'Olimpico, arriva un confronto imbarazzante per l'Inter ed esaltante per la Roma: 4-0. Ma il risultato non è tutto e soprattutto non dice tutto: la partita mostra una squadra che occupa militarmente la metà campo avversaria, e un'altra chiusa a protezione della sua porta, senza nemmeno troppa convinzione. Da una parte Totti dipinge e innesca i vari Lamela e Borini, dall'altra Milito e Pazzini si guardano e vedono il centrocampista più vicino a una ventina di metri. La Roma "rimbalza" dopo gli stop con Bologna (parziale) e Cagliari (totale), l'Inter infila la terza partita senza vittorie: due sconfitte e il 4-4 col Palermo. Entrambe restano in corsa per il terzo posto, ma dopo la sfida diretta puntare sulla Roma sembra decisamente più facile, mentre farlo sull'Inter richiede una grande fede.

i gol — Il primo gol arriva su calcio piazzato, ma è un caso, un premio al termine di una insistita e esteticamente apprezzabile azione palla a terra, nobilitata da un colpo di tacco di Totti che libera al tiro Lamela. Julio Cesar dice di no all'argentino, poi si oppone anche a Pjanic, ma sul corner Totti trova l'inserimento di Juan: stacco in "terzo tempo", difensori fermi e 1-0. In una gara alla pari, ci sarebbe da attendersi una reazione dell'Inter: invece niente, ci prova solo Milito dovendo fare però tutto da solo, da metà campo in poi. E' un segno, così come è una sentenza il 2-0 di Borini, non appena l'Inter, nel finale di tempo, prova a mettere la testa fuori. Bella palla in profondità di Pjanic, Borini fa sedere Samuel con una sterzata e poi di destro infila Julio Cesar sotto le gambe. Gran partita di Borini, che corre come al solito per due, e trova i tempi giusti per salutare i difensori nerazzurri: a inizio ripresa su un lancio lungo di Juan parte in posizione regolare e si ritrova solo in area. Resiste al rientro di Lucio e fa 3-0: praticamente, si potrebbe iniziare a tornare a casa lì, per evitare i ritardi dovuti alla neve. Chi resta, invece, fa in tempo a vedere anche un gol di Bojan, che fra quattro difensori nerazzurri fa vedere perché a Barcellona, qualche anno fa, pensavano di avere per le mani un fenomeno.

spettacolo roma — Luis Enrique, invece, ha sicuramente per le mani una squadra dalle grandi potenzialità: il rientro di De Rossi aumenta esponenzialmente la stabilità della squadra, Pjanic e Gago quando sono in palla garantiscono le due fasi e illuminanti verticalizzazioni, Taddei e José Angel (uno degli acquisti più discussi), prendono possesso delle fasce, con tanti saluti a Zanetti, Obi, Nagatomo e soprattutto Maicon. Il tecnico poi si gode Totti, che forse non sarà al massimo per 90', ma che indirizza la gara. E non può più prescindere da Borini moto perpetuo. Ora resta da capire perché si vivano passaggi a vuoto come quello di Cagliari e poi il terzo posto è alla portata.


incubo inter — Ranieri deve invece sperare che sia stato un brutto sogno. L'Inter non è mai in partita, arriva a tirare verso la porta di Stekelenburg due volte (Milito in azione personale e Pazzini di testa), si schiaccia sulla sua difesa e alla fine rinuncia anche a reagire, aspettando la fine. I romanisti vanno il doppio, e le scelte sono poche. Tanti assenti (Sneijder, Forlan, Stankovic, Guarin, Alvarez), ma anche qualche scelta che farà discutere, come quella di sostituire, già sotto 2-0, Pazzini con Poli (esce anche Samuel e entra Cordoba, non Ranocchia). Va bene l'equilibrio, ma se i nerazzurri vogliono puntare al terzo posto devono inserire i pezzi da novanta, e non fare collezione di mediani.
Valerio Clari / gazzetta.it

Ecco come è nata la Ferrari più brutta

Proviamo a spiegare le ragioni di questa monoposto tanto rivoluzionaria quanto sgradevole all’occhio. Il team di Maranello va a caccia di riscatto dopo un Mondiale deludente e rischia tutto il possibile. (foto AP/La Presse)

Il primo impatto non è stato dei migliori. Nemmeno il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo è riuscito a nascondere il fatto che la nuova F2012 sia effettivamente molto molto brutta. Ma, come è logico che sia, il giudizio di una monoposto non può essere legato alla mera estetica. Oltre al colpo d’occhio c’è di più. E sta tutto nel nuovo regolamento e nella voglia di rinnovarsi del team di Maranello dopo un anno da dimenticare.
PIEDE SULL’ACCELERATORE – Il modello è quello di Fernando Alonso, che nel Mondiale più difficile ha schiacciato fino in fondo per spremere quei decimi di secondo che la Ferrari dell’anno passato proprio non poteva garantirgli. Il pilota spagnolo ha dato l’esempio e Stefano Domenicali lo ha seguito. Dopo le critiche ricevute per una monoposto molto conservativa sul piano dinamico come quella del 2011 e la rivoluzione in seno al team, ecco dunque la macchina più estrema di sempre. Il fatto che sia anche la più brutta poco conta per gli ex McLaren Pat Fry e Nikolas Tombazis, i due che hanno coordinato il progetto della F2012. L’obiettivo era sfruttare al massimo il nuovo regolamento della Formula 1 e provare a rilanciare dopo un anno passato ad inseguire.
LA RIVOLUZIONE: MUSETTO E SOSPENSIONI – Il punto focale del nuovo progetto sta nella parte frontale. I problemi principali della vecchia Ferrari erano la tenuta di strada e i tempi di riscaldamento delle gomme anteriori. Per risolvere queste due problematiche, si è deciso di stravolgere il quadro e di sfruttare al massimo il nuovo regolamento, che limita l’altezza dell’anteriore. Il telaio è stato portato all’altezza massima consentita (62,5 cm) lì dove si innesta nel musetto (forzatamente abbassato per ragioni di sicurezza) “da balena” (per dirla alla Montezemolo), creando l’effetto tanto sgradevole a livello estetico. In questo modo, però, si incanala il quantitativo massimo di aria e si cerca di stabilizzare al meglio la monoposto. Tutto ciò comporta per esigenze aerodinamiche anche l’altro cambiamento determinante, quello del passaggio alle sospensioni “pull-rod” anche sull’anteriore, una soluzione che nel “circus” non si vedeva dalla Minardi del 2001 e che era stata progressivamente negli anni 90. Il fatto che sia stata rispolverata si spiega ancora con l’esigenza di convogliare aria, operazione che con il musetto abbassato diveniva difficoltosa. Sarà la scelta giusta? Se tutto andrà come deve, l’addio agli scarichi soffianti nel diffusore potrebbe essere compensato dall’aria proveniente dalla parte frontale della monoposto. Ma, come è abbastanza chiaro, si tratta di un progetto nel complesso rischioso.

QUALE MODELLO? – L’inquietudine dei tifosi della Rossa dovrebbe non nascere tanto dall’estetica, quanto dal fatto che la F2012 assomigli non al progetto di un top team ma a quello della Force India, svelata anch’essa nella giornata di giovedì e con un musetto di bruttezza pari a quella di Maranello. La nuova McLaren (cliccate sul link relativo per vederla in ogni dettaglio), ad esempio, è una monoposto dall’aerodinamica molto fluida, l’opposto della Ferrari. Ma, come detto, Fry ha voluto rischiare tutto. E forse soltanto lunedì capiremo se il progetto sarà da cestinare, perché lunedì sarà la Red Bull a svelare la nuova monoposto. Anche la loro sarà così brutta?


Mattia Fontana / eurosport

NBA - Male Gallinari, Lakers corsari

Vittoria preziosa degli Indiana Pacers a Dallas, Toronto vince anche senza Andrea Bargnani e LeBron trascina Miami con uno spettacolare quarto parziale. Brutta prestazione per l'italiano dei Nuggets, sconfitti da Kobe Bryant e compagni
Una serataccia per Danilo Gallinari e i suoi Nuggets, ma anche per i campioni in carica di Dallas Mavericks che cadono con i Pacers. Sorridono LeBron James e Kobe Bryant.
Denver Nuggets-Los Angeles Lakers 89-93
I Lakers non portano bene a Danilo Gallinari che, dopo l’exploit sfortunato del mese scorso, infila un’altra prestazione così così al cospetto di Kobe Bryant. Partenza in quintetto e 29’ di gioco, ma soltanto 6 punti a referto con un uno su nove dal campo (un tiro da tre e tre liberi). Il mancato apporto dell’italiano ha avuto la sua incidenza, anche perché Denver è sempre stata dietro nel punteggio, ma soltanto di un paio di punti. Il top scorer della serata è Al Harrington (24 punti), però a fare la differenza sta tutta nel duo Andrew Bynum-Kobe Bryant, con 22 punti il primo e 20 il secondo. I Lakers, che hanno protato in doppia cifra anche Pau Gasol (14 punti e 17 rimbalzi), Derek Fisher e Andrew Goudelock, iniziano al meglio la serie di sei trasferte consecutive con la terza vittoria dell’anno (su 10 match) “on the road”. I Nuggets perdono anche per infortunio il centro Timofey Mozgov, che ha rimediato una distorsione al ginocchio sinistro.
Philadelphia 76ers-Miami Heat 79-99
Avrà anche segnato “soltanto” 19 punti (con 12 rimbalzi e 8 assist), ma alla fine è stato incredibilmente decisivo come al solito. Perché nel successo degli Heat c’è ancora molto LeBron James, l’uomo che ha guidato Miami al parziale decisivo di 15-0 in avvio di quarto quarto, giocando da guardia in un quintetto che comprendeva anche Udonis Haslem e Mike Miller. Il momento decisivo della partita, sino ad allora molto tirata e da allora divenuta una vittoria confortevole per i finalisti del 2011. Per il resto, 26 punti in 33’ di Dwyane Wade e doppia cifra per Chris Bosh (12 punti), Mario Chalmers (13), Mike Miller (12) e Norris Cole (11). Per i Sixers, a cui non sono bastati i 16 di Thaddeus Young, si tratta soltanto della terza sconfitta a domicilio stagionale.
Boston Celtics-New York Knicks 91-89
Continua il momento nero degli uomini di Mike D’Antoni. Carmelo Anthony ne mette 26 ma sbaglia il canestro decisivo nel penultimo possesso, al quale fa seguito un altro tiro forzato e fallito da Amare Stoudemire. E a godere sono i vecchietti terribili. Paul Pierce chiude la serata con 30 punti a referto, mentre Ray Allen ne aggiunge 9 (sui 14 totali) nell’ultimo quarto. Per New York, avanti sino all’ultimo parziale, è un’altra mazzata. Dopo un primo tempo illusorio (44% al tiro, una media di un punto a giocata e un 55-49 parziale), è arrivato un secondo di ben altro tono. Con dieci turnover per i Celtics e nemmeno un tiro da tre andato a segno per gli ospiti. Per i Knicks è il secondo ko di fila, l’undicesimo nelle ultime tredici.
TUTTI I RISULTATI DELLA NOTTE:
Orlando Magic-Cleveland Cavaliers 102-94
Toronto Raptors-Washington Wizards 106-89
Detroit Pistons-Milwaukee Bucks 88-80
New Jersey Nets-Minnesota Timberwolves 105-108
Houston Rockets-Phoenix Suns 99-81
Oklahoma City Thunder-Memphis Grizzlies 101-94
Dallas Mavericks-Indiana Pacers 87-98
 eurosport

Sei Nazioni - Vince la Francia, l'Italia non demerita

La nuova Italia modellata da Jacques Brunel nasce con una sconfitta, ma non potevamo aspettarci un'altra impresa, dopo quella del Flaminio dello scorso anno. O meglio, potevamo sperarci ma non contarci. I transalpini, anch'essi rinnovati, hanno maggior qualità e si sa, ma almeno per 50' i ragazzi azzurri tengono testa alla formazione vice-campione del mondo. Soprattutto nella prima parte, sono stati Parisse & Co. a fare gioco e a proporsi, anche se a finalizzare sono quasi sempre gli avversari. Nella ripresa invece, è quasi un monologo dei Bleus, che approfittano del fiato corto dei nostri per metterci alle strette. Finisce 30-12, poteva andare meglio ma poteva andare anche molto peggio. Qualcosa di positivo si è visto, ma per arrivare al livello dei più bravi e, non dimentichiamolo, favoriti per il titolo, serve ancora tanto tanto lavoro.

TANTI VOLTI NUOVI - E' un'Italia profondamente cambiata rispetto al Mondiale quella che si presenta allo Stade de France contro i Bleus: Jacques Brunel dà fiducia ad alcuni giovani, Giovanbattista Venditti su tutti, cambia qualche ruolo e si affida al duo Gori-Burton in cabina di regia. La Francia schiera tanti reduci della finale di Coppa del Mondo, persa con la Nuova Zelanda, e presenta qualche novità, a partire dal ct, Philippe Saint-André: i Bleus sono i favoriti alla vittoria finale e vogliono cominciare subito al 100%.

L'ITALIA GIOCA, LA FRANCIA SEGNA - A Parigi la temperatura è ampiamente sotto gli zero gradi, ma in campo non sembra avvertirsi: l'Italia è la squadra che cerca maggiormente di fare gioco, e già questa è una buona notizia. Gli azzurri attaccano, soprattutto per vie centrali, cercando di mantenere il possesso con Burton, bravo a cambiare gioco, alla mano e al piede. L'unico aspetto negativo è che la Francia, quando commettiamo qualche errore, ci punisce subito: succede al 12' quando Yachvili sblocca il risultato al piede. Poi Burton è bravo a pareggiare, trovando il drop al 19' ma due minuti dopo passa la Francia, stavolta con la marcatura pesante: la difesa azzurra lascia un buco, tra Lo Cicero e Ghiraldini, e Rougerie ne approfitta, fiondandosi oltre la linea di meta. L'Italia non si demoralizza e si spinge in attacco, trovando al 30' il calcio di Burton che ci riporta sotto, sul 10-6. Al 35' però, ecco un altro errore, in fase di mischia questa volta: ne approfitta Picamoles che lancia Malzieu, bravissimo a sfuggire ai nostri difensori e siglare il 15-6 che chiude la prima frazione di gioco.

DOPO 50' GLI AZZURRI CEDONO - Subito a inizio ripresa, l'Italia ha una chance per accorciare, ma Burton non riesce a dare la giusta forza al proprio calcio che si spegne qualche metro indietro rispetto ai pali francesi. Al 45' McLean si produce in una squisita penetrazione per vie centrali, ma la sua corsa si ferma prima del dovuto, complice la buona difesa francese. L'Italia c'è, insomma, è mantiene il pallino del gioco: al 47' ecco il calcio di Burton che vuole dire 15-9. Gli azzurri, a questo punto, cominciano a soffrire: la Francia quando decide di accelerare fa molto male, ed è difficile per i nostri rialzare il baricentro. Yachvili sbaglia un calcio, ma ne trasforma un altro e al 54' ecco la terza meta del match: arriva per mano di Clerc, bravo a concretizzare un contropiede tre contro zero dei nostri avversari, ormai padroni indiscussi del campo. Gli avanti cedono, la difesa azzurra collassa, mentre i Bleus si esaltano: il neo-entrato Botes trova i primi punti azzurri con un gran calcio al 61', ma la Francia non è sazia. Geldenhuys si becca un giallo al 71' e il finale è sofferenza pura: Fofana segna la quarta meta transalpina, ma l'Italia prova a segnare una meta e chiude in attacco, nonostante l'uomo in meno. Dimostrando cuore e carattere, ma per giocare alla pari con le migliori manca ancora tanto. Brunel, i tre anni di cui parlavi ti basteranno?
 it.eurosport.yahoo.com