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Basket Nba. Denver campione, Jokic il signore dell'anello


L’uomo che sussurra ai cavalli è stato di parola. Il gigante serbo Nikola Jokic si è caricato i Nuggets sulle spalle e Denver ha galoppato spedita verso il primo titolo Nba. La capitale del Colorado si estende a 1600 metri di altitudine ( Mile-High City, un miglio terrestre) ma mai aveva raggiunto la vetta più importante, l’Olimpo del basket. Ci sono volute le “manone” e il piede perno di questo 28enne ragazzone serbo di 211 centimetri per vincere l’agognato “anello” di campioni del torneo più celebre al mondo. La pallacanestro è uno sport di squadra, ma è innegabile che il trionfo porti soprattutto la sua firma. Jokic è stato stellare anche nella vittoria decisiva sui Miami Heat (94-89 in gara 5 e serie chiusa sul 4-1) coronando una stagione fantastica. Ha frantumato una serie impressionante di record individuali ed è stato nominato miglior giocatore (Mvp) delle finali. Ma non provate a dirglielo, la risposta ormai la conosciamo: «Onestamente questo premio non significa nulla per me. Dovrebbe essere assegnato ai miei compagni e agli allenatori che mi hanno messo nelle condizioni ideali per giocare a questo livello». Dice più o meno sempre così quando viene interpellato sul tema.


Da tre anni è il miglior giocatore della Nba (due volte Mvp, nel 2021 e nel 2022) ma lui proprio non riesce a stare sotto i riflettori senza far riferimento alla squadra che lo fa sentire a suo agio. «Voglio un titolo e voglio vincerlo con Denver. Perché gli Mvp e tutti i premi individuali sono trofei che qualcuno ti dà, che qualcuno sceglie tu debba ricevere. Invece il titolo lo vinci tu». Così aveva detto alla vigilia e così è stato. Umile, autoironico, schivo, ma con una dedizione che ha sorpreso molti addetti sotto canestro. Pochi scommettevano su quel giovanotto che pesava circa 130 chilogrammi. E anche il Partizan Belgrado finì per scartarlo. Del resto Jokic stesso ammise che all’epoca beveva «più di tre litri di Coca Cola al giorno ». La stessa chiamata in Nba fu una sorpresa. La notte del draft, quando fu scelto da Denver, mentre i fratelli brindavano a New York, Nikola invece era a casa, in Serbia, a dormire tenendo fede alla sua fama di pigrone. Lo ammise candidamente: «Sì, stavo dormendo, non pensavo nemmeno di arrivare alla Nba. E solo dal secondo anno tra i professionisti ho capito che potevo restarci. Nella prima stagione rimbalzavo come una trottola da una parte all’altra del campo senza capire molto di quello che mi stava succedendo. Un giorno ero così stressato che mi dissero di andare a casa a riposarmi. Invece ho pensato che mi avessero cacciato e in quel momento mi sono chiesto se fossi da Nba...». Eppure sin dal suo arrivo negli States ha iniziato a lavorare sodo sulla dieta e sul fisico. E oggi i risultati parlano per lui. Un giocatore a cui il campo da basket sta stretto.

Parliamo di uno che alla fine preferisce sempre la stalla al parquet. Non è più un mistero ormai: «I cavalli sono la mia valvola di sfogo. Mi permettono di tenere la testa lontana dal basket quando ne ho bisogno, di rimanere calmo e rilassato. Li amo davvero, penso che sarà quello a cui mi dedicherò una volta finita la carriera ». Ha perfino rivelato che una volta a settimana parla al telefono con “Dream Catcher”. Sua madre deve andare nella stalla per passarglielo perché “Dream Catcher” è il suo cavallo. E alla Gazzetta dello Sport rivelò: «Anche quando gioco seguo le corse, dei miei cavalli e degli amici che ho incontrato in Italia e negli Usa». È così Nikola Jokic, il successo non l’ha cambiato, è rimasto il ragazzino che a 16 anni lanciava appelli nel vuoto su Facebook: «C’è qualcuno che viene a giocare con me al campetto?». Zero commenti, nessuna risposta, eppure ancora oggi rilancia l’invito perché quando torna in Serbia lui torna sempre al campetto sotto casa a Sombor la sua città di origine: «È la cosa che amo di più fare in vita mia. Più che giocare in Nba. Credo che il “talento” che mi è stato dato dall’alto arrivi dall’aver giocato lì 3 contro 3, 2 contro 2». Riservato ma disponibile con tutti. A 18 anni fu costretto a saltare due partite per una le-sione al polso causata da tre ore di autografi fatti a 300 bambini, durante un evento della sua squadra. Sembra incredibile ma è andata proprio così: « Nella mia vita non posso deludere mai nessun bimbo» si limitò a commentare. Controcorrente anche pochi secondi dopo aver vinto il titolo. Mentre i Nuggets esultavano il suo primo pensiero è stato quello di andare a salutare uno a uno tutti gli sconfitti: «Miami è una grande squadra, coraggiosa, che rispetto molto. Per batterla è servito uno sforzo incredibile. Noi abbiamo giocato una partita pessima. Siamo stati imprecisi al tiro, ma abbiamo capito come dovevamo difenderci».

Sempre restìo nell’esternare le proprie emozioni, nemmeno un’impresa del genere sembra averlo scalfito più di tanto. Figurarsi l’ennesimo riconoscimento individuale. Jokic ha alzato il trofeo di Mvp con in braccio la figlia Ognjena, e ha spiegato: «Siamo una grande squadra, non abbiamo vinto individualmente, ma per chi avevamo al nostro fianco. Crediamo uno nell’altro e abbiamo rapporti profondi. Il trofeo è importante, abbiamo fatto una cosa incredibile, ma le relazioni umane lo sono di più». Nemmeno il tempo di gioire per un titolo storico, il suo sguardo è già altrove: « Missione compiuta, il lavoro è stato fatto, adesso possiamo andare a casa» il primo commento lapidario a caldo. Peccato però che gli abbiano subito ricordato che ci sarà ancora la parata trionfale per le vie di Denver. Ha reagito come chi subisce un gavettone all’improvviso. Un siparietto in cui però lui è apparso sincero nel replicare tra il divertito e il serio: «Quando ci sarà la parata? Giovedì? Nooo... Io devo andare a casa. Domenica ho la mia corsa dei cavalli. Non so se riuscirò ad arrivare in tempo...».

La vittoria della Nba sembra già un ricordo lui però ne è pienamente consapevole: «È una sensazione meravigliosa, ma come già detto, non è l’unica cosa che conta al mondo. Ok, ho vinto o meglio abbiamo vinto ma non è la cosa più importante al mondo. Ci sono molte altre cose che amo, che mi piace fare. Nessuno ama il proprio lavoro o magari qualcuno sì, ma sta mentendo». Il basket non è tutto e comunque c’è qualcosa che conta più del lavoro. Al primo posto non c’è dubbio c’è la sua famiglia. Quella di origine, di allevatori e cestisti, sia i genitori che i suoi due fratelli maggiori. E poi la famiglia che ha formato sposando Natalia, la sua fidanzata dai tempi del liceo. Un legame molto forte da cui è nata la piccola Ognjena, due anni a settembre. Anche quell’esultanza particolare, mostrando l’anulare, sembra un gesto di scherno. In realtà si riferisce a una canzone che canta insieme con la figlia. C’è poi un dettaglio che stupisce molto gli appassionati: sui lacci delle scarpe con cui gioca è solito legare la fede nuziale. A riprova che se l’anello di campione è un sogno, ce n’è un altro che vale anche di più.
avvenire.it

(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Redazione Sport redazione.sport@simail.it)

Nba: 50 punti e Curry porta Warriors a semifinali play off

(ANSA) - ROMA, 01 MAG - "Incredibile e sublime" per il suo allenatore Steve Kerr, "leggendaria" per l'ex compagno di squadra Kevin Durant: la prestazione di Stephen Curry, che con i suoi 50 punti ha condotto i Golden State alle semifinali della Western Conference ai danni di Sacramento, ha scatenato l'applauso di tutta la Nba.

Ma un giocatore del basket Usa aveva segnato così tanto in una decisiva settima partita dei play-off, contribuendo in maniera decisiva al 120 a 100 finalee, così facendo, il playmaker dei Warriors ha fatto la storia, lui che ha al suo attivo quattro scudetti ottenuti in sei finali giocate dal 2015.

"Diamo tutto questo per scontato perché è Steve e' brillante, notte dopo notte, e lo osserviamo da dieci anni. Ma ogni tanto devi ricordarti che è uno dei più grandi giocatori nella storia", ha detto senza mezzi termini Kerr, dopo la vittoria della sua squadra. "È così che mi sentivo quando giocavo con Michael Jordan", ha aggiunto l'allenatore.
    La serata di Curry ha poi spopolato sui social. A parte i complimenti di campioni di altri sport e tifosi, come Toni Kroos e Andy Murray, a definirla "leggendaria" è stato Kevin Durant, ora ai Suns. Magic Johnson l'ha collocata "tra le più grandi che abbia mai fatto". Per Kevon Looney, altro architetto della vittoria dei Warriors con 21 rimbalzi e 11 punti nella racchetta, "assistere a prestazioni come questa è qualcosa che ricorderai per tutta la vita". "Quando pensi che non possa migliorare o stabilire più record, arriva e realizza qualcosa come stasera. Continua a migliorare. È stato un grande leader per noi, ha alzato il livello di tutti", ha aggiunto. Anche i suoi avversari di giornata non hanno mancato di rendergli omaggio nonostante la delusione. "È uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi", ha detto DeAaron Fox. "Prende colpi duri, entra nei corridoi, è in grado di finire... Ha fatto di tutto per loro. Una volta che ha iniziato a giocare, abbiamo avuto difficoltà a rallentarlo. 

ansa.it

Basket: Jokic da record, resta a Denver per 264 mln di euro

 

(ANSA-AFP) - LOS ANGELES, 01 LUG - Nikola Jokic ha firmato un contratto quinquennale record da 264 milioni di euro con i Denver Nuggets, secondo quanto riportato i media statunitensi.

    Il prolungamento del contratto sottoscritto dal 27enne serbo, scrive il Denver Post, è il più oneroso nella storia dell'NBA, almeno nella fase di negoziazione libera.

    Come sottolinea il Post, la notizia non era inattesa. Jokic, eletto a maggio miglior giocatore della regular season NBA per il secondo anno consecutivo, aveva affermato di non essere interessato a un trasferimento, dopo la sconfitta di Denver contro Golden State nei playoff. (ANSA-AFP).

Nba, Gallinari agli Hawks, 61,5 milioni in 3 anni

 Danilo Gallinari firma un contratto da favola e lascia gli Oklahoma City Thunder per passare agli Atlanta Hawks. Secondo rivelazioni dei media americani, con un cachet di 61,5 milioni di dollari in tre anni il campione azzurro della Nba si appresta dunque a cambiare casacca.

Per il giocatore nato nei pressi di Lodi, sarà la quinta diversa formazione nel grande campionato americano di basket, dopo le esperienze con i New York Knicks, i Denver Nuggets, i Los Angeles Clippers e in ultimo gli Okc.

La notizia dell'ingaggio del 32enne gigante italiano era nell'aria da giorni, peraltro diverse formazioni erano in lizza per accaparrarsi le prestazioni del lungo lombardo, alla fine l'ha spuntata Okc. L'offerta economica al campione azzurro è la più alta mai prevista da un team per un accordo pluriennale con un giocatore ultra30enne, peraltro mai convocato per l'All-Star Game. 


Stati Uniti. Nba, l'addio al basket di Dwyane Wade commuove il web


Ci sono storie così belle che vanno oltre lo sport. E tante sono quelle che ci regala da sempre il basket, specie quello a stelle e strisce. Gli appassionati di tutto il mondo hanno in questi giorni le lacrime agli occhi per il ritiro di due giocatori leggendari dell’Nba, il campionato dei fenomeni statunitensi: Dirk Nowitzki e Dwyane Wade. Il primo, il gigante tedesco che ha dimostrato come si possa essere cecchini da 3 punti anche con 213 centimetri di altezza, chiude a 40 anni e 21 stagioni sempre con la maglia dei Dallas Mavericks: 1 titolo Nba e sesto marcatore di sempre con oltre 31mila punti realizzati per quello che è già considerato il più grande giocatore europeo di tutti i tempi. Altrettanto fantastica la carriera di Wade che smette a 37 anni dopo oltre mille partite Nba e tre anelli con i suoi Miami Heat.
Un fuoriclasse non solo in campo ma anche fuori come testimonia un video toccante (realizzato da Budweiser) in vista della sua ultima partita. Si vede il campione che riceve a sorpresa cinque maglie speciali donategli da persone a cui ha cambiato la vita. Merrilyn Beard-Breland, la donna della Florida che ha visto la sua casa bruciare dieci giorni prima di Natale (“l’incendio èstato il punto più basso della mia vita, tu sei diventato il mio eroe“) è stata aiutata economicamente dal campione. Così come Tamara Johnson, giovane che è riuscita a laurearsi alla Marquette University (il college di Wade), diventando la prima ragazza della sua famiglia a completare gli studi. C’è Andrea Oliver, sorella di Joaquin Oliver, il ragazzino morto nella strage della scuola di Parkland: Wade che era il suo idolo ha voluto omaggiarlo scrivendo il suo nome sulle scarpe usate in partita. E poi c’è Danny Arzu, giovane che ha deciso di dare una sterzata alla sua vita trovando un lavoro onesto e diventando un modello per gli altri proprio dopo aver sentito parlare dal vivo Wade al Miami’s Overtown Youth Center, centro che si occupa dell’aiuto e dello sviluppo dei bambini fino all’età adulta.
L’ultima partita di Dwyane Wade con i suoi Miami Heat ' AP Photo'Kathy Willens
L’ultima partita di Dwyane Wade con i suoi Miami Heat / AP Photo/Kathy Willens



Tutte storie realmente accadute ma è l’ultima quella per cui è più difficile non emozionarsi. È il momento in cui entra in scena mamma Jo-Linda che ricorda a Wade la difficile infanzia, nella quale lo ha cresciuto. Il padre infatti decise di andar via di casa con una nuova compagna quando il piccolo aveva solo quattro mesi. E la madre ferita dalla separazione troverà ingannevole rifugio solo nella droga e nell’alcol, in una periferia di Chicago dove la criminalità è un macigno sul futuro dei più giovani. Nonostante tutto sarà Wade a tirar fuori sua madre dai guai, facendole scoprire anche la fede cristiana.

Quella che Wade ha voluto sottolineare anche sulla sua canottiera scegliendo da sempre il numero 3, in omaggio alla Santissima Trinità. Un uomo che ha sempre spiegato come la sua missione sia quella di restituire a Dio almeno un 10 per cento di quel che abbiamo ricevuto. Dice la madre a Wade nel video: «Io sono più orgogliosa dell’uomo che sei diventato rispetto al giocatore di basket: tu sei più grande della pallacanestro. E “you are bigger than basketball” è l’hashtag con cui il mondo intero sta celebrando via social Dwyane Wade. Standing ovation. Tutti in piedi per un grande uomo, marito, padre e giocatore di basket.
avvenire

Nba, i Cavs vincono il loro primo titolo

 I Cleveland Cavaliers di LeBron James battono 93-89 i Golden State Warriors in gara-7 e vincono il loro primo titolo Nba.
    Nell'ultima sfida delle finali James ha messo a segno 27 punti, 11 rimbalzi e altrettanti assist, conquistando il suo terzo titolo Mvp.
    I Cavs regalano a Cleveland non solo la prima vittoria delle finali Nba, ma anche il primo titolo in un campionato maggiore in 52 anni: l'ultimo successo della città era stato quello nel campionato Nfl, vinto dai Browns nel 1964.
    Storica anche la prestazione dei Cavaliers, primi a rimontare e vincere il titolo partendo da uno svantaggio di 3-1 nella serie delle finali Nba.
ansa

Nba: vittorie per Bargnani e Datome, New York vince a Philadelphia, Detroit batte Phoenix

(ANSA) - ROMA, 12 GEN - Vittorie, ieri, per le squadre del campionato Nba di basket con giocatori italiani: New York (al 4/o successo di fila) vince a Philadelphia 102-92 con 10 punti di Andrea Bargnani, mentre Detroit batte Phoenix 110-108 con Gigi Datome che però resta in panchina. Altri risultati: Dallas-New Orleans 110-107, Portland-Boston 112-104, Denver-Orlando 120-94, Chicago-Charlotte 103-97, Oklahoma-Milwaukee 101-85, Toronto-Brooklyn Nets 96-80, Washington-Houston 107-114.


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Playoff Nba, Denver torna a sperare

(ANSA) - DENVER, 1 MAG - Memphis a un passo dal secondo turno, Denver rientra in gara. I Grizzlies, nei playoff Nba della Conference Ovest, hanno battuto i Clippers 103-93 (25 punti per Randolph e 21 Marc Gasol), e conducono la serie 3-2. I californiani rischiano l'eliminazione e di non poter schierare nel prossimo mathc Blake Griffin, infortunato alla caviglia nel corso del terzo tempo. Nell'altra sfida Golden State conduce la serie 3-2 nonostante la sconfitta subita con Denver (107-100) che torna di nuovo a sperare.
ansa

Nba:Bulls 3-1 su Nets dopo gara infinita. Finisce 142-134 dopo 3 overtime, Oklahoma 3-0 su Houston

- Piu' che una partita e' stata una battaglia quella tra i Bulls e i Nets, nella quarta sfida playoff tra le due squadre che ora vede in vantaggio la squadra di Chicago per 3-1 dopo il successo per 142-134 al termine di tre supplementari. Atlanta ha battuto in casa per 90-69 Indiana, che conduce la serie per 2-1. A Ovest, Oklahoma ha colto negli ultimi secondi una vittoria per 104-101 su Houston che vale il 3-0. I Grizzlies hanno battuto i Los Angeles Clippers 104-83 agguantando il 2-2.
ansa

Basket: Nba, vincono Dallas e Knicks

(ANSA) - DALLAS, 27 MAR - Dallas vince e insidia i Lakers per l'ultimo posto disponibile per i playoff. Con un finale thrilling, i Mavericks superano ai tempi supplementari i Clippers, guidati da un eccellente Dirk Nowitzki (33 punti), superano i Los Angeles Clippers 109-102. Nelle altre due partite della serata americana, New York sbanca Boston 100-85 e Minnesota passa a Detroit (105-82).

Basket, Usa, il figlio segreto di Jordan Star Nba lo avrebbe avuto da relazione con ragazza della Georgia

(ANSA) - NEW YORK, 1 MAR - Michael Jordan potrebbe avere un figlio nato da una relazione extraconiugale. O almeno è quanto sostiene Pamela Smith, una donna della Georgia, che sarebbe rimasta incinta nel 1995. Lo scorso 6 febbraio, la donna ha fatto causa alla star dell'Nba chiedendogli il riconoscimento del figlio, oltre che la piena custodia. La donna ha chiesto che Jordan si sottoponga ad un test di paternità. Jordan ha già tre figli, rispettivamente di 24, 22 e 20 anni.
ansa

Nba: Gallinari ko con Minnesota

 Ennesima prova convincente di Danilo Gallinari (24 punti in 35' minuti), non sufficiente però a Denver per vincere in casa di Minnesota, che la spunta 108-105. Nei Nuggets contributo pesante di Kenneth Faried (26 punti e 14 rimbalzi). L'anello debole di Denver (bilancio 11 vinte e 12 perse) è Andre Iguodala, che nonostante resti sul parquet per 34' chiude con soli due punti all'attivo. Per Minnesota pesano i 22 punti di Nikola Pekovic ed i 18 di Andrei Kirilenko. Ancora una sconfitta per Toronto - fermato in casa dai Brooklyn Nets (88-94) - privo di Andrea Bargnani, infortunatosi nella partita (persa) con Portland. Il romano ricadendo dopo una schiacciata ha battuto il gomito destro a terra. Non ci sono fratture, ma è probabile la rottura di un legamento ed i tempi di recupero appaiono lunghi. Intanto i tifosi dei Raptors sono in subbuglio per le voci di un possibile trasferimento del 'Mago' ai LA Lakers, in uno scambio con Pau Gasol che coinvolgerebbe anche Jose Calderon e Linas Kleiza. Resta il fatto che con 4 vittorie e 19 sconfitte Toronto ha il peggior record stagionale dell'Nba. Il basket azzurro negli States sorride invece con Marco Belinelli. Chicago (12-9) reagisce bene al ko casalingo con i Clippers e viola il campo di Philadelphia (89-96), anche grazie ai suoi 16 punti in 29'. A questi vanno aggiunti i 21 di Joakim Noah ed i 19 di Luol Deng. La sorpresa del turno arriva da Miami, battuta a domicilio da Golden State (97-95), come già la scorsa settimana con i New York Knicks. Per i campioni Nba in carica comincia a diventare un vizio pericoloso. LeBron James ha realizzato 31 punti e Chris Bosh 21 (con 13 rimbalzi), ma i Warriors hanno risposto per le rime con Klay Thompson (27 punti) e David Lee (22, più 13 rimbalzi). Con 14 vittorie e sei sconfitte, Miami occupa il secondo posto nella Est Conference, dietro New York. Risultati: Utah-San Antonio 99-96 Boston-Dallas 117-115 (dts) Philadelphia-Chicago 89-96 Miami-Golden State 95-97 Charlotte-LA Clippers 94-100 Phoenix-Memphis 82-80 Houston-Washington 99-93 Oklahoma-New Orleans 92-88 Minnesota-Denver 108-105 Milwaukee-Sacramento 98-85 Toronto-Brooklyn Nets 88-94 Indiana-Cleveland 96-81 Orlando-Atlanta 80-86
ansa

NBA: Lakers, inizia l’era D’Antoni

l coach italo-americano firma un contratto di quattro anni; sfuma il sogno Phil Jackson.
“Amo Phil Jackson, ma sono molto contento dell’arrivo di Mike” Questo il commento a caldo di Kobe Bryant subito dopo l’annuncio del nuovo tecnico. Poche parole per esprimere un discorso molto più complesso: le richieste di coach Zen erano eccessive per la dirigenza giallo viola e quindi si è ripiegato sulla seconda scelta, ma solo dopo il placet del Black Mamba. Jackson era pronto a riprendere il suo posto in panchina, ma a condizione di avere pieni poteri su tutto, costruendosi uno staff tecnico personalizzato e chiedendo una deroga per le trasferte lunghe.  Oltre ciò un ingaggio faraonico, stimato tra i 10 e i 15 milioni di dollari.
Mike D'Antoni
Mike D’Antoni (fonte foto: latimes.com)
Dopo aver valutato le richieste della prima scelta,  D’Antoni è stato valutato come “il miglior coach per la squadra in questo momento”. Il baffuto Mike ha già allenato Kobe, essendo nello staff di Krzyzewski della nazionale olimpica americana, e soprattutto Nash, con cui a Phoenix ha costruito una delle squadre più spettacolari degli ultimi anni in NBA.
L’ultima esperienza ai Knicks ha insegnato qualcosa: per fare il gioco di coach D’Antoni ci vogliono i giocatori giusti. Il Sistema prevede il  “run and gun”, ossia attacchi veloci in meno di sette secondi, tiratori sul perimetro e palla nelle mani del play. Questo ha funzionato alla grande quando c’era Steve Nash, meno quando a portare palla c’era un play che non era un genio con gli occhi dietro la nuca e le mani fatate. Ma quest’anno Steve Nash c’è, i problemi sono risolti! Magari fosse così facile. In primis il play che ha fatto impazzire l’Arizona ora ha 40 anni, 5 in più dell’ultima volta con D’Antoni, riuscirà a reggere i ritmi a tutta velocità che impone il suo gioco?
Ma soprattutto quello che desta qualche, molte, troppe preoccupazioni è il ruolo che avrà Kobe Bryant in questa squadra. Difficilmente il numero 24, abituato a tenere palla per più della metà del tempo negli attacchi dei Lakers, potrà accontentarsi di un ruolo da tiratore scelto, fermo sul perimetro a sfornare triple in transizione. Altra vittima di questo gioco spumeggiante potrebbe essere Pau Gasol, difficilmente collocabile nel sistema. Riuscirà D’Antoni a mantenere i suoi principi con questi giocatori, oppure scenderà a compromessi? A Los Angeles in il ruolo dell’allenatore è molto semplice, si chiede soltanto una cosa: vincere.
Insomma, trovato l’uomo, rimane più di un’incognita. Cedere a qualche richiesta di Phil Jackson avrebbe portato qualche dollaro in meno, ma anche qualche certezza in più, e forse anche al sesto anello. Ma ora è il Baffo a sedere nel posto più ambito da qualsiasi appassionato di basket, e magari tra lui e Kobe nascerà un idillio, tra gioco spettacolare e battute in italiano.
*Articolo scritto da Nicola Dario Baldassarre
teladoiladomenica.net

Basket Nba Lakers, avvio da incubo. E Nash si ferma 7 giorni

Kobe Bryant, 34 anni, 30,7 punti nelle prime 3 gare del 12-13. Reuters
Kobe Bryant, 34 anni, 30,7 punti nelle prime 3 gare del 12-13. Reuters
L'incubo gialloviola si materializza allo Staples Center. I Lakers escono sconfitti 95-105 dalla battaglia con i Clippers per la supremazia di Los Angeles nonostante i 40 punti di Kobe Bryant con un piede dolorante. E il computo vittorie-sconfitte, dopo la peggior preseason della storia (8 k.o. su 8), diventa già impietoso: 0-3, peggior partenza dal 1978-79. Kobe, che solo due giorni fa invitava tutti a smetterla di criticare i Lakers e ad avere pazienza, ora ha cambiato versione: "E' arrivato il momento di preoccuparsi". E per i gialloviola piove sul bagnato: Steve Nash dovrà fermarsi per almeno una settimana dopo la microfrattura alla tibia sinistra rimediata nella sfida contro Portland.
crisi vera — L'unica consolazione dei Lakers viene dal libro delle statistiche. C'è una sola squadra ad aver vinto il titolo Nba dopo aver iniziato la stagione con 3 sconfitte di fila: i Bulls 1990-91, i primi dell'era Michael Jordan a mettersi l'anello al dito. Ma a Laker-land è scoppiato il panico e coach Mike Brown, già discusso dopo la passata stagione, si ritrova all'improviso seduto su una panchina che comincia a scottare, con la sfida interna di domenica contro Detroit (k.o. nelle sue prime due esibizioni stagionali) diventata una gara da non fallire. "Ci serve come il pane una vittoria - ammette Brown, arrivato ai Lakers lo scorso anno con lo scomodo compito di raccogliere l'eredità di Phil Jackson -. Ma per ottenere questa vittoria che ci serve dobbiamo fare le cose nel modo giusto. Sarà difficile".
i numeri — Le statistiche riflettono la crisi dei Lakers. I k.o. contro Dallas (senza Nowitzki e Kaman, i due migliori della rosa dei Mavs), Portland (squadra giovane e in ricostruzione) e Clippers (l'unico team di livello affrontato fin qui dai gialloviola) sono arrivati con un margine di 9,3 punti, finendo sempre sotto di almeno 10 lunghezze e concedendo in media 106,5 punti. Tra i tanti problemi le palle perse (58 in totale, 45 nelle ultime due esibizioni) e la produzione della panchina (16 punti di media). A tutto questo si aggiunge una chimica di squadra ancora in alto mare e un ritardo generale sulla condizione fisica dovuto agli infortuni: contro i Clippers mancava Nash, Kobe ha giocato le prime tre partite con una forte contusione al piede destro e Dwight Howard ha già dichiarato che, a causa dell'operazione alla schiena che gli ha fatto perdere metà preseason, fa fatica a recuperare gli sforzi ravvicinati (e i Lakers hanno giocato 3 volte nei primi 4 giorni). Senza contare che il quintetto base, preseason compresa, ha giocato insieme appena 3 volte.
rotta su detroit — "Per me è particolarmente difficile perché non sono la persona più paziente del mondo, ma ora devo esserlo - racconta Kobe, il più produttivo di questo avvio dei Lakers con 30,7 punti a gara -. Dobbiamo rimanere convinti di quello che stiamo facendo e continuare a lavorare". "Non possiamo essere frustrati come è successo contro i Clippers - gli fa eco Howard, 21,7 punti e 10,7 rimbalzi nelle sue prime 3 gare a Los Angeles -. Dobbiamo rimanere tutti concentrati e uscire da questa situazione come squadra. Dobbiamo continuare a giocare". Intanto coach Brown ha concesso un sabato di riposo ai sui Lakers, in attesa di tornare a giocare domenica: "Dobbiamo essere pronti mentalmente e fisicamente a fare tutto quello che serve per vincere" è l'incitamento ai compagni di Pau Gasol. Una nuova sconfitta potrebbe avere effetti devastanti su questa corazzata piena zeppa di campioni costruita con un solo obiettio: vincere subito.
Davide Chinellato - gazzettadellosport
Twitter @dchinellato


Basket: Nba, vincono Miami e Oklahoma. New York Knicks e Dallas Mavericks ancora ko

Miami a Est, Oklahoma per l'Ovest si portano sul 2-0 nel primo turno dei play off Nba. Sul loro parquet, i Miami Heats si impongono su New York Knicks 104-94.

Non bastano ai Knicks Lebron James (19 punti), Dwayne Wade (25), e Carmelo Anthony, miglior realizzatore con 30 punti. Kevin Durant (26 punti) e Russel Westbrook (29) hanno invece condotto Oklahoma al secondo successo sui Dallas Mavericks (102-99). In parita' (1-1) la sfida tra Indiana-Orlando, sconfitta 93-78.

ansa

1 Maggio 2012 ore 12:51

Nba: risultati della domenica. Due incontri su sette conclusi ai supplementari



Risultati della domenica in Nba: New Jersey-Cleveland 122-117 (dts); Miami-Detroit 98-75; Boston-Philadelphia 103-79; Sacramento-Houston 87-104; Oklahoma-Toronto 91-75; San Antonio-Utah 114-104; New York Knicks-Chicago 100-99 (dts).


ansa


9 Aprile 2012 ore 17:27

NBA - Male Gallinari, Lakers corsari

Vittoria preziosa degli Indiana Pacers a Dallas, Toronto vince anche senza Andrea Bargnani e LeBron trascina Miami con uno spettacolare quarto parziale. Brutta prestazione per l'italiano dei Nuggets, sconfitti da Kobe Bryant e compagni
Una serataccia per Danilo Gallinari e i suoi Nuggets, ma anche per i campioni in carica di Dallas Mavericks che cadono con i Pacers. Sorridono LeBron James e Kobe Bryant.
Denver Nuggets-Los Angeles Lakers 89-93
I Lakers non portano bene a Danilo Gallinari che, dopo l’exploit sfortunato del mese scorso, infila un’altra prestazione così così al cospetto di Kobe Bryant. Partenza in quintetto e 29’ di gioco, ma soltanto 6 punti a referto con un uno su nove dal campo (un tiro da tre e tre liberi). Il mancato apporto dell’italiano ha avuto la sua incidenza, anche perché Denver è sempre stata dietro nel punteggio, ma soltanto di un paio di punti. Il top scorer della serata è Al Harrington (24 punti), però a fare la differenza sta tutta nel duo Andrew Bynum-Kobe Bryant, con 22 punti il primo e 20 il secondo. I Lakers, che hanno protato in doppia cifra anche Pau Gasol (14 punti e 17 rimbalzi), Derek Fisher e Andrew Goudelock, iniziano al meglio la serie di sei trasferte consecutive con la terza vittoria dell’anno (su 10 match) “on the road”. I Nuggets perdono anche per infortunio il centro Timofey Mozgov, che ha rimediato una distorsione al ginocchio sinistro.
Philadelphia 76ers-Miami Heat 79-99
Avrà anche segnato “soltanto” 19 punti (con 12 rimbalzi e 8 assist), ma alla fine è stato incredibilmente decisivo come al solito. Perché nel successo degli Heat c’è ancora molto LeBron James, l’uomo che ha guidato Miami al parziale decisivo di 15-0 in avvio di quarto quarto, giocando da guardia in un quintetto che comprendeva anche Udonis Haslem e Mike Miller. Il momento decisivo della partita, sino ad allora molto tirata e da allora divenuta una vittoria confortevole per i finalisti del 2011. Per il resto, 26 punti in 33’ di Dwyane Wade e doppia cifra per Chris Bosh (12 punti), Mario Chalmers (13), Mike Miller (12) e Norris Cole (11). Per i Sixers, a cui non sono bastati i 16 di Thaddeus Young, si tratta soltanto della terza sconfitta a domicilio stagionale.
Boston Celtics-New York Knicks 91-89
Continua il momento nero degli uomini di Mike D’Antoni. Carmelo Anthony ne mette 26 ma sbaglia il canestro decisivo nel penultimo possesso, al quale fa seguito un altro tiro forzato e fallito da Amare Stoudemire. E a godere sono i vecchietti terribili. Paul Pierce chiude la serata con 30 punti a referto, mentre Ray Allen ne aggiunge 9 (sui 14 totali) nell’ultimo quarto. Per New York, avanti sino all’ultimo parziale, è un’altra mazzata. Dopo un primo tempo illusorio (44% al tiro, una media di un punto a giocata e un 55-49 parziale), è arrivato un secondo di ben altro tono. Con dieci turnover per i Celtics e nemmeno un tiro da tre andato a segno per gli ospiti. Per i Knicks è il secondo ko di fila, l’undicesimo nelle ultime tredici.
TUTTI I RISULTATI DELLA NOTTE:
Orlando Magic-Cleveland Cavaliers 102-94
Toronto Raptors-Washington Wizards 106-89
Detroit Pistons-Milwaukee Bucks 88-80
New Jersey Nets-Minnesota Timberwolves 105-108
Houston Rockets-Phoenix Suns 99-81
Oklahoma City Thunder-Memphis Grizzlies 101-94
Dallas Mavericks-Indiana Pacers 87-98
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