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Lo stadio apre l’era della tessera: ARGENTINA E BRASILE CI PROVANO DA ANNI E LA THATCHER FU BLOCCATA PER LA PRIVACY

DI IVO ROMANO
Il calcio italiano da sabato entra nella nuova era della Tessera del tifoso. U­na piccola card che come sempre di­vide la nostra Repubblica del pallone. A Napoli, ci sono gruppi di ultrà dissiden­ti che via Internet non trovano di meglio che consigliare «come si falsifica» la fa­migerata tessera. Incidenti di percorso in un iter che soddisfa il suo principale pro­motore, il ministro dell’Interno Roberto Maroni. «Dopo molte resistenze e qual­che mugugno, le società hanno mante­nuto gli impegni che avevano assunto. Non tutto è stato realizzato in modo o­mogeneo, ma quanto doveva esser fatto o almeno avviato è avvenuto. Ci saranno anche altre misure perchè bisogna tener distinti i tifosi veri dagli ultras violenti che si oppongono ad ogni forma di control­lo e sicurezza», sottolinea il ministro Ma­roni, raggiante per il raggiungimento di quota 521.540 tessere del tifoso tra i club di Serie A e B.

E allora andiamo a verificare qual è la no­vità che fa pensare a un calcio italiano anno zero. La tessera del tifoso, promet­te di ripulire gli stadi da ogni forma di violenza. Che sia la panacea di tutti i ma­li lo dirà solo il tempo. Un dato, per ora, è certo: cambierà le abitudini dei calcio­fili. La tessera della rivoluzione. Più o me­no come con una carta di credito o un bancomat, sia per forma che per dimen­sioni. E, soprattutto, obbligatoria per chi voglia seguire la squadra del cuore in tra­sferta, almeno nel settore ospiti (altri­menti si può sempre acquistare un bi­glietto per altri settori, sempre che siano in vendita). Variabile il costo: si aggira tra i 10 e i 15 euro, ma in seguito c’è chi è pronto a distribuirla gratuitamente, in­sieme all’abbonamento (potrebbe anche sostituirlo: in più dell’abbonamento ci sarà anche la foto personale), sempre che il richiedente abbia i requisiti previsti dal­la legge. Perché è vero che viene rilascia­ta dalle singole società (cui il richieden­te dovrà comunicare tutti i dati persona­­li), ma non prima del via libera da parte della Questura, cui spetta il diritto di ve­to: non potrà averla chi sia stato sotto­posto a provvedimento di Daspo (che vie­ta ai soggetti pericolosi l’accesso ai luo­ghi in cui si svolgano manifestazioni sportive) e a chi abbia subito condanne per reati da stadio negli ultimi 5 anni.
La tessera del tifoso non è indispensabi­le per seguire le partite casalinghe della squa­dra del cuore: qualun­que non abbonato po­trà acquistare il bigliet­to nominativo. Ma il possessore avrà la pos­sibilità di acquistare fi­no a 4 biglietti per ami­ci che vuol portare con sé allo stadio: sarà co­munque necessario e­sibire i documenti d’i­dentità delle persone interessate. La card diventa, invece, fon­damentale per le gare in trasferta: in que­sto caso garantirà il biglietto per il setto­re ospiti, cui altrimenti non si potrà ac­cedere in alcun modo. La tessera, inol­tre, permetterà l’accesso agli stadi anche in occasione di partite soggette a restri­zioni (che, d’ora in poi, dovrebbero di­minuire). Se dubbi e proteste non man­cano, i club si sono comunque messi in regola. Tutti d’accordo, a quanto pare: dalla Lega di A («la tessera del tifoso è pro­getto condiviso da società e ministero, è un passaporto universale per gli stadi, che va a vantaggio dei tifosi», secondo il presidente Beretta) fino alla Lega Pro («un’iniziativa lodevole, che non poteva­mo non appoggiare, anzi lo abbiamo fat­to con grande entusiasmo», per il presi­dente Macalli). Il progetto è partito, dove in tempo utile, dove in colpevole ritardo. Ma i problemi restano. La reazione degli ultrà, innanzi­tutto. E la volontà di disertare la campa­gna abbonamenti. Chi più, chi meno re­gistra una contrazione negli abbona­menti venduti: proiezioni azzardano un decremento tra il 15 e il 20 per cento, un ulteriore colpo alle già scarse presenze negli stadi. E poi si aspettano notizie dal­l’Osservatorio del Viminale: con l’avven- to della Tessera del tifoso cosa accade al­le restrizioni per alcune trasferte? Ci sarà ancora un elenco di partite ad alto ri­schio? Saranno confermate alcune vec­chie limitazioni? Domande legittime, in attesa di risposte certe.
E poi c’è chi dietro ci vede dell’altro. Un’o­perazione commerciale, ad esempio. La fidelizzazione del tifoso, la lotta alla vio­lenza. Ma pure altro. La tessera è una sor­ta di carta di credito ricaricabile (con tan­to di codice Iban impresso), ma senza obbligo di conto corrente bancario, con costi di gestione variabili, a seconda del­l’uso che ne si fa. E chi più spende mag­giori benefici ottiene. Un vorticoso giro di quattrini (difficile da quantificare per ora) dalle tasche dei tifosi alle casse dei club, secondo una logica deleteria: chi più spende più è tifoso. Lo si capirà. Lam­pante la direzione del movimento di da­naro: dalle tasche dei tifosi alle casse del­la società.
Nulla di paragonabile alla tessera del tifoso, fuori dai confini italiani.
Una prima assoluta, la novità voluta dal Viminale. Qualcuno ci ha provato, altrove. Ma senza riscuotere consensi. Altri ci stanno provano ancora, ma con un iter che avanza col freno a mano tirato. È il caso dell’Argentina, dove il problema della violenza a margine del calcio è all’ordine del giorno: il progetto è datato 2007, affidato all’Universidad Tecnologica General (che ha studiato una speciale carta magnetica), ma ha oltre 3 anni dal varo non è ancora entrato in vigore. Restando in America Latina, qualcosa del genere era stato studiato anni addietro anche in Brasile, ma l’idea andò incontro al semaforo rosso proprio quando sembrava in dirittura d’arrivo. In altri paesi dove il fenomeno della violenza negli stadi è particolarmente sentito ci hanno pensato, ma senza mai giungere all’adozione di un sistema simile alla nostra tessera del tifoso: solo in Olanda si sta provando a studiare qualcosa di analogo, ma si è ancora agli inizi. In Inghilterra, ai tempi della dura lotta contro la piaga degli hooligans, ci provò il primo ministro Margaret Thatcher, la lady di ferro, che però si scontrò contro l’insormontabile necessità di difendere la privacy. Perciò anche nella Premier si va avanti con un semplice abbonamento nominale, ben lontano dalla nostra tessera
avvenire 25 agosto 2010


Tessera del tifoso: Scendono in campo i tifosi del «no» Ma a Firenze e Milano è un boom gli ultras

In quasi tutte le curve a tre giorni dal via del campionato serpeggia la protesta Fiorentini e milanisti in controtendenza: “Cuore rossonero” ha 220mila tesserati
DI MARCO BIROLINI - avvenire
La battaglia degli ultras di mezza Italia (se non tut­ta) contro la tessera del tifoso va avanti da più di un mese, cioè da quando è stato chiaro che il ministro Maroni non avrebbe fatto marcia in­dietro. Subito sono partiti pro­teste, cori, volantini e appelli. La Curva della Lazio si è sciol­ta per ripicca, quelli della Ro­ma hanno invitato tutti a non abbonarsi. Praticamente ogni gruppo organizzato ha lancia­to il suo piccolo boicottaggio. Le società si sono piegate al vo­lere del governo, senza però mancare di far sapere al po­polo curvaiolo che loro, se a­vessero potuto, della tessera ne avrebbero fatto volentieri a meno. Qualcuno si è addirit­tura inventato il diritto di pre­lazione per chi non rinnoverà il vecchio abbonamento. Guai a inimicarsi gli ultras, nel cal­cio italiano sono sempre loro a dettar legge.
Stavolta, però, c’è un segnale nuovo. In molte piazze i tifosi non violenti, quelli senza Da­spo e condanne sul groppone, hanno lasciato cadere nel vuo­to la chiamata alla resistenza da curva. A Napoli si fa la fila in posta per sottoscrivere l’Az­zurro card, a Firenze le tesse­re “Orgoglio viola” sono anda­te a ruba: già ventimila pezzi venduti. Paradossalmente, molti di più degli abbona­menti, fermi secondo stime uf­ficiose a quota diecimila. Se­gno che la tanto vituperata tes­sera, lungi dall’essere un bie­co strumento di schedatura, può davvero rafforzare il lega­me con la squadra del cuore e trasformarsi in una sorta di te­lepass del tifoso.
Ben 220 mila sono le carte Cuorerossonero vendute dal Milan, che già due stagioni fa intraprese l’iniziativa resa ob­bligatoria da quest’anno dal Viminale per contrastare la violenza negli stadi.
A Bergamo è successa una co­sa strana: una valanga di ab­bonamenti in più rispetto al­l’anno scorso. Quindicimila tessere bruciate in un mese, nonostante gli ultras avessero annunciato lo sciopero del­l’abbonamento e incitato tut­ti a fare altrettanto. Il nuovo presidente Antonio Percassi ha ripetuto che abbonarsi era un obbligo per sostenere l’Ata­lanta nella corsa all’immedia­to ritorno in A. La gente ha da­to retta a lui: anche le vendite in curva vanno a gonfie vele.
Il muro anti tessera mostra in­somma ampie crepe, nono­stante il vertice tra ultras di fi­ne luglio in Sicilia: si è conve­nuto solo sulla condanna de­gli interisti, che già dall’anno scorso hanno sottoscritto 80 mila tessere. Ma anche i mila­nisti hanno aderito in massa, rompendo il fronte del no. Ve­ro, gli abbonamenti sono in calo quasi ovunque, ma più per la crisi e per lo scarso ap­peal della Serie A che per lo sciopero dell’abbonamento. Quella degli ultras assomiglia sempre più a una battaglia contro i mulini a vento: resi­stono per non estinguersi da­gli stadi. Chi ha la fedina pe­nale sporca da quest’anno starà fuori, a meno che ogni volta prenda il biglietto. Ma presto il Viminale potrebbe an­dare oltre, impedendo ai cat­tivi anche l’acquisto dei ta­gliandi. L’operazione bonifica insomma va avanti spedita, giustificata anche dalle cifre sugli incidenti da stadio: più 20% l’anno scorso, senza con­tare le botte che hanno fatto da simpatico contorno alle a­michevoli estive. Chi non vorrà adeguarsi resterà a guardare. Non dalla curva, al massimo dal divano di casa. Restare so­lo con la pay tv, ecco il colmo per un ultras. O come avverte il presidente del Coni Gianni Petrucci: «Se ne faccia una ra­gione chi non la vuole: è una battaglia persa in partenza perchè non si può tornare in­dietro ».

Nazionale, Prandelli verso Euro 2012

Dopo il poco fortunato debutto a Londra con la Costa d’Avorio, si avvicinano i primi impegni ufficiali per la Nazionale azzurra affidata a Cesare Prandelli (nella foto) e proiettata verso la qualificazione a Euro 2012.

Domenica prossima Prandelli comunicherà la lista dei giocatori convocati per il doppio impegno che vedrà l’Italia scendere i campo a Tallin contro l’Estonia venerdì 3 settembre e martedì 7 a Firenze contro le Isole Faroe.

Tenuto conto che il calendario internazionale anticipa di un giorno le partite delle rappresentative nazionali, il ct degli Azzurri ha deciso che inizierà a lavorare presso il Centro tecnico di Coverciano a Firenze giù lunedì pomeriggio 30 agosto.

Redazioneweb – www.calciopress.net

Il giorno di Samp-Werder: novanta minuti per un sogno

Novanta minuti da giocare, una secca batosta da ribaltare, un mister che trascina, una squadra che ci crede: sarà difficile, ma non impossibile per i blucerchiati accedere alla fase a gironi della Champions League, una consacrazione sul più importante palcoscenico europeo che proietterebbe il club di Garrone nell'Olimpo delle grandi del calcio italiano.
Inutile nascondere la testa sotto la sabbia: per cancellare il pesante 3-1 rimediato pochi giorni fa al Weserstadion, ci vorrà l'impresa di Pazzini e compagni, ma siamo certi che saranno tante ed efficaci le molle che scateneranno gli undici doriani in campo alla conquista del sogno.
Un sogno che vale tutti gli sforzi della scorsa stagione, e permetterebbe di cominciare questa nel più bello dei modi.
La festa in piazza che seguì la qualificazione ai preliminari è un ricordo, ma il calore di uno stadio ormai sold out, che si preannuncia infuocato da cori e striscioni, è già una certezza: con il dodicesimo uomo schierato, questa sera a Marassi tutto sarà possibile.


24/08/2010 09:17:09 Chiara Tenca - cittadigenova.com

Calcio: nuovi diritti fanno ricca la serie A

MILANO (MF-DJ)--Per gli addetti ai lavori quella che comincera' domenica prossima con la prima giornata di Serie A sara' "la stagione delle opportunita'". La prima e' senza dubbio quella di incassare proventi piu' corposi dalle cessione dei diritti televisivi, a cui fa seguito la possibilita' di migliorare la redditivita', grazie anche a un piu' efficace controllo dei conti. Ô quanto emerge dallo studio di StageUp-Sport & Leisure Business, pubblicazione online specializzata sul business sportivo, intitolato "Il business del campionato di calcio Serie A 2010-2011".

In particolare, si legge in un articolo di MF, grazie alla vendita dei diritti tv sui base centralizzata, secondo quanto previsto dalla Legge Melandri, con un incasso che sfiora il miliardo di euro, tutti i club incasseranno di piu'. In questo modo il risultato operativo dei club della massima serie in media potrebbe passare dal rosso di 8,3 mln della stagione 2008-2009 a un profitto di 400 mila euro complessivi mentre la redditivita' di una societa' (che attualmente vale il 10,1% del fatturato) potra' toccare in media il 17,5%.

borsaitaliana.it

Che fine ha fatto il campionato più bello del mondo?

Una volta c’erano Platini, Maradona, Falcao e Boniek.

Poi i tedeschi dell’Inter (Klinsmann, Matthaus e Brehme), gli olandesi del Milan (Gullit, Van Basten e Rijkaard), i russi della Juventus (Zavarov e Alejnikov che in Italia hanno fallito ma che in quel periodo erano i giocatori che andavano per la maggiore) ed i brasiliani del Napoli (Alemao e Careca).

Se andiamo lontani nel tempo come non ricordare figurine in bianco e nero come Sivori, Jair, Nordahl-Gren-Liedholm e Altafini, giusto per citarne alcuni, o, tornando al calcio degli ultimi venti anni e continuando con un ordine cronologico “sparso”, Dunga, Zidane, Brady, Ronaldo , Rui Costa, Voeller, Batistuta, Figo, Nedved e Thuram.

…e ne sto tralasciando tantissimi altri…
Questo elenco (incompleto e fatto utilizzando solo la memoria) dimostra in maniera inequivocabile come quello italiano fino ad una decina di anni fa, sia stato il campionato con il maggior appeal nei confronti dei campioni stranieri: basti pensare che l’elenco di chi non è venuto in Italia è molto più scarno (Pelè, Crujiff, Di Stefano, Zamora e Jascin…altri non me ne vengono in mente).

Qualcuno potrebbe obiettare che i campioni che ho citato sono venuti solo in quelle squadre che hanno un fascino “indipendente” dal fatto che disputino il campionato italiano. A questi rispondo con altri nomi di giocatori acquistati da squadre di “seconda fascia” come quelli di Brigel ed Elekiaer del Verona dei miracoli, Di Aguillera del Torino, di Kieft e Bergrenn del Pisa, di Dirceu dell’Avellino, di Holmquist del Cesena (sempre rotto ma ai tempi un ottimo giocatore) e Stromberg dell’Atalanta, e non mi voglio nemmeno “giocare” il jolly Zico dell’Udinese.

Dalla riapertura delle frontiere nel calcio degli anni 80, insomma, la Serie A è stata sempre vista come un punto di arrivo, anzi, come l’obiettivo da raggiungere per potersi definire davvero un giocatore di primo livello.

Adesso le cose sono decisamente cambiate visto che anche un giocatore come il giovane belga dell’ Az Alkmaar, il 23enne Moussa Dembèlè, cercato insistentemente dalla Fiorentina in passato, ha detto chiaramente che in Italia non vuole venirci: “Dicono che chiedevo troppo come salario, ma questo non è vero. L’interesse da parte loro era vero, concreto, ma non volevo giocare in Italia. Preferisco andare in Inghilterra o Germania. La mia decisione arriverà alla fine di questa settimana. Il Birmingham? Sì, è un’ipotesi concreta”.

Fosse solo Dembéle il “problema” penso di poter dire con una certa sicurezza che riusciremmo a farcene una ragione. Ma la realtà racconta un problema più esteso visto che difficilmente, almeno nel breve periodo, possiamo sperare di ammirare in Italia Messi, Bojan, Cristiano Ronaldo o qualche spagnolo, campione d’Europa e del Mondo in carica.

Come siamo arrivati a questo punto?
Ma, soprattutto, come possiamo sperare di recuperare il terreno perduto?
calciomalato.blogsfere

E' stata un'estate calda. Incidenti sugli spalti e fuori dagli stadi, risse in campo. Non esattamente l'ideale in vista del campionato di serie A che comincera' sabato con gli anticipi. Massima attenzione sul fronte della sicurezza

E' stata un'estate calda.
Incidenti sugli spalti e fuori dagli stadi, risse in campo. Non esattamente l'ideale in vista del campionato di serie A che comincera' sabato con gli anticipi. Massima attenzione sul fronte della sicurezza in una stagione 2010-2011 gia' storica, visto che entra ufficialmente in vigore la "tessera del tifoso". In una circolare che il Viminale, lo scorso 6 agosto, ha inviato a questori, prefetti, carabinieri e Guardia di Finanza, viene chiesto il massimo rigore nell'applicazione delle disposizioni. La circolare ai questori ricorda "la verifica della rispondenza tra titolo di accesso allo stadio e titolare della tessera che diventa obbligatoria per gli abbonamenti 'in casa' e il settore ospiti". Viene ricordato anche che sono "previsti controlli anche presso le agenzie di vendita". E ancora "massimo rigore e puntuale attuazione delle norme per evitare che siano elusi i sistemi di controllo". Sono queste le direttive che il Dipartimento di pubblica sicurezza ha indirizzato a tutti i questori perche' venga assicurata, in vista dell'inizio del campionato di calcio di serie A sabato prossimo, la piena attuazione del programma 'tessera del tifoso'. "Eventuali inadempimenti - si legge sul sito del Ministero dell'Interno - dovranno essere segnalati all'Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive per le indicazioni di competenza. Da questa stagione calcistica diventa, infatti, obbligatorio il possesso della tessera per la sottoscrizione degli abbonamenti per assistere alle partite 'in casa' e per accedere ai settori ospiti nel caso si voglia seguire la propria squadra in trasferta. Sara', comunque, sempre possibile acquistare un biglietto nominativo per gli altri settori dello stadio pur non essendo titolari di alcuna tessera". (agi)