Lo sport marketing, una
specializzazione che sicuramente in Italia è un mistero esplorato da
pochi e che soprattutto, ahimé, non è esplorato professionalmente dalle
società sportive. SailBiz ha fatto qualche domanda ad
Andrea Annunziata, esperto
nel settore nonchè docente presso il CONI Regionale di tematiche
attinenti lo sport business. Quello che emerge è che la strada da
percorrere rispetto ad altre nazioni è ancora lunga, soprattutto nella
vela ma qualche idea per il settore esce fuori: aggregazione.
SailBiz: Andrea, da esperto di sport marketing quali competenze le società sportive mettono in questo campo?
Annunizata:
Molto spesso è difficile parlare di competenze, diciamo che mettono
l'esperienza (cosa differente da una professionalità costruita nel
tempo), i contatti e la passione. Le modalità sono molto approssimative e
spesso frutto della sensibilità dei dirigenti. Sia italiani e quindi
estrosi.
SB: Quanto l'Italia è lontana da paesi come l'inghilterra in cui lo sport marketing è soprattutto professionalità?
AA:
vale secondo me l'equazione per cui l'Italia è indietro di 5 anni sul
mondo anglosassone nel suo complesso, marketing compreso. Ma guardando
in Europa sono convinto che il modello tedesco presto sarà quello
vincente nello sport, specie in momenti di crisi come questo. In
Germania si pensa soprattutto alla solidità di bilancio e si agisce di
conseguenza anche il marketing ed il merchandise vengono sfruttati per
rafforzare l'utile. Sappiamo bene che in Italia non vi è merchandise men
che meno marketing.
SB: Spesso si confonde la
sponsorizzazione come un obolo dovuto ad uno sportivo, ad un team o ad
una società senza mettersi nelle condizioni di agevolare lo sponsor
nelle proprie esigenze di comunicazione.
AA:
Effettivamente è questo che generalmente viene richiesto. Lo sponsor è
una specie di bancomat, nella visione dei dirigenti. Però vi sono
opportunità sfruttabili, a me è capitato di lavorare per una società di
skyrunning con la quale sono riuscito a creare una sponsorizzazione
tecnica per cui gli atleti si trovano a sviluppare solette di una nota
marca. In questo modo non solo si è riusciti ad avare un ritorno
economico ma anche un vantaggio tecnico. Si è anche fatto in modo che
gli iscritti all'associazione potessero comprare i prodotti dell'azienda
con sconti personali su internet.
SB: Hai in mente qualche bella case history neglisport minori che ci smentisca?
AA:
Premetto che non sono un esperto in materia, ma da appassionato ho
l'impressione che i piccoli Yacht club abbiano un'unica chance per
trovare sponsor ed è quella di aggregarsi garantendo maggiore visibilità
alle aziende, invece spesso sembra di vedere le rivalità delle
repubbliche marinare. A questo tutti gli Yacht club devono creare
momenti aggregativi aperti al pubblico, ad esempio degli apericena a
tema, per aumentare gli iscritti e promuovere così la vela. L'America's
cup in questo periodo con le regate alle h21 può aiutare.
SB: Quale è il tuo punto di
vista nel settore della vela? Quali sono le professionalità che
potrebbero essere utili a questo sport?
AA:
Per prima cosa va ribadito un concetto: il professionista non è un
mago. Ci vuole tempo perchè quello che fa dia frutto, spesso si
aspettano risultati dopo 3 mesi, ma per certe cose potrebbe volerci
anche 1 anno di lavoro. Detto questo, credo si debba pensare a
responsabili marketing, che come detto in precedenza, potrebbero anche
lavorare su più yacht club così da ammortizzare i costi. Queste persone
dovranno sostanzialmente creare un'immagine appetibile, trovare dati
sugli iscritti, capire i punti critici dello YC, segnalarli ed esaltare i
punti di forza. Sarebbe anche importante un responsabile per la parte
online con creazione di blog, sito web e utilizzo dei social network
costante.
Se poi si ritiene possibile, è anche bello che un dirigente
tenga i contatti con le associazioni onlus locali, creare attività a
loro favore coinvolgendo gli sponsor. Fare del bene fa bene a tutti.
SB: Lo sport di base quanto è lontano dalle federazioni in termini di crescita professionale?
AA:
Se parliamo di Federazioni centrali è certamente alto, a livello locale
il gap si abbassa anche perchè la federazione regionale è diretta
espressione dello sport locale. Il vero problema però è un altro e cioè
quanto le federazioni locali insistano sulla formazione. Basta vedere i
programmi delle Scuole regionali dello sport gestite dal CONI,
responsabili della formazione dei dirigenti sportivi, per capire che di
marketing non si parla o se ne parla pochissimo. Vanno per la maggiore
formazione tecnica e fiscale. Siamo in alto mare.
fonte: http://www.sailbiz.it/it/contatti/5759-lo-sport-marketing-questo-sconosciuto