Al Parco Sportivo Foro Italico di Roma si è tenuto il meeting conclusivodel progetto “Sport e Integrazione” con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti e il Presidente del CONI Giovanni Malagò
Roma, 5 novembre 2015 – Sono
state premiate oggi, al Parco
Sportivo Foro Italico di Roma, le cinque “Buone Pratiche”
vincitrici del progetto “Sport e Integrazione”,
inserito nell’ Accordo di
Programma per la promozione delle politiche di integrazione nello sport,
sottoscritto nel 2014 e rinnovato nel 2015 dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali e il CONI.
Nel meeting di chiusura del
progetto, sono stati presentati i risultati raggiunti nei tre principali
ambiti di intervento: le “Buone
Pratiche”, ossia un percorso mirato a raccogliere, valorizzare e
diffondere le esperienze positive in materia di sport e integrazione realizzate
su tutto il territorio nazionale; la promozione del diritto di Cittadinanza Sportiva; il
percorso educativo nelle
scuole.
Al meeting sono intervenuti Giuliano Poletti, Ministro del
Lavoro e delle Politiche Sociali, Giovanni Malagò, Presidente
del CONI, Alberto
Miglietta, Amministratore Delegato della CONI Servizi, Federico Soda, Direttore
Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale
per le Migrazioni (OIM), e Diana Bianchedi, componente
del Comitato Scientifico del progetto.
A raccontare la propria
esperienza sul tema di sport e integrazione sono stati numerosi campioni di
livello internazionale che difendono i colori dell’Italia, come Carlo Molfetta (CS
Carabinieri), oro olimpico di taekwondo a Londra 2012, Frank Chamizo (CS Esercito),
campione mondiale in carica di lotta libera, Anzhelika Savrayuk (CS
Aeronautica Militare), ex ginnasta, 3 ori mondiali e un bronzo olimpico, Fostine Eseosa Desalu (GS
Fiamme Gialle), oro nei 200 metri ai recenti Giochi Mondiali Militari,
l’ostacolista Josè
Bencosme, il velocista e ostacolista Ivan Mach Di Palmstein e lo
specialista di fondo e mezzofondo Ahmed El
Mazouri.
Giuliano Poletti, Ministro del
Lavoro e delle Politiche Sociali: “La strada ci viene indicata
dall’essenzialità dei bambini: correre dietro la palla è divertente e crea un
senso di comunità. A questa semplice evidenza noi ci arriviamo con complicati
ragionamenti. I sistemi valoriali sono frutto delle relazioni, di come le
persone sono parte della comunità. Questo progetto rappresenta l’altra faccia
della medaglia: un percorso insieme per superare interessi, paure e divergenze.
Diamo continuità attraverso la costruzione di una scala fatta di singoli
gradini”.
Giovanni Malagò, Presidente del
CONI: “Anch’io sono figlio dell’integrazione, ho un padre italiano e una
madre cubana e quando Chamizo ha vinto il Mondiale l’ho chiamato al telefono e
parlandogli in spagnolo gli ho detto ‘sai che sono cubano come te?’. Sono
orgoglioso che lo sport sia in prima fila per aprire la porta della cittadinanza
sportiva nella società. Il CONI ha indicato la strada da percorrere e adesso
bisogna spingere sull’acceleratore, facendo moral suasion, perché abbiamo
bisogno del completamento di questo iter legislativo per vincere una battaglia
di civiltà“.
I numeri del progetto sono stati
illustrati da Teresa
Zompetti ,
Responsabile Corporate Social Responsibility del CONI. Sono state
coinvolte circa 56 mila classi, raccolti 23 mila testi e 32 mila disegni. Ogni
classe ha scelto un elaborato da iscrivere al concorso finale, di questi ne sono
stati selezionati e premiati 104. Dieci sono stati invece gli incontri con il
campione, organizzati in 10 città diverse.
Per quanto riguarda le “Buone
Pratiche”, sono arrivati circa 44 progetti, di questi ne sono stati ammessi 36
(tutti inseriti in una pubblicazione dedicata) e selezionati 15 dalla
commissione valutatrice. A rispondere sono stati gli organismi riconosciuti dal
CONI, le associazioni del mondo dello sport, il terzo settore e gli Enti
territoriali, con progetti legati alla capacità dello sport di alimentare il
processo di integrazione.
Sono cinque i progetti vincitori:
“Bergamondo 2015”,
torneo di calcio organizzato dal Centro Sportivo Italiano al quale prendono
parte atleti migranti in rappresentanza del proprio Paese d’origine; “Dove nascono i giganti”,
progetto dell’Asd Gran Sasso Rugby che ha portato il gioco e i valori della
palla ovale in numerose scuole delle province di Chieti e de L’Aquila con un
alto numero di bambine e bambini provenienti da un contesto migratorio; “Mondiali Antirazzisti”,
manifestazione della Uisp, organizzata ogni anno, dal 1997, in provincia di
Modena, che unisce sport, tifo, gioco, condivisione e attività culturali con la
partecipazione di diverse comunità di migranti; “Il Calciastorie”, progetto
della Lega Serie A in collaborazione con la Uisp, che ha portato nelle scuole di
15 città i valori dell'integrazione e della tolleranza attraverso il racconto
delle storie di personaggi sportivi che hanno vissuto episodi di
discriminazione; “Progetto
42”, programma della Federazione Italiana Baseball Softball dedicato alle
scuole e mirato a coniugare la trasmissione dei valori sportivi e di quelli
legati all’integrazione. Menzione speciale al “Progetto rete!” della
Federazione Italiana Giuoco Calcio.
Con l’intervento del Prof.
Pierluigi Matera, è stato anche approfondito il tema della cittadinanza sportiva,
principio incluso nel Manifesto Sport Integrazione, attraverso la presentazione
di uno studio sulla normativa italiana ed europea
in materia.
Nell'ambito del percorso
educativo per le scuole, il meeting è stato preceduto dall’ottavo “Incontro col campione” che ha
visto gli atleti presenti, insieme a Cristina Chiuso, Delegata
Provinciale del CONI Roma, condividere la propria testimonianza di Sport e
Integrazione agli alunni dell’ Istituto Comprensivo Paolo
Stefanelli. Dai racconti delle loro storie sono emerse esperienze
positive di integrazione, ma soprattutto sono stati sottolineati i valori
formativi che l’attività sportiva ha insegnato loro. Lo sport è stato raccontato
quindi come equilibrio, senso della vita, mezzo per imparare ad affrontare e
superare le difficoltà, vivere allo stesso tempo gioie e dolori. In molti hanno
vissuto la squadra come una sorta di famiglia, uno stare assieme per lavorare
verso un obiettivo comune. Lo sport ha significato anche ampliare gli orizzonti,
girare il mondo, conoscere culture e lingue diverse.