Sport Land News: mondiali
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Deltaplano azzurro per la nona volta sul tetto del mondo



La nazionale italiana di deltaplano vince il suo nono titolo mondiale e quinto consecutivo.
Accrescono l¹impresa degli azzurri la medaglia d¹argento di Alessandro Ploner di San Cassiano (Bolzano) ed il bronzo di Christian Ciech, nato in Trentino e varesino d¹adozione, nell¹individuale.
Il nuovo campione del mondo è Petr Benes, pilota della Repubblica Ceca che raccoglie il testimone dal nostro Alessandro Ploner e solo nel corso dell¹ultima giornata. Infatti, Ploner ha quasi ininterrottamente tenuto la testa della graduatoria nei nove giorni di gara e il divario tra i due nella classifica finale è assolutamente esiguo. Quarto un altro pilota della Repubblica Ceca, Dan Vyhnalik e quinto Filippo Oppici, pilota di Parma. Ottime le prestazioni del ciociaro ed esordiente Marco Laurenzi e del resto del team azzurro, Davide Guiducci di Villa Minozzo (Reggio Emilia) e il padovano Valentino Bau che hanno contribuito al successo collettivo. Dirigeva la nazionale Flavio Tebaldi di Venegono Inferiore (Varese). 
La supremazia degli azzurri come squadra non è mai stata in discussione. Ha iniziato e chiuso in testa davanti alle nazionali della Repubblica Ceca, Germania, USA, Australia, Brasile, e Giappone. 26 i paesi presenti per un totale di 131 piloti.
Le classifiche sono stilate in base ai risultati di ogni volo con assegnazione di un punteggio a ciascun pilota secondo l¹ordine di arrivo al traguardo. La somma dei punteggi di tutti i voli determina la graduatoria individuale e quella di tutti i voli dei piloti di ogni nazionale quella a squadre.
Teatro dell¹impresa, avvenuta nel corso de 21° Campionato del Mondo volato sotto l¹egida della FAI (Fédération Aéronautique Internationale), la Valle di Paraná in Brasile. Dalle sue pendici a circa 1000 metri di quota, nelle vicinanze di Formosa, comune dello Stato del Goiàs a 92 km dalla capitale federale, per nove giorni sono decollati i volatori alla volta dell¹atterraggio nella Esplanada dos Ministérios a Brasilia. La valle gode di un clima secco e vento costante, ma talvolta i piloti hanno incontrato anche condizioni difficili.
I percorsi assegnati dalla direzione di gara misuravano tra i 100 ed i 135 chilometri e contrassegnati da boe aeree in corrispondenza di punti salienti del territorio che i piloti dovevano obbligatoriamente aggirare prima di raggiungere la meta. Il tempo impiegato mediamente dai migliori è stato tra poco meno delle due ore e le tre ore e mezza, secondo le condizioni meteo della giornata. Alle stesse si sono subordinate le velocità medie, aggirate tra i 35 ed i 53 km/h, ma questi mezzi sono idonei a raggiungere velocità massime oltre i 100 km/h. Il tutto sfruttando un motore che non consuma e non emette nulla, vale a dire quello dell¹irraggiamento solare del territorio e le correnti ascensionali che esso provoca.


Gustavo Vitali - Ufficio Stampa FIVL

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone

Mondiali Ciclismo, Malori argento nella cronometro

Adriano Malori si è preso l'argento, nella cronometro individuale ai Mondiali di Richmond. L'Italiano è stato battuto solo dal bielorusso Vasil Kiryenka. Kiryienka ha ricoperto i 53 chilometri del tracciato iridato in 1h02'29", risultando più veloce del parmense Malori di soli 9". Testa a testa nella parte finale del percorso, con i tempi dei due corridori che si sono equivalsi a lungo, fino a quando il 34enne neocampione del mondo venuto dall'est ha avuto la meglio. Kiryienka era abbonato ai piazzamenti al Mondiale, nelle prove contro il tempo: si era piazzato al terzo posto Valkenburg (Olanda), nel 2012, era stato quarto a Firenze, nel 2013 e a Ponferrada (Spagna). Al terzo posto si è piazzato il francese Jerome Coppel, staccato di 26" dal vincitore, solo settimo il campione uscente Tony Martin. La grande prova degli azzurri è stata completata dal giovane e promettente Moreno Moser, che si è piazzato al 10/o posto, staccato di 1'31". 
ansa

BRASILE: NELLA PATRIA DEL CALCIO, LA COPPA DEL MONDO NON PIACE PIÙ

37634 BRASILIA-ADISTA. Iniziato il conto alla rovescia per il campionato mondiale di calcio in Brasile (la partita d’apertura, Brasile-Croazia, si giocherà all’Arena Corinthians di São Paulo il 12 giugno), il governo di Dilma Rousseff sta correndo ai ripari per contrastare l’immagine negativa prodotta tanto dai ritardi nella costruzione degli impianti e delle infrastrutture, quanto soprattutto dalle modalità profondamente antisociali con cui tali opere sono state realizzate e dai costi esorbitanti del doppio appuntamento sportivo (i mondiali del 2014 e le Olimpiadi del 2016), oggetto di proteste culminate inaspettatamente e clamorosamente nel giugno del 2013 (v. Adista n. 25/13). Una sgraditissima sorpresa per il governo, che, certo di solleticare l’orgoglio nazionale sul terreno della distrazione più cara ai brasiliani (quella calcistica), si attendeva un grande ritorno in termini di prestigio e deve al contrario fronteggiare un calo di popolarità proprio nell’anno delle elezioni presidenziali (previste per il prossimo ottobre).
Nel tentativo di invertire il trend, il governo ha incaricato il ministro della Segreteria Generale della presidenza della Repubblica, Gilberto Carvalho, di stabilire, in realtà con grande ritardo, un dialogo con la società, impegnandosi a smontare, a suo dire, la “disinformazione” imperante attorno all’evento. Così, mentre il ministro dello Sport Aldo Rebelo va in giro a inaugurare impianti che in vari casi, a cominciare dallo stadio di Manaus, resteranno praticamente inutilizzati dopo la Coppa, Carvalho è impegnato a visitare le 12 città che ospiteranno le partite, con l’obiettivo di mobilitare le organizzazioni sociali in difesa dei mondiali. Un compito assai arduo: il 29 aprile, in un incontro a Rio de Janeiro, il ministro è stato più volte interrotto e pesantemente fischiato, come quando, a una donna minacciata da una delle tante rimozioni legate alla costruzione delle opere, ha pensato bene di dire: «Esca un po’ dal suo orticello, pensi al Paese» (O Estado de S. Paulo, 29/04).

Cose della vita
Non giovano sicuramente al governo le polemiche sui ritardi nell’esecuzione delle opere, sebbene, come spiega Tuto Beat Wehrle, responsabile in Brasile del programma “A chance to play” (un’iniziativa solidale di sostegno ai bambini e adolescenti delle favelas di São Paulo promossa dalla sezione tedesca di Terre des hommes), in un’intervista pubblicata su Argenpress.info il 25 aprile, non si tratti di una questione di inefficienza, bensì di «un freddo calcolo economico» da parte delle imprese private, le quali, quanto più grave è il ritardo, tanto più possono avanzare pretese rispetto a «pagamenti aggiuntivi», con il risultato che le spese per gli impianti, stimate inizialmente attorno ai 2,4 miliardi di reais, hanno già oltrepassato gli 8 miliardi: un investimento superiore a quelli dei mondiali in Germania e in Sudafrica messi insieme. E considerando che la Coppa del Mondo costerà oltre 30 miliardi di reais (10 miliardi di euro), la cifra più alta nell’intera storia dei mondiali di calcio, non c’è da stupirsi che, stando a un recente sondaggio dell’Istituto Datafolha, il 55% dei brasiliani sia convinto che i mondiali produrranno più costi che vantaggi. Ancor più grave, tuttavia, è che, per ultimare in tempo utile la costruzione degli impianti, le imprese impongano agli operai estenuanti giornate di lavoro, fino a 18 ore, aumentando il rischio di incidenti anche mortali. Nove lavoratori hanno già perso la vita nei cantieri (sette in seguito a incidenti e due per infarto), l’ultimo dei quali, il 23enne Fábio Hamilton da Cruz, è morto cadendo da un’altezza di oltre 8 metri, il 29 marzo, mentre lavorava all’installazione delle tribune provvisorie dello stadio Itaquerão (Arena Corinthians), a São Paulo. «Cose della vita», è stato il micidiale commento di Pelè: un incidente che «può succedere», qualcosa di «normale».
Vittime della “pacificazione”
Neppure giovano al governo le proteste relative alla questione della sicurezza e del controllo del territorio, soprattutto rispetto all’azione di “pacificazione” delle favelas, culminata agli inizi di aprile con l’occupazione da parte dell’esercito del Complesso della Maré, la più grande favela di Rio de Janeiro (costituita da 17 comunità per un totale di 130mila persone), per introdurvi, come già avvenuto altrove, un’Unità di Polizia Pacificatrice (Upp).
«Per quanto possa valutarsi positivamente – scrive Beat Wehrle – la strategia diretta a sottrarre territori al crimine organizzato, il sollievo delle famiglie che abitano nelle favelas “pacificate” ha ben presto ceduto il passo alla sofferenza dinanzi all’azione ugualmente arbitraria, repressiva e violenta delle polizie militari». In realtà, come ha commentato il sociologo Cândido Grzybowski (Canal Ibase, 7/4), l’attuale politica di sicurezza è rivolta a proteggere la città dalle favelas e dai loro abitanti piuttosto che garantire a tutti il diritto alla sicurezza: «La polizia, quando non è connivente con la criminalità per trarne vantaggi, ha sempre guardato al territorio delle favelas come a uno spazio ostile semplicemente da reprimere». È assai significativo, ha sottolineato Grzybowski, che, in relazione al Complesso della Maré, si sia parlato esplicitamente di “occupazione” – e davvero di questo si è trattato, «con blindati, armi pesanti, elicotteri e un intero arsenale di guerra» –, anziché, per esempio, di «“liberazione” da trafficanti e milizie armate». E altrettanto significativo è il fatto che non si sia nascosta la durata di tale “occupazione” militare, che andrà avanti solo fino al termine della Coppa del mondo. Non c’è allora da stupirsi che nella favela di Pavão-Pavãozinho, tra i due quartieri più turistici di Rio de Janeiro, Copacabana e Ipanema, sia esplosa una vera rivolta – con tanto di incendi, barricate e sparatorie, e con il bilancio di almeno una vittima – in seguito alla morte in circostanze non chiare di un ballerino di un varietà televisivo, Douglas Rafael da Silva Pereira, durante una perquisizione della polizia, la quale, pare, avrebbe scambiato il giovane per un malvivente, pestandolo a sangue. Non sarebbe certo una novità: secondo un recente rapporto del Forum brasiliano di sicurezza pubblica, addirittura cinque persone al giorno muoiono in conseguenza di azioni da parte della polizia (1.890 le vittime solo nel 2012).
A esprimere critiche è anche la Conferenza episcopale brasiliana, che, in un messaggio emesso lo scorso marzo, esprimendo solidarietà a «quanti, a causa delle opere legate alla Coppa del mondo, sono stati feriti nella propria dignità e colpiti dal dolore della perdita di persone care», ritiene inammissibile «che il mondiale finisca per aggravare le disuguaglianze urbane e la devastazione ambientale, giustificando l’adozione progressiva di uno stato di eccezione, mediante decreti, misure provvisorie e risoluzioni».
Se è difficile prevedere l’impatto delle rivolte delle favelas sullo svolgimento dei mondiali, è certo, comunque, che la mobilitazione legata allo slogan “Não vai ter Copa” (la Coppa del mondo non si farà) non ha più raggiunto i livelli di partecipazione di massa che hanno caratterizzato le manifestazioni dello scorso anno. E in ogni caso sono in tanti a pensare che le proteste debbano precedere (e seguire) i mondiali, ma non accompagnarli: «Non siamo contro la Coppa del mondo – ha dichiarato per esempio João Pedro Stedile, uno dei leader più autorevoli del più importante movimento sociale del Brasile, quello dei Senza Terra –: il popolo brasiliano vuole assistere ai mondiali. Per quanto i biglietti siano molto cari e i profitti andranno tutti alla Fifa, le persone vorranno seguirli da casa, in televisione». Di conseguenza, «il peggior momento per le manifestazioni è proprio durante i mondiali. Si tratterebbe di un errore da parte dei giovani: le mobilitazioni devono essere fatte prima». (claudia fanti)

Brasile 2014: biglietti in vendita dal 20 agosto, prezzi dai 10 ai 700 euro

Dal 20 agosto sul sito ufficiale della FIFA (ww.fifa.com) sarà possibile acquistare i biglietti per la Coppa del Mondo FIFA 2014 in programma l’anno prossimo in Brasile. Il prezzo dei tagliandi varierà da un minimo di circa 20 euro a un massimo di poco meno di 700 euro. Per alcune categorie di tifosi verranno messi in vendita biglietti al prezzo di circa 10 euro.
fonte http://www.figc.it/it/204/37090/2013/07/News.shtml

L'Albania ai Mondiali

Aprile spezzato, è il titolo del romanzo del più grande poeta albanese vivente, Ismail Kadare. Sta vivendo un aprile radioso invece l’Albania del calcio, specie da quando a guidarla è il 56enne veneto Gianni De Biasi che davanti al porto di Durazzo ha stabilito la base tecnica e da lì fissa l’orizzonte più vicino: «La costa pugliese, è a soli 80 chilometri», sorride.

Nella sua mappa mentale, invece, sa bene che il prossimo approdo è il Brasile, Mondiali del 2014. E non è affatto un miraggio, perché dopo l’ultima vittoria nel girone di qualificazione (il 22 marzo scorso ad Oslo: Norvegia-Albania 0-1) i suoi ragazzi sono saliti al secondo posto in classifica - assieme all’Islanda -, a soli 2 punti dalla capolista Svizzera. «Dzemaili, Berhami e Shaqiri, sono di origine albanese, potevano giocare con noi, ma se li è portati via la federazione svizzera, altrimenti...», dice ironico il ct che quando un anno e mezzo fa, «ancora scottato dall’esonero lampo dell’Udinese», gli arrivò l’offerta dalla federazione di Tirana, per un attimo ci ha pensato su. «Sapevo che non sarebbe stata una gita al di là dell’Adriatico e, tanto per cominciare, la famiglia l’ho lasciata a Conegliano. Ma appena arrivato ho trovato un Paese e strutture sportive migliori di quanto immaginassi. E, poi, la gente è ospitale, c’è un bel clima, ottimi alberghi, uno splendido mare e nei ristoranti faccio grandi mangiate di pesce a prezzi stracciati. La crisi? Un pensionato italiano qui camperebbe bene, basti pensare che un operaio vive dignitosamente con uno stipendio di 250 euro al mese».

Già ma il mestiere di ct è un’altra storia, specie in un Paese che non ha mai conosciuto una fase finale di un Europeo e ancor meno di un Mondiale di calcio. «Mi sono rimboccato le maniche, ho capito subito che prima dell’allenatore qua serviva lo spirito dell’artigiano. Un esempio? Avevo chiesto un archivio dei calciatori albanesi sparsi nel mondo, beh... lo sto ancora aspettando. Così con il mio staff abbiamo scandagliato Internet in lungo e in largo ed è venuto fuori che a Kalmar (Svezia), in un villaggio sperduto di pescatori, gioca Etrit Berisha, un portiere classe 1989 di cui sentirete parlare presto anche in Italia. E non solo perché è omonimo del Premier. Qui quel cognome è come da noi il signor Rossi. Ne avrei anche un altro di Berisha – sorride divertito –: Besart, un buon attaccante di 27 anni che gioca in Australia, ma poveraccio per ora non me la sento di convocarlo per poi, magari, tenerlo in panchina dopo il viaggio che si dovrebbe sorbire».

Non è agevole rispondere alla convocazione neppure per Hamdi Salihi, l’autore del gol alla Norvegia, gioca in Cina nel Jiangsu Sainty: «Infatti, come premio dopo la gara di Oslo gli ho risparmiato l’amichevole con la Lituania». Altra vittoria, 4-1: reti di Migjen Basha, centrocampista del Torino e di Edgar Çani del Catania. Due dei 6 “albanesi d’Italia”: gli altri sono il giovane Elseid Hisaj 19enne dell’Empoli, il laziale Lorik Cana (il capitano), il portiere del Chievo, Samir Ujkani, e il bomber girovago Erjon Bogdani del Siena. «Sono i più bravi che ho, ma molti di loro nei rispettivi club giocano poco. I rari rimasti qui, si confrontano nel campionato che è di basso livello, ma la passione e la voglia di migliorare che hanno, mi fa ben sperare per il futuro e non pentire di aver lasciato il nostro calcio». E pensare che appena un decennio fa (quando il ct dell’Albania era Beppe Dossena), De Biasi era stato premiato come il secondo miglior allenatore della Serie A, dietro a Fabio Capello. Erano gli anni del suo Modena champagne in cui si spolmonava il piccolo-grande Paolo Ponzo che è appena volato via.

«Quanto mi manca Paolo... Un esempio di umiltà e di uomo vero che non ho più ritrovato in nessuna altra società». Dopo Modena è stato il tempo del Brescia: «Avevo Roberto Baggio, il più grande giocatore che ho allenato». Poi in tre anni - dal 2005 al 2008 - tre andate e tre ritorni («in mezzo una bella esperienza in Spagna, al Levante con il mio amico Damiano Tommasi») per, poi, salvare sempre il Torino di Urbano Cairo che non fu del tutto riconoscente. «La sfortuna è stata incontrare Cairo quando ancora era digiuno di gestione calcistica, ora sarebbe diverso. Il Toro mi è rimasto nel cuore e un derby con la Juve di Conte me lo giocherei volentieri». Un velo di nostalgia per l’Italia e per il nostro calcio? «Neanche un po’. Finché da noi si penserà che se la squadra non fa risultati è tutta colpa dell’allenatore e solo lui deve pagare per tutti, allora vuol dire che il sistema va rifondato». La sua “rifondazione albanese”, intanto, procede e a gonfie vele. «Devo lavorare ancora sulla mentalità. Il loro limite è l’indolenza, è raro che prendano un’iniziativa personale. Al tempo stesso ho un patrimonio a disposizione, un entusiasmo contagioso che ricorda quello degli italiani degli anni ’60. Il popolo, i tifosi, hanno una fede cieca in quello che stiamo facendo e si rendono conto, al di là dei risultati, della notevole e rapida crescita tattica che c’è stata». L’Albania che piace e che finalmente vince, ha trascinato nella lontanissima Oslo 4mila sostenitori. «Ma erano quasi tutti emigrati – precisa il ct –. In Germania e in Svizzera abbiamo giocato come fossimo in casa, lo stadio era per metà albanese. Il pubblico ci aiuta tanto e adesso ci crede quanto noi, una qualificazione ai Mondiali non è più un’utopia». Il massimo, per De Biasi sarebbe arrivare a Rio e sfidare gli azzurri di Prandelli: «Il miglior tecnico possibile per un Paese di 60 milioni di ct… Chi ruberei a Cesare? Balotelli, De Rossi e Pirlo. Già solo con questi tre, l’Albania davvero potrebbe pensare in grande».

Massimiliano Castellani - avvenire.it

Ciclismo: Mondiali, gli 11 azzurri di Bettini

Il ct della nazionale di ciclismo, Paolo Bettini, ha ufficializzato i nomi degli azzurri impegnati nella prova in linea ai Mondiali Olandesi, il prossimo 23 settembre. La prova si disputera' a Walkenburg.
Si tratta di: Eros Capecchi (Liquigas-Cannondale), Dario Cataldo (Omega Pharma - Quick Step), Oscar Gatto (Farnese Vini - Selle Italia), Marco Marcato (Vacansoleil), Moreno Moser (Liquigas-Cannondale), Vincenzo Nibali (Liquigas-Cannondale), Giacomo Nizzolo (Radio Shack - Nissan), Rinaldo Nocentini (Ag2r La Mondiale), Luca Paolini (Katusha), Matteo Trentin (Omega Pharma - Quick Step), Diego Ulissi (Lampre -Isd). Per la cronometro sono convocati Adriano Malori (Lampre-Isd) e Marco Pinotti (Bmc Racing Team).
BETTINI, SQUADRA GIOVANE E COMPETITIVA - "Credo che questa squadra, composta di corridori esperti ed esordienti, possa rappresentare un mix valido e competitivo per il percorso dei Mondiali". Paolo Bettini, ct della Nazionale di ciclismo, ha spiegato così la linea che ha seguito per stilare la lista dei convocati per il Mondiale in Olanda. "E' una Nazionale giovane, l'età media non supera i 26 anni - ha sottolineato Bettini - Ci sono ragazzi che vestono per la prima volta la maglia azzurra affiancati a corridori più esperti. Il presidente Di Rocco mi ha chiesto se le linee dettate dalla Federazione (puntare sulla linea verde, ndr) mi hanno messo in difficoltà nel fare le mie scelte: sinceramente avrei sperato che mi creassero più problemi i corridori con i loro risultati".
"Analizzati ad uno ad uno, i ragazzi che ho scelto hanno dimostrato di meritare questa maglia e quelli a cui ho chiesto un segnale me lo hanno dato. Sono molto soddisfatto di questo gruppo", ha aggiunto il commissario tecnico, che ha poi parlato in modo specifico di Marco Pinotti, che con Adriano Malori parteciperà alla crono: 'Quello con Pinotti e' un progetto che parte da lontano. Marco alle Olimpiadi è partito per entrare tra i primi dieci ed è arrivato al quinto posto e in Olanda, su un percorso maggiormente adatto alle sue caratteristiche, cercherà di migliorarsi ancora. Lui è convinto di poter fare molto bene e ci credo anch'io".
Il presidente federale, Renato Di Rocco, ha sottolineato che "il valore della maglia azzurra è cresciuto ulteriormente. Tutti vogliono vestire questo simbolo. A livello internazionale siamo considerati degli apripista grazie anche alle nuove generazioni. Con le nostre scelte non abbiamo certo rivoluzionato la Nazionale di Bettini e degli altri ct, ma anzi stimolato una crescita del movimento. Comunque la maglia azzurra si conquista sempre pedalando e va rispettata e difesa con dignità e impegno".
"Gli atleti che sono stati convocati dai tecnici per i campionati del mondo se la sono guadagnata sul campo - ha concluso Di Rocco -. Partiamo per vincere come sempre, perché siamo abituati a essere vincenti. Lo abbiamo dimostrato anche recentemente alle Paralimpiadi e ai Mondiali di mountain bike".
ansa

Calcio: Mondiali 2014, Italia-Malta 2-0

Un gol di Mattia Destro, dopo soli 5' di gioco e uno di Peluso nel finale, bastano all'Italia per battere Malta, nella seconda partita del Gruppo B di qualificazione ai Mondiali 2014. La squadra di Prandelli conquista cosi' i primi tre punti del girone, dopo il pareggio ottenuto a Sofia, contro la Bulgaria, venerdi'. Esordio di Insigne, inserito al posto di Diamanti, all'inizio del secondo tempo. La Nazionale maltese allenata da Pietro Ghedin ha retto l'impatto con i piu' quotati avversari.
ansa

Calcio Mondiali Brasile 2014: Italia al via avventura mondiale con Osvaldo-Giovinco

Rispetto alla finale europea di due mesi fa le bocche di fuoco dell'Italia non sono più Cassano e Balotelli ma Giovinco e Osvaldo: sarà questa la coppia, la più giovane (51 anni in due) da quando Cesare Prandelli è ct, a cui la Nazionale si affiderà per iniziare nel migliore dei modi il cammino verso i Mondiali 2014 in Brasile.
Appuntamento venerdì a Sofia contro la Bulgaria che in 15 confronti ha battuto gli azzurri solo due volte con 8 sconfitte.
Uno score favorevole dunque al calcio italiano ma giustamente Prandelli, che comunque tira un sospiro di sollievo recuperando sia De Rossi che Pazzini, non si fida: come tutte le prime volte, anche questa sarà delicata nonostante da ben 38 anni l'Italia non stecca i debutti nelle qualificazioni. Il ct sembra aver già deciso la formazione titolare stando alle indicazioni emerse negli allenamenti di questi giorni, compresi quelli di oggi: davanti a capitan Buffon difesa a tre con Bonucci, Barzagli e Ogbonnna (il granata si è sottoposto ad un controllo dopo pranzo ma si è allenato senza problemi), centrocampo a cinque con Pirlo al centro, De Rossi interno destro (il romanista ha smaltito la distorsione alla caviglia rimediata domenica) e Marchisio interno sinistro, Maggio e Giacchierini esterni, quindi in avanti il duo composto da Osvaldo e Giovinco. Sia l'italo argentino della Roma che il fantasista della Juve hanno cominciato il campionato con il botto: due gol a testa, il primo realizzando reti capolavoro contro il Catania e contro l'Inter, il secondo una doppietta che ha permesso alla squadra bianconera di espugnare Udine.
Ma al di là dei numeri, comunque importante, i due possono assicurare all'Italia entusiasmo, freschezza, qualità, gioventù e imprevedibilità. Un bel mix per permettere a Prandelli di ritrovare quella vittoria che manca dal 2-1 nella semifinale europea del 28 giugno contro la Germania. Fra l'altro Giovinco e Osvaldo hanno già giocato assieme in Under 21 mostrando una buona intesa come ha ricordato oggi il romanista. La comitiva azzurra si allenerà a Coverciano anche domani mattina alle 10,30, a porte chiuse, prima della partenza per la Bulgaria prevista da Pisa con volo charter alle 16,30: a Sofia Prandelli farà sostenere al suo gruppo un allenamento nello stadio Vasil Levski che il giorno dopo, alle 20,45 (21,45 ora locale) ospiterà la gara diretta dall'inglese Atkinson.
ansa

Ciclismo: Mondiali, Azzurri al via in 9


L'Uci ha ufficializzato i posti assegnati a ogni nazione per il prossimo Mondiale dei professionisti su strada, in programma a Valkenburg, in Olanda.

L'Italia di Bettini potra' schierare nove corridori, come Spagna, Gran Bretagna, Belgio, Australia, Olanda, Stati Uniti e Francia. Sette corridori per Colombia, Germania, Slovenia, Repubblica Ceca. Sei per Slovacchia, Svizzera, Marocco, Argentina, Giappone, Russia, Polonia e Ucraina. Quindi tutte le altre.
ansa