Sport Land News
Quello che si temeva subito dopo l'incidente si è tristemente verificato: il crollo del tetto di un supermercato ieri a Riga ha provocato una strage. Sono quarantasette i corpi senza vita tirati fuori finora dalle macerie, compresi quelli di tre vigili del fuoco, ma si temono molte più vittime perché decine di persone risultano ancora intrappolate. E' ancora mistero sulle cause, ma il governo lettone punta il dito sui difetti strutturali dell'edificio, inaugurato nel 2011 e che - beffa del destino - aveva ricevuto un premio d'architettura. Il bollettino dei morti si aggiorna di ora in ora, nell'incessante attività dei duecento soccorritori aiutati dai militari per fronteggiare il peggior disastro accaduto in Lettonia dal suo ritorno all'indipendenza, nel 1991. Le gru sono impegnate a sollevare le grandi lastre del tetto dell'edificio alla periferia della capitale, crollato ieri sera all'ora di punta, con centinaia di clienti impegnati negli acquisti. Si cercano le persone ancora intrappolate, che sarebbero una quarantina, in base alle immagini delle telecamere di sicurezza.
E ci si serve anche degli squilli dei telefoni cellulari, mentre i superstiti riferiscono di esser stati avvolti dal buio subito dopo un forte boato, e di essere riusciti a fuggire dalle finestre. Prima che crollasse un altro pezzo di struttura. Sul posto sono accorse decine di persone: chi per cercare un parente disperso, chi semplicemente per portare fiori o accendere una candela in memoria delle vittime. Le cause dell'incidente, che per ora registra anche una quarantina di feriti, restano ancora sconosciute. Si sa soltanto che un gruppo di lavoratori stava costruendo un giardino pensile, ma il governo mette in dubbio la correttezza nelle procedure di edificazione.
"E' chiaro - sottolinea il ministro dell'Interno Rihards Kozlovskis - che c'è stato un problema con l'adempimento delle prescrizioni per la costruzione" dell'edificio della Maxima, catena lituana che impiega quasi trentamila persone in tutti gli Stati baltici. Il numero di vittime è comunque "troppo grande" per concentrarsi adesso sull'origine della tragedia, afferma il premier Valdis Dombrovskis, proclamando tre giorni di lutto nazionale. Tutto il paese intanto si stringe intorno ai soccorritori, che avranno bisogno di almeno un altro giorno per districarsi tra le macerie che si estendono per 1.500 metri quadrati. Poi, le autorità dovranno fare chiarezza sul peggior disastro che ha colpito questa giovane repubblica nata dalle ceneri dell'Unione Sovietica, membro dell'Unione europea da quasi dieci anni e che nel 2014 entrerà nell'eurozona. Nel 2007, la Lettonia aveva pianto ventisei morti per un incendio in una casa di cura. Altri ventitre nel '94 dopo l'affondamento di un traghetto estone nel mar Baltico, in cui persero la vita oltre 800 persone.
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Venezia: marea +106, acqua alta 9% città



  (ANSA) - VENEZIA, 23 NOV - Il Centro Previsioni e Segnalazioni Maree ha registrato oggi, alle ore 12, a Venezia, una punta massima di marea di 106 cm. Con un'alta marea di 106 cm il fenomeno dell'acqua alta ha interessato circa il 9% cento del suolo cittadino, con un livello variante da pochi millimetri a una media sui 25 cm in Piazza San Marco, l'area più bassa della città.

Basket: Eurolega, Galatasaray-Siena 54-52

Il Galatasaray Liv Hospital Istanbul ha sconfitto la Montepaschi Siena 54-52 in un match valido per la fase a gironi dell'Eurolega di basket. Si fa ora più difficile per i toscani l'approdo alla top 16.
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TIRO A SEGNO Campriani oltre l'ultimo colpo


​ A Londra 2012 Niccolò Campriani è stato l’olimpionico azzurro che ha raccolto di più: oro e argento individuali. Quest’anno nella carabina 3 posizioni da 50 metri (a terra, in piedi e in ginocchio) il tiratore toscano ha festeggiato assieme alla fidanzata Petra Zublasing: nello stesso giorno, in estate si sono aggiudicati i Giochi del Mediterraneo, e due domeniche fa anche la Coppa del mondo. Nessun italiano aveva mai sollevato quel trofeo, a Monaco di Baviera se l’è aggiudicato anche il poliziotto siciliano Andrea Amore, nella pistola da 10 metri. Petra nella gara femminile si è imposta con 5 punti di margine sulla serba Arsovic, facendo 3 punti in più di Campriani. «Se ci penso bene – scherza “Nicco” – è come fossi stato argento, dietro di lei. Ora allenarci assieme aiuta, ma per quasi un anno era stata dura perché non ci siamo visti: io stavo facendo un master in Inghilterra, lei studiava in un college americano...».

È tutto raccontato nel romanzo-confessione “Ricordati di dimenticare la paura” (edizioni Strade Blu, Mondadori) scritto con il giornalista Marco Mensurati. Campriani aveva iniziato con un’arma presa in prestito e un manuale scritto in cirillico, ma spesso il bersaglio di dove si allenava da ragazzo era occupato dal nido di due passerotti, nel poligono di Cascine, sperduto nella campagna toscana. Nella specialità “in piedi” è un predestinato, il migliore nella storia del tiro a segno. Eppure a Pechino 2008 mentre sta per conquistare l’oro, Campriani scopre un avversario subdolo e in realtà di tanti: l’ultimo colpo. Manca il bersaglio per 3,34 millimetri, cioè lo spessore di due monetine da un centesimo. Precipita in un buco nero che lo svuota e gli fa dubitare di tutte le scelte. Una mattina si sveglia depresso, nella casa di Sesto Fiorentino, la ragazza l’ha lasciato, si era ubriacato: «Qui non troverò le risposte che cerco», scrive. Nicco è in fuga da sé, lascia Sesto Fiorentino e si iscrive a un campus americano. In 4 anni studia intensamente ingegneria, si allena in posti improbabili e si laurea da “cervello in fuga”. Parla con campioni ed ex, lo aiutano a scoprire che fra il mirino e il bersaglio ci sono aria, distanza e paura: di fallire, e anche di deludere se stessi. Sono tre anni di incontri, con la nuova “morosa” Petra, altoatesina, e pure con se stesso. «Tanti atleti stranieri – racconta Campriani – studiano psicologia dello sport, io ho frequentato 6 corsi...». I segreti della mente continuano a catturarlo: «La preparazione mentale è fondamentale, all’Acquacetosa, invece, ricordo che mi avevano proposto un semplice questionario sportivo, a crocette. Alle Olimpiadi non siamo abituati a gestire il circo mediatico, quella è stata una difficoltà in più, ma appunto mi ero preparato. Conta quasi quanto le ore in palestra o al poligono, a selezionare munizioni e carabine: il nostro sport per l’80% è questione di testa...».

È anche così che vince la paura dell’ultimo colpo. A 24 anni, a Londra 2012, Campriani rinasce e senza mai rischiare conquista l’oro da 50 metri nella carabina a tre posizioni e l’argento dai 10 metri, ad aria compressa. Viene in mente la canzone degli Europe “The final countdown”. «Il fine è il gesto perfetto, assoluto e puro, da compiere solo in una condizione di distacco, dimenticando ansia e paura di vincere». Esemplare la storia del 32enne americano Matthew Emmons. Nel 2004 ad Atene all’ultimo sparo colpisce il bersaglio. Ma è quello accanto al suo, di un avversario. Emmons perde titolo e podio, divenendo una barzelletta a cinque cerchi. A Pechino 2008 il bis: il colpo decisivo gli parte accidentalmente, mentre prende la mira, e addio titolo. «Ho cercato Emmons per email – racconta Niccolò –, ci siamo allenati assieme e a Londra perlomeno ha raggiunto il podio, entrambi siamo migliorati sul colpo chiave». Difficile azzerare i fantasmi della paura: «Quelli del 2008 per me comparirono anche un anno fa, ma ci convivo in maniera diversa, spostando l’attenzione sulle cose positive, che contano davvero: per il gesto tecnico serve tanto esercizio, nella sua semplicità è complesso». Il titolo olimpico è arrivato dopo un decennio di pratica, mentre questo è stato un anno di scarico. «Alla finale della coppa di cristallo – spiega – sono arrivato grazie a tre secondi posti e a un terzo. Per me è stato come ricominciare a tirare perché ho cambiato carabina, mi allenavo per sviluppare la Pardini, ho portato sul podio la prima carabina italiana, in precedenza ne usavo una tedesca». A luglio Campriani ha concluso un altro master, ha discusso la tesi a Sheffield, in Inghilterra. «È un trattato di fisica sulla meccanica delle vibrazioni, descrive quanto succede nella canna al momento del tiro, l’energia del colpo: una parte rincula e un’altra fa vibrare l’arma, a distanza di 50 metri dal bersaglio, l’effetto è nella dispersione, nel volo, in particolare sul calibro 22 è molto interessante. Mi ha aiutato un medico di fisica scozzese...».

Per il momento con gli studi si ferma, ma ha già in mente un altro master: «A Losanna, in management dello sport». Intanto, ha traslocato e raggiunto Petra al suo paese, Appiano, sulla strada del vino, in provincia di Bolzano: «Abbiamo iniziato a convivere, ma ci sposeremo». Lei a Londra è stata 12ª, non è il fidanzato ad allenarla («Non funzionerebbe, sarei troppo coinvolto. Ci scambiamo consigli, però, è ovvio»), ad allenarsi vanno a 50 metri da dove vivono. «In un ambiente climatizzato. I poligoni di solito sono all’aperto, da ottobre a marzo fa troppo freddo per continuare l’attività, qui invece non c’è questo problema». Il futuro sportivo? «Io proseguo sicuramente sino al 2016, sulla scelta incidono mille fattori, valuterò se mi diverto ancora, intanto ringrazio le Fiamme Gialle: per la tranquillità che garantiscono alla mia vita, non solo per i soldi. Ma, poi, penso già alla professione: può essere rischioso iniziare a fare l’ingegnere a 40 anni, con il curriculum vuoto sul piano professionale». È stato papà Giuseppe, 66 anni, aretino del Casentinese, a trasmettergli la passione per ingegneria: «Non avessi tirato, mi sarei perso mille storie. Amo il tennis, comunque gli sport individuali. La squadra è bella, però per il mio carattere gareggio bene da solo: ho scoperto il golf, molto simile al tiro, la competizione è individuale e con un colpo alla volta; i campioni delle mazze ripetono lo swing e gli psicologi lavorano tanto anche con loro».

Nel suo salto di qualità balistico incidono anche gli stage a Pechino e pure il mese trascorso laggiù prima della Coppa: «Ho tirato con i cinesi, tengono molto al segreto professionale, mi relaziono con il loro allenatore». Fondamentale è anche il ruolo della ct azzurro, Valentina Turisini, unica a occuparsi di uomini e donne. E non è un programma televisivo. «A Londra ci ha protetto molto, una coppia di fidanzati in Nazionale si presta come storia, invece non ci ha dato in pasto ai giornalisti, escluso nell’ultima settimana». Campriani già inquadra il prossimo obiettivo: «A settembre 2014 in Spagna». Il campionato del mondo metterà in palio le prime carte olimpiche per Rio. Nicco e Petra si presenteranno da favoriti e proseguiranno la battaglia con la paura dell’ultimo colpo. In fondo quella ce l’abbiamo un po’ tutti. E in qualsiasi ambito.

Vanni Zagnoli

Ruby: 'Provato sesso con Cav, sapeva che era minore'. I giudici di Milano nelle motivazioni della sentenza: Berlusconi regista del Bunga bunga

E' ''provato che l'imputato abbia compiuto assi sessuali con Ruby in cambio di ingenti somme di denaro e di altre utilità, quali gioielli''. Lo scrivono i giudici di Milano nelle motivazioni della sentenza del processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi.
Il tribunale di Milano ha ritenuto che "la valutazione unitaria del materiale probatorio illustrato evidenzi lo stabile inserimento" di Ruby "nel collaudato sistema prostitutivo di Arcore" scrivono i giudici.
''Risulta provato (...) che il regista delle esibizioni sessuali delle giovani donne fosse proprio Berlusconi, il quale dava via al c.d. bunga bunga in cui le ospiti di sesso femminile si attivavano per soddisfare i decidere dell'imputato''.
"Proprio la cronologia degli accadimenti oggetto del presente processo ed il chiaro contenuto dei dialoghi captati convergono nel fornire la prova, al di là di ogni ragionevole dubbio, della consapevolezza dell'imputato della minore età'' di Ruby. 
''Deve ritenersi'' che il premier ''intervenne pesantemente sulla libertà di autodeterminazione del capo di gabinetto e, attraverso il superiore gerarchico, sul funzionario in servizio quella notte in Questura (...) al fine di tutelare se stesso, evitando'' che Ruby ''svelasse l'attività di prostituzione'' ad Arcore.
Silvio Berlusconi ha una ''capacità a delinquere (...) consistita nell'attività sistematica di inquinamento probatorio a partire dal 6 ottobre 2010 attuata anche corrispondendo'' a Ruby ''e ad alcune testimoni ingenti somme di denaro'' si continua nella sentenza. Quando era premier e telefonò al capo di gabinetto della Questura per chiedere la liberazione di Ruby, ''non ha esitato ad asservire la pubblica funzione ad un interesse del tutto privato (...) ossia il complessivo funzionamento di un sistema prostitutivo'' ad Arcore. 
"Berlusconi, abusando della propria qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri, ha costretto Pietro Ostuni a dare disposizioni ai funzionari della Questura di Milano di rilasciare" Ruby, "affidandola a Minetti Nicole", aggiungono i giudici di Milano nelle motivazioni della sentenza a carico dell'ex premier.
ansa

Rassegna Stampa 21 novembre 2013: le prime pagine dei quotidiani sportivi

Milan-Inter che derby lo stadio”, il Corriere dello Sport apre con le squadre milanesi e la possibile nuova struttura sportiva: “Galliani e Thohir vogliono costruirlo nella stessa zona: verso un clamoroso scontro”. In alto: “Ronaldo più forte di Blatter”. Poi a centro pagina un richiamo: “Ecco MIhajlovic: Io alla Samp grande emozione”. Poi di spalla altri tre richiami: “Caso Vidal alla Juve è in dubbio per Livorno”, “Benitez: In Italia non avete pazienza” e “Diego Lopez: Sardegna il Cagliari ti aiuterà”. Poi in basso: “Troppi rischi: Nocerina-Lecce non si gioca”.
La Gazzetta dello Sport apre con Cristiano Ronaldo e il Pallone d’Oro: “Lo merita lui!”. In alto due finestre: “Thohir e lo stadio Inter: Via ai lavori dal 2016” e “Borja Valero assicura: Rossi-Gomez perfetti”. Di spalla tre richiami: “Barbara e Galliani l’abbraccio a cena. Kakà vuole il gol 100”, “Il Cile fa ostruzione Vidal adesso rischia di saltare Livorno” e “Gioiosa, scuola-calcio salva. Nuovo appello di don Ciotti”. In basso un’altra finestra: “Ecco le favorite per il Mondiale”.
Tuttosport apre con: “Pogba, maxi clausola per la Juve”. In alto due richiami: “Vives: Credetemi io sono da Toro” e Balotelli al Chelsea? Milan. Ecco Lukaku!”. Di spalla: “Benitez s’arrabbia: Napoli basta false partenze”, “Giovani in giro: Thohir scopre un tesoro Inter” e “Ronaldo forza 66 ora mette Fifa anche a Ribery”.

fonte: calciomercato

Buona prova per la Grissin Bon Reggio Emilia in Eurochallenge

Buona prova per la Grissin Bon Reggio Emilia in Eurochallenge. I ragazzi di coach Massimiliano Menetti hanno sconfitto il Groningen con il punteggio di 78-61. Primo quarto favorevole agli emiliani (20-13), che si fanno raggiungere e superare, andando al riposo sul 32-33. Buono invece l'impatto con il terzo periodo, chiuso sul 56-48 per i padroni di casa, che aumentano il distacco nel quarto conclusivo. 
Top scorer di serata sono Brunner per Reggio Emilia e Robinson per gli olandesi: 16 punti per entrambi. 
Da segnalare anche i 15 fatti registrare da Coby Karl. 

Il tabellino: GRISSIN BON REGGIO EMILIA: White 5, Filloy 4, Silins 9, Karl 15, Brunner 16, Antonutti 3, Bell 9, Frassineti 6, Mussini, Pini 1, Cervi 1, Cinciarini 9. Allenatore: Menetti. 

GAS TERRA FLAMES GRONINGEN: Slagter 7, Robinson 16, Van der Ark, Bouwknecht, Dourisseau 4, Osaikhwuwuomwan 5, Wright 6, Bekkering 5, Hof, Pryor 11, Koenis 7. Allenatore: Skelin. 

Arbitri: Jeanneau (Francia), Somos (Grecia), Vassallo (Malta). -

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Dal Brasile, nuovo record del mondo di parapendio per l'azzurra Nicole Fedele

comunicato stampa 20 Novembre 2013 
 
Nicole Fedele, campionessa europea in carica e detentrice della coppa del mondo di volo in parapendio, ha stabilito il nuovo record mondiale femminile di distanza libera. L'impresa è avvenuta nel nord est del Brasile, precisamente con decollo da un pendio nei pressi di Quixadà, cittadina dello stato Cearà a circa 170 chilometri dalla capitale Fortaleza, ed ha impegnato la pilota friulana oltre nove ore. Al temine Nicole aveva coperto 381 chilometri ad una media di oltre 42 km/h, toccando 2787 metri di quota massima, in compagnia dei grossi corvi che popolano questa regione. Nicole Fedele, traduttrice di Gemona del Friuli (Udine), ha appena compiuto 29 anni e non è nuova a queste imprese. Lo scorso agosto insieme al suo concittadino ed amico Arduino Persello, che insieme a Marco Zonca l'hanno accompagnata in Brasile, stabilirono i record mondiali di andata e ritorno, femminile e maschile, rispettivamente di 280 e 312 chilometri. I voli avvennero tra Slovenia ed Italia con obbligo di ritorno al punto dal quale erano decollati ed, ovviamente, senza mai posare i piedi a terra. Come noto, il parapendio è un mezzo semplice e contemporaneamente esaltante. Si sostiene in cielo sfruttando le correnti d'aria ascensionali generate dal riscaldamento del suolo, che sono in pratica il suo motore e la sua benzina. Il pilota lo conduce seduto in una selletta appesa alcuni metri sotto l'ala ed a essa collegata tramite un fascio di cordini. Due di questi fungono da comandi e permettono la chiusura di una semiala o dell'altra. Grazie a queste operazioni il pilota dirige il mezzo, cercando di raggiungere una buona quota per poi sfruttare l'efficienza dell'ala per avanzare a caccia di nuove ascensioni e così via. Ora Nicole Fedele pensa ad un nuovo record, quello cosiddetto "triangolo FAI" dall'acronimo della Federazione Aeronautica Internazionale che convalida i record di tutte le discipline aviatorie. Questo prevede di decollare e raggiungere due punti sul territorio prima di tornale al punto di partenza, in modo che il tracciato disegni, appunto, un triangolo con i vertici il più possibile lontani tra loro. Se dovesse riuscire nell'impresa, la friulana sarebbe la prima pilota a detenere contemporaneamente i tre principali record di volo in parapendio, probabilmente meglio dei colleghi maschi. 

Gustavo Vitali
Ufficio Stampa FIVL - Federazione Italiana Volo Libero

Il sindaco di Licata vuole vendere 150 case abusive sulla spiaggia

Diffida di Legambiente: «E’ illegittimo ed è un regalo alle ecomafie»
Oggi il Consiglio del Comune siciliano di Licata (Ag) ha all’ordine del giorno l’approvazione di un provvedimento varato dalla giunta del sindaco Angelo Balsamo (liste civiche di centro-destra), che riguarda la vendita di 47 immobili abusivi. Ma è solo la prima tranche della vendita di più di 150 case costruite sulla spiaggia, acquisite al patrimonio comunale e sopravvissute agli abbattimenti avviati nel 2002, quando, anche grazie all’impegno dell’allora prefetto di Agrigento, Ciro Lo Mastro, vennero demolite 4 case. Ma poi le ruspe improvvisamente si fermarono davanti alla villetta di un consigliere comunale del Ccd e a quella del capo di Cosa nostra agrigentina Giuseppe Falsone, latitante arrestato a Marsiglia nel giugno del 2010. Il prefetto Lo Mastro venne trasferito e non mancarono scontri tra le forze dell’ordine e gli abusivi, che fino a oggi hanno potuto continuare ad abitare gratuitamente quelle case grazie alla “generosità” dell’amministrazione comunale. Anche l’estate 2013 a Licata è stata segnata da sequestri di immobili abusivi da parte delle forze dell’ordine.

- http://www.greenreport.it

Il calcio italiano da sempre sopravvive tra scandali, zone d’ombra e troppo spesso è vittima dell’omertà

Ed è stata questa stessa omertà ad infittire il mistero del calciatore che venne ucciso verso sera: il 27enne Donato “Denis” Bergamini, centrocampista del Cosenza, trovato morto il 18 novembre 1989, al chilometro 401 della Statale Jonica, all’altezza di Roseto Capo Spulico. La prima indagine della procura di Castrovillari, che faceva acqua da tutte la parti, venne chiusa in fretta e furia e parlava di suicidio del calciatore. Una verità confutata un decennio più tardi da un libro-inchiesta scritto dall’ex bomber caduto nel fango del dio pallone, Carlo Petrini, che già nel titolo parlava di Bergamini Il calciatore suicidato (Kaos Edizioni). 

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Il calciatore suicidato TitoloIl calciatore suicidato
AutorePetrini Carlo
Prezzo
Sconto 15%
€ 11,42
(Prezzo di copertina € 13,43 Risparmio € 2,01)
Dati2001, 148 p., ill.
EditoreKaos   



In quelle pagine, Petrini sosteneva convinto la tesi dell’«omicidio», seguendo piste scomode che rimandavano al giro del calcioscommesse e a quello del traffico di droga che sarebbe stata trasportata durante le trasferte del Cosenza e al quale Bergamini si sarebbe opposto. Piste forse distanti dalla presunta verità che sta affiorando in questi ultimi mesi. La riapertura dell’indagine, nel giugno del 2011, da parte della Procura di Castrovillari segue infatti la via dell’omicidio volontario, a seguito del memoriale depositato dall’avvocato Eugenio Gallerani, il nuovo legale scelto dalla famiglia Bergamini. Una famiglia che nella casa ferrarese di Boccaleone, da 24 anni attende di «conoscere chi e perché ha ucciso il nostro Denis». E non è un caso, o così ci piace pensare, che proprio domani, 18 novembre, il pm di Castrovillari Franco Giacomantonio e la sostituta Maria Grazia Anastasia, abbiano convocato i due indagati per la morte di Bergamini: l’ex fidanzata Isabella Internò, indagata per concorso in omicidio volontario e il camionista Raffaele Pisano, indagato per favoreggiamento e false informazioni al pm. Loro due erano presenti sul luogo in cui è stato ritrovato Denis già cadavere e dalle loro versioni, contraddittorie e assolutamente non credibili, la domanda che si pone la famiglia del calciatore: «Come è stato possibile che per oltre vent’anni sia stata accreditata la versione del suicidio?».

Chi ha conosciuto bene Bergamini, sa che era un ragazzo solare, innamorato della vita e del suo mestiere di calciatore. «Quando venne ucciso, era all’apice della carriera: aveva un contratto da 180-200 milioni di lire a stagione. E proprio in quei giorni si compiaceva con amici e famigliari di quanto fosse fortunato, per il fatto che lo pagavano così lautamente per quella che in fondo era stata la sua passione fin da bambino», spiega l’avvocato Gallerani. Il legale, assieme ai genitori di Denis è sceso a Cosenza, dove ieri sera dopo la partita della formazione locale contro il Chieti  - campionato di Seconda divisione - i tifosi (che hanno creato il sito www.denisbergamini.com), 400 ragazzi della scuola calcio e parte della città, hanno preso parte a una fiaccolata in memoria di Bergamini.

«Il giorno dei suoi funerali c’erano più di 20mila persone...», ricordano commossi papà Domizio e la sorella Donata. «Denis non soffriva di alcun tipo di depressione, quella mattina era uscita un’intervista su La Gazzetta del Sud in cui incitava i compagni a tornare alla vittoria contro il Messina - dice Donata - . Mio fratello sarebbe potuto rimanere comodamente a Cosenza anche la stagione successiva o magari accettare l’offerta di squadre di Serie A: lo avevano richiesto il Parma e la Fiorentina di Roberto Baggio che in quel periodo era allenata dal suo ex allenatore Bruno Giorgi che lo stimava tantissimo. «Ma qualcuno quaggiù mi vuole male», avrebbe confidato Denis, i giorni precedenti la sua morte, alla nuova fidanzata. Una 22enne romagnola, con la quale condivideva anche la passione per lo sport: giocava a calcio nella squadra femminile del Russi, e alla quale teneva molto. Ma chi, per l’opinione pubblica cosentina, voleva essere ancora accreditata come la fidanzata ufficiale di Bergamini, era Isabella. Ragazza conosciuta nell’85, quando non aveva ancora 16 anni e che dopo la rottura del fidanzamento alla moglie di un suo compagno di squadra si era lasciata sfuggire: «Piuttosto che sapere Denis con un’altra, preferirei vederlo morto...». Oggi Isabella è sposata con Luciano Conte, poliziotto: «Un amico di famiglia che mi conforta», dichiarò cinque giorni dopo la morte di Denis. Una morte avvolta in un alone nero, a partire dall’ultima telefonata che Bergamini ricevette alle 15.30 di quell’ultimo pomeriggio in ritiro con la squadra. «Con lui c’era il compagno di squadra e coinquilino Michele Padovano (poi arrestato nel 2006 per traffico internazionale di droga e condannato in primo grado) che dichiarò di aver visto Denis «molto preoccupato appena riattaccò il telefono». Telefonata che il pm di allora non si premurò neppure di controllare sul tabulato per risalire al numero e quindi non venne messa neppure agli atti. Agli atti non risultarono neppure le ipotetiche “tre persone” che avrebbero prelevato Bergamini al cinema dove si era recato, come quasi ogni vigilia di partita, con tutta la squadra. Denis alle 17.30 venne poi fermato a bordo della sua Maserati bianca a un posto di blocco dal brigadiere Francesco Barbuscio (deceduto), ma anche su questo controllo non sono state fatte le dovute verifiche. Due ore dopo, Bergamini, secondo i due unici testimoni e ora indagati, si sarebbe gettato sotto il tir guidato dal camionista Raffaele Pisano. «Nell’udienza dibattimentale del 1991 - spiega l’avvocato Gallerani - , Pisano disse di aver frenato all’ultimo momento e di aver visto Bergamini in piedi, mentre il corpo del calciatore, secondo la perizia medico legale effettuata dal prof. Francesco Maria Avato, era già disteso in terra».

Fu soltanto una messinscena quella del suicidio e la conferma più evidente è che Bergamini non aveva neppure un osso fratturato, quindi da escludere categoricamente la morte per schiacciamento. «Difficile rimanere illesi quando ti passa sopra un camion che trasportava 138 quintali di mandarini», ripeteva Carlo Petrini. «Dalla foto scattata dai carabinieri si intravede che il portafoglio di Denis era perfettamente integro e lo tiene ancora nella tasca posteriore - racconta papà Domizio -. Orologio, catenina, scarpe e vestiti in perfetto ordine. Anche se i vestiti non sappiamo perché, ma non vennero più ritrovati. Ci dissero che erano stati bruciati all’ospedale di Trebisacce». Uno dei tanti, troppi dettagli misteriosi di questo dramma (sul quale pochi hanno indagato a fondo come invece ha continuato a fare la trasmissione di Raitre “Chi l’ha visto”). Come misteriose sono state altre due tragiche fatalità, successive e forse legate al caso Bergamini: le morti dei due maganizzieri del Cosenza, Alfredino Rende e Domenico Corrente, che avevano confidato ai genitori del calciatore di sapere qualcosa riguardo alla morte del loro figlio. Un figlio per il quale tutti, a cominciare dal popolo degli stadi, ora chiedono di sapere la “verità”.

Massimiliano Castellani - avvenire.it

Tennis Wta: sale Schiavone

Rayban II
(ANSA) - ROMA, 18 NOV - Francesca Schiavone sale dal 40/o al 39/o posto e sorpassa Karin Knapp, che scende due gradini e si colloca al n. 41, nella nuova classifica del tennis mondiale, dominata dalla statunitense Serena Williams, davanti alla bielorussa Victoria Azarenka, e che non registra cambiamenti nella Top 30. Prima delle azzurre si conferma Sara Errani, stabile al numero 7. Invariate anche le posizioni di Vinci (14/a), Pennetta (31/a), Giorgi (96/a). Nel doppio, la coppia Errani/Vinci si conferma regina.


Moto: Sic, successo a gara beneficienza

''Questi ragazzi nessuno li obbligava, eppure son venuti qui a dare tutto quello che avevano in corpo''. Paolo Simoncelli, padre di Marco, ha commentato con gli occhi lucidi la partita del cuore che la squadra degli Amici del Sic ha vinto al Tardini di Parma contro la Nazionale cantanti (4-2). Oltre 11.000 gli spettatori paganti, con un incasso di 72.500 euro che andranno alla 'Fondazione Marco Simoncelli Onlus' per la realizzazione di un centro per disabili a Coriano (Rn), paese natio del Sic.
ansa

F1: Usa, vince Red Bull Vettel. Quinta la Ferrari di Alonso. Sul podio Lotus Grosjean e Webber

Sebastian Vettel su Red Bull ha vinto il Gran Premio degli Stati Uniti sul circuito di Austin in Texas. Il campione del mondo firma il suo ottavo centro consecutivo della stagione superando il primato di sette vittorie detenuto da Ascari e Schumacher. Sul podio la Lotus di Grosjean e l'altra Red Bull di Mark Webber. Quinta la Ferrari di Fernando Alonso dietro alla Mercedes di Lewis Hamilton. Solo tredicesima l'altra Rossa di Felipe Massa fuori dalla zona punti.
ansa

GRISSIN BON REGGIO EMILIA –GIORGIO TESI GROUP PISTOIA 67 – 56

GRISSIN BON REGGIO EMILIA – GIORGIO TESI GROUP PISTOIA  67 – 56
 
Grissin Bon : White 11, Filloy 10 , Karl 10 , Brunner 11 , Antonutti 5 , Bell , Frassineti , Mussini, Pini , Cervi , Silins 8 , Cinciarini 11 . Allenatore Menetti

GTG Pistoia : Daniel 2 , Meini , Galanda 1 , Wanamaker 11 , Washington 12, Cortese 14 , Evotti , Bozzetto , Gibson 8 , Johonson 8. Allenatore Moretti

Grissin Bon Reggio Emilia - Giorgio Tesi Group Pistoia diretta web radio dalle ore 18

Segui la diretta http://www.spreaker.com/user/sport_news

Domenica molto importante per la Tesi Group attesa al match di Reggio Emilia sul campo dell'ambiziosa Grissin Bon

Domenica molto importante per la Tesi Group attesa al match di Reggio Emilia sul campo dell'ambiziosa Grissin Bon che finora, però, ha stentato in questo inizio campionato.
Per questo la squadra di Moretti può concretamente provare a dar continuità alla vittoria di sabato scorso contro Cremona, soprattutto se saprà essere concreta e decisa come lo è stata con la Vanoli anche lontano dal PalaCarrara. A far sentire aria di casa a Galanda e compagni ci penseranno i tifosi: più di 160 quelli pistoiesi attesi sulle tribune dello storico e centralissimo impianto di via Guasco. Il PalaBigi è soldout, segno che anche i tifosi reggiano sentono molto una gara che è diventata una "classica" del nostro basket e che dopo molte sfide in Legadue, tornerà a giocarsi in A1.
Moretti ha chiesto un altro passo avanti ai suoi, evidenziando che "bisognerà farsi trovare pronti e non farci azzannare da Reggio Emilia", chiaro riferimento alla voglia di riscatto emiliano dopo i tre ko tra campionato ed Eurochallenge. Menetti dalla sua ritroverà tra i dieci il suo direttore d'orchestra Cinciarini che affiancherà Filloy nella costruzione del gioco reggiano. "Dovremo controbattere all'atletismo di Pistoia, giocando di squadra e mettendo in campo la nostra tecnica" ha detto il tecnico reggiano.
La gara sarà arbitrata dai signori Taurino, Chiari e Ranaudo. Diretta tv su TVL, radiocronaca su Radio Diffusione Pistoia e come sempre aggiornamenti su PistoiaSport. com.
LE ALTRE SFIDE. La prima vittoria della sesta di Legabasket è quella della Sidigas Avellino nel (brutto) derby con Caserta, che rimane a 4 punti. Avellino vince 76- 70: per gli irpini, finiscono in doppia cifra Lakovic, Cavaliero, Ivanov (altro partitone del bulgaro) e Thomas mentre nella Pasta Reggia si salva solo Mordente.
Sempre in ottica corsa salvezza, Montegranaro (4 punti) va sul campo dei campioni d'Italia a Siena mentre Pesaro riceve il Banco di Sardegna Sassari; la Vanoli ospita Cantù mentre l'Umana Venezia targata Markovski riparte lunedì sera dalla sfida interna contro Milano. A Masnago interessante confronto tra l'altalentante Varese e la sorprendente Brindisi, mentre il posticipo Rai delle 20,30 è Roma- Bologna dove Bobby Jones (20 punti domenica contro Caserta alla "prima" stagionale) ritroverà davanti a sè Dwight Hardy, che sta facendo benissimo nella Virtus dei miracoli di coach Luca Bechi.
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Azzurri: recuperati Rossi e De Rossi. Prandelli prova l'attaccante viola con Giaccherini e Diamanti

Giuseppe Rossi pienamente recuperato dopo la tonsillite dei giorni scorsi. L'attaccante azzurro si allena e gioca la partitella sul campo del Motspur Park, sede del Fulham. Con lui in campo un gruppo di azzurri non impiegati o solo parzialmente ieri, mentre i titolari dell'amichevole con la Germania svolgono lavoro di scarico in palestra. Nella partitella 8 contro 8, Prandelli ha schierato con Rossi l'accoppiata Giaccherini-Diamanti. Pienamente recuperato anche De Rossi, che si allena in campo.
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Nba: San Antonio non si ferma più, ok Detroit

San Antonio non si ferma più: vince anche a Salt Lake City, sul campo dello Utah (91-82), e colleziona la settima affermazione consecutiva nel campionato Nba di basket. Al successo degli Spurs (il settimo consecutivo) ha contribuito - sia pure in minima parte - anche Marco Belinelli, che è stato autore di tre punti e un assist in soli 13' giocati. Ci ha pensato Diaw (17 punti) a trascinare i texani e un pubblico tanto appassionato da stabilire il primato dell'arena più rumorosa del mondo, con 124,5 decibel. Roba da fare invidia a un concerto heavy metal.
Con Datome questa volta in campo, e a segno con un canestro dal perimetro che ha chiuso di fatto il primo tempo (la sua apparizione-lampo ha lasciato il segno), Detroit si è imposto in trasferta su Sacramento per 90-97. Risultati: LA Lakers-Memphis 86-89 Sacramento-Detroit 90-97 Atlanta-Philadelphie 113-103 Boston-Portland 96-109 Cleveland-Charlotte 80-86 Miami-Dallas 110-104 Phoenix-Brooklyn Nets 98-100 (dts) Utah-San Antonio 82-91 Indiana-Milwaukee 104-77 Toronto-Chicago 80-96 Denver-Minnesota 117-113.
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Rugby: Italia bella e folle, Fiji battuti 37-31

L'Italia del rugby batte Fiji 37-31 nel secondo test match autunnale e si risolleva dopo quattro sconfitte consecutive. La vittoria è meritata, ma anche sofferta a causa di un finale balbettante, quando gli isolani dell'Oceano Pacifico risalgono dal -20 con due mete negli ultimi minuti. Il conto finale è di cinque a quattro in favore degli ospiti, che però in due occasioni mancano la trasformazione, mentre Luciano Orquera non sbaglia e mette tra i pali anche tre punizioni.

Gli azzurri cercano il riscatto dopo la batosta subita contro l'Australia, a Torino, con un 50-20 che pesa. Capitan Sergio Parisse e Martin Castrogiovanni raggiungono le 100 presente in nazionale e vogliono festeggiare il traguardo. Sarà proprio Parisse a siglare la prima meta, seguito da Luke McLean, una tecnica e Vosawai, il fijiano d'Italia.

Orquera rompe il ghiaccio con un calcio piazzato. Ma la prima meta è degli avversari, colpa di una palla persa. Telubala si invola e Fiji è in vantaggio. I giocatori in maglia bianca, sul terreno reso pesante dalla pioggia, fanno valere la loro forza esplosiva. Però sono anche molto fallosi. Così beccano tre cartellini gialli ed intorno alla mezzora si trovano per qualche minuto in 12 contro 15. Gli azzurri ne approfittano e tra il 30' ed il 34' passano due volte, con Parisse e McLean. Orquera risponde presente e la prima frazione finisce 20-5. L'italo-argentino apre la ripresa trasformando subito una punizione. Fiji risponde con la meta di Nagusa, non trasformata.

Una meta tecnica in mischia riporta l'Italia avanti 30-10. Ma ogni palla persa è un problema serio per la difesa azzurra. I tre quarti isolani ripartono a testa bassa e Nadolo sfonda ancora. Vosawai - entrato per Mauro Bergamasco - assistito da Parisse porta l'Italia sul 37-17 a 11 dalla fine. E qui comincia la fase thrilling: Nalaga e ancora Nagusa siglano due mete in quattro minuti. Bai le trasforma entrambe: 37-31, meno di un break di differenza. Le battute finali sono di gran sofferenza, ma il punteggio non cambia più e l'Italia può gioire con i 15.000 dello stadio Zini di Cremona.
Sabato prossimo terzo ed ultimo impegno, con l'Argentina, all'Olimpico di Roma.
''Volevo festeggiare con una vittoria, ma non soffrendo tanto - ammette Parisse, al microfono di Sky Sport -. Però, dopo la sconfitta pesante con l'Australia, avevamo il dovere di vincere e così abbiamo fatto. Certo, ci sono tante cosa da migliorare e tanti punti dove non siamo ancora al top, ma si lavora con più tranquillità quando si ottiene un risultato positivo''.
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Al via le prevendite per Grissin Bon - Giorgio Tesi Group Pistoia e Grissin Bon - Gas Terra Flames

Partiranno questo pomeriggio in sede le prevendite per i prossimi impegni casalinghi della Grissin Bon: domenica 17 novembre alle 18.15 si terrà la terza gara casalinga del Campionato Italiano di Serie A che vedrà i biancorossi sfidare Giorgio Tesi Group Pistoia , mentre martedì 19 alle 20.30 la Grissin Bon affronterà gli olandesi del Gas Terra Flames nel terzo impegno del primo turno della competizione europea Eurochallenge.

A causa di problemi logistici, la prevendita online dei biglietti per la partita di domenica contro Pistoia non verrà effettuata. Ai tifosi di Pistoia è stata destinata la curva che ha una capienza massima di 160 posti; i biglietti per il settore ospiti saranno a disposizione della società Pistoia Basket 2000.

La prevendita per entrambe le gare inizierà questo pomeriggio, mercoledì 13 e proseguirà fino a venerdì 15 novembre nella sede di via Martiri della Bettola 47, dalle 17 alle 19. La vendita dei biglietti proseguirà sabato mattina, sempre in sede dalle 10 alle 12.
Domenica la prevendita si sposterà presso la biglietteria del Palazzetto dello sport G.Bigi domenica al mattino dalle 11.00 alle 13.00 ed al pomeriggio i botteghini apriranno alle 17. Palla a due alle 18.15

Per la gara di Eurochallenge, la prevendita riprenderà lunedì 18 novembre dalle 17 alle 19 in sede; la vendita dei biglietti proseguirà martedì ai botteghini del PalaBigi dalle 19.15 in poi. Palla a due alle 20.30.

Questi i prezzi dei biglietti :
Settore Prezzo
Parterre Prima Fila 80,00
Parterre 65,00
Tribuna Numerata Inferiore 40,00
Tribuna Numerata Superiore 35,00
Tribuna Numerata Laterale 30,00
Gradinata Numerata 25,00
Gradinata 20,00

fonte: http://www.pallacanestroreggiana.it/pagina.php?id=3922&n=Al+via+le+prevendite+per+Grissin+Bon+-+Giorgio+Tesi+Group+Pistoia+e+Grissin+Bon+-+Gas+Terra+Flames

Gallo: «Dopo il "consiglio" degli ultras ho abbandonato la panchina del Brescia»

Non solo razzismo verbale: gli ultrà erano già entrati a gamba tesa sul calcio italiano in estate, impedendo all’ex “bandiera” dell’Atalanta, Fabio Gallo, di accettare il ruolo di viceallenatore del Brescia. Prima che anche Marco Giampaolo, tecnico scelto dalla società, si dimettesse in disaccordo con la piazza, Gallo aveva addirittura cambiato mestiere, in attesa magari di una nuova chance in panchina.

I fatti di domenica a Salerno le hanno fatto rivivere il suo sabato 6 luglio?
«In parte sì. La Digos dovette addirittura organizzare, in un centro sportivo, un incontro con 8-10 esponenti della curva bresciana, miei coetanei o anche più vecchi: erano già capi tifosi quando giocavo a Brescia. Della società non c’era nessuno, solo gli ultrà, io e due poliziotti...».

Perché le chiesero di non affiancare Giampaolo in panchina?
«Sono stato una bandiera dell’Atalanta e per due stagioni anche il capitano. Poteva crearsi un “problema ambientale”, dissero. Avrebbero contestato tutti i giorni la mia presenza al campo. E pensare che da giocatore il Brescia mi aveva valorizzato per tre stagioni, poi, ceduto ai nerazzurri per 2 miliardi e mezzo più la metà dell’attaccante Saurini. Nel ’95 erano cifre elevate...».

La minacciarono apertamente?
«Il loro era un “consiglio” concreto. Avevo già percepito in anticipo l’ostilità, Giampaolo non le dava molta importanza. Sui siti internet bresciani si scatenavano leggende: scrissero che avrei sputato sulla maglia delle “rondinelle”, che ne avrei parlato male, così in quella occasione mi presentai con la rassegna stampa dal ’95 in poi, curata da un giornalista dell’Eco di Bergamo: in nessun articolo diffamavo il Brescia né i tifosi. Neanche gli accusatori ricordavano bene, cercavano solo un pretesto».

Era mai capitato un paradosso del genere, nel calcio italiano?
«Magari in Lega Pro, comunque non si è saputo. Nelle prime due categorie mai la piazza aveva condizionato la scelta di un tecnico perché ex della società rivale».

Poteva essere una sfida. Perché non l’ha accettata?
«Non volevo soffiare sul fuoco e dare altri problemi a Giampaolo, già si era verificata una situazione poco carina alla sua presentazione. Ho grande stima per il mister. che ho avuto come allenatore per due stagioni a Treviso, vincemmo l’allora Serie C1 e ci salvammo in B. Quella decina di ultrà a suo dire rappresentavano tutta la Curva, nei fatti secondo me non sono più di 600 persone. Dieci giorni dopo sono stato a Vinovo per seguire gli allenamenti della Juventus, due bresciani veri mi dissero che si vergognavano per l’accaduto».

Il calcio è ancora ostaggio di queste Curve?
«Purtroppo sì, anche le intimidazioni ai giocatori della Nocerina confermano quello che nessuno vuole dire: una minoranza condiziona tanta gente che vuole andare allo stadio. La critica va fatta sempre in modo civile, senza prevaricazione. A me hanno impedito una possibilità di lavoro, di crescita professionale ed economica, volevo affiancare uno fra i tecnici più quotati d’Italia».

Il Brescia sta dalla parte dei facinorosi?«Mi attendeva un anno di contratto. Neanche sono andato a sottoscriverlo, nonostante gli inviti del presidente Gino Corioni e del direttore sportivo Iaconi. Non aveva senso speculare su questa situazione. Brescia è un ambiente difficile per fare calcio, lo era anche 20 anni fa, quando giocavo».

Lei ora ha lasciato il calcio per sempre?
«No, vorrei ancora fare l’allenatore, in maniera professionale. Ho rinunciato a 40mila euro netti di stipendio per un anno, era il mio debutto in Serie B, ancorché da vice. Ora mi occupo di consulenza assicurativa nel campo della sanità e della previdenza, in provincia di Verona. Ho ricominciato a studiare imparando un lavoro nuovo».

Chi ha solidarizzato con lei?
«Nessuna telefonata è arrivata dall’Associazione allenatori, neanche dal presidente Renzo Ulivieri, mio docente al master di Coverciano, perciò non pagherò la quota di iscrizione. Neppure il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, mi ha chiamato. È come se la città avesse avallato quell’atteggiamento di pochi, chiedevo a tutti la consapevolezza della situazione. Silenzio anche da parte di Damiano Tommasi, al vertice dell’Assocalciatori...».

È pentito di avere ceduto alla contestazione preventiva?
«No, la qualità della mia vita è più importante. Ma resta il fatto che a me è stato negato un diritto al lavoro».

Può accadere solo a Brescia per un ex atalantino o fra salernitani e nocerini?«Nessuna rivalità forse è sentita così tanto. Esistono bergamaschi fidanzati con bresciane ma la settimana della partita non si parlano».

Come si è lasciato, con quei sostenitori così accesi?
«Non li ho più rivisti né sentiti. Ho stretto loro la mano, da persona a posto. Mi auguro soltanto che nessuno di essi debba cercare lavoro a Bergamo. Sarebbe brutto se qualcuno glielo negasse per campanilismo, com’è successo a me».

Vanni Zagnoli - avvenire.it

Salernitana-Nocerina, se non vince il migliore...

“Gli esami non finiscono mai”. E’ vero. Siamo degli eterni scolaretti alla scuola della vita. Troppo grande è il mistero in cui siamo avvolti. Noi possiamo solo tentare di indagarlo. Come i bambini abbiamo bisogno di conservare la capacità stupirci, di ridere e giocare. Di perdere tempo per meglio valorizzare il tempo. Giocare. Agli adulti non viene facile. Il gioco richiede gratuità. Si gioca per stare assieme. Per conoscersi meglio. Per regalarsi gioia. Per stringere amicizia. Si gioca per ridere. Per fare comunione. Per gettare via il peso di una giornata di lavoro. Si gioca per sdrammatizzare. Per ritornare bambini. Gli adulti, in genere, non sanno giocare. O, almeno, non sanno farlo bene. Debbono imparare. Con umiltà. Debbono andare a scuola dai loro bambini. Senza ipocrisie.

Chiamando le cose con il loro giusto nome. Senza barare. Gli adulti non sanno giocare perciò rubano ai bambini termini e giocattoli. Con questi fanno finta di imitarli e si bruciano il cervello. Pensate alle slot machine. Una trappola per gente che si lascia ammaliare. Un pessimo esempio per i nostri ragazzi. Restano là, come imbambolati, a gettare via il denaro per pagare l’affitto della casa. Soli. Soli davanti a una macchina assassina. Dal gioco vero si esce sudati e stanchi, gioiosi e ristorati. Da questo falso gioco si esce a pezzi. Nervosi e annoiati. Frustrati e depressi. Con sensi di colpa nei confronti della famiglia maltrattata. Soli. Li vedi al bar quando entri per un caffè. Sono nostri fratelli. Dovremmo aiutarli e invece approfittiamo della loro debolezza.

Nel mondo, tra i tanti giochi antichi, uno in particolare, ha preso il sopravvento: il calcio. Chi lo ha inventato è stato un genio. Basta un pallone, un piccolo spazio, un gruppo di amici e… il gioco è fatto. Si corre, si suda, si scalcita, si grida, si tira. La partita di calcio riproduce una battaglia. Ci sono amici e avversari. Si attacca, si difende. Si combatte. Un solo desiderio: vincere. In fondo l’uomo ha bisogno di un nemico da combattere. Forse dipende da questo il successo del gioco del calcio. Ben venga dunque, se ci fa più forti e più capaci. Se riuscissimo, allora, a essere nemici dell’ingiustizia e della povertà, della menzogna e della falsità sarebbe una cosa stupenda. Prenderemmo a combatterli con tutta la nostra forza. Se il mio nemico non è più l’uomo diverso da me ma il male che lo affligge avrò fatto un bel pezzo di strada. Nocera dista pochi chilometri da Salerno.

Domenica scorsa le squadre di calcio di queste due città si affrontano. Giocano. O, almeno, così è previsto. Vince il migliore? Macché. Ogni squadra ha i suoi tifosi. Alcuni a tutti i costi vogliono essere più tifosi degli altri. Ne hanno estremo bisogno. Il motivo mi sfugge. E’ come se soffrissero di un complesso di inferiorità. Forse, inconsciamente, vogliono richiamare l’attenzione su di sé. Costoro dagli spalti incitano i giocatori. Li invogliano. A volte addirittura li minacciano. Il fatto è grave. Che c’entra il gioco con la prepotenza, la violenza, la sopraffazione? Domenica scorsa, costoro intimano ai giocatori della Nocerina di non giocare e loro, i giocatori, si sottomettono a tanta protervia. Fingendo malesseri e malori inesistenti, diversi di loro escono dal campo impedendo il normale svolgimento della partita. Brutta storia. Davvero. Pessima figura per tutti. Chi ci rimette è il gioco. Al di là del singolo episodio, credo che occorra fermarsi e seriamente e interrogarsi sul senso del gioco e dei giochi. Del tempo libero e dei milioni spesi per l’acquisto di un singolo giocatore. Occorre riflettere sugli idoli creati a tavolino e sulle conseguenze che ne derivano. Viva il gioco del calcio. Viva una bella partita di pallone quando porta a migliorare i rapporti tra gli esseri umani e a donare un po’ di gioia e di speranza per riprendere il faticoso cammino della vita.

Maurizio Patriciello - avvenire.it

Letteratura sportiva e partite alla radio

Comunicato Stampa
È il pallone che vola all’altezza della fantasia oppure è l’immaginazione che, grazie alla radio, prende il sopravvento? Prova a spiegarcelo con garbo, profondità e competenza una delle voci professioniste più note dello sport raccontato a chi in quel momento non può vederlo.

Scaramuzzino Giovanni - Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di... solo online da qui sconto 15%

Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto TitoloCome quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto
AutoreScaramuzzino Giovanni
Prezzo
Sconto 15%
€ 10,20
(Prezzo di copertina € 12,00 Risparmio € 1,80)
Dati2010, XII-212 p., brossura
EditoreSEI  (collana Sestante)
Nel libro “Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto” (SEI, Torino, pp. 210, Euro 12, scontato su Internet) Giovanni Scaramuzzino - da tempo nella squadra di “Tutto il calcio minuto per minuto” di Radio Rai - si mette alla prova come scrittore e va addirittura oltre, sorprendendoci nei panni di romanziere.
Dopo l’esordio con il particolare e avvincente “Fino all’ultimo chilometro. Il Giro d’Italia da una motocicletta” (Geo Edizioni), dedicato al grande ciclismo, qui Scaramuzzino spiazza l’ascoltatore, prima ancora del lettore, dando vita a una sorta di opera radiofonico-cartacea in più atti. È come se i protagonisti vivessero contemporaneamente le loro vicende e irrompessero sulla scena incontrandosi, sovrapponendosi, interrompendosi, completandosi e realizzandosi compiutamente proprio come il racconto in diretta di più partite alla radio.
Particolarmente indovinata la scelta di alcune figure portanti dell’opera: ecco un segretario scolastico (a suo tempo ammiratore di un giovane Nevio Scala, allenatore in rampa di lancio) che, grazie a una sciarpa a lungo tenuta riposta in un cassetto, riscopre, rivive e rielabora ricordi che si sublimano in un incontro che forse ha poco di casuale.
E poi il rapporto controverso, ma sempre speciale, tra genitore e figlio adolescente: entrambi sportivi, entrambi tifosi di calcio. Uno del Livorno; l’altro, il più giovane, nientemeno che del Bastìa. Una storia delicata, suggestiva che si snoda tra le impalpabili onde radio e quelle ben più visibili del Mar Tirreno sul traghetto tra Toscana e Corsica per assistere dal vivo alle partite di campionato dei “turchini”.
Ma probabilmente il personaggio più intenso, controverso e drammaticamente più vero è Fabio, portiere di successo, che in una serata nebbiosa perde la strada di casa alla guida del suo SUV “rischiando” - invano, purtroppo - di ritrovare quei valori di uomo che un tempo, grazie anche a una fondamentale presenza femminile, l’avevano accompagnato, saldi e sicuri, prima di essere sacrificati sul volatile altare dell’effimero.
Ecco, resta invece qualcosa di palpabile, di solido e concreto, dopo essere arrivati all’ultima pagina di quest’opera che pretende di non avere pretese, ma che sa raccontare con sensibilità e umiltà storie che in fondo sono un po’ anche le nostre. “Verba volant”, si dice, e a maggior ragione ciò vale per un radiocronista che con la voce deve saper correre dietro alla palla, alle volate, alle stoccate, al passante di rovescio, al tiro libero, al salto in lungo, al volteggio, sintetizzando l’azione al momento.
Ora però il merito maggiore di Scaramuzzino è quello di essere riuscito, scrivendo, a fermare l’attimo e a fermare anche noi. Una sosta che ci “costringe” a riflettere, ma non una frenata brusca: un dolce rallentamento dopo che l’autore ha avuto l’accortezza di bussare e chiedere permesso.
“Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto” di Giovanni Scaramuzzino, SEI,  pp. 210. Euro 12; scontato 15 % su Internet >>>> da qui .

India: treno in corsa uccide 6 elefanti

(ANSA) - NEW DELHI, 14 NOV - Un treno in corsa ha travolto un branco di elefanti nello Stato indiano del West Bengala, uccidendone almeno 6. L'incidente e' avvenuto nella foresta di Dooars, in un punto che fa parte del cosiddetto "corridoio degli elefanti" dove i convogli ferroviari debbono transitare a una velocità massima di 40 km/h. Ma secondo i primi rilevamenti il treno andava ad almeno 100 km/h. Negli ultimi tempi, 43 elefanti sono stati uccisi da treni lanciati a velocità eccessiva nella foresta di Dooars.

Rugby: Italia-Argentina dedicata al Papa

La sfida Italia-Argentina del 23 novembre a Roma è stata ufficialmente dedicata dalla Federugby a papa Francesco. Lo annuncia la stessa federazione, che anticipa anche che il giorno prima del test match le Nazionali saranno ricevute in udienza privata dal Pontefice. Il capitano Sergio Parisse gli consegnerà una maglia azzurra e il pallone ufficiale della gara. ''Ora abbiamo un altro sogno speciale - dice il presidente della Fir Alfredo Gavazzi - avere Sua Santità nostro ospite per la partita''.
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Basket: Datome, record personale in Nba

''Non abbiamo giocato una buona gara e il risultato ne è la prova lampante. Ora pensiamo alla prossima con Sacramento''. Luigi Datome commenta il 113-95 con cui i suoi Detroit Pistons sono stati sconfitti da Golden State, ieri in Nba. L'azzurro, tuttavia, si consola con il record personale di italiano più veloce a raggiungere la doppia cifra nel campionato di basket nordamericano: Gigi ha scalzato per una gara Danilo Gallinari, che aveva segnato 10 punti dopo 5 partite nel suo primo anno nei Pro.
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Quali sono i 10 luoghi più inquinati del pianeta?

Si tratta di località in cui la presenza di sostanze tossiche mette a rischio la vita e la salute di oltre 200 milioni di persone, sia nei Paesi in via di sviluppo che nelle aree industrializzate. Il dossier completo è stato pubblicato da Worst Polluted e dal Black Smith Institute. Ecco la lista completa.

1) Agbogbloshie Dumpsite - Ghana

I metalli pesanti, come cadmio, mercurio e piombo, sono il principale inquinante che mette in pericolo chi vive nelle vicinanze della discarica di Agbogbloshie, in Ghana. Si tratta di un vero e proprio punto di raccolta a cielo aperto per i rifiuti elettronici, che includono computer, televisori e forni a microonde provenienti dal mondo industrializzato, per un totale di 215 mila tonnellate di e-waste importate ogni anno. Il problema dell'inquinamento dell'aria nasce dai roghi appiccati per bruciare i rifiuti, dato che non vi sono a disposizione sufficienti sistemi di smaltimento. I fumi tossici raggiungono i villaggi e la popolazione, che corre il rischio di contrarre intossicazioni da metalli pesanti e malattie respiratorie.
ghana

2) Chernobyl - Ucraina

A Chernobyl le polveri radioattive includono uranio, plutonio, cesio 137, stronzio 90 ed altri metalli tossici. Si tratta di sostanze che espongono una popolazione di 10 milioni di persone a forti rischi per la salute. Il disastro nucleare più grave del mondo risale al 25 aprile 1986 e continua a rappresentare una minaccia. Da Chernobyl, la contaminazione radioattiva ha raggiunto il 40% dell'Europa e parte dell'Asia, del Nord Africa e del Nord America. Uno studio scientifico pubblicato nel 2012 sulla rivista Environmental Health Perspectives, con il titolo di "Radiation and the Risk of Chronic Lymphocytic and Other Leukemias among Chornobyl Cleanup Workers" ha evidenziato la correlazione tra il disastro nucleare e un forte incremento del rischino di leucemia.
chernobyl

3) Citarum River - Indonesia

Basta osservare le immagini del Citarum River per rendersi conto della grave situazione di inquinamento che ha colpito l'area. Tra le sostanze pericolose per la popolazione e per l'ambiente troviamo piombo, cadmio, cromo e pesticidi. Il fiume Citarum scorre nei pressi della capitale, Giacarta, ed è considerato il fiume più inquinato del mondo. La situazione di grave disagio per la popolazione e fortemente dannosa per l'ambiente è causata dalle industrie che sorgono lungo le sue coste e che da decenni scaricano liquami tossici illegalmente nelle sue acque, senza ricorrere a depuratori.
citarum river india

4) Dzerzhinsk - Russia

Dzerzhinsk è una città della Russia Occidentale, che sorge sul fiume Oka. E' tra i siti più inquinati del mondo, a causa della presenza di industrie chimiche che operavano soprattutto nel periodo della Guerra Fredda, scaricando inquinanti nel fiume. Tra le sostanze pericolose per la popolazione per l'ambiente troviamo soprattutto numerosi sottoprodotti tossici che derivano dagli impianti manifatturieri che impiegano sostanze chimiche. Ciò ha portato ad un grave incremento dei casi di cancro agli occhi, ai polmoni e ai reni. L'aspettativa di vita per gli abitanti della città e di 47 anni per le donne e di soli 42 anni per gli uomini. Il problema maggiore è rappresentato dal diossido di zolfo, un gas fortemente irritante per gli occhi e l'apparato respiratorio. Le emissioni inquinanti delle industrie tuttora attive stanno danneggiando la salute dell'intera popolazione.
dzerzhinsk

5) Hazaribagh - Bangladesh

L'inquinamento in quest'area del Bangladesh è causato soprattutto dal cromo ed è legato alle 270 concerie presenti in tutto il Paese. Nella sola Hazaribagh si colloca il 90% degli stablimenti, che disperdono nell'ambiente sostanze tossiche, con particolare riferimento al cromo esavalente, responsabile dell'incremento dei casi di cancro e del peggioramento della salute della popolazione, che soffre soprattutto di problemi respiratori e di dermatiti provocate dall'esposizione alle sostanze pericolose.
bangladesh

6) Kabwe - Zambia

Kabwe è la seconda città della Zambia per grandezza e popolazione ed è collocata a 150 chilometri dalla capitale, Lusaka. I più gravi problemi di inquinamento sono causati dal piombo, sostanza tossica rilevata nel sangue dei bambini in una quantità da cinque a dieci volte superiore ai livelli raccomandati. Per oltre 90 anni si sono susseguiti lavori per l'estrazione del piombo dal sottosuolo, senza tenere conto dei possibili danni. Concentrazioni elevate di piombo nel sangue possono risultare mortali.
zambia

7) Kalimantan - Indonesia

Kalimantan è la porzione indonesiana dell'isola di Borneo. L'inquinamento da cadmio e mercurio mette a rischio la vita di oltre 250 mila persone. Le miniere d'oro rappresentano la prima risorsa economica per il Paese, ma soprattutto una grave fonte di malattia per la popolazione. L'impiego di mercurio per l'estrazione dell'oro porta al rilascio di oltre 1000 tonnellate di emissioni tossiche all'anno, che inquinano l'aria e l'acqua e mettono a serio rischio la salute degli abitanti.
kalimantan indonesia

8) Matanza-Riachuelo - Argentina

Il bacino del fiume Matanza-Riachuelo, in Argentina, ha una lunghezza di soli 60 chilometri, ma ospita nelle proprie vicinanze ben 15 mila industrie chimiche che rilasciano i propri scarichi nocivi nelle sue acque. L'aria viene inquinata da composti organici volatili, come il toulene, un solvente tossico presente anche nella benzina. Il problema di inquinamento mette a rischio la salute di oltre 20 mila persone. Il 60% di esse vive in zone considerate inabitabili per via della contaminazione dell'acqua e dell'aria.
matanza argentina

9) Delta del Niger - Nigeria

Il delta del Niger si estende in un'area densamente popolata. L'inquinamento delle acque del fiume riguarda gli sversamenti di petrolio che lo interessano dagli anni Cinquanta. Tra il 1976 e il 2001 sono stati conteggiati almeno 7000 incidenti che riguardano le operazioni di estrazione del petrolio. L'area è in costante attesa di bonifica e l'oro nero ha inquinato sia i terreni che le acque sotterranee, devastando la vita delle comunità che contano sull'agricoltura e sulla vicinanza al fiume per sopravvivere.
niger nigeria

10) Norilsk - Russia

Norilsk è una città industriale della Russia fondata nel 1935 e interessata soprattutto da attività estrattive e da inquinamento da metalli pesanti, tra cui si trovano rame e ossido di nickel. Nell'aria vengono rilasciate ogni anno 500 tonnellate di ossidi sia di rame che di nickel e 2 milioni di tonnellate di diossido di zolfo. La speranza di vita degli operai di Norilsk è inferiore di 10 anni alla media russa. Oltre 130 mila persone sono state esposte ai danni causati dagli agenti inquinanti, con un grave incremento dei casi di malattie respiratorie e di cancro ai polmoni e all'apparato digerente.
norilsk
Marta Albè
Fonte Foto: Blacksmith Institute

Scherma: il calendario 2014 della Fis

È pronto il calendario 2014 della Federscherma, che accompagnerà i prossimi dodici mesi a suon di aggettivi. Il motivo scelto, infatti, è 'La scherma azzurra è...', associato ad ogni pagina da un termine diverso: da 'eleganza', presentato dalle sciabolatrici Vecchi, Bianco, Sinigaglia e Lucchino; a 'tradizione', in compagnia dei colleghi uomini Montano, Occhiuzzi, Samele, Murolo, Berrè, oltre all'olimpionico Michele Maffei. I proventi della vendita del calendario saranno devoluti all'Unicef.
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Basket Reggio Emilia: Grissin Bon gara in equilibrio, si chiude all'ultimo secondo

Si chiude all'ultimo secondo, con un solo punto di vantaggio la partita che assegna all'Enel Brindisi la 4/a vittoria in campionato sul GrissinBon Reggio Emilia per 72-71. Una gara giocata sempr in equilibrio, tiratissima fino all'ultimo possesso che a 6'' dalla sirena avrebbe potuto consentire agli ospiti il 'colpaccio'. Cosi' l'Enel rimane al comando della classifica, con 8 punti, assieme Bologna e Cantù. Potrebbero unirsi al gruppo Siena e Varese se vinceranno i rispettivi posticipi.
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Basket: Grissin Bon Reggio Emilia è squadra intensa e pronta

La sbornia per il successo di Venezia, l’euforia dell’ambiente per una partenza così lanciata mai vista da queste parti nelle tre precedenti apparizioni ai piani alti della massima serie, e all’orizzonte la sfida interna al cospetto di Grissin Bon Reggio Emilia (sui legni del PalaPentassuglia, la palla a due verrà alzata alle ore 17.30). «Da tenere assolutamente in debita considerazione, perché Reggio Emilia è squadra intensa e pronta. Ha cambiato poco rispetto alla passata stagione ed ha una delle migliori difese del campionato. Quanto basta per affermare che trattasi di un avversario davvero tosto», spiega coach Piero Bucchi. 

Questo il programma della giornata: (5ª d’andata): 
Enel Brindisi-Grissin Bon Reggio Emilia; Pasta Reggia Caserta-Acea Roma; Granarolo Bologna-EA7 Emporio Armani milano; Pall.Cantù-Sidigas Avellino; Sutor Montegranaro-V.L.Pesaro; Banco di Sardegna Sassari-Cimberio Varese; Giorgio Tesi Group Pistoia-Vanoli Cremona (88-85 giocata ieri); Montepaschi Siena-Umana Venezia (si gioca domani). 

Classifica Montepaschi 
Siena 6; Enel Brindisi 6; Armani Milano 6; Pall.Cantù 6; Cimberio Varese 6; Granarolo Bologna 6; Grissin Bon Reggio Emilia 4; Sidigas Avellino 4; Banco di Sardegna Sassari 4; Acea Roma 4; Pasta Reggia Caserta 4; Umana Venezia 2; Vanoli Cremona 2; Pesaro 2; Sutor Montegranaro 2; Giorgio Tesi Group Pistoia 0. 
quotidianodipuglia.it

Serie A: Inter batte Livorno 2-0

L'Inter ha battuto il Livorno per 2-0 (1-0), nel secondo anticipo della 12/a giornata del campionato di calcio di Serie A. Hanno deciso un clamoroso autogol del portiere Bardi, che ha deviato nella propria rete un innocuo cross dalla sinistra, e una rete di Nagatomo. Dopo alcuni mesi di stop, per un grave infortunio, l'Inter ha ritrovato il proprio capitano, Javier Zanetti, mandato in campo da Mazzarri negli ultimi minuti di gioco.

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Miss Universo: vince Miss Venezuela

Miss Venezuela, Gabriela Isler, presentatrice televisiva di 25 anni, ha vinto stasera il concorso di Miss Universo, che si è tenuto per la prima volta a Mosca, organizzato da Donald Trump. Lo concorrenti in gara alla Crocus City Hall erano 86. In giuria c'era anche il cantante degli Aerosmith, Steve Tyler. Il presentatore, l'americano Thomas Roberts, ha dedicato la cerimonia alle vittime del ciclone nelle Filippine.
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Pattinaggio: Marangoni, decimo mondiale

Silvia Marangoni (Fiamme Azzurre) si laurea per la 10/a volta campionessa mondiale di pattinaggio artistico inline nella rassegna iridata in corso a Taipei. E' un'emozione fortissima - dice l'atleta trevigiana - Sono orgogliosa di essere sul tetto del mondo rappresentando il gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria, di cui ho l'onore di far parte. Ci salgo per la 10/a volta ma soffro ancora di vertigini'. Argento per la taiwanese Hsin Chin-Ling, bronzo alla statunitense Natalie Motley.
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Da Pechino al Qatar Lo sport sfida la natura

Forte del successo dei Giochi 2008, Pechino ha deciso di raddoppiare la scommessa olimpica e, incurante delle difficoltà climatiche, si è candidata per ospitare l’edizione 2022 dei Giochi olimpici invernali. La capitale cinese sorge su una vasta pianura a 45 metri sul livello del mare, gelida d’inverno, ma decisamente carente quanto a precipitazioni nevose, e per questo si è «gemellata» con la località montana di Zhangjiakou, distante 160 chilometri.
Una candidatura coraggiosa, quella proposta dalla Cina, ma che non deve stupire sia per la capacità del Paese di sostenere con forza le sue proposte, sia perchè non mancano esempi di grandi eventi sportivi ospitati in location bizzarre. La città russa di Soci, sul Mar Nero, è famosa in tutto il mondo per il suo clima mite ma tra qualche mese ospiterà le Olimpiadi invernali 2014. Un apparente controsenso, anche se in realtà saranno le pendici del vicino Caucaso a garantire uno scenario adeguato alle prove alpine e di sci nordico. Diverso fu il caso di Torino, sede olimpica nel 2006: da sola non aveva i «numeri» climatici per ospitare i Giochi bianchi, ma la corona della Alpi assicurò strutture all’altezza. Su un altro versante, invece, è assai più azzardata la scommessa lanciata dalla Fifa per i Mondiali di calcio del 2022, che si svolgeranno nel bollente Qatar. Una scelta che sta creando qualche problema, tanto che si valuta anche l’ipotesi di spostare l’evento a dicembre o a febbraio, sollevando le proteste non solo delle leghe calcistiche europee ma anche della Federazione internazionale di sci, che teme di soccombere all’impatto mediatico del calcio nel corso della sua stagione agonistica.

Anche il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha difeso «l’unicità dei Giochi» contro il rischio della possibile sovrapposizione nel 2022 tra le Olimpiadi invernali e i Mondiali di calcio del Qatar. «L’unicità dei Giochi Olimpici deve essere protetta», ha detto il presidente del Cio, Thomas Bacho. Senza citare esplicitamente lo spostamento in inverno dei mondiali del Qatar, il numero uno dello sport mondiale ha sottolineato come «il programma olimpico non debba essere pregiudicato in alcun modo». Secondo il presidente della Federazione internazionale degli sport invernali, Gian-Franco Kasper, «sarebbe un peccato che lo sport accavalli grandi eventi e tolga uno spazio e tutto quello che ne comporta, dagli sponsor, ai supporter dei vari ambienti. Bisogna fare molta attenzione in special modo agli sponsor.

Noi lavoriamo prettamente in inverno, non possiamo fare d’estate il mondiale o l’Olimpiade, ci possiamo spostare nell’emisfero sud, ma ci sono poche stazioni che potrebbero ospitarli». La Fifa deciderà tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 se modificare i calendari del calcio mondiale per permettere lo svolgimento in inverno della Coppa del Mondo 2022. In quello stesso anno, potrebbe quindi essere Pechino a ospitare i Giochi invernali, per i quali si sono candidate anche altre due capitali, Stoccolma e Oslo, la tedesca Monaco di Baviera e inoltre Almaty (Kazakistan), Cracovia (Polonia) e Leopoli (Ucraina). La capitale cinese si propone per ospitare gli sport del ghiaccio, mentre Zhangjiakou sarebbe sede di tutti gli sport della neve, anche se la scarsità di precipitazioni imporrà ampio uso di impianti di innevamento artificiale. Le autorità cinesi hanno intanto già avviato i lavori per la realizzazione di una linea ferroviaria dedicata che unirà le due città con un collegamento ad alta velocità. Olimpiadi o no, i 14 milioni di pechinesi tra poco impiegheranno meno di un’ora per trovarsi sulle piste di sci.

Angelo Marchi
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Inizia con un successo l'avventura della Grissin Bon in Europa: battuto l'Okapi Aalstar 80 a 63

Il tabellino

GRISSIN BON REGGIO EMILIA: White 10, Filloy 5, Silins 4, Karl 7, Brunner 22, Antonutti 3, Bell 13, Frassineti 9, Mussini 5, Pini, Cervi 2, Cinciarini.
Allenatore: Menetti.

OKAPI AALSTAR: Steinbach, Raivio 14, Tofi 16, Baeyens, Cummard 2, El Khounchar, 3 Van Langenhove, Dreesen 11, Butler 9, Hanavan, Young 6, Releford 2.
Allenatore: Dean.

Arbitri: Wilkinson (Inghilterra), Vuckovic (Slovenia), Clivaz (Svizzera).

Parziali: 24-19; 40-39; 60-47.

FONTE: http://www.pallacanestroreggiana.it

Champions: Juventus-Real Madrid 2-2

Juventus-Real Madrid 2-2 nella 4/a giornata del girone B di Champions League, bianconeri ora ultimi in classifica. Apre le marcature Vidal su rigore al 42'. Rimonta madridista con Ronaldo (al 52' su errore di Caceres) e Bale (60'). Fra le due reti merengue, traversa di Xabi Alonso e salvataggio sulla linea di Pepe su Marchisio. Al 65' Llorente fa 2-2 di testa. Nell'altra gara del girone, Copenaghen-Galatasaray 1-0 (al 6' Braaten di tacco). Classifica: Real 10; Galatasaray e Copenaghen 4; Juve 3.
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Universiade: Papa domani accende fiaccola

Cerimonia domani in piazza San Pietro a Roma, con Papa Francesco che accenderà la fiaccola della 26/a Universiade invernale. La manifestazione è in calendario in Trentino dall'11 al 21 dicembre e dopo la cerimonia, la torcia partirà un tour internazionale nelle principali università, con cui unirà tra loro città come Torino, Losanna, Innsbruck e Monaco di Baviera. Sull'impugnatura porta i cinque colori, nero, giallo, verde, blu e rosso, dei cinque cerchi Cio e le cinque stelle Fisu.
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Boninsegna: «Io, il pallone e la fabbrica»


«Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards...», confessa alla radio il Freccia dell’interista Luciano Ligabue. Noi crediamo, anzi ne siamo convinti, che chi è stato ragazzo negli anni ’70, per qualsiasi squadra abbia fatto il tifo, non poteva restare indifferente al fascino impetuoso del breriano “Bonimba”, alias Roberto Boninsegna.

Attaccante nato, classe 1943 (il 13 novembre), bomber potente dalla faccia scolpita del divo dei campi di calcio, e all’occorrenza anche per la tv: rivedere i “Promessi sposi” di Salvatore Nocita. Tutta roba buona e in bianco e nero, come quella sforbiciata epica - quanto la rovesciata, icona Panini, di Parola - a giustiziare l’incolpevole portiere del Foggia Trentin (un’altra faccia rubata al cinema di Sergio Leone). Fermi immagine di un calcio che non c’è più. «Il mondo è cambiato e in peggio, ma che ci possiamo fare...», dice Boninsegna che i festeggiamenti per i suoi «70 anni e non sentirli, per fortuna», li comincerà lunedì prossimo nella natìa Mantova, alla cartiera Burgo.

È la fabbrica ultracentenaria in cui lavorava come saldatore suo padre Bruno e probabilmente la causa «per cui è morto, a 61 anni, per via delle esalazioni del gas e delle polveri – spiega –. Se papà fosse ancora qui, di certo presidierebbe la fabbrica». Quello che stanno facendo dal febbraio scorso i 180 cassintegrati della cartiera. Papà Bruno, era stato anche il terzino della squadra aziendale. Quindi è stato lui a trasmettere al figlio unico “Bobo” («così mi chiamano gli amici di sempre») la passione per il calcio? «Papà giocava, ma la vera tifosa di casa era mia mamma, Elsa. Ogni domenica era fissa al Martelli a seguire il Mantova. Ha cominciato a portarmi allo stadio che era incinta. Al nono mese il custode la vede e gli fa: “Oh, signora Elsa, domenica prossima, però, è meglio che va all’ospedale, altrimenti questo bambino nasce qua...». Ma con la squadra del cuore di mamma Elsa, il Mantova, non solo non cominciò, ma non ci ha mai giocato. A 15 anni lasciava casa per l’Inter, «la mia squadra del cuore». Alla Pinetina, un mantovano di Suzzara, Italo Allodi, antesignano dei dirigenti del pallone nostrano, stoppò sul nascere («complice la bocciatura del mago Herrera») il suo sogno di debuttare in prima squadra.

«Allodi sarà stato anche un gran dirigente, ma con me si comportò male. Dopo il prestito al Prato torno a Milano e mi dice: “Adesso o vai al Potenza o puoi anche smettere...”». Se il “Cristo” di Carlo Levi si era fermato a Eboli, il giovane Bobo a testa bassa proseguiva fino a Potenza.

«Una punizione, cattiveria gratuita, ma la stessa cattiveria la misi in campo e il Potenza quell’anno sfiorò una storica promozione in Serie A». L’anno dopo, il ’65, ritorno al Nord, ma non all’Inter, «altro parcheggio al Varese» e da lì, la cessione definitiva al Cagliari. «Una seconda punizione, pensavo prima di arrivare in Sardegna. L’anno prima il Cagliari si era salvato dalla retrocessione in B per il rotto della cuffia. Poi, però, in quella squadra trovai Gigi Riva, un fratello con il quale condividevo tutto, sigarette comprese.

Del resto se non fumavi mica potevi essere allenato dal “Filosofo” – sorride ancora –. Scopigno? Un grande uomo, un po’ indolente nel lavoro settimanale, ma noi alla domenica eravamo preparati e pronti a tutto». Pronti a vincere lo storico scudetto del ’70, al quale però Boninsegna non partecipa, perché finalmente in estate torna a “casa”. «Mi dissero: guarda qui la rosa è già di 14 giocatori... Oggi fa ridere, perché quando va bene in una squadra ce ne sono minimo trenta. Comunque per fare cassa avevano deciso: “Dobbiamo vendere, o te o Gigi Riva”. Io a Cagliari sarei rimasto a vita come ha fatto Gigi, ma rilanciai: cedetemi, ma solo all’Inter. Mi accontentarono».

Da nerazzurro disputa la “partita più lunga del secolo”, la semifinale mondiale di Messico ’70. «Quella partita me la sono rivista in tutte le salse: in bianco e nero, a colori e poi anche al cinema: il film di Andrea Barzini, Italia-Germania 4 a 3. Potevamo battere il Brasile in finale? Forse no, Pelè a parte quello rimane il Brasile più forte di sempre. Però, se potessi riavvolgere il nastro, farei di tutto per convincere Valcareggi a far giocare Rivera dal primo minuto: l’anno prima aveva vinto il Pallone d’Oro. E allora, come fai a tenerlo in panchina? Quella staffetta con Mazzola è stato un “errore mondiale”».

Un abbaglio quanto quello dell’Inter che l’estate ’76 fece lo scambio con la Juventus: Anastasi in nerazzurro e Boninsegna in bianconero. «Quando il presidente Fraizzoli mi telefonò per dirmi che mi aveva ceduto alla Juve ero al mare. Mia moglie si ricorda ancora che mi tremava la cornetta e diventai bianco come un lenzuolo. Volevo morire...». La morte nel cuore di Bonimba, ma anche di quello del popolo nerazzurro che si sentì tradito. «Ancora oggi ci sono interisti convinti che abbia fatto il “mercenario”, ignorano che all’epoca non esisteva lo svincolo e che il calciatore era totalmente ostaggio della società».

Alla Juve, intanto, vinse tre scudetti e una Coppa Uefa, il primo titolo europeo del grande ciclo targato Giovanni Trapattoni. Anastasi all’Inter, invece, fu un flop. «La vera “staffetta” è stata la nostra. Nel ’68 al Cagliari mi diedero 11 giornate di squalifica, così Anastasi prese il mio posto in Nazionale e vinse gli Europei. Due anni dopo lui resta a casa e io vado in Messico. Trapattoni? Quando ripenso ai suoi fischi alla “pecorara” mi vengono i brividi... Non li sopportavo. Il Trap è un martello pneumatico, e se Conte, come dicono, gli somiglia, quelli della Juve stanno freschi... A Trapattoni comunque lo ringrazio per lo scudetto dei record dell’Inter».

Riconoscenza dell’eterno nerazzurro. «Ho sempre gioito e sofferto per quei colori. Il 5 maggio 2002 ero in panchina con il Mantova e perdemmo 4-2, proprio come l’Inter all’Olimpico con la Lazio. Come hanno potuto buttare via quello scudetto? Mi è dispiaciuto tanto anche per il presidente, il mio amico Giacinto Facchetti. Così, come ora mi dispiace vedere Moratti che lascia... Thohir avrà anche tanti soldi, ma non potrà mai emozionarsi come uno che nasce e cresce interista».

I gol più belli e, soprattutto, quelli che tiene nel cuore li ha realizzati con la maglia della Beneamata. «Vado fiero di aver segnato un po’ a tutti. Scrivono 163 gol sugli annali, in realtà sono 168, cinque me li hanno tolti. Così come mi hanno depennato il terzo titolo di capocannoniere, quello del ’74, che con 24 reti andò a Chinaglia perché il mio 24° gol al Cesena lo considerarono autorete. Anche di rigori ne avevo realizzati 20 di fila, ma ne segnano 19, perché l’arbitro Michelotti a un minuto dalla fine sospese un Roma-Inter in cui avevo trasformato il 20° e tutti segnati in campionato. A Balotelli conteggiano anche quelli nelle Coppe, non è la stessa roba». E, forse, neanche Balotelli è della stessa razza dei Bonimba e dei Riva.

«Sarò vecchio e fuori moda, ma questi giovani in campo con le creste, gli orecchini e i tatuaggi non mi convincono... Per i media basta che fanno due partite decenti che diventano subito dei fenomeni. Cosa penso di Balotelli? Che un altro Riva non l’ho più visto in Nazionale e Rivera rimane superiore a Totti. Se c’è stato un altro Boninsegna? Forse Bobo Vieri, tutto sinistro e potenza fisica, proprio come me». Un altro Bobo come unico erede del Bonimba che ha un solo rimpianto: «Non aver avuto la possibilità di allenare in Serie A. Mancanza di procuratore, ma un po’ è stata anche colpa mia. Quando ho smesso mi sono preso una pausa di dieci anni per disintossicarmi. Poi, quando sono rientrato nel calcio, ho capito che questo ambiente è un treno dal quale non devi mai scendere... Se lo fai, ti dimenticano subito, qualsiasi cosa tu abbia rappresentato».

Massimiliano Castellani - avvenire.it

Fed Cup: Italia vince quarto titolo

L'Italia del tennis femminile si porta sul 3-0 contro la Russia nella finale della Fed Cup conquistando il titolo per la quarta volta nella sua storia. A dare il punto decisivo alle azzurre una ispiratissima Sara Errani capace di travolgere la russa Alisa Kleybanova in due set con il punteggio di 6-1, 6-1 in un match durato solo 58 minuti.
ansa

Alonso, altri più veloci ma Gp è domani

''Non è stato un giro pulitissimo, comunque è difficile che tutti facciano un giro perfetto''.

Nonostante l'11/a posizione conquistata nelle qualifiche del Gp di Abu Dhabi, Fernando Alonso non si dà per vinto, dando appuntamento alla corsa di domani. ''Gli altri - aggiunge lo spagnolo della Ferrari, ai microfoni di Sky - sono stati più veloci, ma la gara è domani. Le gomme morbide con il caldo sembrano andare un po' meglio''. Il tempo di Alonso è stato di 1'41''093 (a 1''136 dalla pole).
ansa

Fed Cup: Italia-Russia 1-0

Italia subito avanti, ma a fatica, nella finale mondiale di Fed Cup di tennis. Sul centrale in terra rossa del Tc Cagliari, dopo 3 ore e 13 minuti di gioco, la numero 2 azzurra Roberta Vinci (13/a nel ranking mondiale) ha battuto la numero 1 russa Alexandra Panova (136/a) per 5-7, 7-5, 8-6. Per la Vinci, oltre alla determinatissima avversaria, anche una fastidiosa contrattura cervicale. A seguire, il secondo match della giornata, tra la numero 1 azzurra Sara Errani e la russa Irina Khromacheva.
ansa

Maratona New York: Straneo per il podio

''Arrivare fra le prime tre sarebbe la ciliegina sulla torta di un 2013 eccezionale''. A parlare è Valeria Straneo, a New York per la maratona di domenica. Ma l'azzurra argento ai Mondiali di Mosca sa che non sarà facile, con concorrenti come la due volte iridata keniana Edna Kiplagat e la connazionale Priscah Jeptoo, più le etiopi Firehiwot Dado e Buzenesh Deba. ''Sarà come un altro Mondiale - osserva - Io comunque correrò ascoltando il mio corpo, momento per momento, senza troppe tattiche''.
ansa