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Calciomercato Juventus: Del Piero verso l’America

TORINO, 14 settembre 2010 – Questa sarà probabilmente l’ultima stagione di Alex Del Piero con la maglia della Juventus. Dopo 17 anni di gloriosa militanza, il capitano bianconero è pronto a chiudere la carriera oltreoceano, nel campionato americano, come David Beckham, Thierry Henry e Rafa Marquez. Una scelta, come dice Tuttosport, condivisa pure dai suoi fans che lo vedrebbero allontanarsi in maniera indolore: “un po’ di stelle e strisce prima di rientrare alla base, nella società a strisce bianche e nere, con una carica dirigenziale”. Il passaggio dal campo alla scrivania, sulle orme di grandi campioni juventini come Giampiero Boniperti e Roberto Bettega, sembra già scritto come quello di Nedved. Ma prima Alex vuole vivere il suo meritato “american dream”.

Itmsport

Anche il mondo del pallone si adegua alla MODA: nel calcio è SOCIAL NETWORK MANIA!

Tanti i campioni protagonisti anche sul web.
di Domenico Latella - goal.com
14/set/2010 12.05.00

Il successo planetario dei social network non ha risparmiato di certo il mondo del calcio. Da passatempo per adolescenti infatti, ben presto si sono infatti trasformati in veri e propri nuovi media, e da qualche tempo anche i calciatori hanno iniziato ad utilizzare i vari Facebook e Twitter con regolarità, come del resto fanno già da anni gli sportivi di altre discipline. I giocatori di basket NBA, ad esempio, hanno account personali che usano per comunicare con gli altri giocatori, così come i piloti di Formula Uno e della MotoGP.

MADE IN ITALY - Il calciatore italiano più attivo sui social network è senza dubbio Giorgio Chiellini. Il suo account su Twitter, verificato, con tanto di bollino in bella vista, viene gestito direttamente dal difensore juventino, che lo usa principalmente per commentare le partite. Lo ha fatto anche durante gli ultimi mondiali di calcio in Sudafrica, sebbene la spedizione per noi italiani sia stata poco felice. Ma di recente, anche un altro calciatore bianconero è stato protagonista sui social network: Claudio Marchisio infatti, dalla pagina del suo account Facebook, ha manifestato un certo pessimismo sulla propria situazione contrattuale. Poche parole sufficienti per allarmare i tifosi bianconeri preoccupati di perdere un'altra pedina importante, ma anche per creare più di un imbarazzo in casa Juve e rendere necessario un immediato intervento del club sulla vicenda attraverso il proprio sito internet.

TUTTO IL MONDO E' PAESE - Tra i big, anche Zlatan Ibrahimovic usa Twitter per comunicare con i fan, ma i messaggi inviati sono veramente pochissimi e lo spazio risulta poco frequentato e poco vivace. Il canale di Cristiano Ronaldo invece, risulta molto attivo e frequentato da centinaia di migliaia di fan, con reply sempre precisi e puntuali. Promosso anche l’account di Kakà, ricco di notizie, aggiornato in tempo reale e popolatissimo dai fan del campione brasiliano. In Inghilterra invece, c’è Darren Bent del Sunderland super attivo su Twitter. Racconta ogni momento della sua giornata, di come trascorre il suo tempo smanettando coi videogame o di quanto si annoia negli spostamenti tra casa e il campo di allenamento. L’ex baby fenomeno del calcio mondiale, lo statunitense Freddy Adu invece, è senz’altro il più smaliziato nell’uso di Twitter. Alterna con abilità aggiornamenti sulle sue condizioni fisiche, sulle partite che lo attendono e sulla vita di ragazzo. Ha più di 50.000 persone che seguono le sue parole e la Nike, che lo sponsorizza da quando era ancora un bambino, ringrazia per la pubblicità gratuita. Anche tra gli allenatori la moda dei social network ha preso il via. Il brasiliano Vanderlei Luxemburgo li usa senza problemi, raccontando le sue giornate alla guida dell’Atlético Mineiro.

CHIAMATELA VETRINA - Insomma, oramai sono numerosissimi i calciatori che utilizzano i social network, anche se tanti big hanno account gestiti da società di comunicazione, che li usano come vetrina pubblicitaria o poco più, perdendo la spontaneità che dovrebbe essere alla base di questo strumento. I social network, con ogni probabilità, sono solo una moda passeggera, ma se utilizzati in modo intelligente, permetterebbero ai calciatori di relazionarsi in modo più diretto e leale ai propri fan. Senza gli ormai inflazionati baci alla maglia o messaggi filtrati da addetti stampa, potrebbero essere una fonte di notizie non filtrate da non trascurare, senza dimenticare che per i tifosi, la possibilità di dialogare con il proprio calciatore preferito non ha prezzo!

Dopo una domenica in cui le “piccole” squadre di provincia hanno avuto ragione delle grandi della serie A, qualche considerazione su un modo più sano di vivere il calcio



Ogni tanto un Davide di turno, che ha fiondato la pietruzza giusta, si esalta un po’ guardando il malcapitato Golia e si gode la sua domenica di gloria. Ci riferiamo ai Davide Chievo, ai Davide Cesena e, permettetemi un amarcord, al Davide Cagliari. Del resto queste tre eterne e splendide provinciali hanno fiondato qualche bella pietruzza in altre epoche. Chi può scordare lo scudetto nel ‘69-‘70 di Domenghini, Albertosi e soprattutto Gigi Riva del Davide Cagliari? O il "miracolo Cesena", che nella stagione '75-'76 conquistò l'attenzione nazionale raggiungendo il sesto posto in classifica che valse la zona Europa? E la “favola” Chievo, frazioncina di appena 4500 abitanti alle porte di Verona, che iniziò a giocare in un campo parrocchiale e finì, nel 2002, per arrivare in serie A e addirittura in Europa con l’accoppiata Campedelli-Del Neri? Che soddisfazione domenica a rivedere in azione la mitica fionda di Davide. Chiedo immense scuse ai milioni di tifosi di Golia Milan e Golia Roma, ma ogni tanto è bello scendere dal calcio marziano e tornare sulla terra in un più umano terreno di gioco fatto anche di questi risultati.


Ma quello che salta agli occhi e che forse passerà liscio anche stavolta sono le cifre. Il Chievo spende per gli stipendi dei giocatori 13,2 milioni di euro: il più pagato è il cannoniere storico Pellissier con 500 mila euro l'anno, cifra considerevole di fronte alla generazione 1000 euro, ma nulla a che vedere con i 9 milioni di euro del talentuoso Ibrahimovic. Al Cesena sono ai “saldi”: gli stipendi sono i più bassi della serie A con ingaggi per 8,3 milioni, e il più pagato è il cileno Jimenez con 350 mila euro. Leggermente più alti gli stipendi che sborsa il tanto chiacchierato mister Cellino a Cagliari con quasi 15 milioni di euro. Ma le distanze sono abissali: il Milan spende 130 milioni l'anno, l'Inter 121, la Juventus 100. E nonostante questo i calciatori, pur rivendicando anche tante altre cose giuste, non ci stanno al rinnovo contrattuale, soprattutto per la cosiddetta parte variabile, e hanno indetto uno sciopero.


A Cesena il morigerato presidente Igor Campedelli, omonimo, guarda caso, del più noto Luca Campedelli presidente del Chievo Verona, ha adottato questo sistema da tempo. Il cesenate concede ai suoi campioni uno stipendio fisso relativamente basso e, in caso di raggiungimento dell'obiettivo minimo della squadra, premi che daranno ampia soddisfazione. Come tutte le aziende che si rispettino è un naturale rischio d'impresa, che però, visti gli stipendi multimilionari, non tutti i calciatori vogliono accettare.


Forse la fionda di Davide reggerà poco e dovrà arrendersi alle truppe milionarie dei vari Golia, ma per il momento lasciatemi godere un minuto di calcio preistorico: fatto di code ai cancelli, di semini di zucca a gogò, di un sano panino al prosciutto, e soprattutto di gol spettacolari, di attaccamento alla maglia e di autografi davanti alla pizzeria di via Paoli dove c’erano Domenghini, Gori e Nenè e dove non c’era mai lo schivo Gigi Riva. Tranquilli, erano immagini di Rai Storia del Cagliari dello scudetto. Torniamo immediatamente all’alta definizione, con colori più vivi, profondità più realistica e un suono più avvolgente, dove sei nel vivo dell’azione e dove Robinho, Eto’o, Ibra, Amauri e compagnia torneranno e annienteranno nuovamente Davide.

cittanuova.it

Cassano e Pirlo salvano un’Italia da incubo

La qualità e il talento servono. Servono eccome. Senza il talento balistico di Pirlo e la qualità di Antonio Cassano, sarebbe stato improbabile risalire ieri sera a Tallinn la china dello 0 a 1 rimediato nel primo tempo dall’inguardabile difesa azzurra contro l’Estonia. Due sigilli, maturati nel brevissimo volgere di 4 minuti, entrambi scaturiti dalle traiettorie velenose di calcio d’angolo spedite nel mucchio dal piedino fatato del milanista, hanno consentito a Prandelli di mettere fine all’umiliante striscia di sette partite senza successi nel 2010 e di riannodare il filo azzurro col successo del novembre 2009, in amichevole a Cesena contro la Svezia nel giorno del debutto nel girone di qualificazione. Ma, risultato a parte, non c’è da esser molto fieri della prova complessiva dell’Italia, partita anche bene, con geometrie avvolgenti, qualche volta rifinite in modo sapiente, ma senza trovare l’artiglio di un suo attaccante. C’è bisogno di un pizzico di determinazione in più per piazzare il colpo del ko. Da una punizione sistemata a distanza siderale, 35 metri e oltre, la Nazionale è riuscita a prendere gol in modo sorprendente. Sirigu, alla seconda presenza azzurra, si è lasciato tradire dalla traiettoria velenosa del pallone e tutte le sue guardie del corpo schierate in area hanno schiacciato un pisolo sulla ribattuta difettosa. Ecco il primo problema da affrontare per il ct: quell’intervento e le successive performance del portiere palermitano fanno capire chiaramente che non è il caso di insistere. Inquietante il suo intervento a vuoto sui titoli di coda.
Preso l’ennesimo gol, ecco il secondo rilievo da passare a Prandelli, l’Italia ha cominciato a balbettare calcio, incapace di reagire in modo lucido e soprattutto di tessere la tela. Un paio di superstiti di Sudafrica 2010, Pirlo e De Rossi, hanno retto il confronto con gli scatenati estoni, a loro agio in un clima di precoce inverno. Il resto è stato merito esclusivo di Fantantonio chiamato ad assumersi grandi responsabilità e in grado di rispondere all’appello con un paio di giocate da funambolo, su calcio d’angolo in entrambe le occasioni. Delizioso quel tacco per favorire la stoccata di Bonucci, venuto in avanti a cercare il riscatto dopo qualche errore di troppo per richiudere i portoni davanti a quel portiere saponetta.
di Franco Ordine - ilgiornale.it 4 settembre 2010

Italia, faticosa vittoria alla “prima” di Prandelli

Si vince, e per il momento bisogna accontentarsi di questo. L’Italia di Prandelli supera 2-1 l’Estonia a Tallinn nell’esordio delle qualificazioni ad Euro 2012 ma i brividi durano un’ora: giusto il tempo di andare sotto 0-1 e recuperare nella ripresa, tra 15’ e 18’, con due gol di Cassano e Bonucci su calcio d’angolo. Per lo spettacolo, ripassare più avanti, forse. La parola d’ordine del nuovo corso prandelliano è “qualità”. Alla Le Coq Arena ci sono tutti i piedi buoni disponibili, cioè pochi, visto che Balotelli è infortunato. Pirlo liaveva chiamatiaraccoltaeil ct cuce intorno al suo registauna mediana con De Rossi e Montolivo. Ai tre il compito di innescare Pepe sulla destra e Cassano, sempre pronto a svariare alle spalle del mobile Pazzini. I gemelli del gol doriani si trovano con discreta facilità ma l’unico frutto è un diagonale poco preciso del centravanti, respinto da Pareiko. La prima vera emozione arriva alla mezzora, e non è una buona notizia per l’Italia. Punizione dai 25 metri di Vassilijev, la palla rimbalza nei pressi della linea di porta, Sirigu ribatte goffamente, Zenjov è più lesto di Cassani e firma l’1-0. L’incubo sudafricano prende di nuovo forma: ancora uno sconosciuto a far tremare gli azzurri (al Mondiale fu lo slovacco Vittek, in Estonia il 21enne “bomber” degli ucraini del Karpaty Lviv), ancora una disattenzione del portiere (Marchetti come il guardiano del Palermo, entrambi semi-debuttanti), ancora una mezza umiliazione.
RISCOSSA. La reazione questa volta c’è e passa ancora per i piedi di Pazzini (altro diagonale parato dal numero uno baltico) e Cassano (destro dal limite, fuori di poco). L’impressione, però, è che agli uomini di Prandelli ancora manchino, più che organizzazione, personalità e sicurezza. Tutto logico, senonfosse che gli avversari sono 94esimi nel ranking Fifa. Se lo scialbo 0-1 al debutto agostano nell’amichevole di Londra contro la Costa d’Avorio era stato accolto con beneficio d’inventario, dalla prima ufficiale nelle qualificazioni europee è lecito aspettarsi di più. I numeri, tra l’altro, fanno paura: nelle ultime 8 occasioni in cui la Nazionale è passata in svantaggio, 7 volte è finita con una sconfitta. E poi c’è la maledizione-vittoria: l’ultima risale al novembre 2009, 1-0 alla Svezia. Da allora, 4 pareggi e 3 ko. L’inizio della ripresa non regala altra musica. Al 3’ Puri ha spazio e lascia partire dalla lunetta un gran mancino: a Sirigu battuto, il pallone scheggia la traversa. Prandelli chiede ai suoi di allargare il gioco, dare ossigeno alla manovra. Il guaio è che Molinaro sul fondo ci va ma non riesce a mettere in mezzo un solo cross decente, mentre Cassani rinuncia a priori a spingere, rintanandosi nella propria metà campo. E davanti a lui, Pepe non fa molto di più né di meglio. Con queste carenze, anche i cervelli Pirlo e Montolivo vanno in confusione. Al 14’ Prandelli cambia: dentro Quagliarella, fuori proprio Pepe. Pochi secondi dopo arriva il pari in uno dei pochi modi possibili, su calcio piazzato: corner dalla destra di Pirlo, difesa estone in vacanza e Cassano, fin qui troppo alterno, inzucca di potenza.
CESARE FESTEGGIA. Con due punte pure (quasi tre) e soprattutto un buon carico di fiducia ritrovata, l’Italia spinge alla ricerca del 2-1. Detto fatto: altro calcio d’angolo, stavolta da sinistra, battuta bassa prolungata di tacco da Fantantonio e Bonucci insacca da due passi. È il 18’ e perlomeno la notte baltica emette un verdetto: sulle palle inattive l’Italia funziona. Non altrettanto si può dire del servizio sicurezza dello stadio, che lascia spazio ad un imprevisto siparietto: un simpatico invasore di campo, con tanto di mantella e bandierine estoni, ha tempo di farsi 40 metri di corsa e cercare di segnare a Sirigu prima di venire placcato da due energumeni in divisa. Finisce così, dopo un paio di spaventi nell’area italiana, ed è la prima vittoria del ciclo Prandelli: «I ragazzi nell’intervallo erano sfiduciati, siamo stati bravi a reagire». Intanto la Serbia, nostra principale avversaria nel girone C, ha svolto il suo compitino asfaltando 3-0 a domicilio Far Oer. Martedì toccherà agli azzurri fare i conti con il “ma - terasso” del gruppo. (libero)

Gb: il rugby lo esilia, "ribelle" Danny Cipriani si dà al calcio

Roma, 3 set. (Apcom) - Momentaneamente esiliato dal rugby inglese, Danny Cipriani si dà al calcio. L'ex mediano di apertura dei London Wasps (7 cap con la nazionale) si sta allenando con i Colorado Rapids, compagine della Major League Soccer americana. Il ventiduenne ribelle fenomeno del rugby inglese dovrebbe unirsi ad ottobre ai Melbourne Rebels, la nuova franchigia del Super 15, il campionato delle franchigie australiane, neozelandesi e sudafricane, ma già questa estate era stato avvistato in campo con il Tottenham ed il Queens Park Rangers in match amichevoli delle squadre riserve. Lo voci circa un suo passaggio al calcio sono ovviamente aumentate, ma, molto probabilmente, Cipriani sta solo cercando di mantenere un alto livello di allenamento in vista dell'avventura in Australia. Almeno così ha spiegato il coach di Colorado, Gary Smith. "E' amico di alcuni membri dello staff", ha spiegato l'allenatore. "Noi avevamo programmato queste sessioni di allenamento in altura in vista della fase finale della stagione e lui si è unito al gruppo, partecipa in maniera attiva e competitiva". Cipriani, precocissimo talento del rugby, ma al tempo stesso ribelle e troppo spesso fuori dalle righe, è fuori dai programmi del ct inglese Martin Johnson ormai da due anni.

L'Italia in gol ma non si vede, la Rai manda la pubblicità

Il pareggio di Cassano in Estonia oscurato dalla tv

Calcio/L'Italia in gol ma non si vede, la Rai manda la pubblicità

Roma, 4 set. (Apcom) - La Rai ieri sera ha oscurato la diretta del gol del pareggio dell'Italia a Tallin contro l'Estonia per mandare in onda uno dei consueti minibreak pubblitari da pochi secondi inseriti all'interno delle partite. Al 60' del match valido per le qualificazioni ad Euro 2012 (poi conclusosi con la vittoria degli azzurri per 2-1), prima di un calcio d'angolo, contemporaneamente alla sostituzione di Quagliarella per Pepe, il telecronista di Rai1 ha chiamato la pubblicità: al ritorno con le immagini da Tallin, l'Italia aveva appena segnato con Cassano. Per fortuna ci sono i replay.