Sport Land News: Dopo una domenica in cui le “piccole” squadre di provincia hanno avuto ragione delle grandi della serie A, qualche considerazione su un modo più sano di vivere il calcio

Dopo una domenica in cui le “piccole” squadre di provincia hanno avuto ragione delle grandi della serie A, qualche considerazione su un modo più sano di vivere il calcio



Ogni tanto un Davide di turno, che ha fiondato la pietruzza giusta, si esalta un po’ guardando il malcapitato Golia e si gode la sua domenica di gloria. Ci riferiamo ai Davide Chievo, ai Davide Cesena e, permettetemi un amarcord, al Davide Cagliari. Del resto queste tre eterne e splendide provinciali hanno fiondato qualche bella pietruzza in altre epoche. Chi può scordare lo scudetto nel ‘69-‘70 di Domenghini, Albertosi e soprattutto Gigi Riva del Davide Cagliari? O il "miracolo Cesena", che nella stagione '75-'76 conquistò l'attenzione nazionale raggiungendo il sesto posto in classifica che valse la zona Europa? E la “favola” Chievo, frazioncina di appena 4500 abitanti alle porte di Verona, che iniziò a giocare in un campo parrocchiale e finì, nel 2002, per arrivare in serie A e addirittura in Europa con l’accoppiata Campedelli-Del Neri? Che soddisfazione domenica a rivedere in azione la mitica fionda di Davide. Chiedo immense scuse ai milioni di tifosi di Golia Milan e Golia Roma, ma ogni tanto è bello scendere dal calcio marziano e tornare sulla terra in un più umano terreno di gioco fatto anche di questi risultati.


Ma quello che salta agli occhi e che forse passerà liscio anche stavolta sono le cifre. Il Chievo spende per gli stipendi dei giocatori 13,2 milioni di euro: il più pagato è il cannoniere storico Pellissier con 500 mila euro l'anno, cifra considerevole di fronte alla generazione 1000 euro, ma nulla a che vedere con i 9 milioni di euro del talentuoso Ibrahimovic. Al Cesena sono ai “saldi”: gli stipendi sono i più bassi della serie A con ingaggi per 8,3 milioni, e il più pagato è il cileno Jimenez con 350 mila euro. Leggermente più alti gli stipendi che sborsa il tanto chiacchierato mister Cellino a Cagliari con quasi 15 milioni di euro. Ma le distanze sono abissali: il Milan spende 130 milioni l'anno, l'Inter 121, la Juventus 100. E nonostante questo i calciatori, pur rivendicando anche tante altre cose giuste, non ci stanno al rinnovo contrattuale, soprattutto per la cosiddetta parte variabile, e hanno indetto uno sciopero.


A Cesena il morigerato presidente Igor Campedelli, omonimo, guarda caso, del più noto Luca Campedelli presidente del Chievo Verona, ha adottato questo sistema da tempo. Il cesenate concede ai suoi campioni uno stipendio fisso relativamente basso e, in caso di raggiungimento dell'obiettivo minimo della squadra, premi che daranno ampia soddisfazione. Come tutte le aziende che si rispettino è un naturale rischio d'impresa, che però, visti gli stipendi multimilionari, non tutti i calciatori vogliono accettare.


Forse la fionda di Davide reggerà poco e dovrà arrendersi alle truppe milionarie dei vari Golia, ma per il momento lasciatemi godere un minuto di calcio preistorico: fatto di code ai cancelli, di semini di zucca a gogò, di un sano panino al prosciutto, e soprattutto di gol spettacolari, di attaccamento alla maglia e di autografi davanti alla pizzeria di via Paoli dove c’erano Domenghini, Gori e Nenè e dove non c’era mai lo schivo Gigi Riva. Tranquilli, erano immagini di Rai Storia del Cagliari dello scudetto. Torniamo immediatamente all’alta definizione, con colori più vivi, profondità più realistica e un suono più avvolgente, dove sei nel vivo dell’azione e dove Robinho, Eto’o, Ibra, Amauri e compagnia torneranno e annienteranno nuovamente Davide.

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