Simone Pieretti
I nerazzurri per sognare, i bianconeri per volare. Juventus-Inter, ovvero il derby d'Italia. L'etichetta fu trovata dal geniale Gianni Brera all'inizio degli anni sessanta, per enfatizzare la sfida tra i due club più titolati d'Italia. A distanza di anni l'etichetta tiene ancora, e poco importa se - nel contempo - il Milan è diventato il club più titolato del mondo. Juventus e Inter restano le squadre col maggior numero di tifosi, tanto basta per accendere la passione degli sportivi bianconerazzurri. In classifica gli uomini di Conte hanno quattro punti di vantaggio sulla formazione di Stramaccioni, reduce dal sesto successo consecutivo in campionato. In casa la Juve ha sempre vinto, in trasferta anche l'Inter non conosce altro risultato: cinque partite, quindici punti. Uno dei due primati è destinato inevitabilmente a subire una battuta d'arresto. I bianconeri hanno il miglior attacco (22) e la miglior difesa (5), la formazione meneghina segna un po' meno (19) e subisce qualcosa in più (nove reti). L'Inter è l'antiJuve: non lo dicono opinionisti e critica, lo afferma - con decisione - la classifica del campionato. La formazione juventina è una realtà consolidata, quella nerazzurra un gruppo del tutto nuovo pronto a intraprendere la scalata al vertice, con un tecnico giovane e dalle idee chiare. La rivalità è quantomai accesa, una rivalità che nasce nella lontana primavera del 1961 quando le due squadre si sfidano a Torino. Prima contro seconda: lo stadio registra il tutto esaurito, ci sono tanti tifosi, troppi. Tanto che si lasciano andare a un'invasione pacifica. L'arbitro Gambarotta di Genova interrompe la partita. Dieci giorni dopo arriva la sentenza: due a zero a tavolino per i nerazzurri. Ma la Juventus del presidente Umberto Agnelli presenta ricorso alla Caf che - alla vigilia dell'ultima di campionato, con le squadre appaiate in testa - decide di far rigiocare la partita. La Juve, tolti di due punti all'Inter, torna in testa con due punti di vantaggio, e ai bianconeri basta un pareggio casalingo col Bari per cucirsi lo scudetto sul petto. Il presidente federale è Umberto Agnelli, particolare di non poco conto. Angelo Moratti - a quel punto - decide di mandare in campo nel replay con la Juve la squadra Primavera col virgulto Sandrino Mazzola: finisce nove a uno per i bianconeri. La miccia è accesa, il resto è storia recente: Ronaldo e Iuliano, un rigore monumentale non assegnato e uno scudetto sottratto al mite Gigi Simoni dalla sciagurata decisione dell'arbitro Ceccarini. Poi gli spionaggi industriali sbandierati dalla Triade juventina Moggi-Giraudo-Bettega, coi loro telefonini sotto controllo e le schede svizzere da consegnare ai fedelissimi della Cupola. Infine Calciopoli, lo scudetto di cartone, la restrocessione della Juve in serie B e le mille polemiche infinite. C'è tutto per arricchire una sfida già impreziosita dai talenti che scenderanno in campo: la classe di Pirlo, e il talento di Cassano, l'esperienza di Buffon, e l'astuzia di Milito, la concretezza di Vidal, e i muscoli d'acciaio di capitan Zanetti. Domani la Juve cercherà il cinquantesimo risultato utile consecutivo in campionato, l'Inter non ha alcuna intenzione di partecipare alle nozze d'oro bianconere.
Il Tempo 2 Novembre 2012
I nerazzurri per sognare, i bianconeri per volare. Juventus-Inter, ovvero il derby d'Italia. L'etichetta fu trovata dal geniale Gianni Brera all'inizio degli anni sessanta, per enfatizzare la sfida tra i due club più titolati d'Italia. A distanza di anni l'etichetta tiene ancora, e poco importa se - nel contempo - il Milan è diventato il club più titolato del mondo. Juventus e Inter restano le squadre col maggior numero di tifosi, tanto basta per accendere la passione degli sportivi bianconerazzurri. In classifica gli uomini di Conte hanno quattro punti di vantaggio sulla formazione di Stramaccioni, reduce dal sesto successo consecutivo in campionato. In casa la Juve ha sempre vinto, in trasferta anche l'Inter non conosce altro risultato: cinque partite, quindici punti. Uno dei due primati è destinato inevitabilmente a subire una battuta d'arresto. I bianconeri hanno il miglior attacco (22) e la miglior difesa (5), la formazione meneghina segna un po' meno (19) e subisce qualcosa in più (nove reti). L'Inter è l'antiJuve: non lo dicono opinionisti e critica, lo afferma - con decisione - la classifica del campionato. La formazione juventina è una realtà consolidata, quella nerazzurra un gruppo del tutto nuovo pronto a intraprendere la scalata al vertice, con un tecnico giovane e dalle idee chiare. La rivalità è quantomai accesa, una rivalità che nasce nella lontana primavera del 1961 quando le due squadre si sfidano a Torino. Prima contro seconda: lo stadio registra il tutto esaurito, ci sono tanti tifosi, troppi. Tanto che si lasciano andare a un'invasione pacifica. L'arbitro Gambarotta di Genova interrompe la partita. Dieci giorni dopo arriva la sentenza: due a zero a tavolino per i nerazzurri. Ma la Juventus del presidente Umberto Agnelli presenta ricorso alla Caf che - alla vigilia dell'ultima di campionato, con le squadre appaiate in testa - decide di far rigiocare la partita. La Juve, tolti di due punti all'Inter, torna in testa con due punti di vantaggio, e ai bianconeri basta un pareggio casalingo col Bari per cucirsi lo scudetto sul petto. Il presidente federale è Umberto Agnelli, particolare di non poco conto. Angelo Moratti - a quel punto - decide di mandare in campo nel replay con la Juve la squadra Primavera col virgulto Sandrino Mazzola: finisce nove a uno per i bianconeri. La miccia è accesa, il resto è storia recente: Ronaldo e Iuliano, un rigore monumentale non assegnato e uno scudetto sottratto al mite Gigi Simoni dalla sciagurata decisione dell'arbitro Ceccarini. Poi gli spionaggi industriali sbandierati dalla Triade juventina Moggi-Giraudo-Bettega, coi loro telefonini sotto controllo e le schede svizzere da consegnare ai fedelissimi della Cupola. Infine Calciopoli, lo scudetto di cartone, la restrocessione della Juve in serie B e le mille polemiche infinite. C'è tutto per arricchire una sfida già impreziosita dai talenti che scenderanno in campo: la classe di Pirlo, e il talento di Cassano, l'esperienza di Buffon, e l'astuzia di Milito, la concretezza di Vidal, e i muscoli d'acciaio di capitan Zanetti. Domani la Juve cercherà il cinquantesimo risultato utile consecutivo in campionato, l'Inter non ha alcuna intenzione di partecipare alle nozze d'oro bianconere.