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La F1 festeggia in Cina il suo millesimo Gran Premio. Ma il futuro è ancora un rebus, tra burocrazia e sponsor in calo

La Scuderia Toro Rosso durante le qualifiche al Gp di Cina / LaPresse

Avvenire

Comunque vada, il risultato resterà nella storia della F1. Perché la gara numero 1000 di un mondiale partito il 13 maggio 1950 vale molto per la statistica. Partire in pole per Valtteri Bottas è già un mezzo successo, finire davanti anche in gara sarebbe un trionfo. Nel giorno delle celebrazioni del mondiale F1 restano aperti molti interrogativi. Va bene celebrare il presente rifacendosi a un passato glorioso, ma quello che preoccupa è il futuro. Ci sono troppi argomenti sul terreno da discutere che quello che accade in pista, la Ferrari in seconda fila con Vettel e Leclerc, le Red Bull Honda in rimonta con Verstappen e Gasly, sono buoni per le dispute dei tifosi al bar che devono giustificare questa o quella prestazione. Il problema di base è che la F1 è ingabbiata in una selva di norme, leggi e regolamenti per cui si finisce per parlare addosso. Perdendo di vista lo scopo primario. Far competere gli uomini e i mezzi e da qui trovare spunti per gli albi d’oro, dal punto di vista umano, e innovazione tecnologica per chi, le case, investe soldi a profusione. Si parla tanto di giugno e delle scadenze ad esso legate. 

Quella dei nuovi regolamenti tecnici per il 2021, per la spartizione dei premi, in calo in quanto il prodotto F1 tira di meno e per giunta non piace ai giovani: «Direi che non è vero che non piace ai giovani - dice Lewis Hamilton - il problema è che per guardare i Gp devi pagare le Tv satellitari e coi costi attuali e la mancanza di introiti dei giovani, è difficile coniugare le due cose. Se le immagini fossero libere ci sarebbero più appassionati in grado di seguirci». Vero, ma Lewis dimentica che buona parte degli introiti delle squadre derivano proprio dai soldi che le Tv, a pagamento, hanno iniettato per i diritti televisivi e quindi meno soldi, più visione fa a pugni con le richieste delle squadre e degli sponsor. I primi vogliono più soldi, i secondi più visibilità. Un equilibrio difficile da trovare e che vede, stranamente, Ferrari e Mercedes alleate. Sono le uniche due squadre che non hanno svenduto gli spazi pubblicitari. I costi per comparire su queste monoposto sono rimasti uguali al passato. Anche a costo di rimetterci di tasca propria. Ovvero, se non si vendono agli sponsor, interviene la casa madre a compensare. Mentre il resto dello schieramento ha svalutato la propria appetibilità. 

Per fare un esempio, i costi per avere uno spazio di 15 centimetri su una vettura sono passati da 5 milioni di euro ai 750 mila attuali. È una F1 che celebra 1000 GP e cerca una risposta ai quesiti sul domani. Per farlo confida nelle gesta dei piloti, campioni come Hamilton in sfida con Bottas, di Vettel che si confronta col giovane Leclerc, su storie e gesti da tramandare, con gare combattute da iscrivere negli annali. Per renderla appetibile, quindi vendibile e prendere due piccioni con una fava: gare belle, piloti icone, immagini da rivendere e coinvolgere gli sponsor. Qualcuno deve cedere qualcosa. Meno costi? «Certo - dice Toto Wolff della Mercedes - se guardi lo schieramento e vedi le differenze fra i top team e gli altri è chiaro che spendere meno sia importante, come lo è avere le risorse per competere al meglio, cosa che facciamo contro la Ferrari. È un equilibrio difficile da trovare ma necessario. Per questo sono fiducioso che una soluzione la troveremo». Intanto con due Mercedes davanti a due Ferrari, due Red Bull, due Renault e due Haas, il gioco delle coppie F1 appare quanto mai scontato, ma questo oggi passa in secondo piano: comunque vada sarà un giorno storico. Buon compleanno F1. Chiunque vinca.

JUVE RIMANDA FESTA SCUDETTO. MILAN-LAZIO 1-0 AD ALTA TENSIONE

Milan-Lazio, ieri sera, finisce 1-0 dopo una partita ad alta tensione con tanto di zuffa in campo tra giocatori. La Juve rimanda la festa scudetto, battuta 2-1 dalla Spal. Decisiva, oggi, Napoli-Chievo.(ANSA).

Sport POLE MOTOGP AMERICHE A MARQUEZ, A BOTTAS A GP DI SHANGAI

Marc Marquez non si smentisce e sulla pista texana di Austin coglie la settima pole consecutiva della classe MotoGp, l'82/a della carriera. Subito dietro Valentino Rossi, Dovizioso solo 13/o. A Shangai protagoniste oggi le Mercedes con Bottas in pole con Hamilton, seguiti dalle Ferrari di Vettel e Leclerc
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Stati Uniti. Nba, l'addio al basket di Dwyane Wade commuove il web


Ci sono storie così belle che vanno oltre lo sport. E tante sono quelle che ci regala da sempre il basket, specie quello a stelle e strisce. Gli appassionati di tutto il mondo hanno in questi giorni le lacrime agli occhi per il ritiro di due giocatori leggendari dell’Nba, il campionato dei fenomeni statunitensi: Dirk Nowitzki e Dwyane Wade. Il primo, il gigante tedesco che ha dimostrato come si possa essere cecchini da 3 punti anche con 213 centimetri di altezza, chiude a 40 anni e 21 stagioni sempre con la maglia dei Dallas Mavericks: 1 titolo Nba e sesto marcatore di sempre con oltre 31mila punti realizzati per quello che è già considerato il più grande giocatore europeo di tutti i tempi. Altrettanto fantastica la carriera di Wade che smette a 37 anni dopo oltre mille partite Nba e tre anelli con i suoi Miami Heat.
Un fuoriclasse non solo in campo ma anche fuori come testimonia un video toccante (realizzato da Budweiser) in vista della sua ultima partita. Si vede il campione che riceve a sorpresa cinque maglie speciali donategli da persone a cui ha cambiato la vita. Merrilyn Beard-Breland, la donna della Florida che ha visto la sua casa bruciare dieci giorni prima di Natale (“l’incendio èstato il punto più basso della mia vita, tu sei diventato il mio eroe“) è stata aiutata economicamente dal campione. Così come Tamara Johnson, giovane che è riuscita a laurearsi alla Marquette University (il college di Wade), diventando la prima ragazza della sua famiglia a completare gli studi. C’è Andrea Oliver, sorella di Joaquin Oliver, il ragazzino morto nella strage della scuola di Parkland: Wade che era il suo idolo ha voluto omaggiarlo scrivendo il suo nome sulle scarpe usate in partita. E poi c’è Danny Arzu, giovane che ha deciso di dare una sterzata alla sua vita trovando un lavoro onesto e diventando un modello per gli altri proprio dopo aver sentito parlare dal vivo Wade al Miami’s Overtown Youth Center, centro che si occupa dell’aiuto e dello sviluppo dei bambini fino all’età adulta.
L’ultima partita di Dwyane Wade con i suoi Miami Heat ' AP Photo'Kathy Willens
L’ultima partita di Dwyane Wade con i suoi Miami Heat / AP Photo/Kathy Willens



Tutte storie realmente accadute ma è l’ultima quella per cui è più difficile non emozionarsi. È il momento in cui entra in scena mamma Jo-Linda che ricorda a Wade la difficile infanzia, nella quale lo ha cresciuto. Il padre infatti decise di andar via di casa con una nuova compagna quando il piccolo aveva solo quattro mesi. E la madre ferita dalla separazione troverà ingannevole rifugio solo nella droga e nell’alcol, in una periferia di Chicago dove la criminalità è un macigno sul futuro dei più giovani. Nonostante tutto sarà Wade a tirar fuori sua madre dai guai, facendole scoprire anche la fede cristiana.

Quella che Wade ha voluto sottolineare anche sulla sua canottiera scegliendo da sempre il numero 3, in omaggio alla Santissima Trinità. Un uomo che ha sempre spiegato come la sua missione sia quella di restituire a Dio almeno un 10 per cento di quel che abbiamo ricevuto. Dice la madre a Wade nel video: «Io sono più orgogliosa dell’uomo che sei diventato rispetto al giocatore di basket: tu sei più grande della pallacanestro. E “you are bigger than basketball” è l’hashtag con cui il mondo intero sta celebrando via social Dwyane Wade. Standing ovation. Tutti in piedi per un grande uomo, marito, padre e giocatore di basket.
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FORMULA 1: GP CINA, BOTTAS AVANTI NELLE SECONDE LIBERE



MOTO, FP1 A MARQUEZ. PER JUVENTUS OGGI PARTITA SCUDETTO Scambio di posizioni fra Ferrari e Mercedes nelle seconde libere in vista del gp di Cina di F1 in programma domani a Shangai, mentre nel Gp delle Americhe Marc Marquez ha ottenuto il miglior tempo alla fine della prima sessione delle libere. A Ferrara la Juventus oggi affronta la Spal cercando i punti per lo scudetto. Stasera anche anticipi Milan-Lazio e Roma-Udinese. (ANSA).

ANCORA RAZZISMO NEL CALCIO. INTERROTTA DIGIONE-AMIENS

E' ACCADUTO IN FRANCIA, INSULTI A PRINCE GOUANO Interrotta per alcuni minuti, ieri sera in Francia, la partita di Ligue 1 tra Digione e Amiens, macchiata da insulti razzisti nei confronti del giocatore Prince Gouano, capitano della squadra ospite ed ex primavera Juventus. I giocatori hanno abbandonato il campo al 33' st e sono rientrati dopo alcuni minuti; nel frattempo alcuni di loro hanno cercato il dialogo con i tifosi affinché la situazione tornasse alla normalità. In Premier League è allarme discriminazione. Bufera sui tifosi del Chelsea per Salah. L'Arsenal censura un supporter per Koulibaly. 
ansa


Vero sport e università l'America che insegna

Le finali Ncaa del campionato di basket sono un evento del quale nella vecchia Europa, al netto dei veri appassionati della palla a spicchi, non abbiamo grande percezione. La Ncaa è l'organizzazione che gestisce le attività sportive di 1.268 college e università negli Stati Uniti. Se proprio volessimo partire dall'inizio potremmo già ragionare sul fatto che, negli Usa, il 20% dei bilanci delle università è finanziato dalle donazioni di ex allievi e il senso di appartenenza all'università di questi generosi ex alunni molto spesso è fondato sull'identità sportiva dell'ateneo. Torniamo però al fatto sportivo: finale del campionato Ncaa di basket, dicevamo. Luogo della sfida: il parquet del Us Bank Stadium di Minneapolis, un impianto che definire avveniristico non rende esattamente l'idea. Uno stadio (dove normalmente si gioca a football americano) completamente coperto con incredibili vetrate che sono un prodigio architettonico e con 70.000 posti a sedere, ovviamente tutti esauriti da tempo. Già, una finale che in Italia, potremmo rappresentare, che so, come Politecnico di Torino-Università di Padova è capace di portare più tifosi (oltre ai milioni di spettatori televisivi) di una finale di Champions League di calcio. La NBA stessa, nel giorno della finale, si ferma e lascia il palcoscenico agli sportivi universitari. Sotto la bandiera a stelle e strisce, lo sport universitario assume una mostruosa importanza e risonanza, rispetto al suo impatto sociale, culturale, di costume. Gli studenti universitari Usa ricordano il modello della Grecia classica, che teneva insieme la vigoria del corpo con la virtù, morale e intellettuale. L'identità sportiva, inoltre, permette di avere un ritorno economico che rende le università ancora più belle, più desiderate, più efficaci nel loro scopo didattico e formativo. Che dire o, meglio, che fare? Invidiare e basta? C'è una notizia: nella la finale che si è disputata fra le Università di Texas Tech e Virginia (vinta da quest'ultima), in campo c'erano due italiani. Da una parte, Davide Moretti (classe 1998), nato a Bologna, cresciuto cestisticamente nel settore giovanile di Pistoia e volato via, per accettare l'offerta della Texas Tech University, dopo aver vinto una medaglia di bronzo con la maglia azzurra agli Europei Under 18. Dall'altra, Francesco Badocchi, stessa età di Moretti, padre italiano e madre americana, che ha lasciato Cernusco sul Naviglio proprio perché il nostro Paese non gli avrebbe permesso di coniugare il suo talento atletico con gli studi universitari. Francesco è finito nel campus di Virginia (un bene protetto dall'Unesco) e lo descrive come un luogo dove ci si incanta a osservare le meraviglie architettoniche ogni volta che si va a lezione. Il bello, il bene, la virtù e lo sport, dicevamo. In realtà, lo dicevano 2.500 anni fa anche i Greci a casa loro e poi nel sud del nostro Paese, dove ragazzi affrontavano avventurosi viaggi attraverso il Mediterraneo per venire a fondare Paestum, Crotone, Siracusa: città capaci di generare intellettuali, matematici, politici, filosofi e anche (probabilmente di conseguenza) campioni olimpici. 
Insomma, superata l'invidia e forti del fatto che anche qui da noi era così (purtroppo un paio di migliaia di anni fa) non resta che un'operazione: sarebbe bello chiedere a Davide e Francesco di diventare testimonial ambulanti dello sport universitario. Poi si potrebbe capire come ridare dignità allo sport nel mondo della scuola, dalla primaria all'Università. Infine, si potrebbe ragionare sul come lo sport universitario potrebbe essere di enorme aiuto allo sforzo che oggi è a carico quasi esclusivo delle Forze Armate che, grazie ai loro gruppi sportivi, permettono a migliaia di nostri atleti di poter continuare a sognare i Giochi Olimpici. 
È davvero impossibile? E se sì, gentilmente, qualcuno mi potrebbe spiegare perché?
da Avvenire