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Trenkwalder. Basket serie A con la Scavolini sarà una battaglia tosta

L'allenatore della Trenkwalder Max MenettiL'allenatore della Trenkwalder Max Menetti
REGGIO EMILIA - Si basa su un imperativo categorico la vigilia della Trenkwalder Reggio Emilia, che domani sera in posticipo (palla a due alle 20.30 in diretta su La7) affronterà tra le mura amiche la Scavolini Pesaro: dimenticare Milano. Lo ha ripetuto coach Max Menetti ai giocatori nel corso dell'intera settimana, quasi fosse una sorta di mantra: "Abbiamo cominciato da martedì - ha detto in conferenza stampa - a preparare la gara di domani sera. Dovremo mettere in bacheca la storica domenica di Milano, consapevoli però del fatto che il sacrificio e la determinazione mostrati dovranno far parte della nostra stagione se vorremo arrivare all'obiettivo della salvezza".
Contro i marchigiani di Giampiero Ticchi si proverà in tutti i modi a recuperare Antonutti, anche se una decisione in merito verrà presa soltanto qualche ora prima della gara. "Siamo al limite - ha commentato Menetti - Il ciclo di terapie ha dato buoni frutti, ma anche non dovesse scendere in campo verrà comunque in panchina con noi per dare una mano ai compagni".
Molto delicata la sfida di domani del "PalaBigi" sia perché arriva subito dopo la grande vittoria di Milano sia perché gli avversari sono piuttosto rognosi. "Un'ottima squadra - ha affermato Menetti - con una grande allenatore. Hanno talento, buoni americani, Crosariol e poi Cavaliero al quale sono molto legato dai tempi della magica Montegranaro. Ci sarà da combattere perché Pesaro è una squadra che corre tantissimo cercando di prendere ritmo e senza pensare più di tanto quando va in contropiede. Dovremo essere bravi a contenere le loro folate e ad aggredire a nostra volta".
Una gara che dovrà, se possibile, vedere l'apporto di due giocatori molto importanti nell'organico biancorosso fino a ora tuttavia in ombra: Jeremic e James. "Il serbo ha qualche problema di ambientamento e di conoscenza del campionato - ha dichiarato Menetti - che ha manifestato soprattutto nelle ultime gare, perché nelle prime non aveva fatto male. Un allenatore può incidere su tutto, ma non sulla testa dei propri giocatori; è per questo che, esattamente come successo per Taylor all'inizio e per James dopo, anche in questo caso dovrà essere il gruppo ad aiutare Jeremic per far sì che le sue vere qualità possano emergere". Quanto al play americano: "Ha Milano ha fatto bene, in settimana si allena sempre alla grande, ma è alla domenica dove si deve dimostrare quello che si ha dentro". A buon intenditor, poche parole...
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Basket Nba Lakers, avvio da incubo. E Nash si ferma 7 giorni

Kobe Bryant, 34 anni, 30,7 punti nelle prime 3 gare del 12-13. Reuters
Kobe Bryant, 34 anni, 30,7 punti nelle prime 3 gare del 12-13. Reuters
L'incubo gialloviola si materializza allo Staples Center. I Lakers escono sconfitti 95-105 dalla battaglia con i Clippers per la supremazia di Los Angeles nonostante i 40 punti di Kobe Bryant con un piede dolorante. E il computo vittorie-sconfitte, dopo la peggior preseason della storia (8 k.o. su 8), diventa già impietoso: 0-3, peggior partenza dal 1978-79. Kobe, che solo due giorni fa invitava tutti a smetterla di criticare i Lakers e ad avere pazienza, ora ha cambiato versione: "E' arrivato il momento di preoccuparsi". E per i gialloviola piove sul bagnato: Steve Nash dovrà fermarsi per almeno una settimana dopo la microfrattura alla tibia sinistra rimediata nella sfida contro Portland.
crisi vera — L'unica consolazione dei Lakers viene dal libro delle statistiche. C'è una sola squadra ad aver vinto il titolo Nba dopo aver iniziato la stagione con 3 sconfitte di fila: i Bulls 1990-91, i primi dell'era Michael Jordan a mettersi l'anello al dito. Ma a Laker-land è scoppiato il panico e coach Mike Brown, già discusso dopo la passata stagione, si ritrova all'improviso seduto su una panchina che comincia a scottare, con la sfida interna di domenica contro Detroit (k.o. nelle sue prime due esibizioni stagionali) diventata una gara da non fallire. "Ci serve come il pane una vittoria - ammette Brown, arrivato ai Lakers lo scorso anno con lo scomodo compito di raccogliere l'eredità di Phil Jackson -. Ma per ottenere questa vittoria che ci serve dobbiamo fare le cose nel modo giusto. Sarà difficile".
i numeri — Le statistiche riflettono la crisi dei Lakers. I k.o. contro Dallas (senza Nowitzki e Kaman, i due migliori della rosa dei Mavs), Portland (squadra giovane e in ricostruzione) e Clippers (l'unico team di livello affrontato fin qui dai gialloviola) sono arrivati con un margine di 9,3 punti, finendo sempre sotto di almeno 10 lunghezze e concedendo in media 106,5 punti. Tra i tanti problemi le palle perse (58 in totale, 45 nelle ultime due esibizioni) e la produzione della panchina (16 punti di media). A tutto questo si aggiunge una chimica di squadra ancora in alto mare e un ritardo generale sulla condizione fisica dovuto agli infortuni: contro i Clippers mancava Nash, Kobe ha giocato le prime tre partite con una forte contusione al piede destro e Dwight Howard ha già dichiarato che, a causa dell'operazione alla schiena che gli ha fatto perdere metà preseason, fa fatica a recuperare gli sforzi ravvicinati (e i Lakers hanno giocato 3 volte nei primi 4 giorni). Senza contare che il quintetto base, preseason compresa, ha giocato insieme appena 3 volte.
rotta su detroit — "Per me è particolarmente difficile perché non sono la persona più paziente del mondo, ma ora devo esserlo - racconta Kobe, il più produttivo di questo avvio dei Lakers con 30,7 punti a gara -. Dobbiamo rimanere convinti di quello che stiamo facendo e continuare a lavorare". "Non possiamo essere frustrati come è successo contro i Clippers - gli fa eco Howard, 21,7 punti e 10,7 rimbalzi nelle sue prime 3 gare a Los Angeles -. Dobbiamo rimanere tutti concentrati e uscire da questa situazione come squadra. Dobbiamo continuare a giocare". Intanto coach Brown ha concesso un sabato di riposo ai sui Lakers, in attesa di tornare a giocare domenica: "Dobbiamo essere pronti mentalmente e fisicamente a fare tutto quello che serve per vincere" è l'incitamento ai compagni di Pau Gasol. Una nuova sconfitta potrebbe avere effetti devastanti su questa corazzata piena zeppa di campioni costruita con un solo obiettio: vincere subito.
Davide Chinellato - gazzettadellosport
Twitter @dchinellato


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