Difficilmente il Papa seguirà l'esordio della nazionale italiana di stasera ai mondiali del Sudafrica. Teologo 83enne, amante della musica classica e di uno stile di vita metodico e frugale, Benedetto XVI non è un gran tifoso di calcio, a parte una predilizione a distanza per il 'suo' Bayern Monaco. Certo - commenta chi conosce le abitudini di Papa Ratzinger - il Pontefice si terrà informato sulla competizione calcistica e, se vincessero l'Italia o la Germania, ne gioirebbe. Nel Palazzo apostolico vaticano, ad ogni modo, varie televisioni saranno accese per seguire la partita della squadra di Lippi, a partire da quella del cardinale Tarcisio Bertone. Il porporato salesiano, di risaputa fede juventina, segue con costanza il campionato nazionale e i mondiali di calcio. Quando era arcivescovo di Genova fece anche la radiocronaca di una partita allo stadio. E, ora, il principale collaboratore del Papa guida la schiera di monsignori e cardinali di diverse nazionalità che, in Curia, tiferanno la loro squadra ai mondiali del Sudafrica. Il drappello di presuli della Segreteria di Stato conterranei del Papa tedesco, ieri sera, già hanno iniziato ad esultare per la travolgente vittoria della Germania sull'Australia. Sintomo dell'attenzione dedicata all'evento nel Palazzo apostolico sono le pagine dell''Osservatore romano'. Sul quotidiano nazionale appaiono da giorni cronache, commenti, articoli di approfondimento su Sudafrica2010. "Servirà anche al resto del mondo - soprattutto al cosiddetto nord sviluppato - per andare oltre l'evento sportivo e per capire di più l'Africa, con i suoi problemi e le sue potenzialità al di là di stereotipi e preconcetti, allora si sarà raggiunto un obiettivo importante", ha scritto l''Osservatore' il giorno dell'inaugurazione. Da ieri l'ex campione Sandro Mazzola firma commenti da Johannesburg. E in un articolo di alcuni giorni fa, l''Osservatore romano' ha messo in guardia Lippi dalla partita di questa sera a Città del Capo. "L'Italia campione del mondo farà bene a non prendere sottogamba i giocatori paraguayani, eredi del mondo guaranì delle Riduzioni. In fondo, sono i discendenti dei veri inventori del calcio". A riprova della tesi, il brano di una lettera scritta da un gesuita che lavorava nel diciassettesimo secolo in una delle 'reduciones' create per proteggere gli indios del Paraguay dalla furia colonialista. "Non lanciano la palla con le mani, come noi, ma con la parte superiore del piede nudo, passandola e ricevendola con grande agilità e precisione". Parola di missionario. (apcom)