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Feretro Antonelli a Castiglione del Lago. Camera ardente in chiesa frazione Macchie, oggi i funerali

(ANSA) - CASTIGLIONE DEL LAGO (PERUGIA), 25 LUG - Arrivato a Castiglione del Lago il feretro del giovane pilota Andrea Antonelli morto domenica in un incidente sul circuito di Mosca.

La salma è stata portata nella chiesa della frazione di Macchie dove è stata allestita la camera ardente. Sulla bara una maglietta con il nome Antonelli e il numero della sua moto. La stessa indossata da molti giovani in attesa. Un lungo applauso ha salutato l'ingresso in chiesa del feretro seguito dalla famiglia. Oggi i funerali.

Antonelli come il Sic? No, una morte evitabile

Colpa della pioggia? Colpa dell’asfalto del circuito di Mosca che non era drenante? Colpa del destino che si accanisce ancora su un pilota di moto? Ai tanti interrogativi del giorno dopo il dramma una sola risposta certa: Andrea Antonelli, pilota umbro di Castiglion del Lago della Kawasaki che partecipava al campionato mondiale di Supersport non c’è più.
Andrea come Marco Simoncelli. Antonelli aveva pochi mesi d’età più del “Sic” - quando il 23 ottobre 2011 morì sulla pista di Sepang - , 25 anni. E come Simoncelli, una volta caduto in terra è rimasto fatalmente schiacciato dalle gomme della moto che sopraggiungeva, quella del connazionale e amico, Lorenzo Zanetti. Inghiottito dentro una nuvola d’acqua, impossibile da evitare da un’altra moto che schizzava a 250 km orari. I soccorsi per quanto tempestivi sono stati inutili: la pressione di 38mila chilogrammi, tanto sprigiona una moto da 160 chili di peso quando passa sopra a un corpo, non lascia scampo. Eppure per evitare l’ennesima tragedia del motociclismo, forse questa volta qualcosa si poteva fare.

Il più convinto, è un pilota di lungo corso come Marco Melandri che su quello stesso circuito moscovita aveva appena vinto la gara-1 del Mondiale Superbike: «La Supersport non doveva partire. In pista non si vedeva nulla, era impraticabile per la pioggia e quindi era giusto fermare la gara. Ma i piloti sono stupidi e non li metterai mai d’accordo... La colpa è di tutti, bisognerebbe sedersi e parlare, senza nascondersi niente, per migliorare il migliorabile. Ma pare che non ci sia mai la volontà di fermarsi».

Parole «pienamente condivise» dal presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Non ci si deve approfittare dell’amore che hanno questi ragazzi verso questo sport, che spesso è una vera e propria fede». Una fede che conosce bene Alessia Polita, 27enne pilota marchigiana rimasta paralizzata dopo l’incidente dello scorso 15 giugno sulla pista di Misano. «Non posso crederci, nel giro di 36 giorni due incidenti del genere - scrive Alessia su Facebook - . Le moto le amerò sempre, ma qui c’è qualcosa che non sta funzionando più. Non fate ancora una volta finta di niente, non siamo carne da macello...». Un appello verso chi non rinuncia mai a fermare lo show-business motoristico, per via dei calendari inderogabili sulla base di contratti milionari siglati con sponsor e tv. Anche se la Superbike non ha fatto partire la seconda manche e da Laguna Seca Valentino Rossi appreso della morte di Antonelli ha twittato amaro: «È una notizia che fa venire voglia di tornare a casa...». Poi però la MotoGp è partita regolarmente e Valentino è anche salito sul podio.

Fino a ieri comunque tutti pensavano che come il Sic si muore solo in MotoGp, la classe regina in cui il consulente per la sicurezza è l’ex campione Loris Capirossi. «Incidenti in cui il pilota viene travolto da chi lo segue sono impossibili da risolvere, lì la sicurezza conta e non conta - la risposta di Capirossi a Melandri - . In 330 Gp corsi, mi è capitato in più di un’occasione di gareggiare in condizioni meteo difficili, con la visibilità al minimo. Ma se la visibilità non è buona o accettabile, le gare vanno fermate». Le gare si possono fermare, le vite no. E quella di Andrea, papà Arnaldo la racchiude in poche parole, quasi le stesse che Paolo Simoncelli disse del suo Sic: «Ad Andrea non potevi dirgli di non correre, perché lui era nato per quello, ed era convinto di poter arrivare in Superbike. Il mio rammarico rimarrà quello di non essere riuscito a portarcelo...».

Massimiliano Castellani - avvenire.it

Biaggi, giornate così fanno odiare sport. Il commento dell'ex pilota dopo la morte di Antonelli a Mosca

''Povero Antonelli. Amo questo sport, ma in giornate come queste sto iniziando a odiarlo''. Max Biaggi, campione delle moto e due volte iridato della Superbike, affida ad un social network le sue parole per ricordare Andrea Antonelli, il giovane pilota umbro morto oggi durante la gara del Mondiale Supersport a Mosca, poi interrotta.
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Tragedia in gara, Antonelli muore come Simoncelli

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Drammatico incidente nell'avvio della gara motociclistica della categoria Supersport a Mosca: è morto il pilota italiano Andrea Antonelli. Il centauro è scivolato a terra ed è stato investito dal connazionale Lorenzo Zanetti. Antonelli aveva 25 anni ed era nato a Castiglione del lago (Perugia ). Aveva una grande passione per le moto e per le corse. Aveva cominciato giovanissimo con le minimoto passando poi alle gare in pista nel 2002. Nell'Europeo Superstock 600 e nella Superstock 1000 era salito per 14 volte sul podio: aveva debuttato nel Mondiale SuperSport nel 2012 e nelle qualifiche di Mosca aveva conquistato il quarto tempo.
La seconda 'manche' del gp di Mosca, gara valida per il campionato mondiale di Superbike, è stata annullata a causa della morte del pilota italiano, nel corso della gara della classe Supersport, tradizionale 'prologo' della Superbike. Lo hanno ufficializzato gli organizzatori.
Le modalità dell'incidente costato la vita al 25enne pilota di Castiglione del Lago richiamano alla mente quello nel quale perse la vita il 23 ottobre 2011 Marco Simoncelli sulla pista di Sepang in Malesia. A Mosca la caduta, forse dopo un urto, sulla pista resa scivolosa dalla pioggia, di Andrea Antonelli sulla sua Kawasaki, poi urtato dall'altro pilota italiano Lorenzo Zanetti, che se l'è improvvisamente trovato davanti e non ha potuto evitarlo. A Sepang, la caduta di Sic improvvisa, una scivolata in curva a 200 kmh, e dietro a pochi passi il sopraggiungere veloce di Colin Edwards e Valentino Rossi. In entrambi i casi impatto violentissimo, inevitabile. Un incidente simile a quelli di Antonelli e Simoncelli era accaduto anche il 5 settembre 2010, a Misano. Gara di Moto2, il 19enne giapponese Shoya Tomizawa cade in curva, e viene investito da due delle moto che lo seguono a distanza quasi ravvicinata a quasi 200 all'ora. Pochi giorni prima a Indianapolis un incidente mortale era capitato anche a un ragazzo-pilota di 13 anni, impegnato in una delle gare di contorno al motomondiale. Poco più di dieci anni fa (il 6 aprile del 2003) la tragedia del giapponese Daijiro Kato, grande promessa della Motogp. Faceva parte del team Gresini, lo stesso di Simoncelli. L'incidente avvenne sulla pista giapponese di Suzuka: Kato perse il controllo della sua moto e si schiantò violentemente contro un muretto di protezione lungo i bordi della pista, riportando ferite gravissime, e morì qualche giorno dopo in ospedale, senza mai riprendere conoscenza. Risale invece a quaranta anni fa (20 maggio 1973) la tragedia di Renzo Pasolini e Jarno Saarinen. Fu proprio l'italiano a cadere per primo durante il Gp delle Nazioni (classe 250) sul circuito di Monza, coinvolgendo altri piloti nella caduta. Morirono lo stesso Pasolini e il finlandese Saarinen.
"Oggi qui non si doveva correre. La gara non si doveva svolgere, in pista non si vedeva nulla e dovevamo fermarci". Marco Melandri, che a Mosca ha vinto gara-1 del Gp di Superbike, corso dopo che c'era stato l'incidente ad Andrea Antonelli nella classe Supersport, polemizza dai microfoni di Eurosport con chi ha deciso che oggi nella capitale russa si dovesse gareggiare, nonostante la forte pioggia. "Oggi la pista era impraticabile - dice ancora Melandri -, c'é un problema sicurezza ma è difficile fermare le corse". "La gara della Supersport non doveva partire - insiste Melandri -. Io ho cominciato ad alzare la mano e a chiedere la sospensione della gara di Sbk a due giri dalla fine per segnalare che c'era troppa pioggia: percorrevamo il rettilineo a metà gas. Purtroppo il problema è annoso e parte dal fatto che i piloti non vengono ascoltati dalla direzione di gara". "E' da quando sono sbarcato in Motogp che chiedo l'attuazione di una safety commission che si riunisca in ogni gara - sottolinea Melandri -, come avviene in MotoGp, e discuta in maniera seria e costruttiva della sicurezza. Purtroppo però non si sono mai fatti passi in avanti in questo senso e anzi io che continuo a battere su questo tasto vengo definito il classico rompiscatole. Spero che ora questa orrenda tragedia faccia aprire gli occhi a tutti, i piloti devono essere maggiormente tutelati...".
Povero Antonelli, se ne è andato in una drammatica gara di Supersport. Amo questo sport, ma in giornate come queste sto iniziando a odiarlo". Max Biaggi, campione delle moto e due volte iridato della Superbike, affida a twitter le sue parole per ricordare Andrea Antonelli, il giovane pilota umbro morto durante una gara del mondiale Supersport.
A Laguna Seca risveglio choc, 'Una tragedia' - La tragica notizia della morte di Andrea Antonelli nell'incidente a Mosca ha scosso i piloti della MotoGP pronti a correre la tappa a Laguna Seca. Colpiti in particolare i ragazzi che hanno corso nelle derivate di serie Danilo Petrucci, Claudio Corti e Bryan Staring, che hanno iniziato la loro carriera nello stesso campionato di Antonelli e con lo sfortunato pilota del Team Go Elaven hanno gareggiato. "Un ragazzo come me - ha scritto su Twitter Petrucci del Team Came Iodaracing - umbro come me, che inseguiva un sogno come me, non è possibile, che brutta sveglia a Laguna Seca". "Sveglia terribile per la triste notizia che arriva dalla Russia - scrive Bryan Staring del Team Gresini - mi sento privilegiato per le battaglie in pista che abbiamo avuto nel 2011. Riposa in Pace Andrea, Top Rider". "Svegliarsi con una notizia del genere - ha commentato Corti del Team NGM Forward - non è certo quello che uno vuole. Riposa in pace Andrea"