Sport Land News: Kakà
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Allegri: mister X sara' uno importante. 'Kaka'?

Quello che ''e' chiaro'' e' che se un mister X ci sara' ''sara' un giocatore di valore, importante''. Lo ha affermato oggi l'allenatore del Milan Massimiliano Allegri in una conferenza stampa a Pechino.

Rispondendo alla domanda di un giornalista cinese su un eventuale ritorno di Kaka', Allegri ha sottolineato che il brasiliano ''e' un grande giocatore ma ora e' del Real Madrid.

Ci sono stati tanti mister X e ora l' ultimo e' Kaka'... staremo a vedere''.

ansa

3 agosto 2011

Calcio: Martens Su Infortunio Kaka', Ha Rischiato Carriera

"La carriera di Kaka' ha corso un serio rischio. Aveva iniziato il Mondiale con dei disturbi ed ha finito con un dolore insopportabile: molto semplicemente non doveva giocare". Cosi' Marc Martens, il luminare belga che ieri ha operato Kaka' al menisco, in merito all'infortunio che terra' il brasiliano lontano dai campi per circa quattro mesi. "Il giocatore, che oggi torna a Madrid, cammina con le stampelle. "Ringrazio tutti per il vostro appoggio, l'intervento e' andato bene", le parole di Kaka' su Twitter. Secondo Martens, le partite giocate in Sudafrica hanno fatto precipitare la situazione: "Capisco che si tratta di una competizione unica e che era sotto pressione, ma contro Olanda e Cile ha forzato tantissimo. Mi ha confessato che sentiva molto dolore", racconta Martens. Il giocatore non andra' in Brasile ma seguira' un programma di riabilitazione a Madrid sotto gli occhi attenti dei medici del club spagnolo, che a quanto pare non ha preso benissimo la decisione del giocatore di andare in vacanza dopo i Mondiali senza dire nulla dei suoi problemi fisici. Anche i quotidiani spagnoli vicini al Real Madrid stavolta non risparmiano critiche a Kaka', acquistato l'estate scorsa dal Milan per 65 milioni di euro. "Il madridismo si sente ingannato. Il terzo acquisto piu' oneroso nella storia del calcio e' arrivato a Madrid in condizioni non ideali", scrive As, che parla di un "mancanza di sincerita' da parte del giocatore".

adnkronos 6 agosto 2010

La Fifa ha fifa di chi crede in Dio : MARCHI A GOGÒ, MANIFESTAZIONI DI FEDE NO

UMBERTO FOLENA - avvenire
Sotto la casacca, niente.
Stateci attenti, ragazzi, perché le conseguenze potrebbero essere gravi. Sotto la casacca, al massimo la maglietta della salute, in Sudafrica fa freschino. Sotto la casacca, mai più scritte come «I belong to Jesus» («Appartengo a Gesù») che tanto piace a Kakà. E la foto della fidanzata? Cattivo gusto a parte, dipende: se è una leader religiosa o politica, proibito. Se è una normale cittadina, permesso. Nuove indicazioni della Fifa – omen nomen, una preoccupazione dietro l’altra – in vista dell’esordio, martedì, della nazionale verdeoro.
Si sa che i brasileri schierano un’alta percentuale di evangelici pentecostali con il modo tutto loro, esplicito e naif, di esprimere la propria fede. I cattolici, in genere, sono più discreti. Non perché la loro fede sia più tiepida, e guai a giudicare una qualsiasi passione dall’intensità esteriore con cui viene espressa: c’è chi ribolle di fuori ed è un ghiacciolo di dentro, e chi ribolle di dentro ma rimane composto di fuori.
In ogni caso, a far fifa alla Fifa è la Confederation Cup dell’anno scorso, con il rito improvvisato a centrocampo da Lucio; e le t-shirt sotto le casacche dei bomber con l’alta probabilità – giocano contro la non irresistibile Corea del Nord – che facciano gol e corrano verso le telecamere voraci per sfoderare manifestazioni di fede imbarazzanti... già, imbarazzanti per chi?
Premesso che ogni ostentazione stona e che il senso della misura dovrebbe valere sempre; premesso pure che chiedere a Dio di farti vincere la partita a scapito dell’avversario significa chiedere un privilegio indebito perché Dio sul terreno di gioco è neutrale, e lo stesso ringraziarLo per averti fatto fare gol (il portiere infilzato che dovrebbe dire, allora, a Dio?); premesso tutto ciò, la sensazione è che il vero problema non sia la manifestazione di una fede in mondovisione, ma il conflitto di fede in alta definizione.
Prendiamo un pedatore qualsiasi del ventunesimo secolo e scannerizziamolo dal calzettone al colletto: non c’è un centimetro esente da una manifestazione di fede, che si chiami (omissis) o (omissis), in tutti i maggiori marchi dell’abbigliamento sportivo che si contendono un mercato globale.
L’investimento è da capogiro. E secondo voi chi investe così tanto sulla casacca d’un puntero verdeoro può correre il rischio che quel bel tomo se la sfili per mostrare al cielo e alla terra che prima che al marchio egli crede al suo Dio? Teniamo Dio lontano dal prato verde, dunque, dove altre divinità pagane, del tutto effimere, si contendono perfino i fili d’erba. Che Lassù siano neutrali, d’altronde è garantito dalla seguente storiella. Gesù, noto appassionato di calcio, vorrebbe finalmente vedersi una partita dal vivo, senza commento di Caressa. Il Padreterno lo autorizza e Gesù sceglie, così a caso, il derby di Glasgow Celtic-Rangers, cattolici contro protestanti.
Pronti via. Attacchi avvolgenti del Celtic, cross, rovesciata acrobatica e gol strepitoso.
«Gol! Bellissimo gol!», esulta Gesù ammirato da tanto gesto atletico. Ma i Rangers passano al contrattacco, altro cross, respinta, tiro da 30 metri nell’angolino e gol mostruoso. «Gol!
Bellissimo gol!», esulta di nuovo di Gesù. I suoi due vicini di sedia, perplessi, si danno di gomito e uno fa all’altro: «Per me è ateo».
Ai fedeli della Fifa, ai credenti nel Grande Brand, meglio non raccontarla: metterebbero Gesù che esulta accanto al marchio della braghetta del giocatore del Celtic. I sobri moralizzatori.