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Il Giro arriva in salita: Valverde sfida Nibali a Roccaraso

Oggi la sesta tappa, lo spagnolo è in forma e potrebbe puntare alla maglia rosa. Attenzione al giovane colombiano Chaves
Oggi il Giro, nella sesta tappa da Ponte a Roccaraso, potrebbe emettere già alcuni verdetti, non tanto su chi lo vincerà ma probabilmente su chi invece non potrà più conquistarlo. E’ in programma infatti il primo finale in salita, dopo una tappa breve (”soltanto” 157 km) ma tutta di montagna. Dopo appena 20 km si salirà infatti per quasi 40 km verso Bocca di Selva, lungo pendenze non difficili ma costanti. La parte intermedia della tappa sarà caratterizzata da continui saliscendi che introdurranno, dopo Castel di Sangro, alla salita finale, quasi 18 km con pendenza media del 4,8% e punte al 12%.  

E’ il giorno di Valverde?  
La salita di Roccaraso si addice molto al fuoriclasse spagnolo Alejandro Valverde, che ieri ha rosicchiato 4” agli altri uomini di classifica e confermato l’ottima condizione di questa prima parte della stagione. Nella quale, va ricordato, il fuoriclasse murciano ha conquistato la Vuelta a Andalucia, la Vuelta a Castilla y Leon e la sua quarta Freccia Vallone. Finora in questo Giro lo spagnolo ha disputato un’ottima cronometro, è stato quarto nella tappa di Praia a Mare e si è dimostrato molto sveglio e astuto anche ieri. E’ pronto per fare il colpaccio a Roccaraso e arrivare così con un certo vantaggio sulle Dolomiti e sulle Alpi Piemontesi, dove invece dovrà difendersi perché sono scalate un po’ troppo severe per lui.  

Come sta Chaves?  
Nessuno ne parla, eppure il giovane colombiano Esteban Chaves potrebbe rappresentare la variabile impazzita e incontrollabile di questo Giro. I pronostici per la Maglia Rosa finale gli antepongono Nibali, Valverde e Landa, motivo per cui il corridorino della Orica Greenedge godrà sicuramente di una certa libertà d’azione. Se Chaves oggi scatterà chi gli andrà dietro? Dovrebbe essere Nibali, il favorito, che però diventerebbe vulnerabile per eventuali contrattacchi di Valverde o Landa. Attenzione, dunque, perché Chaves a Praia a Mare aveva concluso nono con i big, apparentemente senza nemmeno faticare troppo. In classifica il colombiano è undicesino a poco più di mezzo minuto dal leader. Il balzo verso il trono rosa è tutt’altro che impossibile. 

Spazio alle fughe?  
Un’altra ipotesi per oggi è che possa avere successo una fuga a lunga gittata, magari sfruttando il marcamento reciproco da parte degli uomini di classifica. E allora avrebbero buon gioco corridori come Pirazzi della Bardiani, Niemec della Lampre, Atapuma della Bmc o Zilioli della Nippo Fantini (sempre che abbia smaltito i postumi della brutta caduta di ieri). In ogni Giro, intorno alla sesta-settima tappa, gli aspiranti alla maglia rosa spesso allentano un po’ la tensione e si limitano a una corsa nella corsa, lasciando spazio agli eroi di giornata. Oggi potrebbe essere la loro occasione, almeno per la vittoria di tappa. 
lastampa.it

Giro, Greipel, Kittel e baby Rick: sfreccia la Germania dei nuovi Zabel

E adesso chiamatele "volaten". Sì, perché i velocisti ormai parlano una sola lingua, il tedesco di André Greipel e Marcel Kittel, ma anche di John Degenkolb, Gerald Ciolek, Erik Zabel, Olaf Ludwig. Insomma, la scuola teutonica della velocità ha radici nobili e frutti preziosi, ha una tradizione che affonda nel passato e un presente ricco di braccia alzate. La tappa di Benevento ne è un esempio, con il gorilla Greipel che raccoglie lo scettro del gigante Kittel e rovescia tutti nei trecento metri che lo separano dal traguardo. Uno sprint di potenza, a bocca aperta, in apnea, scavando solchi alle spalle. Come avevamo visto fare a Kittel in terra d'Olanda. Su tre arrivi per velocisti, il punteggio è da partita senza storia: 3-0 per la Germania.
IL GORILLA E GLI ALTRI — Greipel non è una sorpresa. Pro' dal 2005, ha infilato qualcosa come 139 vittorie in carriera. Nel 2007 è l'apripista di Mark Cavendish nella T-Mobile, prima di trovarselo contro, da avversario, nel 2011, quando Greipel passa alla Omega Pharma-Lotto, poi Lotto-Belisol: l'attuale Lotto-Soudal. A Benevento è arrivata la sua quarta vittoria al Giro. Quattro sono anche i successi alla Vuelta, mentre al Tour ne ha centrate dieci, di cui quattro solo nel 2015. Prima della partenza dall'Olanda, aveva bollato la sua primavera come la peggiore della carriera: si sta rifacendo. Greipel ha 33 anni, Marcel Kittel 28, e anche lui ha incrociato le ruote con l'ex re dello sprint Mark Cavendish. Al Tour del 2013, dopo aver masticato quattro sconfitte, Cav lo incensò: "Questo è più bravo di me, sarà la prossima star". Previsione azzeccata: l'anno successivo, il bel Marcel si prese altre quattro vittorie in Francia, oltre alle due nel Giro d'Italia. Il 2015 fu un anno storto, l'ultimo con la Giant prima di approdare all'Etixx-Quick Step, la corazzata belga che lo ha aiutato a tornare sul trono dei velocisti. Alla Giant, il padrone della velocità è un altro tedesco, John Degenkolb. Vittima di un brutto incidente durante gli allenamenti a gennaio, sta recuperando ora la forma. L'anno scorso però, il sergente Degenkolb si è aggiudicato la volata della Milano-Sanremo davanti a Kristoff e ha battuto tutti nel velodromo di Roubaix confermandosi tra i migliori nelle corse di un giorno. Greipel, Kittel e Degenkolb non hanno solo la straordinaria attitudine allo sprint in comune. I tre condividono anche origini e formazione. Greipel è di Rostock, la città di Ullrich, ed è cresciuto con il mito di Olaf Ludwig; Kittel è di Arnstadt, in Turingia, e ha "studiato" sport a Erfurt; Degenkolb è di Gera, la città di Ludwig: si è trasferito all'età di due anni in Baviera, ma per gareggiare è tornato in Turingia. Le loro radici si intrecciano e affondano insieme nei territori della Germania dell'Est. Qua operava il Thuringer Energie Team, famosa squadra giovanile con sede a Erfurt e Gera che ha svezzato Kittel e Degenkolb e ha avuto tra le proprie fila anche Greipel e un campione a cronometro come Tony Martin.
I NIPOTI DI ZABEL — Tornando alla Sanremo, anche un altro tedesco oltre a Degenkolb si era aggiudicato di recente la Classicissima: Gerald Ciolek, con la Mtn-Qhubeka, nel 2013, l'anno della bufera di neve e della neutralizzazione a Ovada. Classe 1986, Ciolek era stato campione di Germania a 18 anni battendo in volata Forster e Zabel, a 19 anni è diventato iridato under 23 e a 20 professionista, prima di riemergere vincitore nella classica di primavera. Ma se si parla di Sanremo, non si può non pensare a Erik Zabel, che questa corsa se l'è aggiudicata quattro volte. "Mister Sanremo" ha fatto fortuna in Italia, ma non al Giro, che ha corso solo in due occasioni. La corsa rosa si è rifatta in questi giorni dando la copertina ai suoi "nipoti" Greipel e Kittel. E pure al figlio (stavolta non in senso metaforico), il giovanissimo Rick Zabel. L'anno scorso, il 22enne della Bmc ha esordito al Giro con l'etichetta di più "piccolo" al via. Quest'anno, tra Arnhem e Benevento ha già ottenuto due piazzamenti nella top 10. Meglio tenerlo d'occhio alle prossime "volaten".
Gazzetta dello Sport

Basket Serie A, è semifinale Reggio Emilia-Avellino


La squadra di Menetti elimina Sassari con un autentico show offensivo. Il canestro di Nunnally promuove la Sidigas al supplementare a Pistoia

La rivincita di Reggio Emilia e il numero di James Nunnally. La prima semifinale sarà tra gli emiliani e Avellino, che eliminano 3-0 rispettivamente Sassari e Pistoia. Domani ci proverà anche Milano, in campo alle 20.45 a Trento (diretta SkySport1) mentre Venezia-Cremona (ore 20.30) ripartono dall'1-1.
REGGIO SHOW – Reggio Emilia vince 99-85 completando la vendetta per la finale-scudetto persa lo scorso anno. La squadra di Menetti supera il 60% da due e il 50% da tre, con gli azzurri grandi protagonisti: De Nicolao e Aradori firmano 19 punti, Della Valle 13, Polonara (espulso nel finale per uno screzio con Alexander) arriva ad un assist dalla tripla doppia. Il match è subito deciso dalla vena di Reggio Emilia, con Aradori, De Nicolao e Polonara che firmano il 16-29 del 9'. Gli ospiti segnano otto dei primi dieci tiri del secondo quarto e volano sul 32-54, con 12 a testa di Aradori e De Nicolao. Sassari cerca la reazione dopo l'intervallo con Logan (16), ma è spenta dalle triple di Della Valle. Varnado (14) firma il -12 (70-82) ma è un altro canestro pesante, di Polonara, a stoppare la rimonta e a mandare in archivio l'annata tormentata di Sassari.
DECIDE NUNNALLY – La Sidigas vince a Pistoia 92-90 al supplementare grazie al canestro di James Nunnally (17) a meno di un secondo dalla fine dell'overtime (foto). Il numero dell'MVP stagionale replica il canestro del pari di Cervi (15) allo scadere del 40' e promuove Avellino, che torna in semifinale a otto anni dalla prima volta. Anche allora c'era Marques Green, che a lungo tiene in gara gli iprini contro una Giorgio Tesi volitiva e spinta sul 25-17 dal grande avvio di Kirk e Knowles (23 a testa). Acker pareggia a 41, e soltanto al 19' Nunnally trova i suoi primi punti. La volata è lunghissima, Lombardi – in campo al posto dell'infortunato Blackshear, ko nel terzo quarto - segna il +2 a 30” dalla fine, Ragland pareggia a 19 secondi dalla fine, ma Knowles in arresto e tiro sembra decidere a 3” dalla sirena. E invece sulla rimessa Avellino trova Cervi sotto canestro per il pari. Kirk e Filloy spingono avanti Pistoia nell'overtime, ma Buva (16) pareggia a quota 90. Buva stoppa Kirk e regala a Nunnally il match-point, che l'MVP non spreca.
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