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Gonzales: «Il mio Paraguay è spregiudicato»

Julio Gonzalez è tornato a casa, ad Asunciòn. Alla vigilia del Natale 2005 già pregustava la convocazione per i Mondiali di Germania 2006. Coppia d’attacco Gonzalez-Santa Cruz. «Era già tutto deciso…», sospira. Poi quel terribile incidente d’auto, l’amputazione del braccio sinistro e l’altrettanto dolorosa “espulsione” da parte della Uefa che a 25 anni gli chiudeva la carriera per sempre. Un brutto colpo per lui, ma la fede in Dio e la passione per il calcio lo ha sempre sostenuto. «Il miglior abito di un uomo è la sua anima. Lo sport mi ha dato una ragione in più per vivere bene e condividere con gli altri». È la filosofia che Julio aveva quando scendeva in campo, le ultime due stagioni le aveva giocate con la maglia del Vicenza, è la stessa che ha ora che è tornato alle sue radici. Con la moglie, Maria Lourdes, oltre a crescere i suoi due figli Fabrizio e Maria Paz, allena al calcio, «ma prima di tutto alla vita», 250 “piccoli angeli” tra gli 8 e i 14 anni della “Cautera”, la “discarica”. Sono le creature randagie nell’immondezzaio della favela metropolitana di Asunciòn (2milioni di abitanti). Angeli a piedi nudi strappati dalla strada dalle associazioni, Aldea Sos e Scuola Calcio Siembra, che si sono unite al progetto di Inter Campus promosso da Gonzalez. «In questi anni ho rivisto il sorriso sulle labbra di bambini abbandonati appena indossano una maglietta pulita, nerazzurra, con dietro scritto il nome di Materazzi o Milito». Sono tornati a vivere grazie al calcio, questi piccoli sfuggiti per miracolo agli aguzzini che li usano per spacciare droga o per gettarli nel giro della prostituzione. E alla Cateura hanno trovato l’assist provvidenziale del loro idolo di sempre. «Ai ragazzi chiediamo di tornare a scuola e di studiare, altrimenti niente calcio. Lo facciamo per il loro bene, per garantirgli un futuro. Gli racconto spesso la mia storia di calciatore e gli dico che la pagella della Gazzetta del lunedì, in cui giudicavano la mia prestazione in campo, è volata via, quella della scuola invece resta per sempre e gli permetterà di entrare nel mondo del lavoro, di avere una famiglia, dei figli e di essere davvero felici».
Difficile però, dissuaderli dal sogno di diventare un calciatore ricco e famoso, specie in questi giorni di attesa Mundial e della grande sfida contro i campioni in carica dell’Italia. «Ad ogni partita il Paraguay si blocca, negozi e scuole chiuse e tutti davanti alla tv a tifare per la nostra nazionale. Con l’Italia di Marcello sarà ancora più emozionante». Chiama affettuosamente il nostro ct Marcello. «No -sorride- Lippi non lo conosco, ma lo stimo moltissimo. Ha fatto grandi cose in Germania e anche se non ha un fantasista io penso che la squadra azzurra non sia affatto più debole di quella di quattro anni fa. Da attaccante poi, trovo la coppia Gilardino-Pazzini tra le più potenti di questo campionato del mondo». È un inguaribile ottimista Julio che ha piena fiducia anche nel rinnovato Paraguay del ct Gerardo Martino, arrivato ad Asunciòn dall’Argentina. «Martino ha rivoluzionato la mentalità della squadra. Prima c’era un atteggiamento troppo sornione: difensivisti ad oltranza sperando prima o poi di trovare il “golletto”.
Ora i ragazzi sono molto più spregiudicati e quello che piace ai tifosi paraguayani è che si tratta di un gruppo che corre e dà l’anima per tutti i 90 minuti, trascinato da leader come Paulo Da Silva in difesa o Riveros a centrocampo e in attacco c’è Barrios che sta segnando sempre. Difetti? Un pizzico di inesperienza da parte di quei giovani che sono alla loro prima volta a un Mondiale. Ma tutto il nostro popolo ha la certezza che il Paraguay si qualificherà agli ottavi - come nel ’98 e nel 2002 - , insieme all’Italia».
A questo Mondiale saranno assenti due grandi sostenitori dell’Inter Campus e la loro mancata convocazione a Gonzalez non va giù. «Se l’Argentina avesse un vero ct, con gente come Messi e Tevez, avrebbe già il titolo in tasca.
Maradona ha commesso un “peccato mortale” che credo pagherà. Ma come si fa a lasciare fuori due bandiere del calcio come Javier Zanetti ed Esteban Cambiasso?» Viene da chiedergli allora, chi sarà la regina di Sudafrica 2010? «La Spagna tecnicamente è la nazionale che mi piace di più, è campione d’Europa, ma di solito ai Mondiali fallisce. Stessa storia dell’Inghilterra che però questa volta in panchina ha un grande come Capello. Il Brasile è sempre la squadra che gioca il calcio più spettacolare, ma alla fine oltre alla tecnica conta saper stare bene in campo con la testa. In questo l’Italia di “Marcello” è maestra e non mi meraviglierei di rivederla in finale». L’11 luglio, comunque vada, per Gonzalez sarà una data molto speciale. «È il giorno in cui dovrebbe nascere il nostro terzo figlio, Enzo Josuè. Fino ad allora vedrò le partite con i miei “angeli” della Cateura, faremo festa e pregheremo, perché sia un momento di rinascita per il Sudafrica e un Mondiale che porti la pace tra tutti i popoli».
Massimiliano Castellani - avvenire