In due anni persi oltre 100 milioni, un crollo continuo dal 2008. Il caso dello Juventus Stadium senza nome. E nel 2013 andrà peggio...
di Giovanni Capuano
Un mercato sempre meno appetibile ma non necessariamente per colpe proprie. La crisi internazionale, i fatturati in calo e le politiche fiscali meno clementi: tutti elementi che stanno allontanando sempre più gli sponsor dal mondo dello sport
creando uno squilibrio che poi si trasforma in minori risorse da
investire e, di conseguenza, minor spettacolo e competitività. La
fotografia che emerge dal tradizionale studio di StageUp sulle sponsorizzazioni in Italia è deprimente.
Nel 2012 sono stati investiti complessivamente 1,288 miliardi di euro tra sport, cultura e spettacolo
e iniziative sociali. Una contrazione complessiva dell’8,2% che ha
riportato i valori di mercato agli anni Novanta con una progressione
negativa inarrestabile dal 2008 ad oggi in contemporanea con l’esplodere
della crisi finanziaria mondiale.
Qualche dato: nel 2008
gli investimenti complessivi sfioravano i 1.800 milioni di euro e
chiudevano un periodo d’oro di cinque anni in costante salita. Rispetto
ad allora sono calati del 28% e la previsione per il 2013 è di
un’ulteriore fuga degli investitori: -83 milioni di euro e -6,4%.
Lo sport
è in linea con queste cifre. Nel 2012 ha raccolto 782 milioni di euro
con un calo dell’8,6% rispetto al 2011 (erano 856 milioni) e addirittura
dell’11,5% sul biennio. Rimane la voce più importante della torta
sponsorizzazioni attirando il 60,7% del monte totale, ma la crisi c’è e
si sente.
Il calo segue da vicino l’andamento del mercato della
pubblicità che dal 2008 al 2012 ha bruciato 2,3 miliardi di euro (-23%).
Il dato negativo è che le sponsorizzazioni fanno anche peggio (-28%) e
che le isole in salvo sono poche. L’esempio più eclatante è la
difficoltà a trovare un nome allo Juventus Stadium che è sul mercato ormai da un anno e mezzo in cerca di marchio.
Anche
da questo punto di vista la forbice rispetto agli altri tornei europei e
allo sport straniero in generale si sta allargando e all’orizzonte non è
prevista purtroppo nessuna inversione di tendenza.
panorama.it