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Se i Mondiali sono politica e l'inno di Mameli diventa una spina in seno al governo

E così ora anche i Mondiali sono una questione politica. Un intero partito tifa contro la Nazionale, Radio Padania ha esultato quando il Paraguay ha segnato. Mai amato il calcio, mai seguito mezza partita se non per doveri professionali, ma possibile che in questo Paese nemmeno i Mondiali possano essere guardati in santa pace senza sentirsi subito marchiati come appartenenti ad uno schieramento oppure all'altro? Possibile che si debba seguire il movimento delle labbra dei calciatori per essere pronti ad individuare eventuali errori? Possibile che una tennista pulita, lontana da giochi e poteri come Francesca Schiavone debba andare a Porta a Porta a confondersi con mondi che non le appartengano? Possibile che la politica debba invadere davvero ogni nostra molecola?


E ora arriverà anche un disegno di legge per regolare l’uso dell’inno nazionale nelle manifestazioni pubbliche. Nel prossimo futuro il governo litigherà per decidere se sia il caso di far intervenire banda e grancassa per suonare l’inno di Mameli durante l’inaugurazione di un edificio pubblico o se invece ci si debba limitare a occasioni come il ricordo dei caduti.

Ma la parola d’ordine di ieri era ricucire lo strappo tutto interno al governo sorto quando si era saputo che il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, due giorni fa aveva fatto suonare il «Va pensiero» al posto dell’inno durante l’inaugurazione di una scuola. Infatti il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha annunciato il provvedimento ma ha precisato di non voler togliere valore patriottico e nazionalistico al «Va pensiero» molto amato dai leghisti. E Umberto Bossi, di fronte all’idea di una legge che imponga l’inno nazionale, ha risposto: «La Russa faccia ciò che vuole. Basta che non venga a mettere becco al mio ministero».

«Sono stato accomunato a quelli che hanno creduto che Zaia avesse effettivamente deciso lui di non far suonare inno - ha chiarito La Russa - ma io sono stato l’unico che ha dubitato. Ho fatto bene perchè ho scoperto che è stato suonato. Credo però che una sottovalutazione di questo che è un momento centrale delle cerimonie pubbliche ci sia stato anche in quell’occasione».

Ecco quindi la decisione di presentare «un disegno di legge per disciplinare l’uso obbligatorio in determinate circostanze dell’inno nazionale». Un modo, secondo quanto spiegato dal ministro, per avere «un riferimento normativo come esiste per l’esposizione della bandiera». «Va Pensiero - ha comunque poi osservato il titolare della Difesa è persino più patriottico dell’inno di Mameli e mi fa piacere che la Lega lo abbia scelto». A quel punto il ministro se l’è presa con l’opposizione. «Mi fa anche piacere che a scandalizzarsi sia la sinistra, la stessa che quando io ero un pò più giovane e cantavamo l’inno ci gridava fascisti».

Proprio il deputato del Pd Franco Laratta è il primo firmatario, insieme ad altri parlamentari dello stesso partito, della proposta di legge che prevede l’esecuzione dell’inno d’Italia in tutte le pubbliche manifestazioni, oltre alla lettura quotidiana di un articolo della Costituzione in tutte le scuole. Una proposta che - ha precisato - era pronta da diverse settimane. È solo coincidenza la presentazione nel momento in cui scoppia il caso Zaia, mentre su Facebook ha raccolto centinaia di adesioni. Se i partiti vogliono, può diventare legge in pochi giorni, comunque in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia».

La Russa ha cercato di ricucire lo strappo, insomma, ma il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ieri mattina si è presentato a un convegno indossando una cravatta blu con un piccolo tricolore. A chi lo ha notato, il ministro ha spiegato che non è stata una scelta casuale ma un gesto simbolico per far capire da che parte sta in questa polemica di governo sull’inno. Anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, nell’aprire l’assemblea della sua associazione ha chiarito : «Io amo l’inno di Mameli e sono tifosissima della Nazionale».

Il governatore Zaia, dal canto suo, ha precisato ancora una volta come è andata due giorni fa: «Noi non ci siamo occupati dell’organizzazione della manifestazione», ha precisato. E, comunque, ha spiegato che «è il buonsenso che ci deve guidare. Sono andato a centinaia di inaugurazioni e c’è sempre stato l’Inno di Mameli. C’è stato anche a Fanzolo di Vedelago. Evidentemente - ha concluso Zaia - c’è stato qualcuno che ha voluto tentare di fare l’affondo». In qualunque modo sia andata una parte del Pdl si è schierata contro di lui, da Benedetto Della Vedova a Italo Bocchino, finiano di ferro, che ha chiesto l’intervento di Berlusconi su questa vicenda. (di Flavia Amabile - La Stampa)