Sport Land News: Olanda-Spagna, c’è il mondo in palio Inedita, affascinante, equilibrata: per Sudafrica 2010 la finale più giusta

Olanda-Spagna, c’è il mondo in palio Inedita, affascinante, equilibrata: per Sudafrica 2010 la finale più giusta

DA JOHANNESBURG ANGELO MARCHI  - avvenire
 N
elson Mandela finalmente in tribuna. E una finale inedita ed affascinante. Questo si a­spetta di vedere il mondo questa sera. Olan­da- Spagna al Soccer City di Johannesburg, per la pri­ma volta incoronerà regina calcistica del pianeta un’europea al di fuori del proprio continente (e sarà una squadra che finora il titolo non l’hai mai con­quistato). Si affronteranno le due nazionali che più lo hanno meritato, non solo per ciò che hanno fat­to in Sudafrica, dove hanno primeggiato in fatto di bel gioco, ma anche prima di arrivarci.
  L’Olanda, imbattuta dal settembre 2008 e tra­scinata da Sneijder e Robben, avrà la possibilità di eguagliare un primato che appartiene al mitico Brasile di Messico ’70, ovvero di diventa­re campione del mondo do­po aver vinto tutte le par­tite delle qualificazioni (otto su otto nel caso degli arancioni) e della fase fi­nale (altre sette, se batte la Spagna). Sneijder, for­te dei trionfi interisti, potrebbe avvicinare Pelè anche a livello individuale, diventando l’unico calciatore a vincere quattro grandi titoli nello stesso anno solare: “O Rei” ci riuscì nel 1962, quando, appena 21enne, vinse campionato pau­­lista, Coppa del Brasile e Libertadores, e poi i
Mondiali in Cile e Intercontinentale.
  La Spagna non può fare come l’Olanda, anche se diventasse campione del mondo, a causa del­la
sconfitta nel match d’esordio a Durban con­tro la Svizzera. Ma quella è stata anche l’unica battuta d’arresto delle Furie Rosse, assieme alla semifinale di Confederations Cup persa l’anno scor­so contro gli Usa, dal febbraio 2007 ad oggi, sotto le gestioni di Aragones prima (titolo europeo conqui­stato a Vienna) e Del Bosque adesso.
  Tutto ciò per dire che lo spettacolo dovrebbe essere assicurato anche oggi, in una finale dal pronostico incerto, ma che pende leggermente dalla parte degli spagnoli, maestri del fraseggio ed alfieri di quel cal­cio totale che un tempo era appannaggio degli olan­desi ed ora viene interpretato al meglio proprio da coloro che l’hanno imparato dai maestri dei Paesi Bassi. La Spagna di oggi, finalmente al meglio e ca­pace
di conquiste dopo anni di mancati traguardi e cocenti delusioni, è frutto di una straordinaria fiori­tura di campioni (Xavi su tutti, almeno qui in Suda­frica) che traducono in modo ottimale sul campo gli insegnamenti nel corso degli anni, in Spagna ed in particolare a Barcellona e Madrid, dei vari Michels, Cruijff, Hiddink, Beenhakker e Rijkaard: in fondo so­no stati proprio loro, ironia della sorte, gli artefici del miracolo spagnolo.
  Non piace affatto però a Vicente Del Bosque, ct della Spagna, l’accostamento tra la sua nazionale e il Bar­cellona, società che comunque dà alla squadra di­versi calciatori-chiave (Puyol, Piquè, Busquets, Xavi, Iniesta, ora anche Villa). «Siamo un gruppo - dice - e
funzioniamo bene proprio per questo. La finale? I gio­catori sono abituati a disputare partite del genere sot­to pressione. Non sento alcun peso allo stomaco, bi­sogna sdrammatizzare. Sono tranquillo». Andres I­niesta invece non vede l’ora di scendere in campo: «Essere qui è già grandioso - spiega il centrocampi­sta - , siamo davanti a una sfida storica e abbiamo un’occasione unica che dobbiamo cercare di sfrutta­re in tutti i modi. Sarà una partita molto difficile con­tro giocatori che hanno grandi qualità». Ieri mattina Del Bosque e il capitano Iker Casillas hanno ricevu­to una telefonata d’incoraggiamento dal Re Juan Car­los (ancora convalescente dopo un intervento chi­rurgico), che non sarà allo stadio, così come il primo ministro Josè Luis Zapatero. «Sono molto felici, si a­spettano che la Spagna mostri il suo miglior spirito», conclude il ct. Alla finale assisteranno invece la regi­na di Spagna Sofia, già portafortuna in semifinale, e i principi delle Asturie, Felipe e Letizia Ortiz.
  Se la Spagna vince non sarebbe una sorpresa, ma l’ennesima conferma della grandezza di una squadra che, come dice Casillas, rega­lerebbe «una gioia talmente grande da far
dimenticare anche la crisi economica». Il paese iberico ne sta soffrendo in mo­do profondo, ora è leader in disoccu­pazione e non più locomotiva dell’Europa, ma il titolo mon­diale avrebbe l’effetto di un’immensa terapia colletti­va. Miracoli che solo il calcio può fare, dopo quello di aver unito una volta di più tutte le razze ed i colori sudafricani.
  Di contro l’Olanda, che non ha mai nascosto le proprie ambizioni e che Krol vede vincente «perchè finalmente non giochiamo contro la squadra di casa», cercherà di ribaltare le previsioni affi­dandosi ad uno Sneijder fin qui stratosferico (e probabile
vincitore a fine anno del Pallone d’Oro in caso di titolo iridato) e che potrebbe vivere una “sfi­da nella sfida” con David Villa per il titolo di ca­pocannoniere. Per l’olandese è anche l’occasio­ne di un’ennesima rivincita su quel Real Madrid che un anno fa ha assurdamente ripudiato lui e Robben. «Quella contro la Spagna è la partita più importante di tutta la mia vita, ma è importante per tutti i gioca­tori: nessun olandese è mai stato campione mondia­le », sottolinea il tecnico “orange” Bert Van Marwijk. «Dobbiamo fare tutto il possi­bile - aggiunge - per giocare il nostro calcio. Con tutto il rispetto per l’av­versario, che fin qui ha fatto vedere grandi cose, siamo convinti di poter vincere, l’unica cosa che conta».
 Van Marwijk: «È la gara più importante della vita. Spagna favorita ma se giochiamo il nostro calcio possiamo farcela» Del Bosque: «Siamo un gruppo, non la copia del Barcellona. Nessun peso allo stomaco, i miei sono abituati a partite del genere»