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Running for Kids. L’Italia di corsa per difendere chi c’è arrivato in fuga


Ad un podista la domanda prima o poi arriva: «Scusa, ma tu perché corri?». In tanti rispondono: «Per divertimento», «Per star bene», o «Per dimagrire». Ivana Di Martino, 43enne monzese, invece non ha dubbi: «Io corro per sensibilizzare...».
La corsa, il gesto più istintivo e naturale dell’uomo, oggi ci mostra un’altra faccia, quella della solidarietà e dell’umanità, che grazie a Ivana e al suo progetto Running For Kids viene esaltata.

Lei corre per i bambini, e lo sta facendo senza tregua: percorre e unisce tutta l’Italia con l’obiettivo di motivare l’opinione pubblica sull’integrazione e sul riconoscimento dei diritti fondamentali ai migranti minorenni, bambini che arrivano a migliaia sulle coste di Lampedusa.
La sfida della Di Martino consiste nel percorrere ben 467 chilometri divisi in 21 tappe giornaliere. È partita domenica a Lampedusa, dove ha corso la distanza completa della maratona: 42 chilometri. Ogni giorno “scalerà” 2 km dalla tabella di marcia quotidiana, oggi sarà a Lecce per farne 32, domani sarà a Bari per correrne 30, e così via risalendo e unendo l’Italia, come una infaticabile garibaldina. Fino a Milano, quando nella tappa conclusiva correrà gli ultimi simbolici 2 km.

«È molto più dura di quanto pensassi, nei primi tre giorni ho corso per 120 chilometri, come fossero tre maratone consecutive. Ma va bene così, stringo i denti. L’idea è quella di condividere tramite la corsa la grande fatica che i migranti fanno per raggiungere Lampedusa e accompagnarli nel percorso di speranza, simbolicamente rendendolo via via meno impegnativo».

Insegnante, tre figli piccoli e ben due operazioni al cuore, la vita di Ivana non è certo facile: «Non sono una professionista della corsa, anzi con le operazioni al cuore mi avevano detto che mai avrei più corso, invece sono tornata a farlo. L’anno scorso ho dato il via a “21 volte donna” correndo 21 mezze-maratone in 21 giorni a favore delle donne, un progetto più mio.

In questa impresa, insieme a Terre des Hommes, con la mia corsa voglio parlare dei milioni di bambini in fuga dalla povertà, dalla malnutrizione e dalla guerra. Bambini che, dalla Libia, dal Libano, dall’Africa martoriata dalle guerre civili o dalla Siria dove la tragedia della guerra sta assumendo dimensioni sempre più drammatiche, finiscono a migliaia sulle nostre coste».

Nelle corse di tutto il mondo da New York a Londra, da Milano a Parigi con i Charity Programm si raccolgono fondi a favore di associazioni di volontariato, una maniera per divertirsi in compagnia, fare sport e contemporaneamente fare del bene. A Milano, ad esempio, esistono i “Podisti da Marte” che si ritrovano in piazza Castello e mentre corrono tutti insieme, col sorriso sulle labbra, regalano fiori ai passanti e raccolgono fondi da donare alle varie onlus.

“Running For Kids” in questo caso sta unendo l’Italia: «Il sostegno che sto ricevendo in queste prime tappe di corsa è molto forte – continua Ivana –. L’altro giorno a Siracusa c’è stato Max, un ragazzo del Gambia che ha praticamente costretto l’operatore del centro a svegliarlo per poter fare almeno un pezzo di strada con me. Mi ha riempito il cuore di gioia dandomi una scossa d’energia. Ho avuto l’onore di visitare il centro di accoglienza “papa Francesco” di Priolo Gargallo, un’isola felice con ragazzi della Libia che giocano a calcio e si divertono insieme pur non avendo nulla. Ragazzi senza un dito o con vistose bruciature, frutto delle violenze subìte nel loro Paese. Io corro per mettere in luce questo, nella speranza che non accada mai più».

Quasi nessuno di noi è in grado di fare ciò che sta facendo Ivana in questi giorni, ma non per questo dobbiamo stare fermi e attendere. Intanto la si può andare a trovare sulla strada ed incitarla a non mollare, ma, soprattutto, si può fare una donazione a Retedeldono e al progetto Faro per assistere bambini che scappano dalla povertà, dalla violenza e dai soprusi. Perché un giorno potrebbero essere dei campioni, come Meb Keflezighi, medagliato olimpico e vincitore lunedì della maratona di Boston, oggi statunitense ma di origini eritree. E proprio Meb da bambino scappò insieme alla famiglia da una terribile guerra in Eritrea approdando sulle nostre coste. Venne ospitato a Monza dove ha vissuto e frequentato la scuola prima di partire per l’America che poi l’ha visto diventare un campionissimo.

Cesare Monetti - avvenire.it
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Basket, FIBA Eurochallenge: Reggio Emilia a caccia di un successo europeo

Domani prendono il via al Paladozza di Bologna le semifinali del terzo trofeo continentale, che ha lanciato alla ribalta nomi prestigiosi. L'ultimo successo italiano risale al 2009 con la Virtus Bologna di Langford. Adesso gli emiliani provano a entrare nella storia
di STEFANO VALENTI
ROMA - Svanita allo Yad Eliyahu la grande occasione di ritrovare un’italiana alla Final Four di Eurolega, l’unico luogo dove l’Italia dei canestri può trovare soddisfazioni in coppa è il PalaDozza di Bologna. Arena storica che nel weekend torna ad ospitare il basket internazionale con la Final Four di Fiba EuroChallenge: semifinali domani, finale domenica alle 19. In campo va la Grissin Bon Reggio Emilia, la curiosità è che la sua rivale, la turca Royal Hali Gaziantep, è allenata da Jure Zdovc, che su quello stesso parquet fu protagonista nel 1991/92 con la maglia della Virtus Bologna.

Dietro la denominazione si cela il terzo trofeo continentale dopo Eurolega ed Eurocup, ma va fatta attenzione perché da questa manifestazione sono passati nomi prestigiosi dell’attuale storia dei canestri d’Europa. E con spruzzate di italianità. David Blatt ad esempio, esecutore tattico del destino di Milano, la vinse nel 2005 alla guida dei russi di San Pietroburgo. Suo rivale in finale fu Renato Pasquali, ai tempi allenatore del BC Kiev. Rudy Fernandez, attuale stella del Real Madrid dopo il rientro dall’NBA vissuta a Portland, fu l’Mvp dell’edizione del 2005 vinta con la Joventut Badalona. Sul campo, in finale, incrociò Gianmarco Pozzecco che vestiva la maglia del Khimki. Nel 2007 Gregor Fucka alzò la coppa con l’Akasvayu Girona (la Virtus Bologna fu terza; e Pesaro quarta nel 2010). Attualmente tra i più forti giocatori d’Europa, nel 2004 giocò la finale il 22enne Vassilis Spanoulis nelle file del Maroussi.

Ma l’Eurochallenge è anche il territorio dell’ultimo successo italiano in Europa: nel 2009 la Virtus Bologna ospitò la Final Four (all’attuale Unipol Arena) e la vinse battendo in finale i francesi di Cholet. Allenava Matteo Boniciolli, fece molto bene Sharrod Ford (12 punti e 12 rimbalzi) ma l’Mvp della finale fu Keith Langford (21 punti, 8/11 al tiro): ed ecco che il cerchio con Tel Aviv si chiude.

Ora il testimone passa alla Reggiana, miglior risultato in Europa i quarti di Uleb Cup nel 2006. Il club ha voluto organizzare con grande desiderio e sforzo economico la fase finale, la prima della sua storia. Non ha un campo dove ospitarla, ha scelto Bologna. Il suo sogno, del resto, è imitare proprio quel che la Virtus fu capace di fare cinque anni fa.

IL PROGRAMMA
Venerdì 25, semifinali
18.00 Szolnoki Olaj (Ung)-Triumph Lyubertsy (Rus)
20.30 Reggio Emilia (Ita)-Royal Hali Gaziantep (Tur)
Domenica 27, finali
16.30 Terzo posto
19.00 Primo posto

L’ALBO D’ORO
2004 Unics Kazan (Rus)
2005 Dynamo San Pietroburgo (Rus)
2006 DKV Joventut (Spa)
2007 Akasvayu Girona (Spa)
2008 Barons Riga (Let)
2009 VIRTUS BOLOGNA
2010 BG Gottingen (Ger)
2011 KRKA Novo Mesto (Slo)
2012 Besiktas Istanbul (Tur)
2013 Krasnye Krylia (Rus)

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