Massimiliano Castellani - avvenire.it
Juve-Napoli, il duello continua. Aveva ragione Serse
Cosmi, allenatore del Siena, che alla vigilia della sfida con i campioni
d’Italia preannunciava: «Con la Juve devi dare il 110% e forse può
anche non bastare per fermarla...». Risultato finale: la Juventus passa
anche a Siena. Solita punizione “malefica” di Pirlo e botta al volo nel
finale di Marchisio. Un campione del mondo e un vicecampione d’Europa,
contro il generoso Calaiò, bomber di una banda Cosmi (espulso
ingiustamente per aver chiesto la giusta espulsione di Chiellini,
graziato!) che forse ha dato anche il 120%, ma come volevasi dimostrare,
non è bastato. La Juventus allunga a 45 le gare di imbattibilità della
gestione Conte. A proposito, il tecnico bianconero ha ottenuto lo sconto
di pena per la vicenda del Calcioscommesse: squalifica ridotta da 10 a 4
mesi dal Tnas. Un giorno ci piacerebbe capire quali sono le logiche
delle sentenze della giustizia sportiva, perché ormai si fa fatica a
comprendere chi è la vittima e chi il carnefice nei ricorrenti scandali
del pallone nazionale...
Meglio tornare al campo e su quello del San Paolo il Napoli resta in vetta (con la Juve) e rialza la cresta: quella di Hamsik che finalizza un’azione da manuale partita da un colpo di tacco del divino Cavani. Per gli azzurri di patron De Laurentiis c’era da cancellare una settimana da incubo, cominciata con la perquisizione in sede della Guardia di Finanza (sospetti fiscali sul contratto dell’ex Lavezzi e non solo) e proseguita con i tre schiaffi presi in Europa League, contro il Psv Eindhoven. Una sconfitta quella con gli olandesi volanti, dettata da un turnover preventivo e ragionato di Walter Mazzarri, per evitare, come nella passata stagione, che il doppio impegno settimanale, campionato-Coppa, faccia arrivare il Napoli a fine stagione attaccato alla bombola dell’ossigeno. Scelta saggia del Walter che inverte subito il trend negativo e batte l’Udinese di Guidolin (espulso anche lui) che dopo l’impresa storica di Anfield Road, superato il Liverpool in Europa League, non riesce a concedersi un’altra notte magica sotto il Vesuvio.
È ufficiale, le secondo forze del campionato sono Inter e Lazio. L’allenatore ragazzino dell’Inter, Andrea Stramaccioni, ormai è uno specialista in derby, con quello di domenica ne ha vinti due su due. “Stramourinho” parla tanto di progetto giovani, ma poi alla fine la stracittadina contro un Milan - sempre più distratto in difesa e sull’orlo di una crisi irreversibile -, la vince grazie al valore aggiunto dei tre senatori d’Argentina: capitan Zanetti, il ragionier Cambiasso e il vecchio Samuel che realizza il gol-derby. «Non sono nessuno e non ho ancora vinto niente», è il mantra di Stramaccioni, che però dopo l’ennesimo trionfo sul Milan corre sotto la Nord ed urla la sua dedica al popolo interista, in perfetto stile Mourinho: il superuomo che volente, nolente, vive dentro di lui.
Vive solo della sua immensa personalità invece Miroslav Klose: con una doppietta d’autore trascina la Lazio che a Pescara chiude la pratica in 36 minuti. Il tedesco a 34 anni ha ancora la lucidità e la potenza dei giorni migliori, così come Hernanes inventa e predica da autentico “Profeta”.
C’è a chi manca sempre un tacco per fare una scarpa e chi invece con mezzo punto di differenza si porta a casa un Mondiale. Succede all’highlander Max Biaggi che a 41 anni suonati con mezza lunghezza di vantaggio su Tom Sykes, vince il Mondiale della Superbike, il suo sesto titolo iridato in carriera. Successo doppio: un italiano in sella all’italianissima Aprilia di Noale, con SuperMax portato in trionfo da Jorge Lorenzo, imminente campione del mondo della MotoGP che con il maestro Biaggi, da sempre è in pole nel partito “anti-Valentino Rossi”.
Meglio tornare al campo e su quello del San Paolo il Napoli resta in vetta (con la Juve) e rialza la cresta: quella di Hamsik che finalizza un’azione da manuale partita da un colpo di tacco del divino Cavani. Per gli azzurri di patron De Laurentiis c’era da cancellare una settimana da incubo, cominciata con la perquisizione in sede della Guardia di Finanza (sospetti fiscali sul contratto dell’ex Lavezzi e non solo) e proseguita con i tre schiaffi presi in Europa League, contro il Psv Eindhoven. Una sconfitta quella con gli olandesi volanti, dettata da un turnover preventivo e ragionato di Walter Mazzarri, per evitare, come nella passata stagione, che il doppio impegno settimanale, campionato-Coppa, faccia arrivare il Napoli a fine stagione attaccato alla bombola dell’ossigeno. Scelta saggia del Walter che inverte subito il trend negativo e batte l’Udinese di Guidolin (espulso anche lui) che dopo l’impresa storica di Anfield Road, superato il Liverpool in Europa League, non riesce a concedersi un’altra notte magica sotto il Vesuvio.
È ufficiale, le secondo forze del campionato sono Inter e Lazio. L’allenatore ragazzino dell’Inter, Andrea Stramaccioni, ormai è uno specialista in derby, con quello di domenica ne ha vinti due su due. “Stramourinho” parla tanto di progetto giovani, ma poi alla fine la stracittadina contro un Milan - sempre più distratto in difesa e sull’orlo di una crisi irreversibile -, la vince grazie al valore aggiunto dei tre senatori d’Argentina: capitan Zanetti, il ragionier Cambiasso e il vecchio Samuel che realizza il gol-derby. «Non sono nessuno e non ho ancora vinto niente», è il mantra di Stramaccioni, che però dopo l’ennesimo trionfo sul Milan corre sotto la Nord ed urla la sua dedica al popolo interista, in perfetto stile Mourinho: il superuomo che volente, nolente, vive dentro di lui.
Vive solo della sua immensa personalità invece Miroslav Klose: con una doppietta d’autore trascina la Lazio che a Pescara chiude la pratica in 36 minuti. Il tedesco a 34 anni ha ancora la lucidità e la potenza dei giorni migliori, così come Hernanes inventa e predica da autentico “Profeta”.
C’è a chi manca sempre un tacco per fare una scarpa e chi invece con mezzo punto di differenza si porta a casa un Mondiale. Succede all’highlander Max Biaggi che a 41 anni suonati con mezza lunghezza di vantaggio su Tom Sykes, vince il Mondiale della Superbike, il suo sesto titolo iridato in carriera. Successo doppio: un italiano in sella all’italianissima Aprilia di Noale, con SuperMax portato in trionfo da Jorge Lorenzo, imminente campione del mondo della MotoGP che con il maestro Biaggi, da sempre è in pole nel partito “anti-Valentino Rossi”.