Siamo alla mozione degli affetti. Perché il tempo stringe, e il perdurante silenzio di Palazzo Chigi sulla candidatura di Roma per i Giochi olimpici del 2020 non viene interpretato come un segnale tanto positivo. Così in sessanta hanno preso carta e penna e scritto direttamente a Mario Monti, il premier che emetterà il verdetto sul sostegno del governo solo dopo il viaggio negli Stati Uniti (rientrerà nel week end), a poche ore dalla prima scadenza (15 febbraio) imposta dal Cio, il Comitato olimpico internazionale. Sessanta atleti tra i più seguiti e amati dello sport italiano. Sessanta nomi che abbracciano tutte le discipline, campioni in attività ma non solo. Una quindicina di righe con le quali si chiede aMonti l’appoggio per Roma 2020: un gesto di fiducia, un’apertura verso il futuro, senza ulteriori indugi. La lettera aperta—pubblicata stamane dai principali quotidiani italiani — porta la firma di personaggi che vanno da Francesco Totti a Deborah Compagnoni, da Federica Pellegrini a Jury Chechi, da Gigi Buffon a Valentina Vezzali, da Alex Zanardi a Flavia Pennetta, da Maurizia Cacciatori a Valentino Rossi. «Siamo convinti — scrivono gli atleti al presidente del Consiglio — che riportare le Olimpiadi in Italia darebbe a tutti, in particolare ai giovani, quella sferzata di ottimismo di cui il Paese ha bisogno anche per risvegliare l’orgoglio nazionale. Ci sentiamo al Suo fianco nella grande opera che sta conducendo e siamo certi che Lei condivida i nostri sentimenti. È per questo — concludono la missiva — che Le chiediamo di non far mancare il sostegno del governo a questa sfida straordinaria, un’occasione irripetibile per il rilancio e lo sviluppo del Paese». E l’ultima riga, un pizzico retorica: «Giochiamo questa partita: possiamo vincerla tutti insieme! ». La discesa in campo di chi in campo è abituato a stare da una vita, appare — forse — come l’estremo tentativo di scuotere il premier e spingerlo verso una decisione che in molti temono possa deludere l’intero movimento sportivo. In effetti, gli spifferi che escono nelle ultime ore da Palazzo Chigi non sembrano promettere molto di buono. Qualcuno sperava che Mario Monti affrontasse la questione Roma 2020 durante il Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio. Invece niente. Un’altra giornata di attesa inutile. Anzi, la scelta di rimandare l’annuncio sul sostegno o meno al rientro dagli States, da più parti viene letta in maniera decisamente negativa. A cominciare dal comitato organizzatore di Roma 2020, probabilmente convinto che se non avesse avuto così tante perplessità il premier si sarebbe già pronunciato a favore della candidatura olimpica capitolina. Chi ancora spera, e pungola Monti, è Gianni Alemanno. «L’appello è un’ulteriore dimostrazione della condivisione che contraddistingue questo progetto—ha detto il sindaco di Roma —. C’è la forte consapevolezza che ospitare i Giochi rappresenterebbe per tutta l’Italia una grandissima occasione di rilancio, che non possiamo lasciarsi sfuggire in questo difficile momento di crisi. Auspico che il presidenteMonti prenda atto della volontà degli italiani, accolga l’appello dei nostri atleti e appoggi la candidatura». Ma la volontà degli italiani non è affatto tutta a favore. Il comitato «Olimpiadi bene comune » (nato a settembre e composto da più di un centinaio di associazioni dello sport di base romano), ha scritto anch’esso al presidente del Consiglio una lunga lettera in cui si esprime «fortissima preoccupazione per i costi sproporzionati » previsti dalla relazione del comitato promotore: 825 milioni.
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