Preoccupa il calo dei tifosi fidelizzati: meno 20% degli abbonamenti Reggono Inter e Genoa, ma il vuoto è causato dall’overdose da pay-tv
DI LUCA MAZZA - avvenire
L ’attesa è finita e sabato la serie A 2010-2011 prenderà il via. In crisi d’astinenza da partite ufficiali, e pronto a fare un sol boccone del campionato- spezzatino che la Lega-Calcio gli ha incautamente imposto, il tifoso si è trovato quest’estate a dover scegliere tra due diversi “menu” in vista della stagione calcistica. Il primo prevede una comoda visione dal divano di casa, telecomando alla mano, abbonamento alla pay-tv e telecamere in grado di cogliere ogni piccolo particolare. Non sfuggirà nulla: dal replay con la prodezza del campione, alla moviola con il millimetrico fuorigioco non visto dall’assistente dell’arbitro.
Il secondo “menu” ha per antipasto la difficoltà di trovare parcheggio nei pressi dello stadio, prosegue con la scomodità dei seggiolini sui quali si è costretti a vedere la partita e termina con un po’ di traffico per tornare a casa alla fine del match. Risultato? La seconda opzione è stata scelta davvero da pochi tifosi e gli abbonamenti allo stadio hanno subito un calo complessivo del 20%.
Il Milan, protagonista di una campagna acquisti volta finora al risparmio e ravvivata solo poche ore fa dalla trattativa per Ibrahimovic, a meno di una settimana dalla chiusura ha registrato la sottoscrizione di circa 20mila tessere. Poche, a fronte delle 27.885 della scorsa stagione. Attorno ai 18mila abbonamenti si è fermata la Roma (lo scorso anno erano 24.454) con seggiolini vuoti perfino nella calda Curva Sud.
Calo vistoso anche per la Juventus, dove il nuovo corso Agnelli-Marotta-Del Neri non convince pienamente i tifosi bianconeri. Sono solo 12mila, infatti, coloro che hanno prenotato il loro posto fisso all’Olimpico di Torino (dodici mesi fa erano 19mila). Unica eccezione tra le “big” è l’Inter. Freschi di triplete, orfani di Mourinho e con una Supercoppa italiana già in bacheca, i nerazzurri, con oltre 36mila sottoscrizioni, sono vicini al record di 40mila abbonamenti della passata stagione.
Per carità, la colpa gli spalti semivuoti non è da attribuire esclusivamente alle pay-tv. C’è da considerare la crisi economica, la delusione post-Sudafrica, le campagne acquisti poco esaltanti e, soprattutto, l’avversione degli ultrà alla tessera del tifoso. Quest’ultimo fattore sembra essere quello determinante per spiegare il caso della Lazio. La parte organizzata del tifo biancoceleste, quella della Curva Nord, oltre ad essere in continua contestazione nei confronti del presidente Lotito ha deciso di boicottare la campagna abbonamenti proprio per la tessera del tifoso. Da 27.584 abbonati si è precipitati così a poco più di 7.000.
In difficoltà anche la Fiorentina, passata da più di 20mila abbonamenti agli attuali 13mila, e il Parma, sceso da 13mila a 7mila . Il Napoli ha deciso di cominciare aprire la sottoscrizione delle tessere solo ai primi di agosto: l’inizio è incoraggiante (quasi 10.000 posti già prenotati al San Paolo) ma bisognerà vedere se il trend positivo continuerà fino alla chiusura, fissata per il 12 settembre. Resistono invece Genoa, Samp, Bari e Palermo, che confermano più o meno il numero delle tessere della passata stagione. Il Cesena, invece, è un’isola felice. Con l’entusiasmo dei tifosi per la promozione nella massima serie si è raggiunto il record di sempre: 8.300 abbonamenti. Per i tifosi romagnoli, non c’è divano che tenga. Quest’avventura in serie A vogliono godersela dal vivo.