E' la finale che il Brasile mai avrebbe voluto
vedere, senza la Selecao di casa, ma Germania-Argentina al Maracanà è
comunque un Gala del calcio. E' passato quasi un quarto di secolo, 24
anni da Italia '90, e l'immagine delle lacrime di Maradona nella notte
magica di Roma rimane nella storia dei Mondiali, così come il suo "figli
di..." per l'inno fischiato prima della partita. C'era stato anche
allora un Sergio in porta, Goychochea come adesso Romero, a parare i
rigori e a spingere gli argentini in finale: ma non gli riuscì di
bloccare quello più importante, molto dubbio ma concesso dall'arbitro
Codesal e trasformato da Brehme. Così ad alzare la Coppa all'Olimpico fu
Lothar Matthaeus, e Diego parlò della "mano nera" della Fifa
paragonando Havelange alla mafia.
Il sogno di milioni di argentini è che quel pianto del loro idolo si
tramuti nella gioia irrefrenabile del fuoriclasse del nuovo millennio,
quel Lionel Messi che dell'ex Pibe de Oro è un degno erede e con un
trionfo al Maracanà entrerebbe nella leggenda, onorando anche la memoria
di Alfredo Di Stefano, altro mito del pallone, scomparso nei giorni
scorsi. Da Roma a Rio è stato un lungo viaggio, ma l'avversario è di
nuovo la Germania, che come quella volta in Italia giocherà con la prima
maglia, quella bianca, costringendo gli argentini a vestire la seconda
divisa, azzurro scuro, che ai tanti fan dell'Albiceleste che hanno
invaso Rio ricorda la sconfitta di Roma ma anche il gol più bello della
storia, con lo slalom di Messico '86 di Maradona contro l'Inghilterra.
Fu anche il giorno della 'mano di Dio', la stessa che servirebbe adesso
per battere i panzer che hanno annichilito il Brasile: hai visto mai che
ci pensa quel tifoso eccellente, Papa Francesco, il cui volto campeggia
insieme a quelli di Messi e Maradona in molti degli striscioni portati
in Brasile dall' 'hinchada' biancoceleste. Di sicuro, ancora una volta,
la Germania non sarà un'avversaria facile, visto come ha travolto
selezioni in teoria di valore come Portogallo e Brasile.
Dopo un lavoro durato anni, dalla delusione del Mondiale in casa del
2006 ad oggi, e ispirandosi al Bayern di Guardiola, il ct Joachim Loew
ha creato una macchina che sembra perfetta, e gioca un sorta di
'tiqui-taka' più veloce e potente dell'originale, per larghi tratti il
più bel calcio di questo Mondiale, da cui gli ex maestri brasiliani
vorrebbero prendere esempio per tornare al 'futebol arte'. Il bilancio
fra le due contendenti nella sfida che sarà diretta da Rizzoli è pari,
una finale vinta a testa (l'Argentina si impose in Messico contro
Voeller e Rummenigge in verde), quindi ci sarà il 'Tetra' della Germania
o il 'Tri' dell'Argentina, eventualità quest'ultima che nella notte del
post-partita a Rio fa temere per l'ordine pubblico, anche se, a
sorvegliare la situazione, saranno impegnati, prima, durante e dopo la
partita, ben 26mila agenti.
I brasiliani tifano compatti per la Germania, nemmeno l'1-7 di Belo
Horizonte ha fatto guadagnare qualche preferenza agli argentini e, nel
caso ci fossero dubbi, per strada a Rio si vedono tanti carioca vestiti
con la casacca della 'Brasilemanha', a strisce orizzontali rosse e nere e
simile, non a caso, a quella del Flamengo. L'ultimo precedente, con
Loew sulla panchina tedesca e Maradona in giacca e cravatta su quella
dei sudamericani, fu il 4-0 con cui, a Città del Capo nel 2010, il
'Mannschaft' mandò a casa Messi e soci. Dieci calciatori della Germania
che cominciarono quella partita sono ancora presenti nella rosa': Neuer,
Lahm, Boateng, Mertesacker, Khedira, Schweinsteiger, Ozil, Podolski,
Mueller (che sogna un gol in finale, magari quello decisivo, come il suo
omonimo Gerd nel 1974) e Klose. Di loro solo Podolski e Mertesacker non
sono più titolari, ma il secondo potrebbe giocare se Boateng non
recupera dal problema all'inguine accusato in allenamento.
Dubbi anche per Sabella, con Di Maria e Aguero ancora non al meglio,
al punto che nella formazione iniziale dovrebbero trovare posto Perez e
Lavezzi. Un altro dato fa riflettere e fare scongiuri ai supporter
venuti da Buenos Aires: come 24 anni fa, una delle due finaliste ha
segnato più del doppio dei gol dell'altra. Il saldo anche stavolta è di
+9 per la Germania: 17-8 nel 2014 e 14-5 nel 1990. Ma i numeri non
sempre fanno la storia del calcio, meno che mai per chi è convinto che
al Maracanà non possa trionfare una rappresentante dell'Europa. Quindi,
fanno capire gli argentini, popolo da sempre convinto di essere il
migliore ("siamo fatti così, ci nasciamo", ha chiosato il ct Sabella),
alla fine sarà festa grande biancoceleste.
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