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SPORT: Adesso il servizio civile chiama anche gli sportivi


Ci sono due termini che ricorrono costantemente parlando con il presidente Massimo Achini, e questi sono «sfida» e «utopia». La sfida è quella che porta avanti da sei anni alla guida del Csi (Centro sportivo italiano) assieme ai comitati nazionali sparsi da nord a sud in 144 città. Oltre 13mila società sportive e da poco è stato superato il muro-record del milione di tessere associative. «Siamo la prima associazione cattolica per numero di tesserati e grazie a quel milione di persone che si sono legate al Csi ci sentiamo sempre di più degli artigiani dell’educazione che operano attraverso lo sport». L’utopia sta proprio nel portare con lo «spirito artigianale» le tute arancioblù del Csi in tutti i campetti più remoti d’Italia, per poi sconfinare fino a quello che Achini considera il «quarto mondo», Haiti. «Il Csi per la quinta volta è volato a Port-au-Prince, la capitale di Haiti, e quando si arriva lì la prima domanda che ci si pone è: come sia possibile che nel terzo millennio migliaia di persone possano ancora abitare e sopravvivere in luoghi del genere?». Risposta non c’è. Così come cala il silenzio spaventoso dinanzi alla violenza cieca e dilagante che si consuma in una città come quella haitiana che conta una popolazione inferiore a quella del Csi, 800mila abitanti. Ad Haiti, oltre alla miseria secolare si è aggiunta anche quella del post-terremoto del gennaio 2010 che ha coinvolto 3milioni di persone e causato 225mila morti accertate. Al volontariato che in questi tre anni è giunto da un po’ tutto il mondo, si è aggiunto quello «utopico, ma concreto» del Csi che da Port-au-Prince ha lanciato l’ennesima sfida: il «volontariato sportivo internazionale».

Presidente Achini, spieghiamo di cosa si tratta.
L’idea di base è quella di portare ciclicamente dei nostri giovani a svolgere un periodo di “servizio civile” volontario all’interno dello sport. Da dieci anni il Csi è presente con progetti di cooperazione e solidarietà nelle periferie italiane (l’ultimo: il campo di gioco dell’oratorio napoletano di don Guanella a Scampia) nella Repubblica Centroafricana, in Albania e Camerun, ma l’obiettivo o l’utopia, è riuscire ad arrivare in tutte le periferie del mondo con i nostri volontari.

Cominciamo dalla sfida appena lanciata ad Haiti.
Questa estate, per tre settimane, in collaborazione con la Caritas, Fondazione Francesca Rava, gli Scalabriniani e con il patrocinio del ministero dello Sport, ci siamo presentati a Port-au-Prince con 13 giovani tecnici di calcio e pallavolo del Csi e quattro docenti. Abbiamo donato oltre 60 scatoloni contenenti materiale sportivo (palloni, scarpe, tute, maglie) e organizzato un corso di una settimana - 8 ore al giorno -, per “allenatori oratoriali”.

Risultato finale della “missione sportiva”?
Sono stati formati 100 tecnici di base di calcio e pallavolo e abbiamo coinvolto 140 animatori locali. Ma il risultato più straordinario è stata la “Prima giornata nazionale dello sport di Haiti” che siamo riusciti a promuovere.

Una piccola Olimpiade haitiana?
Molto di più. Oltre 2mila bambini di strada si sono ritrovati allo stadio Silvio Cator per giocare liberamente e sottolineo, senza nessun pericolo, per quasi tutto il giorno. Una festa dalle emozioni intense, commovente. Un’esperienza che ha smosso le coscienze del governo: nell’occasione il ministro dello sport ha annunciato che nel loro disastrato sistema di pubblica istruzione da quest’anno lo sport diventa obbligatorio in tutte le scuole del Paese.

Un’altra sfida vincente a firma Csi.Sì, ma anche la conferma che lo sport moltiplica le potenzialità educative e aggregative. E la riprova l’abbiamo avuta con il torneo disputato nello “stadio che non c’era”.

Siamo passati dall’utopia alla favola?
In effetti solo di favola si può parlare se da una spianata di rifiuti i nostri volontari e i ragazzi dell’inaccessibile bidonville di Cité Soleil – dove le bande armate ci hanno permesso di entrare – si è riusciti ad organizzare un regolare torneo di calcio che per qualche giorno ha spazzato via quella cappa di cupo terrorismo che aleggia sopra le baracche di questi “ultimi” della terra.

Un momento di normalizzazione importante, ma adesso come proseguirà la vostra sfida?
Continuerà ad ottobre con il viaggio in Italia di due dei migliori allenatori haitiani che abbiamo formato e che verranno a fare uno stage nelle nostre società oratoriali. Li accompagnerà la delegazione del premier Michel Martelli che tra l’altro è un appassionato di calcio e ha una sua squadra che a marzo 2014 vorrebbe sfidare una rappresentativa di vecchie glorie della nazionale italiana.

Il presidente del Coni Malagò ha premiato i vostri 13 ragazzi come giovani Ambasciatori dello sport. Ma il “servizio civile sportivo” non potrebbe essere steso ad altri giovani ricchi e famosi come i Balotelli e ai campioni dello sport nazionale?
Intanto dobbiamo solo dire grazie a quei 36 giovani che negli ultimi due anni sono venuti - a spese loro - ad Haiti. Il sogno e l’obiettivo è quello di aprire una vera sezione di servizio civile internazionale attraverso lo sport. Questo farebbe il bene di migliaia di bambini dei Paesi in via di sviluppo e il bene di centinaia di giovani italiani che hanno bisogno di vivere esperienze vere e forti della vita. Da soli non ce la possiamo fare. Perciò, oltre a quello economico, è necessario il supporto ideale e morale di tutto lo sport italiano, dal Coni di Malagò alla Lega Calcio, dall’Assocalciatori all’Assoallenatori. Piccoli e grandi del calcio e della galassia olimpica, tutta, devono credere in questa grande possibilità educativa che viene dal volontariato e dal servizio civile nello sport.

Massimiliano Castellani - avvenire.it

Quando il calcio fa miracoli: a Rosarno la gente tifa per la squadra dei neri


Dalla rivolta di Rosarno al campionato di calcio Dilettanti di Terza Categoria. Dallo sfruttamento sui campi di agrumi, alle corse e i gol sui campi di pallone. È la bella storia della squadra Koa Bosco, la prima composta completamente da immigrati che partecipa a un campionato italiano regolare. Prima partita in programma il 25 ottobre. Trentadue africani, tra calciatori e dirigenti, tutti tesserati, provenienti da Senegal, Mali, Ghana, Burkina Faso.

Vivono nella tendopoli di San Fredinando, alcuni rifugiati, altri ancora in attesa del riconoscimento. Reduci dei drammatici fatti del gennaio 2010 quando, dopo atti di violenza e sfruttamento commessi da alcuni cittadini italiani, fomentati dalla ’ndrangheta, gli immigrati di Rosarno scesero in piazza. Protesta dura, anche con eccessi violenti, ma la prima contro i clan della zona. Tutto iniziò nella contrada "Bosco", quartiere periferico della cittadina, terra di nessuno, senza illuminazione, sui cartelli delle strade solo la scritta "stradone" e un numero progressivo, dall’1 al 15. Nel 2012 nella parrocchia di S. Antonio arriva il giovane sacerdote don Roberto Meduri, ex viceparroco a Polistena dove col parroco don Pino Demasi, responsabile di “Libera” per la Piana di Gioia Tauro e simbolo della lotta alle cosche, aveva già partecipato a molte iniziative per gli immigrati. Così anche a Rosarno. La squadra di calcio è, infatti, inserita in un progetto più ampio, “Uniti oltre le frontiere”, che prevederà alfabetizzazione e formazione. «La squadra - spiega - vuole essere un segno di integrazione. Gli immigrati non sono solo quelli delle arance o della rivolta. E cosa c’è di meglio del calcio per integrarli nel nostro territorio?».

All’inizio giocavano in ciabatte e pigiama, ora sono arrivate le divise offerte dalla "Viola basket" di Reggio Calabria. «Cerchiamo sponsor - spiega don Roberto - ma non solo per finanziare la squadra. Ci piacerebbe trovare qualcuno che sia disposto a farli lavorare e noi faremo pubblicità...». Ma la cosa più importante è il rapporto coi rosarnesi. «La ferita per i fatti del 2010 è ancora aperta - ammette il parroco - ma vederli giocare a calcio piace a tutti e cominciano a fare il tifo per loro. Molti si sono iscritti alla pagina facebook della squadra». Gli allenamenti si terranno sul campo comunale di Palmi, le partite a Rosarno. Si fa di tutto per unire italiani e migranti. Così sulla divisa gialla e verde, colori “africani”, ci sarà un distintivo molto particolare: i profili dell’Africa e della Calabria, un albero di agrumi, la croce e la mezzaluna, due mani, bianca e nera, in preghiera, e le scritte “Pronti a servire” e “Fratelli” (questa in arabo). I giovani africani sono entusiasti. «Nel mio paese non potevo giocare a calcio - ricorda Khadim Seye, 26 anni del Senegal -. Non c’era il campo per motivi religiosi. Così noi bambini dovevamo giocare per strada e quando arrivava la polizia scappavamo». Gioco e non solo. Hanno scritto l’inno della squadra e lo suonano coi bonghi. In campo pregano e alla fine dell’allenamento si mangia tutti insieme (non solo loro: più di 100 i pasti offerti). «Siamo forti in tutti i settori tranne il portiere ma anche senza vinciamo, giochiamo per noi e i fratelli africani», dicono orgogliosi. E poi scherzando aggiungono: «Abbiamo un’arma in più: se fanno cori razzisti, vinciamo a tavolino». Ma la partita vera l’hanno già vinta.

Antonio Maria Mira - inviato a Rosarno - avvenire.it

“Transazioni bancarie sospette”, inchiesta interna alla Rcs Sport

L’indagine, ha comunicato il gruppo di via Rizzoli, è scattata in seguito ad alcune “verifiche amministrative poste in essere recentemente dalla direzione amministrazione, finanza, controllo di gestione e legale della capogruppo”.

“Transazioni bancarie sospette”, inchiesta interna alla Rcs Sport
Movimenti di denaro poco limpidi tra Rcs Sport – la società del gruppo che pubblica Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, famosa per l’organizzazione del Giro d’Italia, oltre ad altri importanti eventi sportivi – e alcune società ad essa collegate. Tanto che Rcs vuole vederci chiaro al punto da aprire ufficialmente un’indagine sulla questione.
A comunicarlo è stato lo stesso gruppo di via Rizzoli, che in una nota ha fatto sapere di aver affidato “tempestivamente ad una società esterna l’avvio di un ‘audit’ (verifica ispettiva, ndr) per svolgere ulteriori approfondimenti in merito alla natura di alcune transazioni bancarie”. L’indagine è scattata in seguito ad alcune “verifiche amministrative poste in essere recentemente dalla direzione amministrazione, finanza, controllo di gestione e legale della capogruppo”.
Le operazioni finite nel mirino del cda sono state effettuate tra l’azienda ed altre società che intrattengono rapporti con la stessa, ma non fanno parte del gruppo. Secondo quanto appreso dal fattoquotidiano.it, sulle transazioni peserebbero delle irregolarità a livello “procedurale” e di “autorizzazioni”. Per il momento c’è il massimo riserbo sui nomi delle società coinvolte e la tipologia di irregolarità compiute (ancora comunque da verificare).
La società, però, fa sapere che nel caso i dubbi dovessero rivelarsi fondati, il gruppo sarebbe parte lesa della vicenda. “Vogliamo controllare se qualcosa è stato fatto in maniera scorretta, e a quel punto individuarne la responsabilità: capire se è attribuibile in toto alle società esterne, o se degli errori sono stati commessi da membri del gruppo che hanno danneggiato i nostri interessi”, spiegano da via Rizzoli.
Rcs Sport – sports and media company che opera nel ramo dell’organizzazione di eventi sportivi – nasce nel 1989 dalla Gazzetta dello Sport per gestire in maniera più accurata e indipendente gli eventi organizzati dal quotidiano sportivo. Fra essi ci sono alcune delle corse ciclistiche più prestigiose al mondo, come la Milano-Sanremo e il Giro di Lombardia (oltre al già citato Giro d’Italia). Nel ‘portfolio’ della compagnia rientrano anche le partnership con la nazionale italiana di calcio e con l’Inter, nonché la Federazione italiana di pallacanestro e la Lega basket Serie A.
Per garantire la maggior trasparenza possibile sui conti della società adesso il cda ha deciso di avviare un’indagine. I tempi – assicura l’azienda – saranno “assolutamente rapidi, come dimostra il fatto che dopo una prima verifica interna è stato subito dato mandato ad un soggetto terzo e competente per far luce sull’accaduto”. “Già nei prossimi giorni – concludono i vertici – dovrebbero esserci novità, che comunicheremo prontamente alla stampa”.
di Lorenzo Vendemiale - ilfattoquotidiano.it