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2-1 all'Aik, Napoli qualificato Anche Lazio avanti, Udinese fuori. Inter ko

C'é un'Italia che si ritrova in Europa. Ma c'é anche l'altra faccia della medaglia, quella della violenza e dei cori antisemiti. Con possibili strascichi disciplinari dell'Uefa. E' la settimana in cui Juve e Milan hanno ritrovato la via in Champions: i rossoneri qualificandosi agli ottavi grazie al 3-1 in casa Anderlecht, la squadra di Conte con una partita perfetta contro il Chelsea che la lancia verso gli ottavi. Gol, vittorie e gesti tecnici come la splendida rovesciata di Mexes a Bruxelles in stile Ibrahimovic: poi il seguito di risultati dell'Europa League di giovedì, con Lazio e il Napoli che si aggiungono all'Inter già qualificata ai sedicesimi e l'Udinese costretta a capitolare a Mosca di fronte all'Anhzi abbandonando le speranze di un recupero miracoloso. A conti fatti, il bilancio tecnico è comunque positivo, specie se si confronta agli inizi stentati di un po' tutte le italiane di Coppa. Nondimeno, se i ranking internazionali sorridono, l'immagine del calcio italiano rischia di perdere punti pesanti in Europa. Prima il raid di una cinquantina di teppisti in un pub a Roma, con una decina di tifosi inglesi feriti, i primi arresti, i sospetti di alleanze trasversali tra ultrà di Roma e Lazio e il movente antisemita. Poi i cori dell'Olimpico. 'Juden Tottenham, Juden Tottenham', urla per pochi minuti la curva Nord dell'Olimpico, a conferma che il club londinese è preso di mira per la sua identificazione con la comunità ebraica della capitale inglese. 'Free Palestina', recita un altro striscione esposto dai tifosi della Lazio. E se a indagare su autori, moventi e dinamiche della notte di Campo dé Fiori sarà solo la polizia, per i cori dell'Olimpico è scontato che intervenga l'Uefa. Lo ha sollecitato il tecnico degli Spurs Villas Boas, ricordando i cori razzisti del pubblico laziale a Londra, all'andata, che costò una multa al club romano. Sul razzismo la confederazione europea segue la linea dura: proprio oggi la disciplinare Uefa ha rinviato l'esame dei fatti di Serbia-Inghilterra U.21: pubblico e giocatori serbi sono accusati di razzismo verso giocatori di colore avversari, a conferma che il fenomeno non ha latitudini.
 ansa

Juve, la partita perfetta

Serviva una partita così per sentirsi grandi anche in Champions. La Juve liquida il Chelsea campione d’Europa e prepara con fiducia la valigia per Donetsk: basterà un pari con lo Shaktar già qualificato per decollare verso gli ottavi. Il 3-0 è bello e prepotente, perché annienta gli inglesi (a un passo dall’eliminazione) e regala ai bianconeri le certezze che finora erano mancate nel torneo continentale.

Finalmente la Juve riesce a esprimersi sui livelli del campionato, cancellando gli imbarazzi palesati nelle precedenti uscite. La vittoria infatti arriva come logica conseguenza di una prestazione di qualità e sostanza, che regala al popolo juventino una notte magica, come non si vedeva da tempo. Spinta dal fragore dello Juventus Stadium, la squadra di Conte alla lunga sovrasta gli uomini di Di Matteo: i trottolini Hazard, Mata e Oscar creano inizialmente un po’ di scompiglio, ma poi Bonucci e soci trovano il modo di disinnescarli. In copertina ci vanno Quagliarella e Vidal: l’attaccante non sarà il sospirato top player, però ci assomiglia molto, anche perché segna con continuità. Il mediano cileno è il solito martello: sradica palloni, imposta e quando entra in area lascia sempre il segno. Giova anche il rientro di Vucinic, che offre la solita prova da gattone svogliato, capace però di zampate che graffiano la difesa altrui.

Conte, ancora (per poco) confinato in tribuna, ci mette poco a capire che può essere la serata giusta. La sua Juve ringhia subito e dopo tre minuti spaventa il Chelsea. Lichtsteiner sbuca in area e stampa contro il palo l’assist di Vucinic. Ma poi tocca a Oscar mettere i brividi ai bianconeri con un contropiede concluso da Mata: Buffon si fa trovare pronto nella deviazione d’istinto. La Juve però non si impressiona e inizia a comprimere gli inglesi. Marchisio trova il bersaglio ma Cech ci mette il guantone. Il Chelsea si difende, scricchiola su un paio di guizzi di Quagliarella ma tiene botta. I bianconeri ogni tanto si complicano la vita sbagliando l’impostazione. Per poco non ne approfitta Oscar, in agguato nell’erba come un serpente. Scampato il pericolo, tocca però alla Juve piazzare il morso. Tiro di Pirlo, deviazione di Quagliarella: bianconeri in vantaggio al 38’. Poi succede di tutto: deviazione di Lichsteiner intercettata sulla linea, sull’altro fronte Buffon alza lo scudo e ferma l’incursione di Mata.

Nella ripresa il Chelsea rompe gli indugi, ma la Juve non si fa spingere in trincea. Quagliarella si trova davanti a Cech, ma perde l’attimo fuggente. Al 61’ ci pensa però Vidal a incidere il 2-0 con tocco preciso. La ciliegina sulla torta la mette Giovinco, segnando il 3-0 in contropiede allo scadere. Per Conte è una Juve da gustare.

SITUAZIONE DEL GRUPPO E
L’altra sfida
Nordsjaelland-Shakhtar 2-5
La classifica
Shakhtar 10 punti; JUVENTUS 9; Chelsea 7; Nordsjaelland 1.
Prossimo turno: 5 dicembre
Shakhtar-JUVENTUS
Chelsea-Nordsjaelland

Marco Birolini - avvenire.it

Storie di cuoio: «Papà, raccontami il gol»

Se tutti i violenti degli stadi si fermassero per un attimo a leggere questa storia, forse capirebbero quante domeniche hanno gettato via, senza alcun senso. È la storia di un padre, Claudio, che tutte le domeniche accompagna suo figlio, Matteo, allo stadio di San Siro: perché il suo ragazzo è un non vedente dalla nascita. «Ecco Matteo, ora capitan Zanetti avanza sulla fascia destra si accentra e serve Milito che carica il tiro, e gol… Noooo… Fuori di poco».

È la “telecronaca” tenera e accalorata di Claudio Mussi, il papà di Matteo, 16 anni, capelli lunghi tenuti su da un cerchietto sopra gli occhialini dalle lenti spesse, a immaginare il mondo. Da sei stagioni papà e figlio, dall’anello blu di San Siro, non perdono una gara casalinga della loro «pazza e amata Inter». Arrivano in auto da Alessandria: duecento chilometri tra andata e ritorno. Claudio di mestiere fa l’operaio per Trenitalia e sua moglie Silvia dopo mesi di disoccupazione ha ripreso da poco a lavorare, subagente in un’assicurazione. «Un sacrificio anche economico certo, ma Matteo è il nostro sole...», dicono. Gianfelice Facchetti ha voluto Claudio e Matteo alla premiazione del “Premio Giacinto Facchetti”, consegnato a capitan Javier Zanetti. Un nome che ricorre nelle loro “telecronache”.

Matteo con la sua inesauribile fantasia se li immagina uno per uno i suoi beniamini in campo, ma se gli chiedono chi è l’idolo, ammette cauto: «Mi piacciono tutti alla stessa maniera, quello che conta alla fine è che facciano vincere la squadra». Una risposta alla Stramaccioni, che ha appena abbracciato alla Pinetina, dove quando può fa capolino con l’inseparabile papà. «Però le sensazioni che proviamo nei 90 minuti a San Siro io e “Matte”, come lo chiamiamo a casa, faccio fatica a spiegarle a parole. Mentre gli descrivo le azioni è una sensazione meravigliosa sentire la sua mano stringere la mia, per tutta la partita. Quella mano che trema a seconda del crescere e il calare dell’intensità del tifo sugli spalti... Queste emozioni condivise rappresentano la mia vera vittoria».

Claudio ha i lucciconi agli occhi, Matteo sorride. Ma in casa Mussi non si vive di solo calcio. Matteo a sei anni aveva già gli sci ai piedi e con le immersioni da sub è sceso fino a 10 metri di profondità. E poi dopo la mattina al Liceo, c’è la musica. «Frequento una scuola di canto e di batteria e con degli amici ho messo su una band rock. Come ci chiamiamo? I “Name Less”, i senza nome...», sorride divertito. E il primo fan della boy band non poteva essere che Claudio. «Un paio di anni fa gli ho creato una web-radio (www.radiosalaprove.it) e un piccolo studio di registrazione. Ha funzionato. Alla sera Matteo si diverte a fare il dj e trasmette le sue canzoni preferite. È una finestra in più aperta sul mondo, perché la difficoltà maggiore per ragazzi non vedenti è proprio la socializzazione. Viviamo in una società individualista e spesso falsamente attenta alle disabilità». Cattivi pensieri che purtroppo sfiorano anche Silvia: «Fa rabbia l’indifferenza, specie quella a scuola della maggior parte dei professori. Sono preoccupati solo del profitto dei ragazzi. E non capiscono che è lo stare insieme agli altri che li aiuterà a crescere e ad integrarsi».

Problemi che non si risolvono, come una partita dell’Inter, con un gol di Milito . Ma l’amore dei suoi genitori, la musica, gli amici della band e le domeniche a San Siro, riempiono gli spazi purtroppo sempre bui della vita di Matteo. E con la sua storia, il calcio torna ad essere poesia. Una poesia d’amore, come i versi che da piccolo gli ha dedicato sua madre: «Quando al mattino sorridi nel sonno, il mio pensiero vola lontano e penso che tu ci veda come tutti gli altri bambini... Le tue manine così avide di conoscenza diventano ogni giorno più abili. Le tue manine preziose, i tuoi occhi».

Massimiliano Castellani 
avvenire.it