Sport Land News

JUVE RIMANDA FESTA SCUDETTO. MILAN-LAZIO 1-0 AD ALTA TENSIONE

Milan-Lazio, ieri sera, finisce 1-0 dopo una partita ad alta tensione con tanto di zuffa in campo tra giocatori. La Juve rimanda la festa scudetto, battuta 2-1 dalla Spal. Decisiva, oggi, Napoli-Chievo.(ANSA).

Sport POLE MOTOGP AMERICHE A MARQUEZ, A BOTTAS A GP DI SHANGAI

Marc Marquez non si smentisce e sulla pista texana di Austin coglie la settima pole consecutiva della classe MotoGp, l'82/a della carriera. Subito dietro Valentino Rossi, Dovizioso solo 13/o. A Shangai protagoniste oggi le Mercedes con Bottas in pole con Hamilton, seguiti dalle Ferrari di Vettel e Leclerc
ansa

Stati Uniti. Nba, l'addio al basket di Dwyane Wade commuove il web


Ci sono storie così belle che vanno oltre lo sport. E tante sono quelle che ci regala da sempre il basket, specie quello a stelle e strisce. Gli appassionati di tutto il mondo hanno in questi giorni le lacrime agli occhi per il ritiro di due giocatori leggendari dell’Nba, il campionato dei fenomeni statunitensi: Dirk Nowitzki e Dwyane Wade. Il primo, il gigante tedesco che ha dimostrato come si possa essere cecchini da 3 punti anche con 213 centimetri di altezza, chiude a 40 anni e 21 stagioni sempre con la maglia dei Dallas Mavericks: 1 titolo Nba e sesto marcatore di sempre con oltre 31mila punti realizzati per quello che è già considerato il più grande giocatore europeo di tutti i tempi. Altrettanto fantastica la carriera di Wade che smette a 37 anni dopo oltre mille partite Nba e tre anelli con i suoi Miami Heat.
Un fuoriclasse non solo in campo ma anche fuori come testimonia un video toccante (realizzato da Budweiser) in vista della sua ultima partita. Si vede il campione che riceve a sorpresa cinque maglie speciali donategli da persone a cui ha cambiato la vita. Merrilyn Beard-Breland, la donna della Florida che ha visto la sua casa bruciare dieci giorni prima di Natale (“l’incendio èstato il punto più basso della mia vita, tu sei diventato il mio eroe“) è stata aiutata economicamente dal campione. Così come Tamara Johnson, giovane che è riuscita a laurearsi alla Marquette University (il college di Wade), diventando la prima ragazza della sua famiglia a completare gli studi. C’è Andrea Oliver, sorella di Joaquin Oliver, il ragazzino morto nella strage della scuola di Parkland: Wade che era il suo idolo ha voluto omaggiarlo scrivendo il suo nome sulle scarpe usate in partita. E poi c’è Danny Arzu, giovane che ha deciso di dare una sterzata alla sua vita trovando un lavoro onesto e diventando un modello per gli altri proprio dopo aver sentito parlare dal vivo Wade al Miami’s Overtown Youth Center, centro che si occupa dell’aiuto e dello sviluppo dei bambini fino all’età adulta.
L’ultima partita di Dwyane Wade con i suoi Miami Heat ' AP Photo'Kathy Willens
L’ultima partita di Dwyane Wade con i suoi Miami Heat / AP Photo/Kathy Willens



Tutte storie realmente accadute ma è l’ultima quella per cui è più difficile non emozionarsi. È il momento in cui entra in scena mamma Jo-Linda che ricorda a Wade la difficile infanzia, nella quale lo ha cresciuto. Il padre infatti decise di andar via di casa con una nuova compagna quando il piccolo aveva solo quattro mesi. E la madre ferita dalla separazione troverà ingannevole rifugio solo nella droga e nell’alcol, in una periferia di Chicago dove la criminalità è un macigno sul futuro dei più giovani. Nonostante tutto sarà Wade a tirar fuori sua madre dai guai, facendole scoprire anche la fede cristiana.

Quella che Wade ha voluto sottolineare anche sulla sua canottiera scegliendo da sempre il numero 3, in omaggio alla Santissima Trinità. Un uomo che ha sempre spiegato come la sua missione sia quella di restituire a Dio almeno un 10 per cento di quel che abbiamo ricevuto. Dice la madre a Wade nel video: «Io sono più orgogliosa dell’uomo che sei diventato rispetto al giocatore di basket: tu sei più grande della pallacanestro. E “you are bigger than basketball” è l’hashtag con cui il mondo intero sta celebrando via social Dwyane Wade. Standing ovation. Tutti in piedi per un grande uomo, marito, padre e giocatore di basket.
avvenire

FORMULA 1: GP CINA, BOTTAS AVANTI NELLE SECONDE LIBERE



MOTO, FP1 A MARQUEZ. PER JUVENTUS OGGI PARTITA SCUDETTO Scambio di posizioni fra Ferrari e Mercedes nelle seconde libere in vista del gp di Cina di F1 in programma domani a Shangai, mentre nel Gp delle Americhe Marc Marquez ha ottenuto il miglior tempo alla fine della prima sessione delle libere. A Ferrara la Juventus oggi affronta la Spal cercando i punti per lo scudetto. Stasera anche anticipi Milan-Lazio e Roma-Udinese. (ANSA).

ANCORA RAZZISMO NEL CALCIO. INTERROTTA DIGIONE-AMIENS

E' ACCADUTO IN FRANCIA, INSULTI A PRINCE GOUANO Interrotta per alcuni minuti, ieri sera in Francia, la partita di Ligue 1 tra Digione e Amiens, macchiata da insulti razzisti nei confronti del giocatore Prince Gouano, capitano della squadra ospite ed ex primavera Juventus. I giocatori hanno abbandonato il campo al 33' st e sono rientrati dopo alcuni minuti; nel frattempo alcuni di loro hanno cercato il dialogo con i tifosi affinché la situazione tornasse alla normalità. In Premier League è allarme discriminazione. Bufera sui tifosi del Chelsea per Salah. L'Arsenal censura un supporter per Koulibaly. 
ansa


Vero sport e università l'America che insegna

Le finali Ncaa del campionato di basket sono un evento del quale nella vecchia Europa, al netto dei veri appassionati della palla a spicchi, non abbiamo grande percezione. La Ncaa è l'organizzazione che gestisce le attività sportive di 1.268 college e università negli Stati Uniti. Se proprio volessimo partire dall'inizio potremmo già ragionare sul fatto che, negli Usa, il 20% dei bilanci delle università è finanziato dalle donazioni di ex allievi e il senso di appartenenza all'università di questi generosi ex alunni molto spesso è fondato sull'identità sportiva dell'ateneo. Torniamo però al fatto sportivo: finale del campionato Ncaa di basket, dicevamo. Luogo della sfida: il parquet del Us Bank Stadium di Minneapolis, un impianto che definire avveniristico non rende esattamente l'idea. Uno stadio (dove normalmente si gioca a football americano) completamente coperto con incredibili vetrate che sono un prodigio architettonico e con 70.000 posti a sedere, ovviamente tutti esauriti da tempo. Già, una finale che in Italia, potremmo rappresentare, che so, come Politecnico di Torino-Università di Padova è capace di portare più tifosi (oltre ai milioni di spettatori televisivi) di una finale di Champions League di calcio. La NBA stessa, nel giorno della finale, si ferma e lascia il palcoscenico agli sportivi universitari. Sotto la bandiera a stelle e strisce, lo sport universitario assume una mostruosa importanza e risonanza, rispetto al suo impatto sociale, culturale, di costume. Gli studenti universitari Usa ricordano il modello della Grecia classica, che teneva insieme la vigoria del corpo con la virtù, morale e intellettuale. L'identità sportiva, inoltre, permette di avere un ritorno economico che rende le università ancora più belle, più desiderate, più efficaci nel loro scopo didattico e formativo. Che dire o, meglio, che fare? Invidiare e basta? C'è una notizia: nella la finale che si è disputata fra le Università di Texas Tech e Virginia (vinta da quest'ultima), in campo c'erano due italiani. Da una parte, Davide Moretti (classe 1998), nato a Bologna, cresciuto cestisticamente nel settore giovanile di Pistoia e volato via, per accettare l'offerta della Texas Tech University, dopo aver vinto una medaglia di bronzo con la maglia azzurra agli Europei Under 18. Dall'altra, Francesco Badocchi, stessa età di Moretti, padre italiano e madre americana, che ha lasciato Cernusco sul Naviglio proprio perché il nostro Paese non gli avrebbe permesso di coniugare il suo talento atletico con gli studi universitari. Francesco è finito nel campus di Virginia (un bene protetto dall'Unesco) e lo descrive come un luogo dove ci si incanta a osservare le meraviglie architettoniche ogni volta che si va a lezione. Il bello, il bene, la virtù e lo sport, dicevamo. In realtà, lo dicevano 2.500 anni fa anche i Greci a casa loro e poi nel sud del nostro Paese, dove ragazzi affrontavano avventurosi viaggi attraverso il Mediterraneo per venire a fondare Paestum, Crotone, Siracusa: città capaci di generare intellettuali, matematici, politici, filosofi e anche (probabilmente di conseguenza) campioni olimpici. 
Insomma, superata l'invidia e forti del fatto che anche qui da noi era così (purtroppo un paio di migliaia di anni fa) non resta che un'operazione: sarebbe bello chiedere a Davide e Francesco di diventare testimonial ambulanti dello sport universitario. Poi si potrebbe capire come ridare dignità allo sport nel mondo della scuola, dalla primaria all'Università. Infine, si potrebbe ragionare sul come lo sport universitario potrebbe essere di enorme aiuto allo sforzo che oggi è a carico quasi esclusivo delle Forze Armate che, grazie ai loro gruppi sportivi, permettono a migliaia di nostri atleti di poter continuare a sognare i Giochi Olimpici. 
È davvero impossibile? E se sì, gentilmente, qualcuno mi potrebbe spiegare perché?
da Avvenire

.Inchiesta. La SuperLega divide il mondo del pallone

La SuperLega divide il mondo del pallone

avvenire
Gli schieramenti iniziano a delinearsi. I prossimi cinque anni, da qui al 2024, saranno scanditi da una lunga battaglia sulle modifiche al format della Champions League con relative ricadute sul destino dei campionati nazionali. Il futuro spinge verso una SuperLega per pochi eletti oppure una super-Champions che accentuerà le tutele economiche nei confronti delle partecipanti (con possibili finestre nel fine settimana e sistema di accesso slegato dalla classifica dei campionati). Sarà una lotta tra l’Eca (Associazione europea dei club) guidata da Andrea Agnelli e l’associazione delle Leghe professionistiche europee capeggiata dallo spagnolo Javier Tebas sempre più leader dello schieramento di chi vuole difendere la centralità dei campionati nazionali. Il capo della Liga è diventato il punto di riferimento di questo fronte (recentemente ha spiegato il suo punto di vista ai club di Serie A con una visita in via Rosellini che non ha fatto impazzire di gioia qualche presidente). Non a caso sarà Madrid la sede dell’importante riunione convocata per il 6-7 maggio: una sessione del Club advisory platform della European Leagues aperta a tutti i club del continente. Guarda con interesse a questi movimenti anche l’Associazione italiana calciatori: «I club medio-grandi italiani non si rendono conto di quello che sta succedendo. Mi auguro sia solo un basso profilo legato al fatto che stanno lavorando nelle apposite sedi istituzionali», dice Umberto Calcagno, vice-presidente vicario Aic. Il pensiero va a club come Fiorentina, Sampdoria e Bologna, realtà storiche di piazze importanti che rischiano di essere le più penalizzate.
Parlando con i vertici di questi club si respira preoccupazione. La Sampdoria, ad esempio, si dichiara contraria a SuperLega o super-Champions ma al momento sta soprattutto cercando di capire e studiare le possibili evoluzioni. Ma presto potrebbe entrare in fibrillazione anche grandi come Roma, Lazio o Napoli. Perché almeno due di queste big potrebbero non rientrare in certe logiche dal 2024. «Bisogna evitare effetti disastrosi –continua Calcagno – non ci stiamo ponendo abbastanza il problema dei rischi di devastazione del mondo che resterebbe tagliato fuori dai nuovi format. Temo che possano entrare in funzione tecnicismi giuridici in grado di vanificare la contrarietà della maggioranza dei club europei». Le conseguenze economiche per i campionati nazionali sarebbero pesanti: «I ricavi dei tornei nazionali entrerebbero sicuramente in sofferenza di fronte alla prospettiva di una coppa europea per ricchissimi, una per poveri e una per poverissimi», spiega Marco Bogarelli, ex ad di Infront Italia, advisor della Serie A per la vendita dei diritti tv. Difficile fare stime perché non è ancora chiaro l’assetto dopo il 2024. Il riferimento di Bogarelli è all’idea di creare l’Europa League 2 che dovrebbe garantire un ampliamento della partecipazione ai tornei Uefa a fronte di uno sbilanciamento verso l’alto della Champions. Se andrà in porto questa riforma sarà un’impresa continuare a vendere i diritti tv della Serie A intorno a quota un miliardo.
Preoccupazione raccolta al volo dall’ad della Lega di Serie A Luigi De Siervo che ieri in Commissione cultura alla Camera ha dichiarato: «Questo cambierà per sempre il nostro calcio rischiando di rendere il campionato residuale. La sperequazione che crea la Champions è evidente, più queste squadre parteciperanno a una competizione ricca e più la differenza si amplierà». Timori condivisi anche dalla Premier League come dimostra il comunicato assai critico emanato nei giorni scorsi. «I club devono valutare le conseguenze – continua Bogarelli – non tutti lo hanno ancora fatto. Le modifiche dei format delle coppe dovranno essere concordate a livello di Leghe europee. Non solo da Eca e Uefa. Deve essere l’associazione dei proprietari ad avere più voce in capitolo. Non si può pensare che altri imprenditori spendano senza avere ritorni per sostenere un sistema pensato per poche big». Chiaro il ragionamento: con una flessione degli introiti da diritti tv molte realtà del campionato italiano faticherebbero a restare a galla mentre pochi eletti beneficerebbero di un boom di ricavi.
«La Serie A diventerebbe una B alta – spiega Calcagno – superfluo dire che fine farebbero B e C. Gli stipendi dei calciatori ne risentirebbero. Nella massima divisione continuerebbero a girare cifre consistenti. Ma sotto sprofonderebbero ». Uno scenario da terra bruciata per consentire ai primi 15 club europei per fatturato di competere tra di loro in maniera più bilanciata rispetto a quello che succede adesso. Attualmente tra il Manchester United primo e l’Inter quindicesima ballano circa 370 milioni di differenza. Secondo l’Aic la soluzione sarebbe quella di rendere più equilibrato il sistema con differenze distributive meno sbilanciate tra i club di A e una mutualità più consistente destinata a B o C (come succede in altri paesi europei). In questo modo migliorerebbe la competitività. Ma lo spirito dei tempi spinge verso altre direzioni. Il confronto sarà aspro. Ai primi di maggio a Madrid andrà in scena una delle prime occasioni per misurare i rapporti di forza.