Un paese di 700 anime nato contro Mandela, dove l'apartheid non è finito: "Siamo contro ogni contaminazione". Viaggio nella città stato fondata negli anni '90 su terreni acquistati da 40 famiglie afrikaner
Il nome è da fantascienza. Da pianeta surreale. Ma Orania è su questa terra, a metà del Sudafrica, un ombelico nel mezzo del niente, nella regione Karoo. Una landa desolata, da Wile il Coyote, o da Spike, il fratello di Snoopy. Cactus, cespugli, polvere, strade sterrate, il fiume Orange. E tante bandiere arancioni. È una comunità afrikaner: gote rosse, occhi chiari, visi che sembrano dipinti da Rembrandt e da Vermeer. Un po' paffuti, dolci, da colonia sfuggita alla storia. Orania vive accanto a 48 milioni neri, ma non ne sente il respiro. Qui non sono graditi. È una comunità solo per banchi. La fondò un gruppo di 11 persone, comprandola per 200 mila dollari dal governo, che l'aveva costruita come campo-base e cantiere per gli operai che lavoravano all'acquedotto.
Era il dicembre 1990, Mandela non era più in prigione e l'apartheid era stato abolito. La risposta di Carel Boshoff, genero dell'ex premier Hendrik Verwoerd, l'architetto della segregazione fu: e noi ci facciamo una città e una repubblica tutta nostra, "only whites". Il posto, ormai in rovina, non era tra i più belli, solo una pioggia all'anno, accanto alla miniere di Kimberly. A metà tra la comunità Amish e una setta di fanatici con la zappa in mano. "Non vogliamo essere comandati da chi non è Afrikaner. La nostra cultura è oppressa e ai nostri bambini con la lingua inglese viene fatto il lavaggio del cervello".
A Orania oggi vivono 700 persone, gran parte impegnati nei lavori agricoli. C'è grano, miglio, e noci (esportate in Cina). E un tifo dichiarato per l'Olanda, anche se ormai una madrepatria lontana e stinta. A Orania c'è il campo di rugby e una piscina. E quello da calcio? "Scherziamo? Il football è roba da neri, a noi non interessa, però i nostri bambini qualche volta lo praticano". Bè, non gli rovinerà la pelle. "Non è quello, nelle nostre scuole vige un sistema educativo che abbiamo preparato noi, abbiamo anche i computer, che non prevede la contaminazione. Per noi i soldi non sono un valore, lo è l'indipendenza che si ottiene con il lavoro anche manuale. Siamo calvinisti. La maggior parte dei comuni sudafricani è in bancarotta, il nostro no. Noi non strapaghiamo i fannulloni, noi non mendichiamo. Il resto dell'Africa campa sulla beneficenza. Pretendevano che la squadra del Sudafrica andasse avanti, e in base a cosa, ai sogni? Bisogna meritarseli certi traguardi, non sperare nella bontà di un regalo".
Orania ha case basse, alcune ristrutturate, sembra un camping dell'Adriatico, senza il mare, popolato da corpi contadini. Della polizia non c'è bisogno, la criminalità qui va a letto presto. "Ci conosciamo tutti" dice l'ex dottore John Strydon, 55 anni, portavoce della comunità. " E se passa una macchina sconosciuta, prendo subito la targa e passo parola". Ah, bene. Non sarà facile per i giovani vivere qui? "Soprattutto per i singles, per quelli che non hanno famiglia, e che la sera sono stanchi morti. Il Sudafrica ha sempre delegato ai suoi schiavi neri i lavori più umili, anche perché la manodopera non costava niente. Ma qui i neri non ci sono. Ognuno deve darsi da fare da sé. E questo per la gioventù è psicologicamente inaccettabile ". Stasera tutti al bar a tifare per gli arancioni? "Non esageriamo, solo quelli che all'indomani non lavorano, e magari a casa davanti alla tv. Le fans più scatenate da noi sono le donne, Madelein e Mara non si perdono un giocatore". Magari qui la vita sentimentale è noiosetta? "Ci si sposa, si fanno tre figli, si va in chiesa". Ecco, appunto, uno spasso. "Per quello c'è l'auditorium dove proiettiamo vecchi film". Hollywwodiani? "No, afrikaner, per promuovere la nostra cultura".
Orania ha cartelli e insegne afrikaner, piccoli studi medici, panetteria e supermercato. "Ci autogestiamo fino quando possiamo, poi andiamo in città". Quando Mandela dovette far capire al paese che non cercava vendetta, venne qui, ad incontrare per un tè, la fragile 94enne Betsy Verwoerd, vedova dell'uomo che aveva costruito l'apartheid. Come fu l'incontro? "Passiamo ad altro". Però Orania ha festeggiato i dieci anni della liberazione di Mandela a suo modo, stampando una propria moneta. Anzi dei voucher da 10,20,50,100 rand. Con disegni tipo Hendrick il coraggioso e leggende afrikaner. Bianchissimi. Ad Orania c'è anche una radio, che trasmette nel raggio di 60 chilometri. Va in onda dalle 17 alle 22. E prima? "Non serve, la gente sta nei campi". La conducono in due: un tecnico e un presentatore. Parlate di calcio, di Robben, dei mondiali? "No, delle condizioni meteorologiche e leggiamo il Vangelo". Pure se oggi l'Olanda segna che non speri in un fuoriorario. Però la preghiera è garantita. Qui Orania, a voi mondo.
(06 luglio 2010) di Emanuela Audisio - repubblica.it
(06 luglio 2010) di Emanuela Audisio - repubblica.it