Sport Land News: Si spegne il sogno di arrivare ai Giochi per la quinta volta, ecco perché l'avventura di Vanessa Ferrari ai Giochi è simbolica come poche

Si spegne il sogno di arrivare ai Giochi per la quinta volta, ecco perché l'avventura di Vanessa Ferrari ai Giochi è simbolica come poche

 

Che cosa vuol dire sport olimpico? È semplice: tre anni e rotti di lavoro per scommettere alla cieca di farsi trovare pronti il giorno giusto, uno solo, quello. E farlo senza sapere se si arriverà a iniziare e finire quell’esercizio. C’è tutto questo nell’amaro post di Vanessa Ferrari, che con il cuore spezzato, visualizzato in un emoji annuncia che un infortunio, l’ennesimo, ha mandato in frantumi il sogno di essere ancora ai Giochi a Parigi 2024, a 33 anni, 16 anni dopo Pechino 2008, la sua prima Olimpiade, finita in lacrime nelle braccia di papà.

Era un azzardo e Vanessa, da donna matura quale è, lo sapeva: la bambina che ad Aarhus 2006 vinse il primo All around mondiale individuale nella storia dell’artistica italiana è lontanissima. La Vanessa di oggi conosce il suo corpo, i suoi limiti, il bisogno di dosare, la difficoltà di chiedergli ancora le cose che richiede uno sport che pare nato per la fisicità e l’elasticità adolescenziali. Lucidamente scrive: «Mancando un mese alle Olimpiadi, non ci sono le tempistiche per recuperare una lesione muscolare. Nonostante sia da dicembre che sto combattendo con vari malesseri, a livello tecnico stavo molto bene. Purtroppo però il finisco non ha retto» (e lì un faccino sconsolato ndr.). «Ho intrapreso questo percorso con la voglia di lottare fino in fondo ma anche con la consapevolezza che ci potesse essere questo tipo di esito, fa parte del “gioco”».  Spiega anche che agli sgambetti non ci si abitua anche quando si è preparati, fa ugualmente male raccogliere i cocci di un sogno. Chiede tempo di metabolizzare, di futuro non parla oggi: il suo, a caldo, è la terra incognita di Marguerite Yourcenar: avrà tempo di ragionare sul domani.

È probabile che sarà una brava allenatrice, un giorno, anche perché nel tempo ha avuto la lucidità di ragionare sulle cose che tornando indietro avrebbe fatto (e lasciato fare) diversamente e anche il coraggio di affrontare pubblicamente temi scottanti nel suo mondo, come i disordini del comportamento alimentare. La sua storia olimpica nel suo essere accidentata, con quella medaglia d’argento conquistata in extremis a Tokyo, dopo un’infinità di sventure, infortuni e delusioni su tutte il quarto posto con lo stesso punteggio del bronzo a Rio 2016, è un esempio di tenacia. Un monumento allo sport olimpico. Qualunque cosa accada di qui in poi, grazie Vanessa.

Famiglia Cristiana