Si riparte sul ghiacciaio del Rettenbach con in mente già l’appuntamento a cinque cerchi. Nel weekend con le tradizionali gare di Sölden scatta l’edizione numero 52 della Coppa del Mondo di sci, quella che proietterà verso la rassegna olimpica di Pyeongchang in febbraio.
Si ricomincia da dove l’Italia aveva concluso alla grande: tra le porte larghe. Federica Brignone, Sofia Goggia e Marta Bassino furono prima, seconda e terza nel gigante conclusivo di Aspen lo scorso marzo, così sabato – prima manche alle 10, seconda alle 13; diretta Rai Sport – le azzurre (con Brignone ancora in forse per i postumi del problema muscolare patito in allenamento a Ushuahia) saranno le più attese nel gigante tirolese che apre le danze in una stagione nella quale l’Italia non può più fallire il grande appuntamento.
Alle Olimpiadi occorrerà infatti raccogliere sia in campo maschile che femminile. Diversamente gli eventuali successi nel circo bianco rischierebbero di venire ridimensionati. D’altronde è già accaduta una cosa simile l’anno passato, quando il magro bottino dei Mondiali di Sankt Moritz – una sola medaglia, il bronzo in gigante di Sofia Goggia – ha fatto passare il secondo piano una Coppa ricca come quante altre mai. Quarantatré è stato il numero di podi calpestati dalla valanga azzurra, con 9 vittorie, 17 secondi e 17 terzi posti, a cui bisogna aggiungere la coppetta di discesa acciuffata per il secondo anno consecutivo da Peter Fill. Neanche ai tempi di Alberto Tomba e Deborah Compagnoni la messe era stata così lauta.
Il volto sorridente della pattuglia tricolore è ancora quello di Sofia Goggia, ventiquattrenne bergamasca capace di salire tredici volte sul podio di Coppa l’anno scorso, migliorando il primato di punti conquistati da un’italiana (1197) e soprattutto raccogliendo due preziosi successi in discesa e supergigante sul pendio olimpico sudcoreano. «Arrivo alla prima gara tranquilla e consapevole dei miei mezzi, con la certezza di aver fatto tutto nei minimi dettagli. Sia sugli sci, sia fisicamente sono a posto, quindi già in Austria posso far bene», racconta la Goggia, convinta di aver trascorso un estate migliore rispetto al passato «perché ho lavorato con continuità, da maggio fino a settembre. Ci siamo allenati molto tempo in una nuova località in Cile, pertanto la trasferta sudamericana è stata lunga, intensa e proficua».
La notorietà non ha intaccato la scorza della sciatrice orobica, il cui obiettivo rimane «essere me stessa al cancelletto di partenza. Se lo sarò sempre, i risultati arriveranno da soli». Di certo quest’anno Sofia non giocherà più il ruolo dell’outsider: «Sono consapevole che le attese possano trasformarsi in pretese, ma non penso alle avversarie. Il confronto è contro me stessa». Finita sotto i riflettori mediatici l’azzurra ha imparato a gestirsi anche al di fuori della pista. «Ho avuto un attimo di smarrimento in primavera, appena finite le gare. In quel momento ho fatto fatica a coordinare tutte le richieste, ora invece mi sono organizzata bene e i momenti extraagonistici non mi pensano, anzi mi caricano».
Discesa, supergigante e gigante saranno il menù della lombarda: «Non posso predire in quale disciplina andrò meglio, perché ogni stagione è a sé stante. Quanto di buono ho combinato l’inverno scorso non conta. Certo, pensando ai Giochi, la pista di Jeongseon mi piace, ma le condizioni della neve possono mutare di gara in gara anche in Corea». A proposito di Olimpiadi, Sofia non è affatto dispiaciuta di non essere stata scelta come portabandiera: «Non mi sono sentita candidata, perché c’erano altri atleti presenti sulla scena da più anni rispetto a me. Penso che Arianna Fontana sia la persona giusta, ma avrebbe potuto esserlo anche Peter Fill». Tornando invece alla sfera di cristallo, per la Goggia la Coppa è «un obiettivo da conquistare settimana dopo settimana. Si può vincerla anche nella squadra nazionale con tante compagne agguerrite senza la necessità di avere un team privato».
Circostanza che invece accomuna i big stranieri del circuito, a cominciare da Marcel Hirscher e Mikaela Shiffrin, detentori della Coppa. L’austriaco ne ha conquistate sei di fila, ma per essere considerato alla pari dei grandi del passato dovrà mettersi al collo anche l’alloro olimpico. Hirscher non sarà presente a Sölden, poiché ancora non al cento per cento dopo la frattura al malleolo della caviglia sinistra subita in estate sul ghiacciaio di Mölltal. Niente ouverture stagionale anche per Carlo Janka e Aksel Svindal, ma è in campo femminile che l’elenco delle assenti è davvero nutrito. Mancheranno all’appello sulla neve austriaca Gut, Vonn, Fenninger, Brem, Kirchgasser e Štuhec, che due giorni fa si è frantumata il crociato. Sulla carta strada spianata per il bis della giovane Shiffrin, con Goggia pronta ad alzare la voce.
Dopo il prologo alpino, il calendario seguirà il canovaccio tradizionale: slalom a Levi, trasferta nordamericana tra Stati Uniti e Canada, quindi ritorno in Europa tra Val-d’Isère e Sankt Moritz. Prima della fine dell’anno uomini in Val Gardena, Alta Badia, Campiglio e nella rientrante Bormio. A gennaio donne a Cortina e Plan de Corones. Finali nella svedese Åre, nel 2019 sede iridata. La valdostana La Thuile sarà la pista fissa per gli eventuali recuperi.
In casa Italia altre due novità. Una di forma, l’altra di sostanza. Dopo anni di esperimenti tra tonalità di rosso e gradi di blu, le tute tornano ad avere colori più vicini all’azzurro. Ma è sui criteri di qualificazione olimpica il grande passo in avanti. Spariscono i piazzamenti minimi e le graduatorie. Chi volerà in Corea lo decideranno i tecnici a gennaio: un buon modo per responsabilizzare gli allenatori e invogliare gli atleti al picco di forma nel momento decisivo. Al maschile confermate le due squadre (velocisti e slalomgigantisti), al femminile ci sono anche le polivalenti. Dopo la carestia di ori in riva al Mar Nero, urge voltare pagina sotto il trentottesimo parallelo. La Coppa del mondo come aperitivo dell’abbuffata olimpica.
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