(ANSA) - ROMA, 4 MAG - La Cucine Lube Banca Marche Macerata
ha vinto lo scudetto 2014 di volley. I marchigiani, che
conducevano 2-1 nella serie dei playoff, in gara4 hanno battuto
in trasferta la Sir Safety Perugia per 3-1 (25-22, 22-25, 21-25,
33-35) laureandosi così campioni d'Italia. Macerata succede
nell'albo d'oro alla Trentino Volley.
La Juventus è campione d'Italia E la festa scatta in albergo
Cantù scivola a Reggio Emilia
Cantù (Como), 4 maggio 2014 - C'è poco da salvare nella trasferta dell'Acqua Vitasnella Cantù a Reggio Emilia. La sconfitta 83-68 (19-20, 38-29, 59-45) rimediata dalla squadra di Sacripanti è un brutto scivolone nella corsa serrata al secondo posto. A decidere la gara la forma di Cinciarini e White che devastano la difesa brianzola, apparsa molto appannata soprattutto nella seconda parte di match. Quattro giocatori di Cantù in doppia cifra, male ai rimbalzi (-8 di differenziale).
ilgiorno.it
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Solito mal di trasferta Cantù cade a Reggio
REGGIO EMILIA -
Adesso chiamiamolo pure mal di trasferta. Niente da fare per l’Acqua Vitanella Cantù battuta (83-68) lontana dal Pianella anche a Reggio Emilia contro la Grissin Bon degli ex Cinciarini, Kaukenas e Brunner:
La squadra di Sacripanti aveva illuso nel primo quarto, con una buona partenza. Poi si è sciolta come neve al solo sotto i colpi di White (giustiziere anche in Coppa Italia) e Cinciarini.
Domenica ultima di campionato in casa contro la Granarolo Bologna.
© riproduzione riservata
laprovinciadicomo.it
Grissin Bon, festa tripla vittoria e playoff sicuri
Nel giorno in cui al PalaBigi ha fatto la sua passerella il trofeo dell’Eurochallenge, conquistato domenica scorsa a Bologna, la Grissin Bon ha battuto Cantù (seconda forza del campionato) con il punteggio di 83-68 e si è matematicamente qualificata per i playoff
La Grissin Bon, dopo l’inattesa sconfitta di giovedì a Venezia, torna alla vittoria in campionato nella difficile partita casalinga contro Cantù, terza forza del campionato. La squadra di Max Menetti, che prima del match ha fatto festa con il trofeo dell’Eurochallenge – conquistato domenisca scorsa a Bologna – ha sempre condotto il match, tenendo a distanza gli ospiti e chiudendo con il risultato di 83-68.
Miglior marcatore, per i biancorossi, è stato ancora una volta James White, autore di 23 punti. Grande protagonista del match è stato anche il capitano Michele Antonutti, che è andato in doppia cifra e ha chiuso con 12 punti. Sugli scudi anche i due ex di turno, Rimantas Kaukenas e Andrea Cinciarini, autori rispettivamente di 13 e 15 punti.
La classifica. Dopo la penultima giornata di campionato, Roma è sesta con 32 punti, Reggio è settima con 30 punti, gli stessi che ha Caserta (ottava), mentre Pistoia è nona con 28 punti.
Playoff sicuri. Grazie alla vittoria contro Cantù, e alla contemporanea sconfitta casalinga di Varese ai supplementari contro Siena, la Grissin Bon è matematicamente qualificata per i playoff, resta da capire in quale posizione. Domenica prossima, tutte con inizio alle 20.30, si giocano le partite dell'ultimo turno: Roma ospiterà Varese (tagliata fuori), la Grissin Bon sarà di scena ad Avellino mentre ci sarà lo scontro diretto fra Pistoia e Caserta.
Le combinazioni. Reggio chiuderà sesta in caso di vittoria ad Avellino e contemporanea sconfitta di Roma. La Grissin Bon sarà settima (l'attuale posizione) nel caso in cui vinca ad Avellino e Roma batta Varese o anche nel caso in cui perda ad Avellino e Pistoia batta Caserta. Se invece la squadra di Menetti verrà battuta ad Avellino e Caserta conquisterà i due punti a Pistoia, la Grissin Bon andrà ai playoff come ottavaclassificata e dovrà vedersela subito contro l'EA7 Milano.
Gazzetta di Reggio
Auto:Targa Florio,il 5/5 stop iscrizioni
(ANSA) - ROMA, 3 MAG - Lunedì 5 maggio si chiuderanno le
iscrizioni alla 98/a Targa Florio, 3/a prova del Campionato
italiano rally e 4/a del Campionato italiano rally autostoriche,
in programma dall'8 al 10 maggio, in provincia di Palermo. La
gara, organizzata dall'Automobile club Palermo e dall'Automobile
club d'Italia, si aprirà in piazza Politeama, a Palermo, alle
20,30 di giovedì 8. Venerdì 9 e sabato 10 saranno le leggendarie
strade delle Madonie a ospitare le sfide tra i big del panorama
nazionale.
Ciclismo, la crisi dei corridori italiani
Signori
si cambia. Il ciclismo scende dal treno delle classiche in linea e si
appresta a salire sul convoglio delle grandi corse a tappe.
Dall’adrenalina bruciata in poche ore si passa all’estenuante prova di
nervi spalmata su tre settimane. Cambia lo scenario e cambiano anche i
protagonisti. Per molti corridori la stagione è già praticamente finita,
resta solo qualche spicciolo da spendere alla prima occasione buona,
senza obiettivi prefissati, magari in una tappa del Tour o in qualche
corsa in linea minore.
I corridori da corse a tappe, invece, hanno appena iniziato a carburare e i primi test li hanno effettuati proprio nelle classiche delle Ardenne, quelle disegnate su misura per chi va forte in salita.
La Liegi Bastogne Liegi ha chiuso il ciclo delle grandi classiche e per molti – corridori e squadre – è già tempo di bilanci. E un primo resoconto si trova a farlo, inevitabilmente, anche il ciclismo italiano, ancora assente dai podi che contano.
L’Italia si interroga su una crisi che non sembra trovare vie di uscita nel breve termine. Perché i corridori italiani non latitano solo nelle zone nobili degli ordini d’arrivo ma, soprattutto, nelle fasi decisive delle gare. Ed è questo il fatto più preoccupante: non vincere dopo essere stati protagonisti lascia almeno uno spiraglio di ottimismo, mentre vedersi relegati al ruolo di semplici comprimari limita fortemente le prospettive.
E non è certo il finale della “Liegi” a schiarire gli orizzonti del pedale azzurro. Giampaolo Caruso e Domenico Pozzovivo sono stati grandissimi protagonisti. Armati più di grinta e coraggio che di potenza muscolare hanno “rischiato” di far saltare il banco: sono mancati appena cento metri, il tempo di un respiro al termine di una corsa lunga e dura come la “Doyenne”. Una trentina di pedalate dopo quasi sette ore di sella. Un nonnulla nel quale, però, c’è tutta la differenza fra chi vince e chi si ritrova (ai piedi del podio) escluso dalla storia.
Caruso e Pozzovivo non sono più giovanissimi, hanno già superato i 30 anni, quello che avevano da dare lo hanno già dimostrato in tanti anni di onorevolissima carriera. Il primo è un forte gregario che ha approfittato di un giorno di latitanza dei capitani stranieri. Il secondo è un buon scalatore, libero di fare la propria corsa quando l’arrivo è in cima a una salita. La loro gara è stata straordinaria, ma non cambia la prospettiva del pedale azzurro che non riesce ancora a trovare corridori solidi e affidabili per guardare serenamente al futuro. Anche i giovani più promettenti si perdono nell’infinita attesa di una maturazione che non arriva mai. Così l’Italia resta aggrappata a Vincenzo Nibali, l’unico corridore capace di mettere paura ai grandi del gruppo, e non solo nelle corse a tappe.
Fra meno di due settimane parte il Giro d’Italia, ma il siciliano non sarà in gruppo a difendere la maglia rosa conquistata lo scorso anno. Quest’anno Nibali ha messo nel mirino il Tour de France e i tifosi italiani al Giro dovranno digerire l’ennesima invasione di truppe straniere. La massima Aspirazione per i corridori italiani sarà una vittoria di tappa o un piazzamento che ci affretteremo a definire ”onorevole” per mitigare lo sconforto. In attesa che qualche giovane, come Fabio Aru, passi dallo stato di bella speranza a concreta realtà.
I corridori da corse a tappe, invece, hanno appena iniziato a carburare e i primi test li hanno effettuati proprio nelle classiche delle Ardenne, quelle disegnate su misura per chi va forte in salita.
La Liegi Bastogne Liegi ha chiuso il ciclo delle grandi classiche e per molti – corridori e squadre – è già tempo di bilanci. E un primo resoconto si trova a farlo, inevitabilmente, anche il ciclismo italiano, ancora assente dai podi che contano.
L’Italia si interroga su una crisi che non sembra trovare vie di uscita nel breve termine. Perché i corridori italiani non latitano solo nelle zone nobili degli ordini d’arrivo ma, soprattutto, nelle fasi decisive delle gare. Ed è questo il fatto più preoccupante: non vincere dopo essere stati protagonisti lascia almeno uno spiraglio di ottimismo, mentre vedersi relegati al ruolo di semplici comprimari limita fortemente le prospettive.
E non è certo il finale della “Liegi” a schiarire gli orizzonti del pedale azzurro. Giampaolo Caruso e Domenico Pozzovivo sono stati grandissimi protagonisti. Armati più di grinta e coraggio che di potenza muscolare hanno “rischiato” di far saltare il banco: sono mancati appena cento metri, il tempo di un respiro al termine di una corsa lunga e dura come la “Doyenne”. Una trentina di pedalate dopo quasi sette ore di sella. Un nonnulla nel quale, però, c’è tutta la differenza fra chi vince e chi si ritrova (ai piedi del podio) escluso dalla storia.
Caruso e Pozzovivo non sono più giovanissimi, hanno già superato i 30 anni, quello che avevano da dare lo hanno già dimostrato in tanti anni di onorevolissima carriera. Il primo è un forte gregario che ha approfittato di un giorno di latitanza dei capitani stranieri. Il secondo è un buon scalatore, libero di fare la propria corsa quando l’arrivo è in cima a una salita. La loro gara è stata straordinaria, ma non cambia la prospettiva del pedale azzurro che non riesce ancora a trovare corridori solidi e affidabili per guardare serenamente al futuro. Anche i giovani più promettenti si perdono nell’infinita attesa di una maturazione che non arriva mai. Così l’Italia resta aggrappata a Vincenzo Nibali, l’unico corridore capace di mettere paura ai grandi del gruppo, e non solo nelle corse a tappe.
Fra meno di due settimane parte il Giro d’Italia, ma il siciliano non sarà in gruppo a difendere la maglia rosa conquistata lo scorso anno. Quest’anno Nibali ha messo nel mirino il Tour de France e i tifosi italiani al Giro dovranno digerire l’ennesima invasione di truppe straniere. La massima Aspirazione per i corridori italiani sarà una vittoria di tappa o un piazzamento che ci affretteremo a definire ”onorevole” per mitigare lo sconforto. In attesa che qualche giovane, come Fabio Aru, passi dallo stato di bella speranza a concreta realtà.
Giuliano Traini
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