Quattro mesi da ricordare per gli juventini - e non solo -: quelli del “confino” di Conte e dell’avvicendamento al limite del grottesco del “vice del vice” Carrera e poi del “vice-graziato” Alessio. Memorabile anche l’espulsione del polacco del Torino, Glik. La sua entrata assassina su Giaccherini, a Glik è costata il rosso diretto e al Toro la sconfitta, a quel punto scontata, nel derby della Mole. La Juve finora soffre solo con le milanesi, le uniche due sconfitte, nelle 53 gare dell’era Conte, infatti sono arrivate con Inter e Milan, ma contro il Toro torna a macinare gioco e confeziona un successo grazie all’opera generosa dei suoi “piccoli azzurri crescono”: Giaccherini appunto e la “formica atomica” Giovinco. Ma soprattutto nello scacchiere bianconero risplende la stella di Marchisio (doppietta al Torino) che oltre ad essere entrato nella storia del derby, da tempo ormai è anche nel novero dei grandi del pianeta calcio. Peccato che mercoledì sera Marchisio salterà (è squalificato) la trasferta di Donetsk per il match decisivo (vale l’accesso agli ottavi di Champions) contro lo Shakhtar della vecchia volpe Lucescu.
Il pass per gli ottavi il Milan ce l’ha già e da quando patron Berlusconi alla vigilia delle partite ha ripreso l’abitudine di andare a salutare la squadra di Allegri, i rossoneri si sono messi a carburare in Coppa e anche in campionato. L’ultima doppietta di El Shaarawy a Catania incorona il “faraone” di Milanello sempre più capocannoniere del torneo (12 gol) e proiettano il Milan al 7° posto. Fa bene però Galliani a non considerare il Milan da scudetto, anche perché la vetta è ancora molto lontana: meno 14 dalla Juve. E meno 12 dal Napoli del divino Cavani che fa uscire una cinquina sulla ruota del San Paolo. Vittima sacrificale del Napoli è quel Pescara che cambiando allenatore (Bergodi per Stroppa) incassa 6 gol in sette giorni e la decima sconfitta stagionale. Napoli dunque sempre più anti-Juve, anche se l’Inter di Stramaccioni regge il passo, ma solo grazie a una strepitosa autorete di Garcia. Un autogol d’autore, “alla Niccolai”, condanna dunque un Palermo che a San Siro aveva costruito lo 0-0 perfetto. La poltrona del terzo incomodo per ora è dei nerazzurri, ma resterà la più ambita fino alla fine. Ci punta la Fiorentina dell’ “areoplanino” Montella che senza Jovetic, Toni e Ljajic, vola un po’ più in basso e colleziona il secondo 2-2 di fila: dopo quello con il Chievo, stesso risultato anche con la Samp al Franchi.
Al terzo posto ci punta giustamente anche la Lazio dell’eclettico Petkovic che uscita indenne dallo scontro con la Juve, a Torino, ha superato a pieni voti gli ultimi due turni casalinghi, 6 punti contro Udinese e Parma e aggancio alla Fiorentina. E attenzione anche alla Roma sbarazzina di Zeman che a Siena va sotto contro la banda di Cosmi, ma poi sfoggia un secondo tempo da grande, con “doppio Destro” e il ritorno al gol e alle cronache del redivivo Perrotta: vi ricordavate del campione del mondo a Berlino 2006? Quarto successo di fila dei giallorossi che dopo aver perso il derby sembravano tagliati fuori dai grandi giochi e invece adesso Totti e compagni sono ad appena 3 lunghezze dall’ambiziosa Lazio. Non può che coltivare l’ambizione di restare in A invece il Genoa di Del Neri che dopo il blitz di Bergamo (vittoria con l’Atalanta appena sette giorni fa) si era illuso di poter uscire in fretta dalle sabbie mobili della zona salvezza. Il 2-4 di Marassi con il Chievo rimanda in crisi il Grifone e il presidente Preziosi fa bene a pensare e a promettere sostanziosi rinforzi per gennaio.
Infine, dalla rete di una porta di calcio a sotto la retina di un canestro, per segnalare il primo stop della Cimberio Varese. La capolista del massimo campionato di basket, dopo 9 successi di fila cade contro l’Acea Roma e la seconda forza del torneo è sempre più Sassari che sbanca il Forum di Assago, dando l’ennesima lezione alla presuntuosa Armani Milano, eterna incompiuta della pallacanestro italica.
Massimiliano Castellani - avvenire.it