Altro che
Matteo Renzi, i veri “rottamatori”, del calcio si intende, sono i
ragazzi del ’90, a cominciare da quelli della funambolica Under 21 di
Devis Mangia, per arrivare alla stella luminosa di Mario Balotelli.
Da una rapida scorsa all’anagrafe, ci si accorge che gli anni ’80 sono stati davvero “vuoti”, anche di talenti. Almeno rispetto al decennio precedente, i ’70, che ha partorito la meglio gioventù del pallone azzurro. I campioni del mondo di Berlino 2006, da Buffon a Del Piero, da Pirlo fino a Totti, sono tutti nati negli anni ’70. Eccezion fatta per Daniele De Rossi, classe 1983, che è ancora il perno del centrocampo italiano.
Ma siamo sinceri, tranne il “capitan futuro” della Roma, gli anni ’80 hanno visto nascere e passare per la Nazionale solo qualche giocatore eccellente come Gilardino (che è un ’82), mentre abbiamo atteso, invano, che Antonio Cassano - anche lui un ’82 - da genio ribelle si trasformasse in campione di livello internazionale. Ma neppure gli ultimi Europei di Polonia-Ucraina forse hanno eletto FantAntonio al rango di fuoriclasse indiscusso.
Madre natura, anche nel calcio insegna che si può saltare una generazione, prima dell’arrivo dei “geni veri”. E questa dei ’90, a naso, sembra la generazione con il dna giusto. Il portabandiera naturalmente è SuperMario Balotelli (12 agosto 1990), croce e delizia del Manchester City di Roberto Mancini, ma anche punto fermo di una Nazionale in cui dopo l’ultima prova con la Danimarca (3-1 e primo posto nel Girone) forse ha scoperto di poter essere «umile e al servizio della squadra». Prandelli ci crede. Così come il ct azzurro scommette sugli altri tre gioielli: El Shaarawy, Marco Verratti, e Mattia Destro, promossi direttamente dall’Under 21.
Il “Faraone” El Shaarawy compie 20 anni il prossimo 27 ottobre, ma quest’anno al Milan ha avuto una partenza degna del maestro Ibrahimovic: 5 gol in 9 partite disputate tra campionato e Coppa. Ora gli manca solo il sigillo azzurro. Verratti con Ibra ci gioca assieme a Parigi e «le petit italien», come lo chiamano i tifosi del Paris Saint Germain, a 19 anni ha la personalità e la classe che ne fanno l’erede sicuro di Pirlo. Infine Destro (1991), uomo-mercato nell’ultima sessione estiva che se la gioca alla grande con il “cavallo pazzo” e compagno nella Roma, Pablo Osvaldo. L’oriundo genio e sregolatezza, guarda caso è un classe non di ferro, 1986.
A rinforzo della meravigliosa nidiata nostrana dei ’90 che comincia ad essere interessante quanto la “cantera” degli ’80 del Barcellona capitanata da sua maestà Messi, ci sono poi i “piccoli campioni crescono” dell’Under 21. Vedendo all’opera, sì fa per dire, il marziano danese Bendtner, si fa fatica a capire come la Juve lo abbia preferito a Ciro Immobile, cresciuto Vinovo e parcheggiato al Genoa. Lo scugnizzo di Torre Annunziata, bomber dell’Under 21 (7 presenze e 6 reti) è un ’90 come Balotelli e con i suoi gol, in Israele (dal 5 al 18 giugno 2013) potrebbe riportare gli azzurrini sul tetto d’Europa, ma nel frattempo farebbe comodo anche a Prandelli. Stesso discorso vale per l’attaccante del Napoli, Lorenzo Insigne (5 reti in 8 partite con l’Under 21) che in tandem con Immobile manda al manicomio i difensori avversari. Il ct Mangia, con loro due sta assistendo a scene già viste a Pescara, quando lo scorso anno nella squadra abruzzese allenata da Zeman, Insigne e Immobile misero assieme la bellezza di 46 gol in due.
Dunque, l’attacco azzurro del futuro è già coperto, così come il centrocampo, con altri due ragazzini in rampa di lancio: Florenzi della Roma e Marrone della Juventus. E anche la scuola difensiva italiana che si temeva non avesse ricambi adeguati, potrà contare, a breve, su almeno tre nomi: De Sciglio (Milan) Frascatore (scuola Roma, in prestito al Sassuolo) e Capuano (Pescara). E per il dopo Buffon? Niente paura, ci sono Bardi (Novara) e Perin (Pescara) che quando il Gigi azzurro esordiva in A (al Parma nel ’95), avevano solo tre anni. Due anni appena, aveva invece Nicola Leali che la Juve ha preso dal Brescia (ora è in prestito al Lanciano) e sul quale in tanti giurano: è il nuovo “Buffon classe ’93”.
Da una rapida scorsa all’anagrafe, ci si accorge che gli anni ’80 sono stati davvero “vuoti”, anche di talenti. Almeno rispetto al decennio precedente, i ’70, che ha partorito la meglio gioventù del pallone azzurro. I campioni del mondo di Berlino 2006, da Buffon a Del Piero, da Pirlo fino a Totti, sono tutti nati negli anni ’70. Eccezion fatta per Daniele De Rossi, classe 1983, che è ancora il perno del centrocampo italiano.
Ma siamo sinceri, tranne il “capitan futuro” della Roma, gli anni ’80 hanno visto nascere e passare per la Nazionale solo qualche giocatore eccellente come Gilardino (che è un ’82), mentre abbiamo atteso, invano, che Antonio Cassano - anche lui un ’82 - da genio ribelle si trasformasse in campione di livello internazionale. Ma neppure gli ultimi Europei di Polonia-Ucraina forse hanno eletto FantAntonio al rango di fuoriclasse indiscusso.
Madre natura, anche nel calcio insegna che si può saltare una generazione, prima dell’arrivo dei “geni veri”. E questa dei ’90, a naso, sembra la generazione con il dna giusto. Il portabandiera naturalmente è SuperMario Balotelli (12 agosto 1990), croce e delizia del Manchester City di Roberto Mancini, ma anche punto fermo di una Nazionale in cui dopo l’ultima prova con la Danimarca (3-1 e primo posto nel Girone) forse ha scoperto di poter essere «umile e al servizio della squadra». Prandelli ci crede. Così come il ct azzurro scommette sugli altri tre gioielli: El Shaarawy, Marco Verratti, e Mattia Destro, promossi direttamente dall’Under 21.
Il “Faraone” El Shaarawy compie 20 anni il prossimo 27 ottobre, ma quest’anno al Milan ha avuto una partenza degna del maestro Ibrahimovic: 5 gol in 9 partite disputate tra campionato e Coppa. Ora gli manca solo il sigillo azzurro. Verratti con Ibra ci gioca assieme a Parigi e «le petit italien», come lo chiamano i tifosi del Paris Saint Germain, a 19 anni ha la personalità e la classe che ne fanno l’erede sicuro di Pirlo. Infine Destro (1991), uomo-mercato nell’ultima sessione estiva che se la gioca alla grande con il “cavallo pazzo” e compagno nella Roma, Pablo Osvaldo. L’oriundo genio e sregolatezza, guarda caso è un classe non di ferro, 1986.
A rinforzo della meravigliosa nidiata nostrana dei ’90 che comincia ad essere interessante quanto la “cantera” degli ’80 del Barcellona capitanata da sua maestà Messi, ci sono poi i “piccoli campioni crescono” dell’Under 21. Vedendo all’opera, sì fa per dire, il marziano danese Bendtner, si fa fatica a capire come la Juve lo abbia preferito a Ciro Immobile, cresciuto Vinovo e parcheggiato al Genoa. Lo scugnizzo di Torre Annunziata, bomber dell’Under 21 (7 presenze e 6 reti) è un ’90 come Balotelli e con i suoi gol, in Israele (dal 5 al 18 giugno 2013) potrebbe riportare gli azzurrini sul tetto d’Europa, ma nel frattempo farebbe comodo anche a Prandelli. Stesso discorso vale per l’attaccante del Napoli, Lorenzo Insigne (5 reti in 8 partite con l’Under 21) che in tandem con Immobile manda al manicomio i difensori avversari. Il ct Mangia, con loro due sta assistendo a scene già viste a Pescara, quando lo scorso anno nella squadra abruzzese allenata da Zeman, Insigne e Immobile misero assieme la bellezza di 46 gol in due.
Dunque, l’attacco azzurro del futuro è già coperto, così come il centrocampo, con altri due ragazzini in rampa di lancio: Florenzi della Roma e Marrone della Juventus. E anche la scuola difensiva italiana che si temeva non avesse ricambi adeguati, potrà contare, a breve, su almeno tre nomi: De Sciglio (Milan) Frascatore (scuola Roma, in prestito al Sassuolo) e Capuano (Pescara). E per il dopo Buffon? Niente paura, ci sono Bardi (Novara) e Perin (Pescara) che quando il Gigi azzurro esordiva in A (al Parma nel ’95), avevano solo tre anni. Due anni appena, aveva invece Nicola Leali che la Juve ha preso dal Brescia (ora è in prestito al Lanciano) e sul quale in tanti giurano: è il nuovo “Buffon classe ’93”.
Massimiliano Castellani / avvenire.it