Rooney e Ronaldo eliminati senza incidere; Kakà, Torres e Messi avanti senza gol. Unica ecceziona la coppia olandese formata da Sneijder e Robben. Lo spagnolo Villa è la grande sorpresa. Su 123 reti segnate sinora solo 11 provengono dalla nostra Serie A
DI MARCO BIROLINI - avvenire
Il Mondiale che non ti aspetti. Argentina, Brasile e Spagna erano e restano le favorite, ma a spingerle avanti finora sono stati gli attori di secondo piano. Kakà doveva essere la stella cometa della Seleçao, e invece a brillare è l’astro di Luis Fabiano, centravanti del Siviglia che prima del torneo non figurava certamente nel ristretto club dei top player. Leo Messi era annunciato come uomo copertina, invece ecco sbucare la faccia ruvida di Gonzalo Higuain e i suoi quattro gol. Fernando Torres ha tagliato i capelli e sembra aver perso le forze, moderno Sansone. Ci ha pensato David Villa a togliere le castagne dal fuoco con quattro guizzi dei suoi. Il Barcellona si frega le mani, contento di aver speso bene i 40 milioni scuciti al Valencia. Quanto a Cristiano Ronaldo e Wayne Rooney, le altre due superstar, hanno fatto la valigia ancor prima che qualcuno si accorgesse della loro presenza. Le stelle, insomma, sono rimaste a guardare. Se non altro, Messi e Kakà hanno regalato sprazzi del loro talento, il portoghese e l’inglese invece hanno lasciato in bocca il gusto amaro dell’occasione perduta. Tra i fantastici quattro solo Ronaldo è andato in gol, troppo poco.
Ma altri numeri testimoniano l’eclissi dei supercampioni. Il Castrol Index (elaborato dalla Fifa sulla base di passaggi, tiri e corsa per misurare in modo oggettivo il rendimento) vede Messi al 46° posto, Ronaldo all’89°, Rooney al 107° e Kakà addirittura al 200°. Higuain, per dire, è 15°, Villa 22°. Sempre a proposito di cifre, Milito è ancora a quota zero gol. L’uomo che ha firmato la tripletta interista è rimasto a secco, oscurato dagli altri assi della banda Maradona. A questo Mondiale mancano le reti “italiane”. Non solo gli azzurri hanno faticato a segnare, ma anche gli stranieri che giocano nel nostro campionato. Su 123 gol totali, solo 11 provengono dalla serie A. Decisamente pochi, visto che ben 80 giocatori impegnati in Sudafrica militano nelle nostre squadre. La quantità c’è, la qualità meno. L’unico a farsi onore è Sneijder con due gol: con Robben forma una coppia che fa sognare l’Olanda. Meglio dei “nostri” hanno fatto quelli di Liga (23 reti), Premier League (21) e Bundesliga (13). I bomber, insomma, abitano altrove: non è un caso che Villa, Higuain, Luis Fabiano e Forlan giochino in Spagna. L’Italia si conferma Paese dedito al difensivismo: Brasile e Argentina sono dei bunker grazie a Samuel, Juan, Lucio, Maicon e Burdisso.
Per divertirsi meglio guardare il Ghana di Asamoah Gyan, uno dei tanti incompresi del nostro calcio (un altro è Tiago, resuscitato nel Portogallo), e soprattutto la Germania più veloce della storia. Una volta i panzer erano potenti ma lentissimi, adesso li costruiscono agili e scattanti. Merito della nazionale multietnica dipinta da Loew, signor nessuno capace di stupire. Il genio turco Ozil (21 anni) e il polacco Podolski sono i degni compari di Thomas Muller, che un anno fa era ancora un dilettante. Poi al Bayern è arrivato Van Gaal e il brutto anatroccolo si è trasformato in cigno: Capello ne sa qualcosa. Tra i protagonisti inattesi bisogna infilare pure l’Uruguay. Tabarez sta dimostrando che il Milan non aveva visto così male quando lo chiamò nel 1996, salvo silurarlo poco dopo per richiamare Sacchi. Allenatore dai modi pacati e dallo sguardo malinconico, Tabarez ha saputo capitalizzare il talento di Forlan e Suarez, imbastendo alle loro spalle una squadra vera e rognosa, capace di complicare la vita a chiunque. Dagli ottavi sono sbucati anche i cugini del Paraguay. Dopo la vittoria ai rigori sul Giappone il ct Martino piangeva a dirotto. C’è da capirlo, visto che la nazionale sudamericana non era mai arrivata ai quarti. Altra sopresa l’ha regalata il Messico, con il suo gioco spumeggiante e i suoi giovani di belle speranze. Uno, Javier Hernandez, l’ha già preso il Manchester United per 7 milioni di euro. In Sudafrica ha segnato due reti: ha 22 anni e lo chiamano El Chicarito (il fagiolino). Le squadre italiane lo hanno notato troppo tardi, come sempre più spesso accade quando c’è da comprare qualcuno capace di fare gol.
DI MARCO BIROLINI - avvenire
Il Mondiale che non ti aspetti. Argentina, Brasile e Spagna erano e restano le favorite, ma a spingerle avanti finora sono stati gli attori di secondo piano. Kakà doveva essere la stella cometa della Seleçao, e invece a brillare è l’astro di Luis Fabiano, centravanti del Siviglia che prima del torneo non figurava certamente nel ristretto club dei top player. Leo Messi era annunciato come uomo copertina, invece ecco sbucare la faccia ruvida di Gonzalo Higuain e i suoi quattro gol. Fernando Torres ha tagliato i capelli e sembra aver perso le forze, moderno Sansone. Ci ha pensato David Villa a togliere le castagne dal fuoco con quattro guizzi dei suoi. Il Barcellona si frega le mani, contento di aver speso bene i 40 milioni scuciti al Valencia. Quanto a Cristiano Ronaldo e Wayne Rooney, le altre due superstar, hanno fatto la valigia ancor prima che qualcuno si accorgesse della loro presenza. Le stelle, insomma, sono rimaste a guardare. Se non altro, Messi e Kakà hanno regalato sprazzi del loro talento, il portoghese e l’inglese invece hanno lasciato in bocca il gusto amaro dell’occasione perduta. Tra i fantastici quattro solo Ronaldo è andato in gol, troppo poco.
Ma altri numeri testimoniano l’eclissi dei supercampioni. Il Castrol Index (elaborato dalla Fifa sulla base di passaggi, tiri e corsa per misurare in modo oggettivo il rendimento) vede Messi al 46° posto, Ronaldo all’89°, Rooney al 107° e Kakà addirittura al 200°. Higuain, per dire, è 15°, Villa 22°. Sempre a proposito di cifre, Milito è ancora a quota zero gol. L’uomo che ha firmato la tripletta interista è rimasto a secco, oscurato dagli altri assi della banda Maradona. A questo Mondiale mancano le reti “italiane”. Non solo gli azzurri hanno faticato a segnare, ma anche gli stranieri che giocano nel nostro campionato. Su 123 gol totali, solo 11 provengono dalla serie A. Decisamente pochi, visto che ben 80 giocatori impegnati in Sudafrica militano nelle nostre squadre. La quantità c’è, la qualità meno. L’unico a farsi onore è Sneijder con due gol: con Robben forma una coppia che fa sognare l’Olanda. Meglio dei “nostri” hanno fatto quelli di Liga (23 reti), Premier League (21) e Bundesliga (13). I bomber, insomma, abitano altrove: non è un caso che Villa, Higuain, Luis Fabiano e Forlan giochino in Spagna. L’Italia si conferma Paese dedito al difensivismo: Brasile e Argentina sono dei bunker grazie a Samuel, Juan, Lucio, Maicon e Burdisso.
Per divertirsi meglio guardare il Ghana di Asamoah Gyan, uno dei tanti incompresi del nostro calcio (un altro è Tiago, resuscitato nel Portogallo), e soprattutto la Germania più veloce della storia. Una volta i panzer erano potenti ma lentissimi, adesso li costruiscono agili e scattanti. Merito della nazionale multietnica dipinta da Loew, signor nessuno capace di stupire. Il genio turco Ozil (21 anni) e il polacco Podolski sono i degni compari di Thomas Muller, che un anno fa era ancora un dilettante. Poi al Bayern è arrivato Van Gaal e il brutto anatroccolo si è trasformato in cigno: Capello ne sa qualcosa. Tra i protagonisti inattesi bisogna infilare pure l’Uruguay. Tabarez sta dimostrando che il Milan non aveva visto così male quando lo chiamò nel 1996, salvo silurarlo poco dopo per richiamare Sacchi. Allenatore dai modi pacati e dallo sguardo malinconico, Tabarez ha saputo capitalizzare il talento di Forlan e Suarez, imbastendo alle loro spalle una squadra vera e rognosa, capace di complicare la vita a chiunque. Dagli ottavi sono sbucati anche i cugini del Paraguay. Dopo la vittoria ai rigori sul Giappone il ct Martino piangeva a dirotto. C’è da capirlo, visto che la nazionale sudamericana non era mai arrivata ai quarti. Altra sopresa l’ha regalata il Messico, con il suo gioco spumeggiante e i suoi giovani di belle speranze. Uno, Javier Hernandez, l’ha già preso il Manchester United per 7 milioni di euro. In Sudafrica ha segnato due reti: ha 22 anni e lo chiamano El Chicarito (il fagiolino). Le squadre italiane lo hanno notato troppo tardi, come sempre più spesso accade quando c’è da comprare qualcuno capace di fare gol.