Diego Armando Maradona ha l'antidoto anti tedeschi oggi a Cape Town. Le serpentine di Messi, la furia di Tevez e i gol di Higuain non bastano. Il segreto per rispedire i panzer verso Berlino e mettere a tacere la suocera Pelè che non perde occasione per punzecchiarlo risiede nei riti e abitudini che il ct della Selecciòn osserva con scrupolo sin dall'esordio mondiale contro la Nigeria. Un'aneddotica fedriana tra sacro e profano, numerologia e baci, capricci e feticci del passato. Visibile a tutti è l'abbigliamento da sposo imposto dalle figlie e il rosario che El Pibe stringe tra le mani durante le partite. Poi ecco le conferenze stampa di rito sostenute solo a Pretoria, in barba al regolamento della Fifa, secondo cui gli incontri con i giornalisti si devono svolgere nel luogo in cui si disputa la partita. Una scelta in onore alla cabala, giustificata inizialmente per ragioni di pura comodità, evitando così i trafficati 60 km di autostrada fino a Johannesburg. Ma Blatter ha puntato i piedi. Ieri il Pibe ha dovuto rivedere la liturgia, poiché la Fifa aveva fatto sapere che non avrebbe concesso ulteriori deroghe.
Le pozioni del Diez non si fermano qui. Tutto ha inizio dalla discesa dei giocatori dal pullman che conduce la squadra allo stadio. Maradona inizia sistematicamente a incitare i suoi figlioli, per poi proseguire durante la fase di riscaldamento fino al termine dell'incontro. Il vademecum prosegue con una passeggiata a bordo campo, la foto con ognuno dei membri che compongono la delegazione argentina, un saluto alla curva dei tifosi adoranti e la telefonata portafortuna immortalata dalle tv con Dalma e Giannina, le figliole che l'hanno salvato quando El Barba - disse lui riferendosi a Cristo - lo stava portando in cielo. Sempre El Barba è il garante del successo dell'Albiceleste contro i teutonici. «Tranquilli ragazzi. Ci vediamo in finale. Se Dio vuole ci vediamo in finale. E sono sicuro Dio vorrà». Poi i baci. Inviati a distanza all'attuale compagna, Veronica Ojeda. A tutti i membri della rosa (gira in rete il filmato di Tevez che si astiene volontariamente dalla processione dopo la vittoria contro la Corea del Sud).
Questo prima del fischio d'inizio, quando Maradona fa ricorso alla fede e impugna saldamente il crocifisso nella mano sinistra invisa agli inglesi (quella del leggendario gol nel 1986). C'è un altro rito mistico utile a rievocare l'aurea mondiale dell'Albiceleste del 1986. Al termine delle tenerezze con tifosi e familiari, prima dell'avvio della partita, il Diez riceve da un fidato sodale una copia della prima pagina del quotidiano che 24 anni fa celebrava il secondo titolo mondiale per l'Argentina. Non finisce qui. Dopo l'intervallo si riconvoca El Barba facendo sei volte il segno della croce. (Il Manifesto)