È come se il tempo si fosse fermato, invece sono già trascorse tre settimane dal trionfale viaggio francese che ha condotto Chris Froome per la quarta volta in carriera sul gradino più alto del Tour de France. Tre settimane dopo, sempre in Francia, da Nimes, nella città francese più spagnola di tutte, ma anche la più romana, scatta questa sera la settanduesima edizione della Vuelta. Froome, inutile dirlo e ricordarlo, è il grande favorito. L’uomo che più di ogni altro vuole centrare la doppietta Francia-Spagna che solo due corridori nella storia sono riusciti a centrare: Jaques Anquetil (1963) e Bernard Hinault (1978).
Froome vuole la Vuelta, la corsa che ha sfiorato per tre volte. «Sento certamente di avere come un conto in sospeso con questa corsa – ha dichiarato qualche giorno fa il capitano del Team Sky – . Ho finito secondo tre volte, ma ho buone sensazioni per quest’anno. Ho al mio fianco una squadra fortissima, molto competitiva (a supportarlo anche tre italiani: Salvatore Puccio, Diego Rosa e Gianni Moscon, ndr), io dopo il Tour ho staccato qualche giorno, ma poi ho cercato di mantenere una condizione che potrebbe essere anche migliore del Tour». Sarà il keniota bianco la stella polare di questa corsa che giungerà a Madrid il prossimo 10 settembre. Ventun tappe, nove arrivi in salita, una cronosquadre di 14 km questa sera, poi una crono “monstre” individuale di 42 km che condizionerà pesantemente la corsa iberica, e favorirà in maniera netta proprio il britannico della Sky.
Tra i probabili protagonisti i “fratelli d’Italia” che per la prima volta saranno a tutti gli effetti avversari: Vincenzo Nibali e Fabio Aru, in rigoroso ordine di nascita e blasone. Con loro, a dare fastidio al Re del team Sky, Romain Bardet, Warren Barguil, Inur Zakarin e Alberto Contador. Per il fuoriclasse spagnolo sarà infatti la corsa finale. La sua ultima recita prima dell’addio alle corse. Il fuoriclasse di Pinto ne ha corse 4 di Vuelte, e ne ha vinte 3. Un anno fa, su queste strade, si è classificato al 4° posto.
Al via 198 i corridori (22 team da 9 corridori, 20 quelli italiani: oltre a Nibali e Aru ci sono Capecchi, Trentin, Moscon, Rosa, Puccio, Caruso, De Marchi, Oss, Benedetti, Pozzovivo, Villella, Modolo, Zurlo, Agnoli, Boaro, A. Nibali, Pellizotti, Visconti, ndr). 21 tappe e 3.324 i chilometri da percorrere, tra Francia, Andorra e Spagna: da Nimes, la “Roma francese” per la bellezza dei resti, a Madrid. Le prime montagne sin da lunedì ad Andorra, anche se per il primo vero arrivo in quota bisognerà aspettare l’undicesima frazione, con il traguardo dell’Osservatorio Astronomico di Calar Alto. Sierra Nevada e l’Alto dell’Angliru saranno le ascese regine di una corsa che guarda molto all’insù. «Sono salite spesso molto brevi e di grandi pendenze, non propriamente adatte a me – la spiegato Vincenzo Nibali, vincitore di una Vuelta nel 2010 e secondo nel 2013 – . Però ho lavorato tanto per poter essere più esplosivo, anche se come atleta io sono più passista. Chi sarà l’uomo da battere? Froome, che insegue questa accoppiata da qualche anno. Poi metterei Bardet e Aru. Sì, Fabio può fare un grande Giro di Spagna: sarà da tenere d’occhio. Ma un occhio ce l’avrò anche per Antonio (il fratello di Vincenzo, ndr), che per la prima volta correrà un Grande Giro al mio fianco: per lui è già un bel traguardo».
Il sardo 5° all’ultimo Tour de France: «Dopo la Grande Boucle ho pensato soprattutto a recuperare al meglio dalla bronchite che mi ha condizionato l’ultima settimana di corsa... Sento di stare bene e credo che sarà una bellissima corsa, perché la Vuelta generalmente è meno tattica». Questa sera, da Nimes, il via con una cronosquadre di 14 chilometri, tra Marsiglia e Montpellier. Si corre sulle strade di Francia, pensando alla Spagna ferita dall’attentato di Barcellona. Doveva essere una fiesta, ma non lo sarà. Non può esserlo.
Avvenire