Sport Land News: Lippi: «Scusami Italia Mi tengo la Cina»

Lippi: «Scusami Italia Mi tengo la Cina»


C’è un italiano in panchina che vince ancora. È in Asia da un anno e mezzo, ha perso solo la Champions League della scorsa stagione, ma ora insegue il “triplete”. Con il Guangzhou Evergrande, Marcello Lippi ha appena conquistato il secondo scudetto di fila con il club cinese.

Lippi, la crisi economica esiste anche a 9500 chilometri dall’Italia?
Qui c’è un po’ di tutto - racconta il ct campione del mondo nel 2006 -, ma le difficoltà dell’Europa non incidono. Gli abitanti sono un miliardo e 400mila, esiste grande miseria ma pure notevole ricchezza, la doppia faccia ha sempre caratterizzato la vita del Paese.

I cinesi che popolo sono?
Un po’ risentono ancora della tradizione, sono eccessivamente lineari. Si sentono soldati e soldatini, abituati da tanti anni a ubbidire, però a grandi livelli c’è una notevole evoluzione.

Il calcio com’è vissuto?
Con grande entusiasmo, c’è voglia di crescere, con un 70% di allenatori stranieri, sudamericani ed europei, come lo svedese Eriksson, pure qui a Guangzhou, e il serbo Antic, ex Real e Barcellona, allo Shandong, secondo in classifica, che abbiamo appena battuto. Le società hanno capito che comunque per migliorare bisogna far crescere i settori giovanili. 

Per affermare il pallone come disciplina più praticata?
Qui non ha grande tradizione, per le strade non si vedono bambini giocare, piuttosto è in diffuso il randball, si impugna la racchetta per controllare palline che rallentano. E poi il pingpong, vero sport nazionale, e il baseball; il basket è molto popolare, anche la pallavolo, ma la voglia di calcio aumenta.

In Italia c’è l’emergenza razzismo negli stadi. Lì avverte qualche forma di discriminazione?
Per nulla, non ricordo episodi del genere.

Ha possibilità di diventare ct della nazionale con la maglia rossa?
Non so, andrebbe chiesto ai dirigenti federali. Ho un contratto sino al novembre 2014, penso al mio club e e basta, dopo quella data magari i vertici valuteranno.

Vincesse la finale di Champions League asiatica, diventerebbe il primo italiano a conquistare la coppa più importante per società in due continenti diversi, 17 anni dopo il successo con la Juve sull’Ajax...
Neanche ci avevo pensato. Sarebbe bello aggiudicarsela anche per disputare poi il Mondiale per club, a fine anno in Marocco.

Le piace la nostra Serie A tanto equilibrata?
È davvero un bel campionato. Avevo previsto la risalita della Roma, in caso di sintonia con l’allenatore Rudy Garcia: il centrocampista olandese Strootman è fra i migliori nuovi stranieri, De Rossi da tempo non era così sereno, forse anche complice la paternità imminente. Il Napoli resta solido, con il cambio di modulo operato da Benitez. Idem la Juve, per me sempre in pole position. 

La scorsa stagione per la prima volta gli stranieri hanno superato il minutaggio degli italiani.«In effetti sono troppi, oltre 50% dei giocatori del campionato: ha ragione Prandelli, andrebbe difeso. Sono arrivati campioni come Tevez, personalità e temperamento per la Juve, e Higuain, prima punta atipica, di movimento, che nel Napoli apre spazi, ma non va bene comprare all’estero solo per il gusto di farlo. Anche perchè così diminuisce lo spazio per i giovani e allora l’Under 21 deve pescare in B e Lega Pro.

Cosa pensa dell’Inter?
Mazzarri in panchina vale un capocannoniere, sa costruire la squadra, anche i giovani devono seguirlo. Senza dimenticare la Fiorentina di Giuseppe Rossi, il mio vero rimpianto per il Mondiale 2010: avrei dovuto portarlo, con Montella si può affermare in maniera definitiva. Il Milan è attardato, ma lo era già anche la scorsa, e poi era risalito.

In Champions i bianconeri hanno pareggiato entrambe le gare iniziali.
Si sono complicati il cammino, sono cambiate le aspettative attorno a loro, ma non sono in calo. In Antonio Conte mi rivedo, ripensando ai miei inizi alla Juve: allenarla era il suo sogno, ha cominciato una carriera che può diventare straordinaria, fra due settimane è atteso dal Real Madrid, nodo chiave della stagione.

La Serie A ha perso Jovetic, Osvaldo, Lamela e soprattutto il miglior marcatore, l’uruguayano Cavani, andato a Parigi per 63 milioni... 
È un campione. Ha incredibile dimestichezza con il gol, a Napoli ricordo le 8 triplette e il poker in Europa league. Piace agli allenatori perchè difende, salta persino sugli angoli avversari. Ma L’Italia è lontana da certe cifre.

Anche dai 91 milioni pagati dal Real per Bale. È una cifra accettabile?
Parzialmente credo di sì. A Madrid è la politica finanziaria a portare utili reinvestibili.

Luca Toni era il suo centravanti titolare al Mondiale del 2006, ha già segnato 3 gol, portando il Verona al quinto posto. 
L’ambiente gialloblù è perfetto, lui ha motivazioni e così i suoi 36 anni contano relativamente. È un ragazzo equilibrato, a cui tengo particolarmente, come a tutti i campioni di Germania.

Oggi inizia il campionato australiano, Alessandro Del Piero è diventato capitano del Sydney...
So che è entusiasta di quell’esperienza, nonostante i risultati non brillantissimi della prima stagione. Ha voglia di giocare e può proseguire sino a 40 anni, in fondo ormai gliene manca uno solo...

Perchè entrambi avete rifiutato offerte dalla Serie A?
Alex non voleva indossare altre maglie italiane, anch’io sono stato coerente. Le esperienze lì sono state così prolungate e importanti che in noi c’era il desiderio di vivere una realtà completamente diversa. Il Guangzhou punta su giovani, magari non tutti campioni, per questo non mi ha raggiunto qui.

Il finanziere Xu Jaiyin la paga 10 milioni a stagione, un anno fa dicono che si fosse pentito di averla ingaggiata...
Proprio la cifra del mio contratto mi fece considerare in bilico, invece non ci sono mai stati problemi: a 4 giornate dal termine il Jiangsu ci aveva raggiunti in testa, ma poi riallungammo, vincendo anche la coppa di Cina.

Quali difficoltà incontra?
Di comunicazione. Ho un interprete costantemente al mio fianco ma non è semplice trasferire ai giocatori quanto mi arriva da cervello e cuore.

Prandelli probabilmente lascerà la Nazionale dopo il Mondiale 2014. Perchè dai tempi di Sacchi (’91-’96) nessun ct è mai andato oltre un quadriennio?
Capisco la sua aspirazione a lavorare sul campo quotidianamente, tantopiù a 56 anni. Troverà un club di primo livello, intanto gli auguro di vincere il Mondiale.

La sua gestione era improntata sulla fisicità, con Iaquinta unico attaccante sempre titolare in Sudafrica. Ora perchè l’Italia privilegia i brevilinei, non solo in attacco?
È questione di abilità. Contano i giocatori bravi, non 10 centimetri in più o in meno. Guardate Totti: leggo che Prandelli potrebbe richiamarlo. Non sbaglierebbe di certo.

Vanni Zagnoli - avvenire.it