Le due squadre
italiane che hanno dominato il campionato scorso, Juventus prima e Milan
secondo, divise stando ai rossoneri soltanto dal gola ingiustamente negato al
milanista Muntari in uno dei due scontri diretti, giocano in questi giorni
nella Champions League: la Juventus martedì in Danimarca, a casa del Nordsjaelland,
il Milan mercoledì in Spagna, a Malaga. Nel suo girone la Juventus ha appena
due punti (pareggio diciamo glorioso, a Londra in rimonta, con il Chelsea campione
d’Europa, e inglorioso a Torino con gli ucraini dello Shahktar Donetz), il
Milan quattro (pareggio moscio in casa con i belgi dell’Anderlecht, bella vittoria
esterna sui russi dello Zenit di San Pietroburgo).
In campionato dopo appena
otto giornate la Juventus ha 15 punti di vantaggio sul Milan, quindicesimo a
quota 7 e ormai tagliato fuori dalla lotta per lo scudetto e dalle speranze
serie per almeno il posto in Champions League 2012-13.
La Juventus ha sconfitto
a Torino il Napoli isolandosi in testa alla classifica e portando a 46 le sue
partite senza sconfitte in campionato sotto la guida di Conte (più una sotto
Del Neri) e inseguendo il record del Milan, 58 partite dal maggio1991 al marzo
1963. Il Milan ha patito la Lazio, pur risalendo da 0-3 a 2-3: non fosse per la
pesante penalizzazione precampionato che ha handicappato il Siena, adesso con
suoi 7 punticini in classifica sarebbe sedicesimo, insieme con Bologna Pescara
e Chievo e davanti al solo Palermo, dunque in ancor più serio pericolo di
retrocessione. La Juventus scoppia di salute, il Milan soffre di anemia per le
perdite estive di giocatori importanti come Ibrahimovic, Thiago Silva, Seedorf,
Gattuso, Nesta. La Juventus sta lavorando sul mercato per prendere a gennaio il
famoso top player sempre annunciato e mai arrivato, il Milan sogna Kakà, minestra
riscaldatissima, e spera nel pieno recupero di Pato che ha appena 23 anni ma già
ha patito problematiche fisiche impressionanti, in negativo.
La Juventus due
anni fa era una sorta di cronicario per giocatori sempre infortunati, il Milan
esponeva le meraviglie del suo Milan Lab, struttura sanitaria ad alto livello
scientifico: ora è tutto capovolto.
E ancora: la Juventus
riempie sempre lo stadio suo, il Milan per giocare al Meazza pieno ha dovuto
contare sul derby perso ospitando l’Inter riemergente. La Juventus ha accanto
eccome la famiglia Agnelli, il Milan avverte sempre meno la vis dello spentissimo
Berlusconi, che è stanco di spendere e pare vicino a cedere a suoi amici russi
una parte del suo impero rossonero, contrastato peraltro dalla figlia Barbara che,
sempre fra l’altro, è fidanzata di Pato.
E sommando i punti calcistici di Torino (Juve e Toro) e Milano (Milan e Inter),
si vede che il calcio grande si è di nuovo trasferito sotto la Mole.
Paradossalmente la Champions League potrebbe spingere avanti
il Milan e diventare una trappola per la Juventus, se la Signora (abbonata ai
pareggi, otto consecutivi, in Europa, dove l’ultimo successo risale al 26
agosto 2010, quando affrontò lo Sturm Graz austriaco in quella che allora era
la Coppa Uefa) non vince in Danimarca: ma questo vorrebbe paradossalmente dire
che il nostro calcio di club è ormai ridotto internazionalmente ad una piccola
cosa.
E così due partite di Champions League come quelle prossime venture,
partite che ancora un paio di mesi sembravano roba da normale amministrazione e
tale comunque non poter incidere nella storia di due club, diventano adesso partite
che possono segnare la storia tutto del nostro calcio. E chissà che partita sarà
Milan-Juventus, in programma il 25 novembre, turno n.14.
Il bello è che adesso si trova chi sostiene di avere
previsto tutto, mentre in realtà al massimo si poteva pensare ad una Juventus
ancora forte, mai ad un Milan così debole. D’altronde uno dei massimi esperti (davvero)
di calcio, Galliani viceBerlusconi al Milan e garante dell’allenatore Allegri,
aveva assicurato che la campagna-acquisti rossonera era stata persino più intelligente
che austera, e che i salassi, alcuni dovuti al tanto e dunque irrinunciabile
denaro offerto al suo club, altri a scelte di vita calcisticamente facile di
giocatori ricchissimi e stanchissimi, sarebbero stati benefici, tipo quelli che
si facevano un tempo chirurgicamente o si delegavano alle sanguisughe per
scacciare certi mali.
Gian Paolo Ormezzano / famigliacristiana.it