E' stato in sostanza vinto da Bobo Vieri il primo round della causa civile intentata dall'ex calciatore nei confronti dell'Inter e della Telecom per essere stato 'spiato' dalla security di Tlc sotto la guida di Giuliano Tavaroli. Il Tribunale ha infatti condannato le due società a versare in solido tra loro un milione di euro all'ex bomber che aveva lamentato di essere scivolato in uno stato depressivo, con tanto di insonnia, quando scoprì di essere stato pedinato e controllato illecitamente per conto del club nerazzurro. La sentenza, firmata dal giudice della decima sezione Damiano Spera, è "provvisoriamente definitiva", come si legge nel dispositivo, e dopo la lettura delle motivazioni (al momento non ancora disponibili), è quasi certo che Inter e Telecom impugneranno il provvedimento davanti alla Corte d'Appello.
Con la causa, un rivolo della vicenda penale dei dossier illegali, Vieri, assistito dall'avvocato Danilo Buongiorno, aveva chiesto in realtà un risarcimento di 12 milioni al gruppo di telecomunicazioni e di 9,250 milioni alla società di Massimo Moratti. Cifra che il magistrato ha riconosciuto solo per il 5 per cento pur dichiarando responsabili le due società (la Telecom nella sua gestione passata) "nella produzione dei danni subiti" dall'ex attaccante. Vieri si è lamentato dei problemi psico-fisici sorti quando venne a conoscenza di quell'attività di dossieraggio indebito effettuata nei suoi confronti tra il 2000 e il 2001 e nel 2004. Ha sostenuto di essere stato controllato anche per 6 o 7 mesi consecutivi, 24 ore su 24, da quattro o cinque persone e tramite un'acquisizione illecita dei suoi tabulati telefonici. Da tutto ciò, a suo dire, sarebbero derivate insonnia e una forma depressiva, il cui accertamento, nei mesi scorsi, è stato demandato dal Tribunale a una perizia medica stilata da due esperti che, nonostante valutazioni non convergenti su alcuni punti, hanno concluso che "l'attività lavorativa di calciatore (...) è stata certamente e gravemente influenzata negativamente e totalmente fino ad oggi" e non si sa quando l'ex bomber potrà ritornare in campo.
Non è escluso che questo parere assieme alla violazione della privacy abbiano giocato un ruolo non di secondo piano nella decisione del giudice. "Sono soddisfatto del risultato - ha commentato l'avvocato Buongiorno - e del riconoscimento delle responsabilità di Telecom e dell'Inter". Agli atti del procedimento, nel quale tra gli altri sono stati sentiti l'ex presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera, c'é l'interrogatorio che Tavaroli ha reso agli inquirenti il 22 settembre 2006. L'ex capo della sicurezza - che ha patteggiato ed è stato condannato definitivamente a poco più di quattro anni di carcere - aveva raccontato di aver ricevuto una telefonata della segreteria di Tronchetti Provera in cui gli sarebbe stato detto: "Guardi, la cercherà il dottor Moratti, ha bisogno di una mano, le chiederà una consulenza, tra virgolette". Poi, un incontro definito breve con Moratti in cui il presidente gli avrebbe espresso le sue preoccupazioni nei confronti dell'attaccante e con Rinaldo Ghelfi "credo amministratore delegato".
Da qui la decisione di incaricare Cipriani (sotto processo davanti alla Corte d'Assise di Milano) di capire quale fosse l'entourage di Vieri, "le persone che ruotavano intorno a Vieri su cui c'era una marea di...". "Allora - raccontò Tavaroli, in quel momento in carcere - feci il transito dell'esigenza fra Inter e Cipriani che svolse la pratica e venne pagato autonomamente dall' Inter...". Inoltre l'avvocato Buongiorno tempo fa ha depositato al Tribunale un cd-rom che l'allora segretaria di Adamo Bove, il dirigente della security governance della Telecom morto suicida a Napoli, consegno alla Procura. Il cd documenterebbe tutti i contatti telefonici di Vieri fino al 25 giugno 2004.
ansa