Qual è il risvolto economico nella vittoria di un Mondiale di calcio? Nelle casse della Federazione campione del mondo entrano sicuramente più soldi anche se in alcuni casi sarebbe più conveniente uscire prima dalla competizione.
Perché?
Perché nel bilancio si conteggiano i premi in entrata ma anche quelli in uscita. Ad esempio per l’Italia che aveva pattuito con i giocatori premi dal terzo posto in su, sarebbe stato ideale uscire nei quarti perché la Federazione avrebbe incassato dalla Fifa poco meno che per la semifinale ma non avrebbe rischiato di pagare almeno un milione e mezzo ai calciatori.
L’Italia aveva stabilito i premi più alti?
No. In caso di vittoria ogni giocatore avrebbe ricevuto 250 mila euro, all’incirca come nel 2006. La Germania è sullo stesso livello, l’Olanda non li ha previsti perché non pensava di arrivare così in alto mentre la Spagna è la Federazione pronta a pagare di più: 600 mila euro a testa.
Il Mondiale è l’evento più ricco nel calcio?
Lo è per la Fifa, che l’organizza e ha la garanzia di incassare 3,2 miliardi di euro con un montepremi che è appena del 10 per cento: 330 milioni. Insomma Blatter ha saputo fare i conti.
Quanto spetta a chi vince?
In totale 24 milioni di euro mentre la finalista prende 19 milioni e la semifinalista 16. Sono cifre importanti ma non straordinarie: l’Inter con il successo in Champions League ha ricevuto dalla Uefa quanto prenderanno i campioni del mondo.
Per una Federazione è una parte cospicua del budget?
Dipende. Per l’Uruguay arrivare in semifinale è stato come sbancare il casinò, per una Federazione grande come la Spagna o la Germania è stato soltanto un buon introito su un fatturato annuo che spazia tra i 200 e i 300 milioni di euro.
Il premio incassato è l’unica voce attiva o ce ne sono altre?
La resa economica sta soprattutto nella possibilità di contrattare sul prezzo delle amichevoli e sui rapporti con gli sponsor partendo da una posizione di forza. E’ ovvio che l’immagine dei campioni del mondo ha un impatto superiore a quello che aveva in precedenza.
Si può quantificare questo «valore aggiunto»?
E’ molto difficile essere precisi perché varia da nazione a nazione: dipende dalla base di partenza, dall’«appeal» che una Nazionale ha a prescindere dall’essere campione del mondo e dal bacino di attenzione su cui può contare. Mediamente lo si valuta un 20-30 per cento in più.
Delle semifinaliste chi può, o poteva, ottenere di più dalla conquistadel titolo?
Nell’ordine: Spagna, Germania, Olanda, Uruguay. Spagnoli e tedeschi hanno alle spalle un forte mercato con 60 milioni di persone, 6 volte più dell’Olanda e 20 dell’Uruguay.
Nel caso dell’Italia, dopo il 2006 c’è stato un aumento consistente degli introiti?
L’Italia si mantenuta sui valori medi anche perché per una delle voci più importanti, i contratti televisivi, si era raggiunto l’accordo prima della vittoria in Germania, valido per i quattro anni successivi. Quindi non si è potuto sfruttare al massimo il peso del titolo Mondiale. E’ andata meglio con gli sponsor e con gli ingaggi per le partite amichevoli.
Quanto può chiedere una Nazionale per partecipare a una partita?
Il massimo lo raggiungono i brasiliani che sono molto richiesti indipendentemente da come si comportano ai Mondiali. L’Italia ha un «cachet» che varia con il peso dell’avversaria e il luogo in cui si gioca. Nei quattro anni da campione del Mondo il massimo si è toccato con l’amichevole del febbraio 2009 a Londra contro il Brasile, 600 mila euro, mentre di solito si viaggia tra i 300 e i 450 mila. Prima del 2006 si trattava a cifre inferiori.
Se il titolo mondiale porta un terzo di guadagni in più, averlo perso porterà a una contrazione della stessa entità?
Le previsioni non sono così cupe. La Nazionale è una squadra che fa comunque 12 milioni di telespettatori per le partite di cartello e 8 milioni per quelle meno interessanti. Per le tv e per gli sponsor resta un buon prodotto che ha nuove carte da giocare.
Quali?
La curiosità per il cambiamento determinato dall’arrivo di Prandelli: la gente seguirà con attenzione il rinnovamento e l’innesto di altri giocatori. Gli ultimi due anni con Lippi avevano creato invece una certa stanchezza. (Marco Ansaldo, La Stampa)